venerdì 6 maggio 2022

Capodanno l'abbiamo inventato noi

tratto da "Il Giornale" del 29 Dicembre 2020

Il calendario più grandioso mai realizzato è nella contea inglese dello Wiltshire, in una località ormai nota come Stonehenge

di Angelo Allegri


Il calendario più grandioso mai realizzato è nella contea inglese dello Wiltshire, in una località ormai nota come Stonehenge. Nel giorno del solstizio d'estate, dal centro del monumentale recinto di megaliti costruito più di 3mila anni fa, il sole sorge all'orizzonte esattamente al vertice superiore di un enorme pietra che tutti chiamano Heel Stone. Secondo molti studiosi tutto il complesso monumentale sarebbe stato costruito proprio con questo scopo: segnare con dati precisi e riscontrabili il susseguirsi delle stagioni; dare una scansione oggettiva al fluire dei giorni, in modo da celebrare con degna periodicità i riti religiosi.

L'impresa non è facile come sembra. Il giorno, col suo alternarsi di luce e buio, è incardinato (almeno alle nostre latitudini) nei ritmi biologici degli esseri viventi. Le cose sono meno evidenti se si guarda a periodi di tempo più lunghi, come l'anno. Nonostante le difficoltà l'uomo cerca da millenni di dare ordine al tempo e il risultato di questo tentativo è un'invenzione, che spesso non viene nemmeno riconosciuta come tale: il calendario. Quelli noti ancora oggi, dalla complessa suddivisione delle stagioni utilizzata dai Maya, fino alla scansione temporale scelta dai buddisti, sono almeno una quarantina. Uno solo, però, ha assunto valenza universale. È il calendario gregoriano, che ha anche una particolarità: la sua storia si è svolta praticamente tutta all'interno dei confini italiani.

RE DI ROMA

Per seguire i diversi capitoli della vicenda bisogna risalire addirittura a Numa Pompilio o secondo alcuni storici a Tarquinio il Superbo. Chiunque sia, uno dei re di Roma introduce il cosiddetto Calendario romano repubblicano. Come tutte le più antiche scansioni del tempo è lunare, è basato cioè sulle fasi della luna, il fenomeno astronomico più facilmente percepibile anche senza particolari strumenti di osservazione. L'intervallo tra due ritorni del nostro satellite nella stessa posizione rispetto alla terra è più o meno di 29 giorni e l'insieme di 12 lunazioni, che costituiscono un anno, è dunque di circa 354. L'andamento delle stagioni è legato però all'anno solare, che è il periodo di rivoluzione della terra intorno al sole. E l'anno solare di giorni ne ha 365,24. Ce ne sono 11 di differenza, e la conseguenza è che le date stabilite con l'aiuto della luna slittano di quasi due settimane all'anno rispetto ai fenomeni atmosferici: una festa inizialmente prevista in gennaio con il trascorrere dei decenni o dei secoli si sposta in estate o in autunno. È lo stesso problema che hanno ancora oggi i musulmani, che utilizzano un calendario lunare: il Ramadan cambia via via posizione nell'anno (vedi anche l'altro articolo in pagina). Numa Pompilio (o Tarquinio il Superbo) per ovviare all'inconveniente stabilisce che ogni due anni ci sia un mese in più, di 27 o 28 giorni, Mercedonius, che inizia il 23 febbraio, cancellando i giorni dal 23 al 28. I conti però non tornano lo stesso.

Per questo, quando Giulio Cesare assume il potere (compreso quello di Pontifex maximus, responsabile dei riti religiosi) va a discuterne in Egitto con i massimi sapienti dell'epoca, tutti concentrati ad Alessandria, la Silicon Valley del periodo ellenistico. Alla fine a convincerlo è un matematico e astronomo, Sosigene. Cesare torna a Roma è da lì decide di cambiare tutto e adottare un calendario basato sul movimento della terra intorno al sole: 365 giorni e un anno bisestile ogni quattro, quando si ripete per due volte il 23 febbraio (un tempo ultimo giorno del calendario repubblicano). Si parte il primo gennaio del 46 avanti Cristo. Per riallineare il calendario con le stagioni, l'anno 45 viene allungato di tre mesi, che si aggiungono ai 355 giorni già in programma: con un totale di 445 sarà l'anno più lungo della storia.

