lunedì 21 novembre 2022

22° CONVEGNO DI UFOLOGIA CITTA' DI POMEZIA - 04 DICEMBRE 2022

PROGRAMMA 22° EDIZIONE 04 DICEMBRE 2022

SIMON HOTEL, VIA P.F. CALVI 9, POMEZIA

Organizzatrice: LUX-CO EDIZIONI della Dott.ssa Francesca Bittarello


✓ORE 10,15


Saluti di Benvenuto e presentazione della Giornata

dell’Organizzatrice, della Direttrice Simon Hotel

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✓DALLE ORE 10,30 ALLE ORE 11,00:


FRANCESCA BITTARELLO – “Il Mistero degli Anunnaki: tra mito e realtà”

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✓DALLE ORE 11,30 ALLE ORE 12,00


ALESSANDRO MARCON – “La civiltà Ipogea: tracce di un antica e sconosciuta civiltà

tecnologica”

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✓DALLE ORE 12,00 ALLE ORE 12,30

FABIO IPPOLITI – "Programma Luna: la risposta russa alle missioni americane”

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✓DALLE ORE 12,30 ALLE ORE 13,00

RICCARDO NARDUCCI – “Testimonianze nel tempo e nello spazio“

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✓DALLE ORE 13,00 ALLE ORE 14,00 PAUSA PRANZO:

Gli ospiti possono acquistare al Restaurant Sicomoro il “Panino Alieno” al costo di 5€ (cinque) classico oppure vegetariano (comprensivo di: 1 panino LARGE + 1 bottiglia di acqua + 1 caffè)

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✓DALLE ORE 14,00 ALLE ORE 14,30


FERDINANDO SANTORO – “Le origini di un segreto”

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✓DALLE ORE 14,30 ALLE ORE 15,00


BERARDINO FERRARA – “UFO: Il contatto oltre lo spazio e il tempo”

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✓DALLE ORE 15,00 ALLE ORE 15,30


ANTONIO RIGGI – “Musica a 440 Hz: un complotto mondiale per il controllo delle

masse?”

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✓DALLE ORE 15,30 ALLE ORE 16,00


SABRINA MAINOLFI – “GÖbekli Tepe: il mistero di una civiltà scomparsa e la scoperta

dell’Eden”

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✓DALLE ORE 16,00 ALLE ORE 16,30


VICTOR NUNZI – “Antiche divinità: Tra Egitto e Mesopotamia“

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✓DALLE ORE 16.30 ALLE ORE 17,00


STEFANO MAZZILLI – “Le radici nel cielo: la coscienza dell’uomo cosmico“

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✓DALLE ORE 17,00 ALLE ORE 17,30


MARCO COLAPICCHIONI – “Civiltà e tecnologie sotto gli Oceani“

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✓DALLE ORE 17,30 ALLE ORE 18,00


STEFANO INNOCENTI – “Campocatino 1979: Capodanno con effetti elettromagnetici“

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✓DALLE ORE 18,00 ALLE ORE 18,30


PATRIZIO ROMANO MARIOTTI – “Gli uomini pesce mito e realtà“

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✓DALLE ORE 18,30 alle 19,00


Estrazione premi della Lotteria Aliena interna ai partecipanti al Convegno 



LUX-CO EDIZIONI DI FRANCESCA BITTARELLO – P.IVA 15580971008 – R.E.A. RM-1650154

Dott.ssa Francesca Bittarello - sede legale: Via dei Castelli Romani n. 24 int. 13 - cell.+39 329.4218323

E-STORE : www.luxcoedizioni.com – francescabittarello@luxcoedizioni.com


sabato 19 novembre 2022

Ufo, la Cia svela migliaia di dossier governativi

tratto da "Il Giornale" del 15 Gennaio 2021

Migliaia di file della Cia che documentano avvistamenti di Ufo, gli oggetti volanti non identificati, sono stati pubblicati questa settimana sul sito Black Vault

Di Roberto Vivaldelli


Migliaia di documenti declassificati della Cia sui cosiddetti Ufo - oggetti volanti non identificati - sono stati resi pubblici questa settimana e pubblicati nell'archivo online Black Vault, entrato in possesso del cd-rom degli 007 americani. Secondo la Cia, conterrebbe tutti i report di avvistamenti nel mondo dagli anni '50 fino agli anni duemila. Spulciando nei dossier governativi pubblicati su Black Vault, archivio online fondato da John Greenewald Jr, scrive il Guardian, si leggono di misteriose esplosioni in una città russa e reportage di prima mano di uno strano avvistamento di un oggetto volante vicino a Baku, la capitale dell'Azerbaigian, oltre ad avvistamenti di "dischi volanti" in Sudamerica negli anni '60 e in Corea del Sud. Greenewald ha spiegato a Motherboard che l'agenzia di intelligence ha messo insieme i documenti in un formato "obsoleto" che rende difficile analizzare la raccolta.

