domenica 8 agosto 2021

La Naometria

 di Gianfranco Pecoraro

https://www.youtube.com/watch?v=_0fdS6mMgpE

La "Naometria" è senza dubbio uno dei libri più misteriosi e inaccessibili, che per secoli solo pochi privilegiati hanno avuto la fortuna di vedere. Si tratta di uno dei libri più misteriosi e inaccessibili, che per secoli solo pochi privilegiati hanno avuto la fortuna di vedere. Fino al 2014 è stato sistematicamente negato il permesso di consultarlo o di ottenerne una riproduzione (io stesso, ci ho provato invano, e tra gli studiosi circola la voce che anche Umberto Eco si vide opporre un rifiuto), finché la Württembergische Landesbibliothek di Stoccarda, presso cui era custodito, ha deciso inopinatamente di rendere disponibile sul proprio sito la riproduzione digitale sia del manoscritto della prima versione dell’opera, datata 1596 e mai pubblicata, sia di quello della seconda, rimasta anch’essa inedita. Si tratta sostanzialmente di due opere distinte, perché la nuova Naometria, datata 1604, è una rielaborazione radicale e notevolmente ampliata della prima versione, rispetto alla quale raggiunge dimensioni più che doppie, essendo divisa in due tomi che assommano a più di 2000 pagine.

Se ormai è venuta meno ogni restrizione alla consultazione della Naometria, non si può certo dire però che i suoi contenuti siano alla portata di tutti. Sin dal sottotitolo della prima versione l’opera viene infatti presentata come una “introduzione alla cognizione dei misteri sacri”, mentre l’obiettivo diventa ancora più ambizioso nella nuova Naometria, che si propone di iniziare i lettori alla conoscenza di “tutti i misteri della natura” prima ancora che di quelli delle Sacre Scritture. Ispirato a un passo dell’Apocalisse (XI, 1), il titolo Naometria (alla lettera “misura del tempio”) prelude a una lunga serie di speculazioni in merito alla struttura e alle dimensioni del tempio descritto nel libro di Ezechiele (40-43), prefigurazione della restaurazione della vera Chiesa cristiana universale in seguito alla caduta dell’Anticristo, al secondo avvento di Cristo e alla distruzione sia del potere papale sia della religione islamica. Lunghi e complessi calcoli basati su date significative della storia umana e su cicli periodici individuano nel 1620 l’anno chiave della svolta escatologica, che avrebbe visto il suo definitivo compimento nel 1623 con l’inizio di una nuova era, dai caratteri molto simili a quella “età dello Spirito” che secondo Gioacchino da Fiore avrebbe rappresentato il coronamento della storia sacra, dopo le età del Padre e del Figlio. L’autore di quest’opera ponderosa è Simon Studion, nato a Urach (nel Baden-Württemberg) il 6 marzo 1543. Tra il 1561 e il 1565 Simon studiò teologia all’università di Tubinga, dove ebbe modo di approfondire anche l’aritmetica mistica sotto l’influsso del rinomato professore di Etica (nonché astronomo e astrologo) Samuel Heiland. A Marbach (la città natale di Friedrich Schiller) Studion insegnò presso la Lateinschule dal 1572 fino al 1605, poco prima della sua morte. In questi anni, oltre a comporre poesie in latino, tra cui un’elegia per la morte del riformatore luterano Johannes Brenz nel 1570 (l’unica sua opera pubblicata) e una lunghissima ode in esametri (1579) per celebrare le nozze del conte Ludwig del Württemberg (1575), del quale ripercorreva la genealogia, scrisse una storia del Württemberg e un trattato di archeologia romana. Studion può essere considerato a ragione uno dei pionieri delle ricerche archeologiche in quella regione, dato che sulla scorta delle sue scoperte di reperti romani il duca Federico I del Württemberg, successore di Ludwig, promosse alcune campagne di scavi. Proprio il conte Federico, cultore di studi alchemici e occultistici, è il dedicatario della Naometria, a cui Simon Studion cominciò a lavorare nel 1592. L’opera attirò anche l’attenzione di Philipp Ludwig, duca del Palatinato-Neuburg, alla cui proposta di pubblicare lo scritto si deve la revisione culminata nella seconda versione, che si conclude con il brano musicale a 6 voci, Versus de instantis temporis fato imminente, "Lilia Nympha Colit". Secondo le attuali conoscenze, la sua prima esecuzione pubblica risulta avere avuto luogo il 6 maggio 2017 a Firenze presso Villa Salviati, ad opera del coro dell’Istituto Universitario Europeo diretto dal maestro Valerio Del Piccolo. Il titolo Versus de instantis temporis fato imminente compare però in un CD a cura dell’Università Rosa-Croce Internazionale (URCI), che ha inserito il brano nel quarto libro dell’Antiphonarius Rosae+Crucis ". Nelle poche righe che introducono il componimento alla fine della Naometria viene precisato che fu musicato da Johannes Brauhart, una figura molto oscura di cui non si sa altro se non che fu collega di Simon Studion, verosimilmente in qualità di Kantor, presso la Lateinschule di Marbach, che oggi continua a esistere come Friedrich-Schiller-Gymnasium. Federico, duca del Württemberg era peraltro un anglofilo entusiasta che durante il regno di Elisabetta visitò più volte l’Inghilterra, dove il prestigio di cui godeva gli consentì di essere ammesso all’Ordine della Giarrettiera nel 1597. La sua cerimonia d’investitura ebbe luogo però soltanto nel 1603 a Stoccarda, dove il nuovo re Giacomo I inviò una delegazione speciale. Molto probabilmente fu questo gesto, che sembrava far presagire l’intenzione del sovrano inglese di rinnovare le alleanze con i principi protestanti tedeschi, a ispirare l’idea della confederazione celebrata nel canto finale della Naometria (che fu portata a termine, non a caso, l’anno successivo all’investitura di Federico). La stessa cerimonia produsse una potente impressione su un giovane studente di Tubinga, Johann Valentin Andreae, a cui è attribuito il terzo manifesto della leggendaria confraternita dei Rosacroce, Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz [Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz], un romanzo allegorico pubblicato a Strasburgo nel 1616 che faceva seguito alla Fama fraternitatis (Kassel, 1614) e alla Confessio fraternitatis (Kassel, 1615). Curiosamente, l’anno che figura sulla seconda versione della Naometria, il 1604, coincide con il momento in cui, a detta degli autori del primo manifesto rosacrociano, fu scoperto il sepolcro del mitico fondatore della confraternita, Christian Rosenkreutz. L’evento, dalle evidenti valenze simboliche, rappresentava l’inizio di una “riforma universale e generale dell’intero universo”, basata su una nuova filosofia, o meglio sulla riscoperta di antiche e segrete conoscenze capaci di produrre una diffusa illuminazione spirituale. Si sa con certezza che Johann Valentin Andreae ebbe modo di leggere la Naometria e di apprezzarne in particolare le previsioni escatologiche, che egli menziona in un’altra sua opera, la Turris Babel (Strasburgo, 1619), inscrivendole nella tradizione profetica avviata da Gioacchino da Fiore e proseguita con numerosi vaticini molto popolari nel Cinquecento, quali quelli di santa Brigida, dell’astrologo Johannes Lichtenberg, di Paracelso, di Guillaume Postel “e di altri illuminati” (Turris Babel, p. 15).