ARRIVA LA RIFORMA

La creatura di Giulio Cesare è un grande successo. Il calendario giuliano, come verrà chiamato, è destinato a durare per 1600 anni. Però è tutt'altro che perfetto. Col suo anno bisestile ogni quattro, dura in media 365,25 giorni. L'anno solare è appena più corto: 365,24. Per la precisione è più breve di 11 minuti e 14 secondi. Sembrano pochi ma quando ci sono di mezzo i secoli sono più che sufficienti per creare problemi: il ritardo è di un giorno ogni 130 anni. Così alla metà del XVI secolo il Concilio di Trento ha tra i tanti temi da discutere anche quello della Pasqua. Un altro concilio, quello di Nicea del 325, ha stabilito che cada la domenica successiva alla prima luna piena dopo l'equinozio di primavera. Ma la sfasatura dei due calendari (solare e giuliano) ha fatto sì che l'equinozio sia sempre più lontano e ai padri della Chiesa la cosa risulta insopportabile. Papa Gregorio XII, al secolo Ugo Boncompagni, salito al soglio pontificio nel 1572, riceve il mandato di risolvere l'inconveniente.

A occuparsi della questione è una commissione in cui gioca un ruolo di primo piano Ignazio Danti, frate domenicano, nonché astronomo e matematico. A Danti piacciono le idee di un altro astronomo, Luigi Lilio, calabrese di Cirò, studi a Napoli e poi a Perugia. E alla fine è Lilio a spuntarla. Entra in vigore un nuovo calendario che prenderà il nome del papa, gregoriano, appunto. A dir la verità non si discosta poi molto da quello di Giulio Cesare, ma c'è una regola per evitare sfasature: gli anni divisibili per quattro sono bisestili, salvo gli anni centenari non divisibili per 400 (per esempio il 1700 e il 1900 no, il 1600 e il 2000 sì). In più l'inizio dell'anno nuovo viene definitivamente fissato al primo gennaio, e il giorno supplementare dei bisestili il 28 febbraio.

Per riportare in sincrono il calendario ufficiale e quello astronomico si prende una decisione radicale: si aboliscono con un tratto di penna 10 giorni. Il sole tramonta la sera del 4 ottobre 1582, l'alba del mattino dopo è quella del 15.

L'EUROPA SI ADEGUA

Il riallineamento è un problema che si riproporrà per tutti i Paesi che decideranno di adottare il nuovo calendario. Non sarà un processo immediato e, anzi, ci vorranno secoli. A decidere la nuova misura del tempo è un Papa e quindi tutti i Regni cattolici seguono immediatamente le indicazioni che arrivano da Roma. Per l'identico motivo i Paesi protestanti le rifiutano. In un primo momento la regina Elisabetta I d'Inghilterra sembra la più disponibile (tra i regnanti non cattolici) ad accettare, per semplici motivi pratici, la riforma. Ma i vescovi anglicani la considerano un espediente per favorire il ritorno del diabolico papismo nelle isole britanniche e fino al 1752 il Regno d'Inghilterra conserverà gli antichi metodi di misurazione del tempo. Per decenni in Irlanda la Pasqua diventa motivo di scontri sanguinosi tra comunità religiose: i ribelli cattolici la festeggiano in base alle regole di Gregorio XIII, gli occupanti inglesi pretendono il rispetto del «Vecchio stile», come viene definito.

Il primo Stato protestante ad adeguarsi alle regole di Gregorio è il ducato di Prussia, che fino al 1657 rimane un feudo della cattolica Polonia. Poi, spinti in buona misura da motivi commerciali, seguono, negli anni tra il 1699 e il 1701, Danimarca, Olanda e Germania e via via anche gli altri Paesi del Nord.

Le resistenze più forti arrivano, però, dall'Europa orientale e in particolare dalla Chiesa Ortodossa. In Russia devono salire al potere i comunisti per vincere le opposizioni alla nuova (ormai neppure più tanto) suddivisione del tempo. Il 24 gennaio del 1918 il Consiglio dei Commissari del popolo decide con un decreto che il 31 gennaio sarà seguito dal 14 febbraio e di applicare da quel momento in poi le regole dettate da Roma. La stessa Rivoluzione d'ottobre, a poche settimane dagli eventi, viene «trasferita» dalla riforma al 7 novembre. L'ultimo Paese europeo a capitolare è, però, la Grecia: nel febbraio del 1923 il governo militare al potere dopo la guerra persa contro la Turchia decide di abolire le ultime due settimane del mese e di adeguarsi al resto del continente.