La pubblicazione dei documenti declassificati arriva proprio quando gli Ufo sembrano aver catturato l'attenzione dei legislatori del Congresso. Come ricorda l'Agi, a Washington sembrano aver preso molto sul serio la questione Ufo negli ultimi tempi, visto che a fine dicembre nel decreto "stimulus" è stato inserito anche un capitolo con cui la commissione Intelligence del Senato ha chiesto a Pentagono e dipartimento della Difesa di stilare un rapporto sugli avvistamenti di Ufo. Il documento andrà redatto entro sei mesi. Nell'agosto dello scorso anno, il dipartimento della difesa ha creato una task force sugli oggetti volanti misteriosi per "rilevare, analizzare e catalogare gli Uap - fenomeni aerei non identificati - che potrebbero potenzialmente rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti" dopo che i legislatori hanno fatto pressioni sul dipartimento per fare indagini più serie sugli avvistamenti.

Avevano destato scalpore, infatti, i video pubblicati dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nell'aprile dello scorso anno che mostravano alcuni oggetti non identificati nello spazio aereo americano: immagini catturate durante i voli di addestramento dei piloti. L'ex senatore degli Stati Uniti Harry Reid, che indagava come deputato sugli Ufo e sugli Uap, ha ritwittato il video scrivendo: “Gli Stati Uniti devono dare uno sguardo serio e scientifico a questo e alle potenziali implicazioni per la sicurezza nazionale. Il popolo americano merita di essere informato". Sempre in tema Ufo, lo scorso dicembre, in un'intervista al quotidiano Yediot Aharonot, il generale in pensione Haim Eshed, capo del programma di sicurezza spaziale dello Stato ebraico dal 1981 al 2010, ha rivelato che il suo Paese sarebbe in contatto con gli alieni. Il professore, 87 anni, ha spiegato che "gli oggetti volanti non identificati hanno chiesto di non pubblicare che sono qui, l'umanità non è ancora pronta". L'ex funzionario ha anche affermato che gli alieni esistono, e Trump ne sarebbe a conoscenza.

mercoledì 9 novembre 2022

Il Cavaliere Verde, Swamp Thing e il simbolismo del verde

di Vito Foschi

Abboccando ad una offerta telefonica per la rete Internet mi sono ritrovato con un abbonamento ad Amazon Prime gratis e nonostante non abbia tanto tempo ne ho approfittato e ho scoperto un paio di prodotti interessanti. Il primo è il film "Sir Gawain e il Cavaliere Verde" che per chi è appassionato delle vicende graaliane è da non perdere assolutamente. La storia è una resa visiva ottima e rispettosa del racconto medievale. Per il Covid in Italia non è uscito al cinema ed è reperibile solo su Amazon Prime. Interessante verso la fine del film la discussione fra Gawain e una dama sul simbolismo del verde, da un lato simbolo di vitalità, dall'altro di marcescenza.

L'altra opera, Swamp Thing, è una serie in 10 episodi ispirato all'analogo personaggio della DC Comics, la casa editrice id Superman e Batman. Il personaggio è lontanissimo dai cliché dei supereroi perché è semplicemente un mostro della palude. E l'ambientazione porta subito a stabilire un contatto con il Cavaliere Verde: nella palude non c'è la vitalità della natura e la marcescenza della vegetazione e degli animali morti? Il simbolismo del colore verde in questa serie TV è molto presente tanto da assurgere a vera e propria entità vitale con il nome di Verde, una sorta di energia derivante dalla natura vegetale. In questa opera come nel fumetto ci sono considerazioni sulla difesa della natura, ma inseriti in una sorta di visione mistica di una natura divisa in una forza del bene e in una del male in equilibrio, i cicli vitali di nascita e morte in perenne equilibrio disturbati dall'inquinamento. La presenza di elementi in qualche modo di riflessione nei fumetti non deve stupire perché attingono dalla letteratura fantastica del passato e più in generale dal tutta cultura e in aggiunta alcune opere sono indirizzate ad un pubblico più adulto. Consideriamo che i cavalieri dei racconti medievali erano una sorta di supereroi per i lettori e ascoltatori del passato. In genere i racconti fantastici si prestano bene alla trasmissioni di simbolismo e miti. Un altro accostamento fra il Cavaliere Verde e Swamp Thing è che i due personaggi in ambedue casi sono mostri vegetali. Nel primo è chiaro riferimento alla leggenda dell'Uomo Verde, rappresentante la forza della natura e simbolo di fertilità. Ma Swamp Thing non ricorda l'Uomo Verde della tradizione?

