Tratto da Il Giornale del 8/07/2013
di Gianfrando De Turris
Nonostante il nostro retaggio mitico,
leggendario, folklorico, favolistico che risale addirittura alla
classicità per poi fiorire nel medioevo, non possiamo dire di possedere
una vera e propria tradizione fantastica, considerando tale quella che
si è formata e codificata in tutta Europa durante il romanticismo, e che
ne ha fissato i canoni quali oggi comunemente s'intendono. Il fatto è
che il nostro romanticismo è stato risorgimentale, vale a dire a sfondo
politico, ed ha tagliato le gambe al recupero appunto di miti, leggende,
folklore e favole nazionali come avvenne in Francia, Gran Bretagna e
Germania. In più ci si mise anche la critica «ufficiale», da Francesco
De Sanctis a Benedetto Croce, per dire che quel tipo di romanticismo
fatto di brughiere e di «fantasime» non era adatto alla nostra «anima»
classica.
Nello stesso tempo, però, non è che non esistano nella
nostra storia letteraria degli ultimi due secoli temi, argomenti, spunti
«fantastici». Anzi, si può dire che la tentazione del fantastico abbia
colpito un po' tutti i nostri maggiori scrittori, veristi compresi,
anche se saltuariamente. Più diffusa la vena sotterranea a livello di
narrativa popolare, e lo sforzo di una critica aperta e intelligente
dovrebbe essere quello di riportarli alla luce.
Cominciò a metà degli
anni Ottanta un pioniere come Enrico Ghidetti con la sua antologia
Notturno italiano, alla quale seguirono quelle curate da Lattarulo,
Farnetti, Reim, D'Arcangelo e Gianfranceschi, più di recente di Foni e
Gallo. Sovente però autori e storie risultano gli stessi: bisogna quindi
continuare a scavare in archivi, biblioteche, collezioni di giornali e
riviste sia popolari che di più alto livello. Alcuni, come il bravissimo
Riccardo Valla, scomparso improvvisamente a gennaio, ci stava provando
in proprio scansionando vecchi testi introvabili da mettere in Rete,
compito che sembra si assumerà adesso fantascienza.com di Silvio Sosio.
Ora
però, in quel di Mercogliano provincia di Avellino, ecco che è nata una
piccola ma efficiente casa editrice, la Keres (www.keresedizioni.com)
che sotto la direzione di Antonio Daniele si è data alla riscoperta di
quello che potremmo definire il protofantastico italiano, dando alle
stampe tre libri non solo di bella presenza con adeguate copertine e
impostazione grafica, ma anche ben curati con note, biografie e
bibliografie, foto dell'autore e documenti d'epoca, a dimostrazione di
un interesse critico-storico. Particolare attenzione al mito
supernazionale del vampiro in una ampia accezione, intanto con
l'antologia Vampiriana (pagg. 160, euro 16) che riunisce otto racconti
dal 1885 al 1917, cioè pubblicati prima che fosse tradotto in italiano
(1922) il Dracula di Stoker, a dimostrazione di come ci fosse attenzione
ad un tema che non è solo del gotico inglese o tedesco. E poi con due
romanzi, vere e proprie riscoperte, riedite dopo un secolo e più.
Uno
è il primo romanzo italiano sull'essere della notte, appunto Il
vampiro. Storia vera (pagg. 238, euro 13) del barone Franco Mistrali
(1833-1880), giornalista, scrittore, garibaldino e anticlericale, uscito
nel 1869, che nulla deve a Stoker, anzi con la sua vampira Metella
anticipa la Carmilla/Mircalla di Le Fanu, e con il suo quadro
inquietante Il ritratto di Dorian Gray di Wilde. Il secondo, L'anima,
curato da Gianandrea de Antonellis (pagg. 190, euro 13), uscì nel 1893 e
lo scrisse Enrico Annibale Butti (1868-1912), detto «l'Ibsen italiano»,
ed è una storia di fantasmi, apparizioni, passioni violente umane e al
di là dell'umano. In entrambi, data la cultura e la psicologia dei due
autori, si scontrano scienza e fede, razionalità e irrazionalità,
materia e spirito, oscillando i protagonisti fra l'incredulità di fondo e
il desiderio di credere a fatti oggettivamente inspiegabili e
sovrannaturali.
Vere sorprese per i lettori di oggi che cominceranno così a scoprire le radici dell'Immaginario italiano.
Nessun commento:
Posta un commento