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domenica 10 novembre 2013

Ex Orfanatrofio in prov. di Brescia

tratto da http://www.hesperya.net/le-indagini/ex-orfanotrofio-prov-di-bs/

Data: 24 Giugno 2012

di Roberta Faliva

La stanza andata in fiamme
La stanza andata in fiamme
Poche sono le certezze riguardo a questo luogo: un edificio degli anni ’60, ora in stato di abbandono, ex orfanatrofio gestito al tempo da un ordine di suore e successivamente colonia estiva fino alla chiusura definitiva nel 1992. La storia di questo luogo è davvero misteriosa. Al tempo trapelarono notizie di strani fatti che riguardavano abusi e strani riti dietro quelle mura apparentemente tranquille e serene. Scattarono delle denunce e alcuni giornali parlarono di questi avvenimenti, tanto che controlli più assidui portarono all’allontanamento dalla struttura di alcune persone, e non solo adulti. Ed è proprio qui che comincia la parte più oscura della storia: la notte del 19 novembre 1977 in quella casa divampò un incendio causato, stando a ciò che scrissero i giornali, da un cortocircuito. atore sentirete, purtroppo, in sottofondo dei campanacci di mucche al pascolo.




Differenti furono però le voci che si sparsero tra la gente: c’è chi dava la colpa a una stufa, chi parlò di ritorsione ai danni di qualche figura troppo compromessa, chi menzionò persino il fenomeno dell’autocombustione. Fatto sta che in quella notte 5 dei 27 bambini subirono delle ustioni, una suora venne salvata con qualche ferita e una bambina rimase uccisa. Il suo nome era Lucilla e aveva 11 anni. Alcuni raccontarono che non riuscì a svegliarsi in tempo, altri dissero che urlò inutilmente aiuto. Rimane il fatto che chi ancora oggi entra in quelle stanze racconta di percepire sensazioni spiacevoli e di sentire un pianto infantile. Può essere una leggenda e può giocare un ruolo importante anche la suggestione, anche se tra quelle camere ve ne è una completamente bruciata atto fatto, dicono, dai ragazzi della zona a perenne monito per non dimenticare.La nostra indagine nell’ex orfanatrofio è iniziata nel tardo pomeriggio con il supporto dei nostri strumenti: K2, rilevatore EMF, registratore digitale, videocamere e fotocamere. Dopo una prima ispezione del luogo abbiamo iniziato le rilevazioni.Primo fatto anomalo riscontrato è stato la visone di un’ombra molto particolare. Il nostro collaboratore Stefano stava scattando delle fotografie quando, nel momento di mettere a fuoco, vede attraverso il mirino della macchina un’ombra che attraversa tranquillamente il corridoio. La descrizione del fenomeno è davvero singolare: la sagoma vista ricorda perfettamente quella di una suora.Secondo fatto anomalo è stato rilevato in una stanza all’ultimo piano dell’edificio. Dopo una sessione di EVP il K2 si è inspiegabilmente acceso fino a metà scala. La terza anomalia si è verificata nella stanza bruciata. Tutti i partecipanti all’indagine erano presenti mentre si stavano effettuando rilevamenti. Improvvisamente si sono sentiti dei passi fuori nel lungo corridoio che porta alla camera ma, subito usciti per controllare, non si è trovato nulla che potesse aver provocato tale rumore.Infine l’ultima anomalia si è riscontrata nell’analisi delle registrazioni. In un EVP si sente chiaramente un colpo al termine della domanda “Puoi darci un segno della tua presenza?” per poi proseguire con un rumore associabile ad un lamento.