sabato 30 aprile 2022

E il monaco sbagliò i calcoli sul Natale

tratto da "Il Giornale" del 29 Dicembre 2020

di Redazione

Tra tanti meriti e scoperte anche qualche errore. Dionigi il piccolo (ci teneva a essere chiamato così per distinguersi modestamente da grandi santi come Dionigi l'Aeropagita) era un monaco vissuto a Roma intorno al VI secolo dopo Cristo. Esperto di matematica e di Sacre Scritture ricevette dal Papa l'incarico di studiare un metodo per fissare la data della Pasqua. Durante i suoi studi iniziò a pensare che i calendari di allora dovevano essere riformati perché trascuravano l'evento centrale della vita della Chiesa: la nascita di Gesù. Le datazioni in voga prendevano il via dalla creazione del mondo secondo quanto ricostruibile dall'Antico Testamento, dalla fondazione di Roma, o, secondo tradizione, dall'inizio dell'impero di Diocleziano.

Partendo da un versetto del Vangelo di Luca in cui si dice che Giovanni Battista iniziò la sua predicazione «l'anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare» e che Gesù fu battezzato da Giovanni quando aveva circa 30 anni, fissò la sua nascita nell'anno 754 dalla fondazione di Roma, corrispondente al primo anno dell'era cristiana.

Non tutto filava liscio nel ragionamento. Un primo problema era che, come tutti gli uomini del suo tempo Dionigi non conosceva lo zero (che verrà introdotto più tardi dai matematici arabi). La sua datazione passa dunque dal 31 dicembre dell'anno 1 avanti Cristo, al primo gennaio dell'anno 1 dopo Cristo. Un'altra questione rilevante è, invece, storica. Gli studiosi moderni fissano con una certa sicurezza la morte di Erode il Grande (è lui a ordinare la strage degli innocenti per uccidere Gesù in culla) al 4 avanti Cristo. Partendo da questo dato ipotizzano che la nascita del Salvatore risalga dunque al 5 avanti Cristo o al 4 stesso. Comunque sia, la proposta di Dionigi finì per essere imposta da Carlo Magno in tutto il suo impero. E da lì è arrivata fino a oggi.

sabato 23 aprile 2022

Otto Rahn, un nazista alla ricerca del Sacro Graal

Tratto da "Il Giornale" del 28 luglio 2021:

di Emanuel Pietrobon

Dal novero delle figure che hanno plasmato maggiormente quell’epoca orrorifica e intrisa di misticismo che fu il nazismo, spesso e volentieri, viene escluso ingiustamente l’archeologo del mistero Otto Rahn.

Enigmatico, riservato e con un debole per le grandi leggende dell’Europa, dal mitico Sacro Graal ai segreti cabalistici dei perduti Catari, Rahn è passato alla storia come colui che, più di ogni altro, avrebbe cercato di cavalcare e capitalizzare la ventata di misticità che aveva pervaso la Germania nazista a partire dall’istituzione dell’Ahnenerbe.

Le origini

Otto Wilhelm Rahn nasce a Michelstadt (Germania) il 18 febbbraio 1904. Appassionato di folclore, miti fondativi e leggende medievali sin dalla tenera età, Rahn trascorre infanzia e adolescenza sui libri. Non libri qualsiasi, ma letture complesse, di un certo peso, utili a stuzzicare anche le menti più secche dal punto di vista dell’immaginazione e della fantasia. Libri incentrati sul Sacro Graal e sulle avventure di Parzival, nonché gli interi cicli di re Artù e dei Nibelunghi.

Terminato il ciclo di istruzione secondaria, nei primi anni Venti si iscrive all’univerità di Giessen per studiare storia. Qui avrebbe fatto la conoscenza del professore Baron van Gall, che lo avrebbe introdotto allo studio dei defunti albigesi, altresì noti come catari, e delle leggende esoteriche ruotanti attorno ad essi.

Non poté completare gli studi a causa dell’assenza di mezzi: privo del denaro necessario a coprire le spese universitarie, fu costretto a interrompere la frequenza ai corsi. La permanenza universitaria, ad ogni modo, gli sarebbe stata estremamente utile, perché poté dare una tinta accademica alla propria formazione da autodidatta.