Dopo queste breve note, che forse meriterebbero un ulteriore approfondimento, non posso che invitarvi alla visione delle due opere, aggiungendo che la serie di Swamp Thing richiama le atmosfere dense di mistero degli X-Files e non potrà che piacere agli appassionati del genere.


sabato 29 ottobre 2022

Il lato oscuro del sapere classico

tratto da "il Giornale" del  29 settembre 2022

Premonizioni, interpretazione dei sogni e fantasmi al servizio degli dei

di Barbara Castiglioni

Nel sesto secolo a.C., il re della Lidia, Creso, aveva inviato dei messaggeri a sette oracoli, perché facessero nello stesso giorno e ad ognuno di loro l'identica domanda: «Cosa sta facendo oggi il re della Lidia?». Neanche i messaggeri conoscevano la risposta. Cinque degli oracoli fallirono la prova; il sesto sbagliò di poco, e fu molto apprezzato. Solo Delfi diede la risposta giusta: il re della Lidia stava cucinando; per l'esattezza, stava facendo bollire un agnello e una tartaruga in una pentola di rame. Questo è solo uno dei moltissimi aneddoti raccontati ed esaminati in Parapsicologia nel mondo antico da Eric Dodds, regius professor ad Oxford, studioso di Euripide e Platone e già autore de I Greci e l'irrazionale, il quale nel 1971 decide di pubblicare un fascinoso saggio sui fenomeni paranormali nell'antichità (Parapsicologia nel mondo antico, Mimesis, pagg. 200, euro 12, traduzione di Elio lo Cascio).

Dodds, che si definiva un «razionalista incurabile», riteneva Edgar Allan Poe il «responsabile» dei suoi interessi parapsicologici e sapeva bene che l'uomo è un bruto a cui la sofistica ha solo insegnato a giustificare, di fronte a sé stesso, la propria brutalità, e affiancava allo studio delle tematiche paranormali anche un'esperienza diretta: come esperimenti di ipnotismo e telapatia e sedute con dei medium, tra cui i celebri fratelli Schneider di Monaco. Nel saggio, Dodds racconta il lato oscuro del mondo antico: come alcuni episodi di trance della discussa e temuta Pizia che, secondo Plutarco, una volta cominciò a parlare con la voce roca e a gettarsi da una parte e dall'altra come posseduta da uno spirito maligno, per poi precipitarsi fuori dal santuario urlando, e morire pochi giorni dopo.

Una sezione di speciale importanza è occupata, naturalmente, dai sogni, che Democrito spiegava come «effetto della penetrazione, attraverso i pori del sognatore, delle immagini emesse da ogni sorta di oggetti e specialmente dalle persone viventi». I sogni, dice Plutarco, sono «gli oracoli più antichi»: e non a caso gli onirocriti, cioè gli interpreti di sogni per professione, facevano parte dell'establishment egiziano ed erano ritenuti così importanti che il re assiro Esarhaddon, nel VII secolo a.C., ne fece rapire alcuni per deportarli in Assiria; un po' come i Russi che, ricorda Dodds, nel 1945 rapirono gli scienziati tedeschi. Gli onirocriti esistevano anche Grecia, sia nel mondo omerico che nel quinto secolo. E gli Ateniesi tentavano di «stornare» con la preghiera o il sacrificio un sogno, nel caso fosse negativo: Teofrasto, nei Caratteri, ricorda che l'Uomo Superstizioso, ogni volta che sogna, corre dagli onirocriti per chiedere a quale dio sacrificare.