Qui di seguito potete ascoltare il particolare della registrazione EVP sopra descritta (si consiglia l’ascolto con l’uso delle cuffie); data la sensibilità del microfono del registratore sentirete, purtroppo, in sottofondo dei campanacci di mucche al pascolo.

https://soundcloud.com/hesperya/domanda-rumore

domenica 13 ottobre 2013

Quei fantasmi all'ombra della Madonnina

tratto da Il Giornale del 27/09/2011

Un volume racconta i misteri e i segreti che si nascondono negli angoli e negli scorci più caratteristici e più comuni della città. Una storia di Milano in chiave esoterica che finora mancava in libreria

di Stefano Giani

Milano è città sobria, poco incline - di suo - a cedere alle fantasie. Alle suggestioni. Ai miraggi. Anche quando questi sembrano conferire a palazzi e parchi storie leggendarie di misteri e fantasmi. Eppure la capitale morale ha molte favole da raccontare per stimolare l'immaginazione e solleticare il nervo debole di chi crede che sì, insomma, i fantasmi esistano davvero. E ora questa letteratura, fatta di tradizioni e forse in parte anche di invenzioni cui è tuttavia suggestivo credere, rivive in un libro che le raccoglie come un romanzo. E narra la vita avventurosa di Milano ultra sensoriale. Pochi ufo, anzi zero. Tanti fantasmi e creature ultramondane. Anche in angoli familiari per chi la città la vive e la gira e per i tanti turisti che l'attraversano, guida alla mano, per scoprirne gli scorci più affascinanti. E, perché no, ricchi di fiabesco glamour.
«I fantasmi di Milano» (Newton Compton, pp233, euro 12.90) sono infatti un grande affresco ricomposto da Giovanna Furio, che ha esordito nel 2006 nella narrativa, ma di professione è traduttrice e coltiva la passione dell'esoterismo. Ingredienti determinanti per creare una storia della città come raramente si è vista finora. Nel senso che misteri e leggende fatte di fantasmi ed ectoplasmi hanno affollato incidentalmente molti altri volumi che hanno reso il capoluogo lombardo il loro soggetto specifico, ma disperdendosi per così dire in mille rivoli che nelle pagine della Furio ora trovano una coerenza unitaria.
E allora ecco che spunta il mai chiarito interrogativo sulla casa più disabitata della città. Quella che Ignazio Gardella, architetto di fama internazionale, costruì nell'intervallo fra le due guerre. Pieno centro. Con affaccio sul Castello. Non è mai stata abitata. Dicono che sia infestata dai fantasmi e, in assenza di vento o altre correnti, porte si chiudano senza motivo e finestre sbattano senza ragione. Si parla anche di bruschi e improvvisi abbassamenti di temperatura. Di ombre che si aggirano furtive. Di presenze con cui nessuno vuol convivere. Anche oggi è velata dai ponteggi, ma all'interno sembra che nessuno abbia mai voluto stare.
E il Castello sforzesco. Cuore pulsante dell'esoterismo alla meneghina. Dicono che nella notte dei morti, tra l'1 e il 2 novembre, i fantasmi di chi ha abitato quelle nobili mura si aggirino nel parco che lo circonda. Ludovico il Moro, la moglie Beatrice d'Este, l'acerrima nemica Isabella d'Aragona, la pericolosa cognata Bona di Savoia o l'amante Cecilia Gallerani (ritratta da Leonardo come la dama con l'ermellino) sarebbero i volti che popolano quei fazzoletti d'erba.
Per non parlare di Satana, che avrebbe addirittura abitato a Milano. Corso di Porta Romana. Al civico 3. Si nascondeva dietro le fattezze del marchese di Cisterna, al secolo Ludovico Acerbi. Che nel Seicento ne fu il proprietario. E organizzava feste e banchetti mentre la città veniva sterminata dalla peste. La paura si diffondeva pari al contagio e la gente si rintanava in casa convinta di trovare un riparo all'epidemia. L'unico che sfidasse il morbo senza timori era il marchese, presto da tutti ritenuto il diavolo in persona perché solo qualcosa di diabolico poteva permettergli di vivere così sfrontatamente una tragedia in cui era destinato a restare immune all'assalto del virus.