La ricerca del Graal

Nella seconda metà degli anni Venti, chiuso il capitolo universitario, Rahn comincia a viaggiare in lungo e in largo per l’Europa utilizzando quei pochi soldi che ha a disposizione. Si era posto un obiettivo: fare luce sulla fine dei catari, la cui storia lo aveva stregato completamente. Era convinto, invero, che loro fossero stati gli ultimi custodi del Sacro Graal e che nei luoghi delle loro predicazioni andasse ricercata la leggendaria coppa.

Forte della fama acquisita, grazie alla sua conoscenza e al suo avventurismo, a cavallo tra la fine del Ventennio e i primordi degli anni Trenta avrebbe fatto ingresso nei circoli occultistici di Francia e Germania. Una svolta che gli avrebbe consentito di viaggiare più frequentemente e di mettere piede in luoghi prima inaccessibili, come il castello di Montségur – l’ultimo grande campo di battaglia della crociata albigese – e la chiesa di Rennes-le-Château – al centro dell’attenzione delle sette esoteriche sin dalla sua costruzione.

La sua passione lo avrebbe condotto lontano. Nel 1933, all’indomani della pubblicazione di un voluminoso resoconto dei suoi viaggi (Crociata contro il Graal), viene contattato dal numero due del neonato cancellierato nazista: Heinrich Himmler. Di lì a poco, cioè nel 1935, il faccendiere di Hitler avrebbe costituito un’agenzia specializzata in ricerca sull’occulto – la potente Ahnenerbe – e Rahn era stato avvicinato nell’ambito di tale progetto in divenire.

Gli agenti dell’Ahnenerbe avevano un solo compito: credere nell’impossibile. Un compito che, sotto la supervisione di Himmler, li avrebbe portati da un capo all’altro del pianeta alla ricerca di oggetti sacri, resti di civiltà perdute e portali verso altre dimensioni, dagli altipiani del Perù alle terre remote del Tibet. Un compito che Rahn avrebbe accettato con piacere, intravedendo l’opportunità della vita: trovare il Sacro Graal.

Himmler credeva nelle teorie di Rahn, anche perché realmente convinto dell’esistenza di reliquie in grado di conferire poteri preternaturali al possessore – cioè al Führer, che pochi anni più tardi, alla ricerca dell’invincibilità, si sarebbe appropriato della Lancia sacra –, e lo avrebbe spedito in una pluralità di posti da perscrutare a fondo: dai Pirenei all’Islanda – quest’ultima esplorata nell’ambito di una ricerca su Odino e Thor.

La morte

Rahn non avrebbe trovato né portali d’accesso al leggendario regno di Agarthi né il Santo Graal, ma avrebbe condensato in un libro (La corte di Lucifero) il tempo trascorso a visitare i meandri più orfici del Vecchio Continente per conto di Himmler. Il fallimento delle sue missioni, sulle quali l’Ahnenerbe aveva investito grandi risorse e riposto aspettative persino maggiori, avrebbe gettato le basi per la rottura tra Rahn e Himmler.

Nel 1939, dopo essere stato obbligato a servire presso il campo di concentramento di Dachau, Rahn rassegna le dimissioni. Diventa un uomo libero, anche se nuovamente in miseria e intrappolato in uno stato depressivo provocato dalle accuse di omosessualità e ascendenze giudaiche messe in circolazione dagli ex colleghi e dalla stampa.

Viene ritrovato senza vita nella giornata dell’11 aprile di quello stesso anno, morto assiderato tra le montagne che sovrastano Söll, un piccolo comune austriaco. Suicida per alcuni – perché emotivamente fragile e preda dell’alcolismo –, o “suicidato” per altri – assassinato dalla Gestapo su ordine di Himmler –, Rahn avrebbe portato con sé una caterva di misteri: dai tunnel scoperti sotto il castello di Montségur ai rituali perduti dei templari e dei sacerdoti catari, passando per la localizzazione del Santo Graal.

Non si saprà mai se la sua morte fu il frutto di una cospirazione omicida ordita dai vertici dell’Ahnenerbe o se il risultato inevitabile di una grave condizione depressiva non curata, ma ai seguaci di Rahn piace credere in una terza ipotesi: che l’aspirante templare abbia compiuto un’endura, il suicidio rituale con cui i druidi del catarismo, stanchi della dimensione mondana e di quell’involucro imprigionante che è il corpo, si toglievano la vita per ricongiungersi all’Altissimo.