Ai sogni si affiancano però vari altri fenomeni: come lo scrying o «cristallomanzia», come la definivano i libri bizantini di magia, che consiste nel «guardare a lungo qualcosa di traslucido o rilucente per vedere immagini allucinatorie in movimento dentro l'oggetto stesso». Un metodo simile è quello di utilizzare come specchio un recipiente pieno d'acqua: come un ragazzo che, racconta Varrone, pare fosse riuscito a prevedere e descrivere in un poema di 160 versi il corso della futura guerra Mitridatica guardando nell'acqua un'immagine - o un fantasma - di Mercurio. O come la levitazione, che nell'antichità era attribuita ai saggi indiani, a Giamblico e persino a Gesù, ma poteva avere anche dei risvolti molto rischiosi: l'eretico montanista Teodoto, ad esempio, cadde per terra e morì; Simon Mago, invece, se la cavò con una gamba rotta.



martedì 11 ottobre 2022

Il papà racconta, nuova edizione

di Redazione


Da pochi giorni è in commercio la nuova edizione de "Il papà racconta" di Vito Foschi, creatore di questo blog, con un testo rivisto ripulito da refusi, una nuova veste grafica e sfidando la jella con una nuova fiaba, la tredicesima. E' stata creata anche un'edizione rigida da poter usare per un gradito regalo. Per gli appassionati del fantastico sicuramente un testo di interesse e soprattutto un libro da leggere ai bimbi prima di metterli a letto. Vi invitiamo a leggerlo e a regalarlo a Natale. Vi anticipiamo i 13 titoli delle fiabe:

Il drago starnutente
Il topolino bianco
Lo scoiattolo pigro
Le cavallette salterine
I maiali e i cinghiali
La fata golosa
Il nano pasticcione
Il Folletto Burlone
L’Elfo miope
Il fabbro felice
I monelli e la strega del mare
Il principe capriccioso
Il mago della moneta

A voi il libro:

 

martedì 4 ottobre 2022

Il viaggio di Gilgamesh è una fuga impossibile (e senza ritorno) dalla morte immortale

tratto da "Il Giornale" del 14 Ottobre 2021

Il mitico re di Uruk è stato il prototipo di Ulisse. Ma è un eroe più tormentato

di Davide Brullo

Infine, siamo canne al vento. Questa è la verità. «La sorte ci stronca così, come canne... siamo proprio come le canne al vento... Siamo canne, e la sorte è il vento». Le parole che sigillano il romanzo di Grazia Deledda, Canne al vento (libro di cupa e biblica bellezza, che deve risalire la cruna del nostro canone), ricalcano quelle del sapiente sumero che qualche millennio fa ha cantato l'Epopea di Gilgamesh: «L'umanità è recisa come canne in un canneto. Sia il giovane nobile, come la giovane nobile sono preda della morte. (...) La morte malefica recide l'umanità». Questo è il nodo ultimo, inestricabile, della ricerca di «Colui che vide il Profondo... saggio in tutte le cose», Gilgamesh, prototipo di Ulisse, «un grand'uomo, straordinario giramondo» (così la versione di Emilio Villa, eresiarca in linguaggi), «l'eroe del lungo viaggio» che «vide molti paesi, conobbe molti uomini, soffrì molti dolori» (così Maria Grazia Ciani nella sua Odissea). La distanza tra i due eroi, tuttavia, è radicale: Ulisse conosce l'odore acre e inebriante della morte, è scaltro, distrugge metropoli e viaggia per fare ritorno a casa, arso dal desiderio di conoscere. Gilgamesh è un fondatore di città, tormentato da un solo, inquietante, tarlo: la morte. Perché si muore? E dunque: perché vivere se l'esito è il morire? Quando Enkidu, «progenie del silenzio... ricoperto di peli come il dio degli animali», unico amico di Gilgamesh, «l'alto, il magnifico, il terribile», muore, il sommo re è squassato. «L'angoscia è penetrata nel mio cuore! Ho paura della morte», ammette l'eroe, nel cuore dell'epos. Così Gilgamesh, l'eroe che sa aggiogare gli dèi e che rifiuta di sposare «Dama Ishtar», ingolosita dalla sua magnificenza, vaga per scoprire il segreto dell'immortalità, per vincere la morte, per dare a ogni atto un estro eterno. Le parole di Utnapishtim, l'uomo sopravvissuto al Diluvio - e che per questo è diventato immortale -, sono perentorie: l'uomo muore, questa è la sua dannazione, la benedizione.

