tratto da Il Giornale del 22 agosto 2014
di Gianfranco de Turris
Godzilla compie sessant'anni. È il
«mostro» più famoso del cinema mondiale con ventisette seguiti e due
rifacimenti americani dell'episodio di esordio: il primo (1998) pessimo,
un vero fiasco, nonostante la regia fosse affidata al famoso Roland
Emmerich, quello di Stargate e Indipendence Day , che realizzò un
Godzilla che assomigliava ad Alien; il secondo uscito da poco e diretto
da Gareth Edwards, un esperto di effetti speciali.
Il titanico sauro del Mesozoico apparve nel 1954 nell'omonimo
film di Ishiro Honda, il regista giapponese specializzato nella
fantascienza e nel fantastico. Godzilla, però, non è come ci si potrebbe
aspettare semplicemente una brutta bestiaccia che semina distruzione
realizzata solo per spaventare. Ha un suo preciso valore simbolico.
L'idea venne nel 1952-3 al vicedirettore della società cinematografica
Toho che si chiamava Mori, il quale, come raccontò in una intervista
Honda, pensò «di legare in un film la paura della bomba atomica...
all'apparizione di un mostro preistorico». Tomoyuki Tanaka, produttore
della Toho che aveva ben presenti i film di mostri realizzati negli USA,
la concretizzò. Erano trascorsi appena sette-otto anni
dall'annientamento di Hiroshima e Nagasaki e il ricordo e la paura erano
ancora profondissimi. Nacque così Gojira che in giapponese si pronuncia
Gogilà e che venne trasformato in Occidente in un nome che nella
pronuncia inglese suonasse quasi uguale. Nella intervista citata Ishiro
Honda spiega anche l'origine del termine originale: Gojira è la fusione
dell'inglese gorilla e del giapponese kujira, balena, ed era il
soprannome di un tecnico cinematografico della Toho robusto e tozzo,
passato scherzosamente al mostro.
Tutte queste notizie ce le raccontano Luigi Cozzi e Riccardo Rosati
in Godzilla 2014 (Profondo Rosso, pagg. 150, euro 19), un libro che
percorre, film dopo film, la storia di questa bestia che terrorizza il
mondo, ma soprattutto il Giappone.
Essa infatti, oltre a simboleggiare
la paura dell'atomica, affonda nei ricordi ancestrali del popolo
nipponico e nella sua mitologia: come ci spiega Riccardo Rosati il
pericolo viene spesso da mare nei miti giapponesi, e Godzilla,
risvegliato dagli esperimenti atomici americani nel Pacifico, emerge
dalle acque dell'oceano seminando la morte. Cozzi invece ricorda che dal
punto di vista cinematografico Godzilla ha almeno due
antenati-ispiratori: King Kong (1933) e Il risveglio del dinosauro
(1953).
La saga di Godzilla, con i suoi alti e bassi e differenti registi (ad
un certo punto il ciclopico sauro si trasformerà in difensore del
Giappone ed in un simpatico mostro amico dei bambini) attraversa tutta
la storia del dopoguerra del Paese del Sol levante, descrivendone
indirettamente la varie fasi di crescita e di trasformazione
economico-sociale, evidenziati da Rosati: 1954-1975, 1984-1995.
1999-2004. La saga di Godzilla va oltre il puro divertimento da
ragazzini. Alle sue spalle è possibile vedere qualcosa d'altro: il
ricorso ai miti, il messaggio contro i pericoli dell'uso bellico
dell'atomo, la descrizione di come si è evoluta/involuta la società
giapponese abbandonando le sue tradizioni e sempre più
occidentalizzandosi.
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