giovedì 14 aprile 2022

Giorgio Galli, politica ed esoterismo dentro il Cremlino

tratto da "Il Giornale" del 5 maggio 2008

di Redazione

Mosca, agosto 1991. Un «comitato d'emergenza» cerca di rovesciare Mikhail Gorbaciov. I carri armati sferragliano per le strade, il mondo trattiene il fiato, finché interviene Eltsin che, con un magistrale coup de theatre, sventa il golpe, liquidando contemporaneamente Gorbaciov. Fu vera gloria? No, in realtà si trattò di una colossale truffa politico-mediatica, un falso golpe organizzato dallo stesso Eltsin per sbriciolare il Partito comunista e, con la scusa delle riforme liberal-democratiche, lanciare verso il Cremlino una nuova leva di autocrati, tutti legati a filo doppio al Kgb e al neo-capitalismo rampante. Tra costoro c'era anche un giovanotto di buone speranze e metodi piuttosto disinvolti. Di nome Vladimir Putin...

Nel libro La Russia da Fatima al riarmo atomico. Politica ed esoterismo all'ombra del Cremlino (Hobby&Work, pagg. 236, euro 16), Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche presso l'Università degli Studi di Milano, notissimo studioso milanese nonché fresco ottuagenario, a strettissimo giro di posta dalle elezioni d'inizio marzo 2008 in Russia propone un'analisi particolarmente originale - come di consueto per questo intellettuale «eretico» - della realtà sovietica e post-sovietica. E lo fa seguendo due direttrici ben precise: la politica vera che si snoda tra falsi golpe e la proposta argomentata e per questo ancor più suggestiva e spiazzante di un'attenzione privilegiata del Vaticano per le guglie del Cremlino, passando attraverso le indicazioni e la regia di Suor Lucia, l'ultima testimone dei fatti prodigiosi di Fatima.
Di contorno, l'irresistibile ascesa degli uomini del Kgb-Fsb, nuovi araldi di un capitalismo poliziesco, la scalata dell'«uomo della Provvidenza», la questione energetica, la Chiesa Ortodossa e quella Romana, l'attuale Pontefice e Giovanni Paolo II, l'attuale Segretario di Stato Bertone, la non-Europa, le spie, il polonio.
Giorgio Galli, con impegno e la consueta dose di anticonformismo, offre un'indicazione di nuovi filoni di ricerca e interpretazione, andando a scavare negli ambiti oscuri della storia e della politica. Grazie a lui, si apre un'altra pagina interpretativa approfondita, anche inaspettata, del Novecento.
Pregi, difetti, passato, presente e futuro dell'era di Putin: sono questi i temi che caratterizzano il volume. Ma Galli non si accontenta di un'analisi dello stato delle cose; scava più in profondità, indagando anche sui rapporti occulti tra Vaticano e mondo slavo, sbirciando tra i segnali che preconizzavano il destino dell'orso russo nel XXI secolo.

sabato 9 aprile 2022

Il paradiso terrestre? Compie 5781 anni

tratto da "Il Giornale" del 9 Dicembre 2020

di Redazione

Le cronologie ebraiche e cinesi. In Iran Capodanno come ai tempi di Zoroastro

Per l'Onu e le altre organizzazioni internazionali, per il commercio e gli affari, il calendario è uno solo: quello voluto da Papa Gregorio dopo il Concilio di Trento. Ma almeno un'altra decina di metodi di suddivisione del tempo continuano a giocare un ruolo importante in questa o in quella area geografica (senza contare costruzioni come il calendario Maya, ormai passate ai libri di storia).

Uno dei più importanti, per le conseguenze anche pratiche che ha sulla vita di centinaia di milioni di persone, è il calendario islamico, detto anche Hijri: è basato sulle fasi lunari, ha una lunghezza di 354 o 355 giorni e parte da venerdì 16 luglio 622, giorno dell'Egira, il trasferimento di Maometto e dei suoi seguaci dalla Mecca a Medina (attualmente per gli islamici siamo nell'anno 1442, iniziato il 20 agosto scorso) e la creazione della prima comunità di fedeli.

Il calendario definisce il succedersi delle feste e dei rituali islamici. A partire naturalmente dal mese del Ramadan, il periodo di digiuno rituale (che viene anticipato ogni anno di circa 11 giorni rispetto al calendario solare). Da notare che anche nei Paesi islamici stipendi, affitti e altre scadenze civili vengono regolate secondo la scansione temporale in uso in Occidente. Iran e Afghanistan adottano, invece, a scopi civili, un calendario solare che inizia all'equinozio di primavera (Nowruz) e che affonda le sue radici nell'Iran preislamico e nella tradizione del culto zoroastriano. In Iran è una festa (non religiosa) del tutto paragonabile al capodanno occidentale

Inizia invece dalla creazione del mondo il calendario ebraico: i calcoli rabbinici la fissano esattamente a 5781 anni fa.