Diversi studiosi hanno messo in luce i contatti tra gli ambienti dei primi Rosacroce e Giordano Bruno, in particolare per il tramite del teologo e alchimista svizzero Raphael Eglin, che il nolano incontrò nel 1591, allorché si trattenne per qualche mese a Elgg, vicino a Zurigo, nella residenza del patrizio augustano Johann Heinrich Hainzel, cultore di alchimia e di occultismo. Il testo delle lezioni tenute da Bruno in quella sede venne pubblicato nel 1595 (e ristampato con integrazioni nel 1609) proprio da Raphael Eglin il quale, condotto dapprima in rovina dai propri esperimenti alchemici e fuggito poi a Kassel, dove godette della protezione del langravio Moritz (che nel 1606 gli valse peraltro la cattedra di teologia a Marburg), fu più tardi coinvolto non solo nella diffusione, ma nella creazione stessa di almeno alcuni dei manifesti rosacrociani: a lui, infatti, può essere probabilmente ascritta, sotto lo pseudonimo di Filippo di Gabella, la Secretioris philosophiae consideratio brevis, il testo che precedeva la Confessio fraternitatis nell’edizione del 1615. Alla luce di queste considerazioni, nonché del fatto che sia nel 1590 sia nel 1591 (prima e dopo i mesi trascorsi in Svizzera), Giordano Bruno soggiornò a Francoforte per poi dirigersi a sud verso Venezia, non è troppo azzardato ipotizzare che in quel periodo Simon Studion abbia potuto conoscere il filosofo nolano e trarre ispirazione da alcune sue idee per la composizione della Naometria, intrapresa di lì a poco, nel 1592.

