di Vito Foschi
Il mito di Teseo si presta ad interessanti considerazioni, e
già in un nostro lavoro (“E conficcò la spada nella roccia…”, Graal n. 19
gennaio/febbraio 2006) avevamo mostrato la possibilità che fosse stato fonte di
ispirazione per i racconti cavallereschi di re Artù, mentre in questo lavoro
esamineremo l’episodio dell’uccisione del Minotauro.
Nel mito si racconta che la città di Atene fosse tributaria
di Creta e costretta a consegnare ogni nove anni sette fanciulli e sette
fanciulle che servivano come pasto per il Minotauro, mostro metà toro e metà
uomo racchiuso al centro di un labirinto e di come Teseo interrompa la macabra
usanza uccidendo il mostro.
Il Minotauro è frutto dell’amplesso di Pasifae, moglie di Minosse,
re di Creta, con il toro sacro a Poseidone; il dio, per punire Minosse per non
aver sacrificato l’animale, fece invaghire la donna dell’animale. La forma metà
umana e metà animale del Minotauro e il suo concepimento bestiale, in cui la
cecità la fa da padrone e in cui il soddisfacimento dei più bassi istinti
prevale denuncia il suo rappresentare il dominio degli istinti. Pasifae
rappresenta il completo essere fuori di sé, è in qualche modo posseduta da un
demone, non viva ma vissuta, con l’io altrove, completamente soffocato. Il
Minotauro dominato dagli istinti incapace di vedere in sé il proprio lato umano
è il mostro che deve essere sconfitto da Teseo.
Il Minotauro è racchiuso in un labirinto e non ne viene
fuori. Cosa impedisce al mostro di trovare l’uscita? La semplice difficoltà?
No, il Minotauro è dominato dagli istinti, dalla sua natura animale e il
labirinto rappresenta il suo stato spirituale: perso nelle tenebre e
nell’ignoranza. Nella mente del mostro regna la confusione, la diritta via è
smarrita. Il labirinto rappresenta anche le viscere e quindi le zone infere, i
piani inferiori dell’essere da conquistare e superare. Teseo affronta il
Minotauro nel labirinto per dominare gli istinti e superare la sua condizione
animale. Il filo di Arianna è la diritta via. Il filo è di colore rosso a
simboleggiare la regalità di Teseo.
La donna, guida di Teseo, a prima vista sembra un volto
della Sapienza, che guida il Sé nel labirinto affinché non smarrisca la strada.
È una prova iniziatica e il cavaliere rettamente guidato controlla gli stati
inferiori dell’essere e li supera.
Dopo l’uccisione del mostro Teseo prende Arianna con sé per
poi abbandonarla su un’isola. Ne esistono varie versioni, in una è Dioniso ad
ordinare l’azione, mentre in altre l’iniziativa è di Teseo: un comportamento
apparentemente inspiegabile. Arianna gli ha salvato la vita e non ci sono giustificazioni
di sorta, però dal punto di vista iniziatico ogni cosa deve essere ricondotta
all’unità, gli istinti devono essere domati, ma non si può essere dominati
dalla pura razionalità.
Il Minotauro è fratellastro di Arianna a testimonianza della
doppia natura dell’uomo che deve essere superata. Come il Beauceant, il
vessillo dei templari a scacchi bianchi e neri a testimoniare il bene e il male
che convivono in ogni uomo. Questa divisione deve essere superata e deve essere
ricondotta ad unità superiore e questo spiega quella parte di mito
incomprensibile. I due opposti ad un livello superiore sono complementari e
sono ricondotti ad unità. Arianna non a caso è sorellastra del Minotauro, Razionalità
e Istinto, termini che devono ambedue essere soppressi per giungere ad uno
stato superiore dell’essere dove gli opposti sono ricondotti a unità. Se Teseo
non avesse abbandonato Arianna dopo la sconfitta del Minotauro non avrebbe
superata la prova perché non avrebbe ricondotto ad unità gli opposti. Solo
lasciandosi alle spalle gli istinti e la razionalità può giungere ad un grado
spirituale superiore in cui sarà l’intelligenza metafisica a guidarlo, né l’istinto,
né la razionalità. Una bella immagine che rende conto dell’unione degli opposti
è quella dei racconti arturiani in cui i due draghi bianco e rosso si
fronteggiano e si ammazzano a vicenda.
Arianna è aiutata da Dedalo, lo scienziato di corte, uomo
razionale, rafforzando l’idea della figlia di Minosse come simbolo di
raziocinio. Dedalo è anche colui che costruisce la vacca di legno dove la
moglie di Minosse si nasconde per essere posseduta dal bianco toro dono di
Poseidone, così generando il Minotauro. In questo episodio raziocinio e istinto
sono uniti, ma senza superare la dualità. La razionalità coadiuva la soddisfazione
dei bassi istinti: i due aspetti rimangono separati senza completarsi e
superarsi. Dedalo è anche l’uomo che costruisce le ali di cera e che precipita.
Qui è la pretesa titanica di arrivare a Dio con la razionalità senza usare lo
spirito. È l’intelligenza metafisica che guida l’uomo e permette di superare i
limiti umani, senza questa è un impresa faustiana, è un discendere agli inferi
e sfida a Dio. Pensare che la sola ragione possa permettere di comprendere gli
aspetti metafisici è orgoglio e l’anima si perde precipitando negli abissi.
Il termine del racconto è piuttosto tragico quasi a
vanificare l’eroismo iniziale di Teseo e anche nel finale, come per Arianna,
l’eroe non sembra più tale. Teseo e il padre Egeo avevano concordato un
segnale, le vela bianca per la vittoria quella nera per la morte, tema poi
ripreso nei racconti di Tristano e Isotta.
Nel viaggio di ritorno la nave dell’eroe affronta una
tempesta e un fulmine straccia la vela bianca, e per continuare la navigazione
fa issare quella nera. Teseo, dimentico dell’accordo con il padre, in
prossimità di Atene non fa cambiare la vela nera e il padre che scrutava l’orizzonte
da una rupe vedendo la nave con la vela nera, non resistendo al dolore, si
butta giù dalla rupe nel mare che da quel momento si chiamerà Egeo. In alcuni
racconti la vela è volutamente lasciata nera per adempiere la profezia della
morte del padre. Teseo non fa una bella figura come eroe, prima abbandona
Arianna che lo ha salvato poi procura la morte del padre a causa, nella
migliore dell’ipotesi, di una distrazione; però se analizziamo il racconto in
maniera simbolica i conti tornano. Dopo aver superato la prova ed abbandonato
Arianna, quindi superando la dualità istinto/ragione, Teseo è un uomo nuovo e
deve rinascere. La morte del padre simboleggia la morte del vecchio individuo e
non bisogna scomodare la psicologia con tesi quali il parricidio o il complesso
di Edipo. Più semplicemente è l’individuo nuovo che nasce e quello vecchio deve
morire. Teseo prende il posto del padre e diventa re di Atene, l’iniziazione è
conclusa.
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