Il calendario è, come si dice, lunisolare: è basato cioè sulla lunghezza della fasi lunari. Aggiungendo, però, di tanto in tanto un mese (i tecnici parlano di intercalazione), secondo un ciclo stabilito di 19 anni, riesce a mantenersi più o meno in linea con quello solare. Più o meno, però, perché rimane 6 minuti e 40 secondi più lungo e dunque perde un giorno ogni 216 anni.

Lunisolare è anche il calendario cinese, già in uso ai tempi di Marco Polo e utilizzato fino alla caduta del governo imperiale nel 1912. Anche in questo caso la vita civile è governata dal calendario gregoriano, ma la tradizionale suddivisione del tempo definisce le date delle festività come il Capodanno o la Festa delle lanterne, importanti e celebrate non solo dai cinesi della madrepatria ma anche da quelli della diaspora. In più a ogni anno, secondo un ciclo di 12 anni, è associato un animale, a cui la tradizionale superstizione attribuisce significati di buono o cattivo augurio. Lo stesso accade per le date all'interno dell'anno a cui vengono attribuiti auspici di segno diverso.

La suddivisione del tempo è particolare anche nel senso che è tra le poche a non prevedere un conteggio infinito di anni, ma è basata su cicli di 60 anni che ai tempi dell'impero venivano fatti iniziare dall'ascesa al trono di un nuovo sovrano o dalla dichiarazione dell'imperatore che proclamava l'inizio di una nuova era. La prima, storicamente confermata, è quella della dinastia Jianyuan, nel 140 avanti Cristo.

mercoledì 6 aprile 2022

Iniziazione di Gesù in De Castro

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/sulliniziazione-di-gesu-e-giovanni/

Un breve passo sull’iniziazione di Gesù e Giovanni preso dal Mondo Secreto

Le storie, le leggende, i miti sull’iniziazione di Gesù ed i Misteri attorno alla sua vita mi hanno sempre affascinato, sin da quando, bambino, assistevo ad esempio alle celebrazioni del Venerdì Santo. Quei riti e quelle storie colpivano la mia immaginazione e allo stesso tempo ero affasciato dalla devozione che vedevo e percepivo nelle persone. Negli anni la curiosità e il desiderio di comprendere non sono svaniti, anzi, sono sempre alla ricerca di nuovi strumenti per esplorare mondi poco noti ed acquisire nuovi punti di vista.

Questa mattina mentre riordinavo un po’ di “vecchie carte” ho trovato una cartella intitolata Iniziazione di Gesù. Molti appunti sparsi, fotocopie e la bozza del secondo volume di Giovanni De Castro il Mondo Secreto. Questo ritrovamento ha risvegliato la mia coscienza ricordandomi che devo finire di approntare i nove volumi di De Castro. Tra i fogli sparsi ho trovato questa citazione presa dal volume appena citato.

“Giunta la sera stabilita i notturni segnali apparvero sulla montagna. Gesù e Giovanni si affrettarono a recarsi al luogo del convegno; nel quale trovarono un mandatario dell’Ordine vestito di bianco. Furono da costui guidati a subirele loro prove; senza le quali non avrebbero potuto entrare nel luogo ove erano radunati i membri dell’ordine; compiute le quali furono condotti nel seno dell’assemblea, ove i fratelli stavano seduti in semicerchio divisi secondo i quattro gradi della sapienza. Alla presenza di quei sapienti, le cui candide vesti porgevano testimonianza dell’innocenza del loro animo e della loro vita, i due giovinetti, con la mano destra appoggiata sul petto e la sinistra stesa lungo il fianco, pronunciarono con purissimo affetto i loro voti, e promisero di rinunciare ai tesori terrestri, alla gloria e alla potenza di quaggiù; e giurarono, dando e ricevendo un bacio fraterno, obbedienza e segretezza. Dopo di che furono (così volevano gli statuti dell’ordine) condotti in una remota caverna, ove restarono tre giorni e tre notti a meditare sulla nuova vita a cui erano chiamati; e la terza sera furono ricondotti nell’assemblea per essere interrogati, ed indi per pregare in comune; e ricevuto di bel nuovo fraterno bacio, furono vestiti di bianco, meritando quel simbolo con la schiettezza e purezza del cuore; e si diede loro un piccolo alveare, emblema dell’operosità della setta. Intonato il canto di lode e sedutisi da soli, come impongono le regole dell’ordine, e non in comune, al banchetto d’amore e di carità, furono congedati, affinché rimanessero in completa solitudine dodici lune, nella custodia dell’antico, per rendersi degni delle novelle iniziazioni.     

