La leggenda del Re si lega a quella del Graal
Alcune tracce nella Basilica di Bari e nella cattedrale di Otranto
di Manlio Triggiani
Re Artù in Puglia? Le tracce ci sono. Non soltanto la materia di Bretagna, dove si parla appunto di Re Artù e dei dodici cavalieri della Tavola rotonda, è anticipata di un secolo almeno nell’archivolto dei leoni della Basilica di San Nicola di Bari. E questo già è un dato misterioso, soprattutto perché si tratta
di una materia di rilievo nordico presente a Bari. Ma tracce ci sono
anche a Otranto, porto di grande importanza nell’antichità e nel Medioevo, da dove partivano le navi del crociati dirette in Terrasanta. Punto terminale della via Traiana, fu più volte assalita dalla flotta turca e, nel 1480, sotto i1 comando di Achmed Pascià, conquistata. Vescovo, clero e popolo furono massacrati nel duomo. Due giorni dopo, il 14 agosto, sul collo della Minerva, furono decapitati 800 prigionieri superstiti, poi passati alla storia come i
Martiri d’Otranto. La pietra delle decapitazioni e gli ossari delle
vittime sono conservati nella cappella dei martiri della cattedrale. Una
cattedrale testimone, quindi, di orrendi massacri, sul cui pavimento,
realizzato con un grande mosaico di rara bellezza, c’era (e c’è)
l’immagine dire Artù.
Il mosaico rappresenta l’albero della vita che si
richiama ad antiche tradizioni sapienziali, fra cui quella ebraica.
Secondo una leggenda, re Artù guarderebbe una porta e nel guardarla
indicherebbe l’accesso a un luogo segreto dove egli riposò tre giorni e
tre notti prima di affrontare un combattimento. Forse, si dice, si
tratterebbe di una grotta nei pressi del castello di Otranto.
Ma dove è situato, nel mosaico, re Artù? E’ fra i
personaggi dell’antico Testamento, in groppa al suo cavallo, con lo
scettro, la corona, i calzari a punta. Il Frate Pantaleone realizzò, fra
i1 1163 e il 1165, i1 pavimento musivo con un messaggio di carattere
cristiano universalista, come in seguito fecero Gioacchino da Fiore,
Pietro Abelardo, Bernardo di Chiaravalle. Gli alberi della vita sono tre
e si snodano lungo le tre navate della cattedrale. I1 più importante è
quello della navata centrale che poggia su due elefanti indiani che
raffigurerebbero il Vecchio e il Nuovo Testamento. L’albero
simboleggerebbe i1 Cristo (ma molteplici sono le interpretazioni a
seconda delle tradizioni cui si fa riferimento) e fra i rami dell’albero
sono rappresentati pagani, musulmani, ebrei, cristiani e personaggi
della Bibbia: Noè, Abramo, re Salomone e la regina di Saba, A1essandro
Magno, in Artù e tutto il creato: angeli, piante, animali. Insomma,
l’albero come summa, come punto di incontro fra l’uomo e Dio.
Ma secondo un’altra lettura del mito di re Artù,
Frate Pantaleone inserì questo personaggio in quanto richiama la ricerca
del Graal, secondo il duplice significato di vaso sacro, simbolo di
fede, e libro di pietra, simbolo di conoscenza. Nel XII secolo
ricomparve la leggenda del Graal nella versione cristiana di vaso sacro
che Gesù Cristo avrebbe utilizzato nell’ultima Cena o vaso sacro nel
quale Giuseppe d’Arimatea raccolse i1 sangue fuoriuscito dal costato di
Gesù. E la cerca del Graal ricorre nella letteratura della materia di
Bretagna in quanto era uno dei maggiori ideali cavallereschi (si veda,
di autori vari, il codice segreto del Graal; edito da Newton e Compton
e, sempre di autori vani, Luce del Graal dalle edizioni Mediterranee). E
si richiama a una simbologia molto particolare: il re Artù, come si
vede nel mosaico, combatte contro un gatto. Per ritrovare il Graal
bisognava essere puri e, come gli autori del Medioevo hanno tramandato,
re Artù non era puro e perciò fu assalito dal gatto di Losanna, simbolo
del male, del peccato. Proprio sotto le zampe posteriori del cavallo di
re Artù, nel mesaico,si vede l’esito della lotta: re Artù viene
disarcionato e ucciso dal felino. Sopra il re c’è un personaggio nudo,
che rappresenta l’uomo puro, nuovo: si tratta di Galaad che nasce dalla
morte di Artù ed è destinato a conquistare il Graal. Dal punto di vista
della tradizione cristiana Artù e i dodici cavalieri simboleggiano Gesù e
i dodici apostoli, Gesù, del resto, venne "per salvare l’uomo ma si
addossò il peccato e da esso fu ucciso". Artù e Galaad, quindi,
rappresenterebbero la morte e la rinascita, la cerca e il ritrovamento
(su questo si veda di Gardner, Le misteriose origini dei re del Graal,
edito da Newton Compton).
Otranto era i1 punto di incontro fra le civiltà
latina e greca. Poi segui l’invasione longobarda e la città rimase
fedele ai bizantini, ma la successiva occupazione normanna riaffermò la
cultura occidentale senza cancellare quella greca. Un crogiuolo di
culture simili, europee, che arricchirono questa importante città e la
sua cattedrale, la più orientale d’Italia.
Nessun commento:
Posta un commento