di Vito Foschi
Il geroglifico egizio che indica il cuore è
costituito da un piccolo vaso e per gli antichi egizi il cuore era la
sede dell’anima(1); alla morte il cuore veniva pesato dal dio Anubi(2) e
da questa pesa veniva decisa la sorte dell’anima del defunto.
Geroglifico egizio rappresentante il cuore
Il testo da cui inizia la leggenda del Graal, è
il Perceval di Chrétien de Troyes. In tale racconto, il Graal non ha
ancora una forma definita. Viene descritto come preziosissimo, fatto in
oro e tempestato di pietre preziose. Non si accenna alla sua forma, si
intuisce che è un contenitore perché "il giovane non domanda a chi lo si
serva" e poco dopo "Ma non sa a chi lo si serva". Il Graal viene
portato in processione e viene preceduto da altri oggetti simbolici, tra
cui la lancia sanguinante. Già in questo primo racconto si fa accenno
al sangue. In un passo successivo Perceval incontra lo zio Eremita che
gli spiega il significato del Graal. Il Graal serve l’ostia, unico
nutrimento da dodici anni, al padre del Re Pescatore. Da questo
riferimento eucaristico è quasi immediato pensare al Graal come ad un
calice.
Dopo pochi anni dalla diffusione dell’opera di
Chrétien, Robert de Boron con il suo Giuseppe d’Arimatea spiega
l’origine del Graal identificandolo con il calice dell’Ultima Cena che
poi serve a Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue sgorgato dalle
ferite di Cristo in croce.
Questa versione del calice contenente sangue fa
tornare in mente il geroglifico egizio del cuore, ed è facile
identificare il Graal al cuore.
Il calice di Cristo contiene il sangue di Cristo
in due modi diversi: nel corso dell’Ultima Cena, quando il vino è il Suo
sangue e successivamente quando è raccolto dal Suo corpo sulla croce.
Ricordiamo anche il simbolo del Cristo come un
pellicano che si strappa il cuore per nutrire o ridare vita ai figli.(3)
Il collegamento col simbolo cristiano del Sacro Cuore di Gesù è
evidente.
Citiamo un passo di un articolo in cui si discute
sul significato simbolico del cuore:"Il simbolo del cuore indica il
centro dell’essere, il luogo in cui si svelano i significati profondi,
al di là delle connessioni stabilite dalla razionalità."(4)
Riportiamo un passo di un librino dedicato al
Sacro Cuore di Gesù, che mette in evidenza come anche nella tradizione
cattolica il cuore è associato al centro dell’essere:"È il nostro centro
nascosto, irraggiungibile dalla nostra ragione e dagli altri; solo lo
Spirito di Dio può scrutarlo o conoscerlo. È il luogo della decisione,
che sta nel più profondo delle nostre facoltà psichiche. È il luogo
della verità, là dove scegliamo la vita o la morte. È il luogo
dell’incontro, poiché, ad immagine di Dio, viviamo in relazione: è il
luogo dell’Alleanza". E ribadisce al n. 368: "La tradizione spirituale
della Chiesa insiste anche sul cuore, nel senso biblico di ‘profondità
dell’essere’, dove la persona si decide o no per Dio".
Dio parla al cuore dell’uomo, il centro
dell’essere, non al suo orecchio, non alla sua mente. Si legga il
seguente passo della Bibbia:"Anzi, questa (sua) parola è molto vicina a
te, è nella tua bocca e nel tuo cuore"(Dt 30,14).
Si noti lo stesso significato nella seguente
citazione:"Il termine arabo per indicare il cuore è, Qalb, che indica
l’atto di ricevere ‘da bocca ad orecchio’ (da cui Qabbalah), e significa
un’intuizione intellettuale, che è prima di tutto un ascoltare."(5)
Un’altra assonanza tra cuore e coppa si ritrova
nella tradizione islamica quando paragona il cuore dell’arif(il saggio,
l’iniziato) ad una coppa contenente potenza e sapienza.
Il simbolo del cuore ha quindi un profondo
significato spirituale. Rappresenta il centro dell’essere, la sua anima
ed il luogo dell’"incontro" e dell’"Alleanza".
In questa accezione la cerca del Graal è una
ricerca eminentemente spirituale e i luoghi che attraversa il cavaliere
non sono luoghi fisici, ma luoghi dell’anima. Alcuni episodi delle
avventure dei cavalieri partiti alla ricerca del Graal, sono palesemente
delle prove dello spirito perché si trovano ad affrontare demoni o
sortilegi approntati dal Demonio. Il pericolo di perdersi prima del
raggiungimento della meta, è il pericolo di perdere la via che porta a
Dio. Non a caso gli eroi si muovono senza un’apparente via da seguire
come se fossero in un labirinto, quei labirinti che ricoprono il
pavimento di alcune cattedrali medievali che stanno lì a simboleggiare
il percorso dell’anima deve affrontare per raggiungere la grazia di Dio.
Inoltre il simbolo del cuore è equivalente a
quello del sole. Il primo centro dell’essere, il secondo centro del
cielo. Tutte e due simboli positivi della vita. Il sole ha un ulteriore
aspetto: è il simbolo della regalità. Il re come centro del regno da cui
tutto dipende tutto. I suoi raggi arrivano ovunque a portare la sua
presenza. È naturale pensare a Luigi XIV, detto Re Sole, ed al suo
motto: "Io sono lo stato".
Nel Perlesvaus, romanzo anonimo ma di area
cistercense, Parsifal recupera il Graal diventando Re del Graal e
divenendone custode. I due significati si sommano: il cuore puro
permette la conquista del centro.
Note
- "…Thoth aveva la testa di un ibis perché l’uccello, quando piegava l’ala, assumeva la forma di un cuore, la sede della vita e della vera intelligenza." Peter Tompkins – "La magia degli obelischi" – Marco Tropea Editore 2001;
- La stessa funzione nella tradizione ebraica è attribuita all’angelo Mikael, divenuto il nostro S. Michele arcangelo. Un suo attributo è proprio la bilancia; anche nell’iconografia cristiana del Giudizio Universale è raffigurato con spada e bilancia, attributi della giustizia;
- J. L. Borges e M. Guerriero – "Manuale di zoologia fantastica" – Einaudi 1998;
- G.C. – "Il simbolo del cuore", da Massoneria Oggi – n. 2 – luglio 1994 – Soc. Erasmo Roma; reperibile nel sito di Esoteria al seguente indirizzo: http://www.esoteria.org/;
- Ibidem.
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