 Passato l’anno, l’ordine li riebbe più ferventi che mai, e più deliberati alla missione che avevano assunta. Nella meditazione e nel digiuno il loro spirito grandeggiò, e gli inattesi incrementi svelarono la natura e la potenza divina. Però i successivi gradi si dischiusero ad essi come a figli amatissimi; e compiute le obbligatorie e rituali prove ebbero nell’ordine seggio degno della loro sapienza e delle loro virtù”.

Se questo articolo ti piace, se ami i Simboli e l’Esoterismo, puoi seguirmi su Patreon, abbonandoti a Lexicon Symbolorum riceverai articoli esclusivi riservati agli abbonati. Per scegliere l’abbonamento che preferisci puoi cliccare sull’immagine qui sotto.

Commentare questo breve passo sull’iniziazione di Gesù, o anche solo commentare le parole che ho riportato in grassetto richiederebbe svariate pagine, quindi mi limiterò ad una sintetica chiosa.

È mia intenzione, leggere questo passo come una “favola”, ma in questa “favola” ci sono degli elementi che sono o dovrebbero essere caratteristici di molte scuole iniziatiche passate e presenti. Il mio interesse non è la veridicità storica del passo riportato, ma l’universalità del messaggio del mito. Mi limiterò a sottolineare un paio di punti in comune con le scuole iniziatiche. Tipico delle scuole iniziatiche è il giuramento obbedienza e segretezza, non deve stupire che lo si ritrovi nella iniziazione degli Esseni e che anche l’iniziazione di Gesù lo preveda. L’essere vestiti di bianco da un lato rimanda al candidato e dall’altro alla purezza che la maggior parte delle scuole iniziatiche hanno come divisa, è quasi superfluo ricordare che questo è il colore del grembiulino che cinge i fianchi degli Apprendisti Accettati nella Libera Muratoria e dei Sovrani Grandi Ispettori Generali insigniti del trentatreesimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato. La metafora o simbolo dell’alveare è presente nella tradizione ermetica, e ad esso ed alle api fanno riferimento numerosi autori di scuola Rosa+Croce, come la famosa rosa alveare che su trova nel testo Summum Bonun di R. Fludd ed il motto Dat Rosa Mel Apibus. Il periodo di solitudine di dodici lune, simile alla lunghezza di un anno ha molteplici richiami con le scuole iniziatiche. Palesi sono anche i richiami ad esempio al pitagorismo. In ultimo, nonostante ai candidati siano state riconosciute qualità divine, la scuola degli Esseni non si esenta dal compiere le obbligatorie e rituali prove; questo è quanto avviene o dovrebbe avvenire in ogni società Tradizionale ed Iniziatica. Non importa chi sia il candidato, la ritualità e le prove non sono un orpello. In ultimo, mi preme sottolineare come le prove iniziatiche si subiscano.                                          

A queste brevi e veloci considerazioni se ne potrebbero aggiungere molte altre e di varia e più profonda natura, ma l’ora è tarda…

… a te continuarle

venerdì 1 aprile 2022

Enigmi e Misteri delle Porte Magiche in Italia. E non solo… - Vol. 2

Nel VOLUME I avete avuto modo di affacciarvi sugli Enigmi e Misteri legati alla PORTA MAGICA di Roma. Siete entrati di soppiatto nel laboratorio del Marchese Massimiliano Palombara e avete fatto parte, per qualche momento, del cenacolo Alchemico creato a Roma dall’ex Regina Cristina di Svezia.

In questo VOLUME II esplorerete altre due Porte Magiche, una a Rivodutri (Rieti) ed una nel Magico Salento, a Corigliano d’Otranto, ma in questo secondo viaggio incontrerete anche altre strane iscrizioni, misteriosi personaggi e – quasi dulcis in fundo – anche una blasfema ipotesi sul Manoscritto Voynich, definito “il libro più misterioso del mondo”.