Nel dicembre del 1916 un esagitato Rainer Maria Rilke scrive a Katharina Kippenberg - mecenate, audace, aiutava il marito, Anton, nella direzione della Insel Verlag -: «Gilgamesh è gigantesco!». Lo ispirava, quel poema babilonese, «l'epos della paura della morte»: l'aveva letto nella versione di Anton Ungnad, assirologo di stanza a Jena poi in Pennsylvania, del 1911. Vi trovava, è probabile, affinità agghiaccianti; nelle Neue Gedichte aveva scritto una poesia, Esperienza della morte, che attacca così: «Nulla sappiamo di questo svanire...». Tentava, di fronte a quella antichità senza fondo, la parola fondamentale, la rivelazione.

Proprio perché Gilgamesh è il poema della morte, narra l'amare, sfrenato. Enkidu, la creatura mostruosa, dei boschi, diventa civile quando è edotto all'amore da una prostituta: «Mentre i due insieme facevano l'amore,/ egli dimenticò la steppa in cui era nato». Dall'arte di amare nasce il desiderio della gloria, la necessità della lotta, l'agone per il sacro, l'agonia della mancanza. Gilgamesh ed Enkidu stringono un'alleanza dopo essersi sfidati: insieme sfidano le potenze supreme, irrompono nella Foresta dei Cedri, «la dimora segreta degli dèi», uccidono il guardiano, Humbaba, squarciano il Toro celeste, «e mentre percorrevano le strade di Uruk la gente si radunava per ammirarli». Ma il canto di gloria si svolge in nube di lacrime. L'eroe sovrano, «il migliore degli uomini», è piagato dal pianto, «piangeva amaramente vagando per la steppa», perché l'amico è morto, perché esiste la morte e la morte riduce la gloria a un refolo, inaridisce il potere in sfoggio inutile.

Comunque la raccontiamo, Gilgamesh (Adelphi, pagg. 310, euro 24) è il testo essenziale, il racconto dei racconti, che ci incunea nelle domande prime, ineluttabili, inesauribili: cos'è la morte, e dunque, cos'è la vita? Il poema rimane immenso, indomato, perché incenerisce l'etica - per quello basta il libro biblico dei Proverbi, per altro affascinante - in favore della lirica: le immagini sono plastiche, possenti, animali («Perfino gli dèi ebbero paura del Diluvio,/ si ritirarono e ascesero al cielo di Anu,/ accucciandosi come cani rannicchiati all'aperto./ Le dee gridavano come una donna durante il parto»). Alcune lasse poetiche - la ricorrenza dei sogni, che orientano i destini; il funerale di Enkidu («Ti piangano il cipresso e il cedro... ti piangano l'orso, la iena, la pantera, il ghepardo, il cervo e lo sciacallo»); il confronto dell'eroe con «l'uomo-scorpione» - ci cristallizzano nello stupore.

Adelphi aveva già in catalogo una versione dell'Epopea di Gilgame: quella, resa in prosa, nel 1960, da Nancy Sandars. Traduzione da traduzione di una riduzione non indimenticabile. Con questo volume poco cambia: Adelphi traduce la traduzione curata da Andrew George nel 1999. La resa è più efficace, anche per il puro curioso, eppure il lavoro di Giovanni Pettinato, grande assirologo, pubblicato nel 1992 da Rusconi e nel 2004 da Mondadori, resta più efficace, più rude, rovinosamente bello.

A differenza di Ulisse, Gilgamesh non ha una donna a cui tornare, né una patria autentica. Certo che il suo destino è morire, al termine del viaggio mostra a Urshanabi «il barcaiolo» le mura imponenti di «Uruk-l'Ovile». «Per chi faticarono le mie braccia, per chi si prosciugò il sangue del mio cuore?», domanda l'eroe, ammirando la sua città. Il cielo leviga l'interrogativo, lo inghiotte. Forse Gilgamesh ha una rivelazione, miliare, micidiale. Se tutto muore, tutto è indimenticabile. Proprio perché tutto muore, tutto è immortale.