Nell’ottica del cambiamento epocale annunciato da Studion, che delineava una ricomposizione politica e religiosa dell’umanità nell’ambito di un imperialismo purificato, una delle opere più note di Giordano Bruno, lo Spaccio della bestia trionfante (pubblicata a Parigi nel 1584 e dedicata a Philip Sidney), offre una suggestiva possibilità d’interpretazione del riferimento alla costellazione di Arctophylax (Bootes) nel brano musicale della Naometria. Lo Spaccio descrive una riforma morale e religiosa che ha inizio in cielo, dove Giove aduna gli dei per riordinare le costellazioni, dalle quali si propone di scacciare i vizi a esse collegate per ripristinarne le virtù (un processo che si ripeterà analogamente nel mondo inferiore per effetto degli influssi celesti). Nella rinnovata “Artofilace” la legge, figlia della “Sofia celeste e divina” e dell’intelletto razionale, sostituisce il delitto e l’incostanza, promuovendo così una pacifica “conversazione umana” in virtù della quale i ricchi e i potenti non prevaricheranno i deboli e i poveri e le arti e le scienze prospereranno a vantaggio della comunità. Nota anche come “l’aquilone”, la costellazione di Arctophylax (il guardiano dell’Orsa) può anche essere intesa, nel contesto della Naometria, come un richiamo al nord (o al vento del nord) da cui, secondo Geremia (1, 14), si sarebbe rovesciata ogni sventura (“ab aquilone pandetur omne malum”). In questo senso la profezia di Geremia viene citata non solo nei celebri Vaticini dei sommi pontefici erroneamente attribuiti a Gioacchino da Fiore (vaticinio XIV: “Flores rubei aquam odoriferam distillabunt”, “I fiori rossi distilleranno acqua odorifera”), ma anche in alcune opere coeve di propaganda anti-cattolica, allo scopo di evocare polemicamente l’imminente distruzione del papato e del culto fondato su quella istituzione corrotta. La devastazione del sole e della luna indicherebbe, secondo questa chiave interpretativa, la distruzione del papa e di Maometto a cui allude il sottotitolo stesso della Naometria, mentre in una lettura meno politica del brano il nesso stabilito tra i confederati tedeschi e Arctophylax potrebbe essere un’allusione alla loro simbolica funzione di autentici custodi del Polo (così come Arctophylax è il guardiano dell’Orsa), con tutte le implicazioni che questo concetto ha rivestito nella tradizione esoterica come riferimento al centro spirituale del mondo e della sapienza eterna.

La pubblicazione dell'opera integrale, tradotta, commentata e annotata da Carpeoro, me medesimo, è iniziata.

Durerà un po' di tempo perchè si tratta di sei volumi che usciranno progressivamenre.

Intanto chi vuole può prenotare il primo volume scrivendo a carpeorolibri@libero.com.


sabato 24 luglio 2021

Chi era l'imperatore africano Musa Keita I: l'uomo più ricco di sempre

tratto da "Il Giornale" del 10 Dicembre 2020

Il mondo è stato pieno di milionari, ma nessuno ha mai raggiunto le ricchezze accumulate nel XIV secolo dal sovrano del Mali Musa Keita

di Davide Bartoccini

Si chiamava Musa Keita, ha vissuto sul continente africano a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, e può essere considerato ancora oggi l'uomo più ricco del mondo.

In cima alle liste degli uomini più ricchi del mondo si sono succeduti nei secoli J.D. Rockfeller, J.P. Morgan, i banchieri della dinastia De Rotschild, fino ad arrivare al magnate dei personal computer Bill Gates e al ceo di Amazon Jeff Bezos; ma mai nessuno nella storia più o meno recente ha eguagliato, e tanto meno superato, l'imperatore del Mali Musa Keita I. Considerato, ancora oggi, la persona che ha accumulato più ricchezza materiale nella storia che si tramanda a memoria d'uomo.

Il Time lo ha ricordato come il “più ricco di quanto chiunque possa descrivere”; e secondo gli storici, sebbene sia difficile quantificare precisamente l'entità del "suo patrimonio”, non c'è alcuno dubbio riguardo l'affermazione che il sovrano del Mali - ma anche dei territori che oggi sono conosciuti come stati di Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea, Burkina Faso, Niger, Nigeria e Ciad - si stato l'essere umano con più "oro" del mondo.

Paragonato al leggendario re Mida, Musa Keita, nono imperatore del Mali nonché re di Timbuktu, è nato nel 1280 e si è stabilito sul trono nel 1312, quando il Mali, e le terre sulle quali si espandeva il dominio delle dinastie Kolonkan e Laye, era considerato il più grande produttore di oro del mondo fino a quel momento conosciuto. Le leggenda vuole che il mansa Keita I, succeduto ad Abubakari II, fosse un filantropo, studioso del Corano (fece erigere tra le grandi opere commissionate, oltre a scuole e biblioteche, la moschea di Djinguereber a Timbuktu) e che possedesse un esercito di oltre 200mila uomini - un'armata di dimensioni titaniche per la sua epoca. Fu tuttavia l'oro elargito in Egitto durante un suo pellegrinaggio di 6.500 chilometri verso la Mecca, abbia causato una profonda e duratura crisi dovuta all'inflazione, a renderlo famigerato. Secondo le cronache infatti, l'imperatore africano intraprese un lungo viaggio con un seguito di "decine di migliaia di guerrieri" e un'intera corte di araldi con servitori al seguito. La carovana, che si prolungava a perdita d'occhio, si muoveva a dorso di cavalli e cammelli, trasportando con se una grande quantità di lingotti d’oro: che oltre ad essere impiegati per pagare ogni tipo di spesa, vennero donati ai poveri del Cairo, causando un’inflazione di massa che sarebbe perdurata per almeno un decennio.

