tratto da "Il Giornale" del 19 Settembre 2021
Non solo Qanon, 11 settembre e morte di JFK. In America prolificano le teorie del complotto e toccano non solo la politica ma tutti i settori della società. Così le cospirazioni più famose e grottesce spiegano perché agli americani piacciono tanto
di Alberto Bellotto
Per anni la sua identità è stata avvolta dal mistero. E per molto tempo era stato semplicemente “umbrella man”, l’uomo con l’ombrello aperto nel centro di Dealey Plaza quando il 22 novembre 1963 venne assassinato il presidente americano John Fitzgerald Kennedy. Poi dopo circa tre lustri quella figura si presentò davanti alla United States House Select Committee on Assassinations (HSCA), l'organo del Congresso che indagava sull’omicidio di JFK dopo la commissione Warren e raccontò la sua storia.
Louie Steven Witt si era presentato nel cuore di Dallas per protestare goliardicamente non tanto col presidente, ma con suo padre Joseph P. Kennedy che ai tempi dell’ascesa di Hitler era tra i sostenitori del premier britannico Chamberlain considerato troppo tenero con il nazismo. Una una protesta grottesca, spiegò ai deputati nel 1978, quasi una burla che però alimentò diversi complotti dopo la morte del presidente.
Non è un caso quindi che anche lui compaia in una puntata della serie tv X-Files, quella che insieme ad altre produzioni come Watchmen o Umbrella Academy hanno alimentato il mito delle cospirazioni in terra americana. Agli occhi di un europeo il Nuovo Mondo appare come una incessante fucina di complotti, misteri e intrighi. I fatti degli ultimi due anni raccolgono alcuni degli esempi più eclatanti del clima che si respira in America.
Pensiamo solo ai fatti del 6 gennaio a Capitol Hill quando una folla di persone ha assaltato il Campidoglio dopo un comizio di Donald Trump. Tra coloro che hanno preso parte al sacco del Congresso molti erano ferventi “credenti” della teoria cospirativa di Qanon. Un movimento convinto che dietro ai democratici ci sia una setta di pedofili che solo The Donald sarebbe in grado di fermare. Nel mezzo una pandemia globale ha fatto fiorire molte teorie intorno alla diffusione del patogeno e ai mezzi per curarlo.
Due secoli di complotti
Un contesto che ha spunto diversi analisti a sottolineare come un mix tra polarizzazione, social media e camere d’eco stia spingendo sempre più americani nell’alveo dei complotti, da quelli più pericolosi e “politici” fino a quelli più bizzarri e innocui. Eppure a ben vendere la ricerca di una cospirazione dietro ai fatti del mondo è molto più vecchia di Qanon, dell'11 settembre o anche solo la caccia alle spie comuniste del senatore McCarthy negli anni ’50.
La storia americana è infatti anche una storia di complotti. Secondo lo storico Richard Hofstadter tutta la politica (e di riflesso la società) americana è percorsa da una sorta di stile paranoico, nato addirittura nel 18esimo secolo con il repubblicanesimo. Già prima che le colonie diventassero uno stato indipendente serpeggiavano paranoie contro lo strapotere inglese. Dopo la rivoluzione la neonata società americana abbondava di complotti e vedeva cospirazioni ovunque. Il partito federalista era convinta che i Jeffersoniani (la formazione da cui poi sarebbero nati repubblicani e democratici) volessero una rivoluzione come quella francese, mentre per gli ultra conservatori di Timothy Dwight i Jeffersoniani stavano complottando con una setta bavarese per rovesciare la cristianità.
Le morti misteriose
Niente di nuovo verrebbe ora da dire pensando ad esempio al Russiagate. Ma è fuori dalla politica che i complotti trovano un terreno ancora più fertile. È il caso alle morti eccellenti come quella del presidente Kennedy. Ancora oggi l’unico colpevole riconosciuto rimane Lee Harvey Oswald, me per oltre il 60% degli americani c’è sicuramente qualcun altro coinvolto. Non è un caso, ad esempio se nel 1991 il film JFK - Un caso ancora aperto diretto da Oliver Stone abbia sollevato un polverone riaprendo ancora una volta il dossier Kennedy.