giovedì 15 settembre 2022

LA RELIGIONE DELL’ANTICA ROMA

tratto da "L'Opinione" del 3-02-2022

di Antonio Saccà

Dalla monarchia all’imperatore divinizzato

Ecco la nostra civiltà, la nostra antichità eterna, dalla Monarchia all’Impero, quasi un millennio, e per sempre. Roma, la Gerusalemme pagana, Roma, con Atene, la sommità a cui noi europei siamo pervenuti. Roma che ci guarda e la guardiamo, Imperatori, templi, strade, rovine monumentali, terme, colonne, ovunque Roma, quella dei millenni che furono e che sono. Abitare a Roma è vivere con i romani, dove fu ucciso Cesare, dove fu sepolti Augusto, e Traiano, e Antonino, e Caracalla. E Marco Aurelio, il Campidoglio, il Pantheon, la casa di Mecenate. Le origini di Roma sono mitiche al pari di quasi tutte le origini delle Città e delle Civiltà. Anche se non direttamente, Roma proverrebbe dai fuggitivi di Troia che, devastata dai Greci, tuttavia non fu annientata, riuscì a scampare uno degli eroi troiani, Enea, figlio di Priamo e della dea Venere. Enea, con pochi altri, salva il padre ed il figlio, Ascanio (Iulio), e si allontana dalla Patria, ramingo nel Mediterraneo, con vicende in qualche modo simili ad Ulisse. Vi è un destino per Enea, un compito sacro, ineluttabile, fondare una nuova Città, una nuova Civiltà. A tale scopo, Enea sacrifica Didone, Regina dei Cartaginesi, che gli offriva, insieme, amore e Regno. Enea non può accettare, il suo obbligo, disposto da forze supreme, è fondare la nuova Città, la nuova Civiltà. Enea parte, Didone si uccide. L’ amore infelice tra Didone ed Enea costituisce uno tra gli amori leggendari dell’antichità. Enea si volge all’ Italia, approda alle coste, si spinge nel Lazio, sposa la figlia del re Latino, Lavinia, vince i potenti locali, principalmente Turno, erge la città di Lavinio, che lascia al figlio, dal quale proverrà la Gens Iulia che conterrebbe anche Giulio Cesare, Ottaviano, Tiberio.

Enea reca, sempre nella Leggenda, gli Dei patrii. Ed è un particolare da considerare. Bisogna smentire radicalmente l’idea che “i pagani” fossero atei o miscredenti. Credevano in altri Dei, intensamente e con perenni forme ritualistiche, sacre, e vincolate alla interpretazione di “segnali” che venivano dagli Dei o da potenze occulte. Per gli antichi, ma la situazione non è cambia, ancora oggi, se, ad esempio, cadeva un fulmine, scoppiava un temporale, ciò non avveniva a caso, era un “segnale”, indicava qualcosa da fare o da non fare. Tutto, ripeto,doveva essere interpretato, tutto aveva un significato, era un’ indicazione. Gli antichi, mi riferisco soprattutto ai greci ed ai romani vivevano sotto l’ incubo di ottenere il favore degli Dei o di non esserne approvati. Quindi, riti, sacrifici, e soprattutto la ricerca delle cause che avevano (avrebbero) cagionato l’ ira di qualche Dio e il modo per riappacificarsi. La vita dei greci e dei romani, in genere degli antichi, era un continuo interpretare perché accadeva un evento, se celava segni favorevoli o sfavorevoli, nel timore di offendere un Dio, nella paura della vendetta degli Dei, nella volontà di riappacificazione. Tutto questo metteva l’ esistenza dei “pagani” sotto il segno della religione in modo pressante.

Antica Roma, la monarchia

Roma nasce con una leggenda. Esistevano popolazioni italiche dal I millennio, ma, nella leggenda, fu nel 753 a. C. che viene fondata dai gemelli Romolo e Remo, figli di Marte e di Silvia. Avversati, Romolo e Remo, dallo zio Amulio, vengono salvati in una cesta posta sul Tevere, raccolti e cresciuti dal pastore Faustolo, nutriti da una lupa; adulti riconquistano Albalonga per l’ avo Numitore, e si combattono tra loro perché Remo passa i confini della nuova Città, il che è atto sacrilego. Romolo uccide Remo, e regna per primo, il primo Re di Roma. La leggenda è tutta immersa nella religione superstiziosa e sacrale, nelle caratterizzazioni del mito: un parente avverso, il salvataggio prodigioso, la nascita da fonte divina, la disgrazia, la vittoria. Nel caso di Giove, di Edipo, di Mosè, di Gesù abbiamo circostanze simili. Nella leggenda di Romolo e Remo vi è il particolare nutrimento da una lupa. Di sicuro perché la vicinanza tra uomini e animali era assoluta, ma inoltre come segno che i gemelli sono nutriti con latte di lupa, saranno dei “lupi”. Importantissimo nella leggenda, il valore del confine. Secondo talune fonti, la lupa non è l’animale, è il soprannome di chi allevò i gemelli, e l’ uccisione di Remo fu dovuta alla disputa su chi avesse il diritto di fondare la Città.