giovedì 19 settembre 2013

Fantasmi, torture e leggende La Milano che mette paura

tratto da Il Giornale del 1-02-2013

di Simonetta Caminiti 

A ogni città, come nemmeno a una donna, restano in dote eterni «misteri». Incognite racchiuse in un monumento, figure umane mimetizzate in un muro, oggetti scomparsi che un tempo erano sotto gli occhi di tutti.
E perfino - così dicono - visite di spettri affascinanti. A scrutare i dettagli di Milano, rebus e leggende sembrano non finire mai.
Nella Basilica di Sant'Ambrogio, appena fuori dalla struttura, sorge una curiosa colonna in marmo: sulla superficie, due profondi fori distanti tra loro circa 25 centimetri. Praticamente un paio di occhi aperti. Secondo la leggenda, il diavolo cercò di tentare e sedurre Sant'Ambrogio proprio lì: da quelle fessure che - dicono - sprigionano tuttora odore di zolfo. Quando si dice «se queste mura potessero parlare», forse non si sa che certe mura, a Milano, possono «ascoltare». In via Serbelloni 10, il citofono non funziona più; ma ha ancora la forma scolpita nel marmo di un grosso, dettagliatissimo, orecchio umano.
C'è poi una strana ghiacciaia, nel giardino di villa Filzi (via Sant'Elembardo, zona Gorla). Gli speleologi dello SCAM hanno scoperto che due secoli fa il suo interno era un tempio ipogeo i cui culti sono un completo mistero. Un passato molto più esposto al pubblico (ma più antico ed esoterico) è il «Museo delle torture». Vicino alla Pusterla di Sant'Ambrogio, questo luogo è una vera e propria mostra di strumenti di tortura diffusi nel medioevo. Ghigliottina, ruota, garrota, «schiacciapollici», letto di tortura: la sola vista di questi oggetti oggi dà le vertigini. A ciascun colpevole il suo strumento di sofferenza. Inclusa una bara dal nome poetico e lo spirito impietoso: la «vergine di ferro», sorta di sarcofago colmo di spuntoni col quale venivano puniti i falsari.
Molto più tenera la vista della statua di Pinocchio, in Corso Indipendenza. Esposta nel 1956, uscita dalle mani dell'artista Attilio Fagioli, l'opera ritrae il beniamino di Collodi trasformato in bimbo in carne e ossa. Accanto a lui, originariamente, riposavano il gatto e la volpe. Che fine avrà fatto il gatto? Restano, accanto a Pinocchio, solo le sue orme. Un banale atto vandalico sotto le spoglie di un felino che si dilegua. Eppure, il mistero su chi abbia portato via il bellissimo micio è rimasto impunito.
In corso Sempione, invece, occhio all'«oggetto fuori posto». Nientemeno che... una stazione ferroviaria. O quello che ne resta. Cioè un respingente delle carrozze che sbuca dall'erba; questo piccolo reperto apparterrebbe a una linea ferroviaria che collegava Milano a Gallerate.
A ogni città, infine, le sue leggende sui fantasmi. Qui ce ne sono di illustri. Maria Callas - mormorano in tanti - farebbe capolino alla Scala ogni tanto. Perché proprio lì? È lì che fu fischiata senza pietà in una delle ultime esibizioni e oggi si divertirebbe a spaventare i milanesi. Lo spettro di Bernarda Visconti (la figlia di Bernabò, condannata a morire di fame dal padre per adulterio) non avrebbe mai lasciato il chiostro di Radegonda a detta di molti testimoni. E Lucrezia Borgia ha collezionato più apparizioni di Fabrizio Corona, ma solo alla Pinacoteca Ambrosiana. C'è poi un'altra donna speciale (visto che i fantasmi privilegiano a Milano il sesso femminile), che si anniderebbe nel Duomo. Il suo nome è Carlina, sposa vestita di nero che spunterebbe splendida nelle foto di chi convoglia a nozze, ma solo in Duomo. Lì dove - dicono - fu amata, rincorsa e perse la vita centinaia fa.