Ma quella di JFK non è l’unica morte eccellente. Anche altre hanno fatto presa nella cultura popolare contaminata dal complottiamo. È il caso dell'omicidio del reverendo Martin Luther King. L’unico colpevole riconosciuto rimane James Earl Ray ma secondo molti non avrebbe agito da solo e negli anni la responsabilità è stata attribuita via via a Fbi e Ku Klux Klan. Il dipartimento di Giustizia ha persino riconosciuto che forse c’era una cospirazione più ampia ma mai una prova è stata prodotta.
Anche la morte del gangster John Dillinger, il nemico pubblico numero uno negli anni ’30, è stata più volte al centro di supposizioni. Il corpo del bandito impersonato tra gli altri da Johnny Depp nel film Nemico pubblico viene considerato la prova di un complotto più ampio. Troppo diverso da quello di Dillinger, altezza e occhi diversi attesterebbero che il cadavere era di un altro. Non a caso negli anni si sono moltiplicate segnalazioni in tutto il paese e una vita molto più lunga. Persino la scomparsa di Jimmy Hoffa, storico leader sindacale impersonato da Al Pacino nel film di Martin Scorsese The Irishman, è avvolta dalle teorie, c’è chi dice sia stato ucciso e sepolto sotto il Giants Stadium, in New Jersey e chi sostiene sia finito in Illinois, ma nessuna di queste piste ha mai avuto un riscontro.
Il complotti governativi
Un altro terreno fertile per cospirazioni e complotti ha ovviamente a che fare con il governo, come insegna anche la serie creata da Chris Carter o più di recente Stranger Things. E qui i misteri abbondano. In Alaska, ad esempio, una struttura che si occupa di studiare le aurore boreali viene ritenuta da un piccolo gruppo di complottisti come uno centro sofisticato per sviluppare strumenti e tecniche di manipolazione mentale, anche in virtù delle oltre 180 antenne piazzate in tutta l'area. Non solo. Più di qualcuno sostiene, senza prove che fu proprio questa struttura a provocare il disastro della navetta spaziale Columbia nel 2003.
Più di recente nel 2011 un gruppo di attivisti ha chiesto di fare luce sul devastante tornado che ha colpito la cittadina di Joplin, in Missouri. Secondo alcuni alla base del twister che costò la vita a oltre 160 persone ci sarebbe una nuova e potente arma dell’esercito americano, l’HAARP che in realtà non sarebbe altro che un programma di studio dell’atmosfera.
La storia forse più bizzarra e affascinate ha a che fare con il Stanley R. Mickelsen Safeguard Complex, una struttura costruita in Nord Dakota negli anni ’70 all’interno del programma anti-missile dell’esercito americano. La sua forma a piramide che richiama quella presente nelle banconote da un dollaro, non ha però convinto tutti gli americani. Secondo qualcuno si tratta infatti di una struttura in mano gli illuminati massoni. Niente di vero probabilmente, ma c’è un fatto che continua ad alimentare il mito anche dopo 40 anni. Il complesso ebbe infatti vita breve, un giorno. Restò infatti aperto e in funzione dal 1 al 2 ottobre 1975 quando il Congresso bloccò tutto e chiuse il programma.
Un Paese “invaso” dagli Ufo
Ma la vera struttura su cui si reggono gli X-Files d’America è la famosa Area 51, il complesso militare di Nellis nel deserto del Nevata. Il frammento d’America forse più famoso del mondo. Assente da mappe e siti del governo, l’Area 51 è diventato il buco nero di ogni complotto. In quel fazzoletto di deserto succederebbe quasi di tutto. Come insegna anche il blockbuster di Michael Bay, Independence Day al suoi interno ci sarebbero esperimenti sia si corpi degli alieni che sulle loro navi. Corpi e navicelle magari recuperati a Roswell nel Nuovo Messico, altro sito centrale nelle cospirazioni americane e pure nella produzione televisiva come la miniserie Taken prodotta da Steven Spielberg.
Ma gli Ufo sono di casa anche in altri Stati. È il caso di un grosso “avvistamento” nel 1977 dalle parti di Flora, in Mississippi e soprattutto delle 3 mila segnalazioni di Ufo nella contea di Wayne Pike, in Virginia, nell’inverno del 1988 quando centinaia di persone segnalavano luci nel cielo e strani fenomeni mai provati.
