pubblicato su Archeologia & Cultura n. 3 del
7 febbraio 2010
di Vito Foschi
In questo breve scritto vorrei soffermarmi sulla
rappresentazione classica dei Re Magi, per poterne indicare l’origine. Si è
subito portati a pensare che le immagini dedicate ai magi sono tratte dal
racconto evangelico, ma questo non è propriamente vero; siamo talmente abituati
a certe tipi di rappresentazioni da non conoscerne più l’origine e pensare che
vengano dal Vangelo, quando la loro origine è ben diversa.
L’immagine classica dei re magi li vuole di tre razze
diverse, europea, asiatica, africana a rappresentare i tre continenti allora
conosciuti, di tre età diverse, giovane, di mezza età, vecchio a
rappresentazione delle tre età dell’uomo. Questo ad indicare come tutti gli
uomini, di qualsiasi origine ed età venivano a tributare il proprio omaggio al
Figlio di Dio, significando l’universalità della fede cristiana che non era
solo per alcuni uomini, ma per tutti. Inoltre la parola mago indica un sacerdote
pagano, a mostrare l’apertura del cristianesimo alle genti pagane, cristianesimo
che altrimenti sarebbe rimasto confinato al mondo ebraico. La loro regalità viene
quasi a compensare in qualche modo la nascita in povertà in mezzo ai pastori,
per ribadire, che Cristo non è venuto solo per i poveri, ma per tutti.
L’unico vangelo che parla dei Magi è quello di Matteo,
mentre l’altro vangelo che racconta la nascita di Gesù, quello di Luca, non li
menziona, anzi inserisce il battesimo del Bambino al tempio di Gerusalemme,
introducendo un problema di coerenza fra
i due vangeli. Da questo punto di vista la loro presenza nell’unico
vangelo di Matteo sembrerebbe quasi un’aggiunta per giustificare l’apertura del
cristianesimo al mondo pagano.
Nel vangelo di Matteo non si indica il loro numero e non li
si descrive, ma si parla solo dei tre doni: solo il numero dei doni coincide
con il numero dei magi nella loro classica rappresentazione. Si racconta
dell’incontro con Erode e dell’omaggio al Bambino e poco più. Il passo
evangelico è piuttosto avaro di notizie su questi personaggi.
In realtà tutta l’iconografia sui Re Magi compresi i nomi
deriva dai racconti contenuti nei cosiddetti vangeli apocrifi, che considerate
tutte le rappresentazioni tanto apocrifi non dovevano essere. Apocrifo è parola
d’origine greca che sta per nascosto, ma tali racconti, a parte quelli
palesemente in contrasto con l’insegnamento della Chiesa, anche se non
accettati ufficialmente erano ben diffusi e tollerati dalle autorità
ecclesiastiche visto che molti di loro sono stati la base per decorazioni di edifici
religiosi. Come spesso si dice le pitture e le sculture rappresentavano la Bibbia degli analfabeti,
che poi tanto analfabeti non dovevano essere, perché a volte i significati di
tali immagini non sono immediatamente intelligibili. I Vangeli ufficiali si
soffermano sulla predicazione pubblica di Gesù perché rispondono ad una
esigenza teologica, ma non rispondono alle curiosità del popolo che chiedeva
per esempio cosa avesse fatto Gesù nella sua infanzia o mentre era in Egitto e
così via. A queste domande rispondono i vangeli apocrifi classificati come
vangeli dell’infanzia, unendo fantasia e racconto evangelico. Così visto che il
racconto evangelico non diceva nulla dei misteriosi magi, hanno provveduto i
vangeli apocrifi a darne una descrizione, a raccontarne la loro storia e la
loro origine dando idee ai vari artisti chiamati a rappresentarli.
Nessun commento:
Posta un commento