L’eredità indiana
Tra gli X-Files più suggestivi ci sono forse quelli legati al passato pre coloniale, quello di cui si sa pochissimo. Pensiamo solo all’abusato cliché della casa costruita sopra un antico cimitero indiano messo in scena in film e serie tv. È il caso Brunswick Springs, in Vermont e delle sue sorgenti. Verso la fine del ‘700 i nativi della tribù degli Abenaki ipotizzarono che l’acqua delle sorgenti avesse potere curativo. Per questo motivo, vuole la leggenda, quando qualche decennio dopo un soldato della guerra franco indiana tentò di imbottigliare l’acqua le sorgenti vennero maledette. Da allora quattro hotel sono stati costruiti nella zona vicina alle sorgenti e tutti sono finiti pai distrutti da una serie di incendi. Elementi sufficienti per i teorici del complotto per credere alla maledizione indiana.
A Salem, nel New Hampshire, invece, è stato rinvenuto un sito archeologico che nessuno è stato ancora in grado di datare. La struttura in pietra è composta da camere, pareti e canali di scolo. Secondo alcuni sarebbe stato costruito dai nativi americani o primissimi coloni ma secondo altri risalirebbe addirittura ai passaggi dei vichinghi ben prima del viaggio di Cristoforo Colombo nel 1492. Un mistero che al momento non ha ancora avuto soluzione.
Le domande senza risposta
Ci sono poi complotti talmente creativi quasi impossibile da smontare. È il caso della capitale americana dei complotti, la città di Denver, o meglio il suo aeroporto. Grande due volte l’isola di Manhattan lo scalo è un raccoglitore di complotti. Il primo riguarda la sua costruzione costata oltre 2 miliardi di dollari che sarebbe giustificata, dicono alcuni, dal fatto che sotto le piste di decollo e atterraggio ci sarebbe uno dei centri massonici degli illuminati.
Secondo altri dietro all’aeroporto ci sarebbero addirittura gruppo neonazisti. Le passerelle sarebbero disposte come una svastica, ma soprattutto l’ente finanziatore, la “New World Airport Commission” non esisterebbe e i capitali arriverebbero da non meglio precisati gruppi legati al Terzo reich.
Persino le ghost town hanno sollevato sospetti e strani complotti. È il caso di Ong's Hat in New Jersey. Abitata fin dall’inizio della colonizzazione inglese si è via via spopolata fino al totale abbandono. I riflettori si sono riaccesi negli anni ’80 quando nella zona uscì un opuscolo che sosteneva come nel paese si fossero stabiliti due scienziati dell’Università di Priceton per compiere studi sui viaggi interdimensionali. Lì, sostengono i complottisti, i due avrebbero creato uno strumento chiamato “L’uovo” capace di trasportare un gruppo di persone in universi alternativi. Sebbene nel tempo più di qualcuno abbia dichiarato di far parte del gruppo di viaggiatori non sono mai state trovate prove a sostegno.
Perché credere ai complotti
Se è vero che nessuno e immune alla seduzione del complotto, Europa e Italia comprese, gli Usa si confermano la patria degli X-files. È difficile spiegare perché lì fioriscano così tanti esempi di cospirazioni e teorie bizzarre. Secondo Peter Ditto, professore di psicologia scientifica dell’Università della California tutto è legato all’evoluzione. “L’essere umano - ha spiegato a Voice of America - è spinto a dividersi in gruppi di persone che tendono a pensarla allo stesso modo. Siamo molto tribali, Attaccati alle persone che sono come noi”.
“L'esperimento americano - ha aggiunto - è essenzialmente un tentativo di lavorare contro tutte quelle forze evolutive e spingere le persone a cooperare”, uno scenario complesso quindi. Nel tempo l’America è diventata un grande contenitore di gruppi diventando sempre più eterogenea. Così moltiplicandosi i gruppi si è anche moltiplicata l’attitudine a sviluppare cerchie ristrette nelle quali si crea una verità prestabilita che sfocia nella ricerca di risposte semplici come complotti o cospirazioni, a volte innocue e grottesche, in altri casi preoccupanti e sempre più mainstream.
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