Questo viaggio leggendario permise a Keita I di essere conosciuto in tutto il mondo arabo e musulmano, venendo anche raffigurato nell’Atlante catalano del 1375 - ossia 43 anni dopo la sua morte - che venne sempre considerato come uno dei mappamondi più autorevoli nell’Europa medievale. Un continente, quello europeo, che in quell'epoca di grande prosperità per l'Africa, doveva sopravvivere a guerre, pestilenze e alla cosiddetta "grande carestia".

A quel tempo il regno del Mali si estendeva per oltre 3.200 chilometri di lunghezza, contenendo al suo interno innumerevoli ricchezze che, secondo le analisi, potrebbero essere quantificate approssimativamente a 400 miliardi di dollari attuali - il doppio di quelle accumulate dal rais libico Muammar Gheddafi e 100 miliardi in più dell'ultimo zar di tutte le Russie Nicola II Romanov. L'attuale patrimonio di Bezos, il magnate del commercio elettronico considerato da Forbes per il secondo anno di seguito l'uomo più ricco del mondo, è quantificato in 184 miliardi di dollari, per capirci. Il patrimonio di Musa era tanto grande che nemmeno il dissennato figlio Maghan - succedutogli nel 1337 - riuscì ad intaccare. Nonostante sia passato alla storia come il più dissoluto dei sovrani del Mali. E non sono stati pochi, nella storia, i figli capaci di dissolvere le ricchezze accumulate dai loro ricchissimi padri.

domenica 18 luglio 2021

Cos’è la Fisiologia Occulta?

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/fisiologia-occulta/

Definizione di Fisiologia occulta in riferimento alla filosofia e alle scienze ermetiche


Di fisiologia occulta, solitamente, si sente parlare in tre ambiti:

Quello delle discipline steineriane sia in senso proprio, ossia, quello dell’Antroposofia, sia in senso improprio: quello afferente a discipline “modaiole” come alcune pratiche pseudo olistiche o vicine a mondi confusamente sincretici legati alla New Age e simili;

Quello delle discipline ermetiche, con particolare riferimento alla Magia. Anche in questo caso spesso se ne parla creando minestroni variopinti;

In ultimo abbiamo la Scuola di Alessandria. In questo ambiente culturale viene redatto il Fisiologo, capostipite dei Bestiari Qui nasce il neoplatonismo, qui si incontrano il “neonato” cristianesimo e le scuole dei misteri del mare nostrum. Tra le altre cose il Fisiologo può essere considerato la pietra di fondamento della simbolistica cristiana con riferimento alla natura.

Intendo sottolineare in questo articolo il significato di fisiologia occulta con riferimento al terzo punto dell’elenco sopra riportato.

“ …il senso di physiologia, physikos, negli scritti giudeo-cristiani, e in genere alessandrini, dell’epoca; originariamente essa designa l’interpretazione in chiave naturalistica degli antichi miti <<pagani>>, fiorita nel periodo ellenistico quando ormai la loro letteralità appariva inverosimile, in Filone Ebreo, invece, che fu uno dei primi interpreti <<allegorici>> della Sacra Scrittura e rappresentò un importante modello per Clemente, Origene e gli altri Padri greci dei primi secoli, physikos significa, precisamente, <<nel senso allegorico>>, e la physiologia è considerata come un mistero riservato agli iniziati e in relazione alla sapienza nascosta di Dio… Il physiologus è dunque propriamente sia il conoscitore delle segrete <<nature>> degli animali, delle piante e delle pietre, sia il divino interprete, l’iniziato che conduce dalle realtà materiali ai loro archetipi celesti; non diversamente dal mitico Ermete Trismegisto  o dagli altri ispiratori della letteratura esoterica sorta contemporaneamente in Egitto, egli è (in una versione cristianizzata) l’aner physikos, cioè il <<mago>>, colui che è a corrente di misteriose forze di <<simpatia>> e <<antipatia>> che governano la natura, e ne sa rivelare il significato simbolico.” (in F. Zambon, Introduzione a il bestiario di Cambridge, Franco Maria Ricci Editore, Milano-Parma 1974, pp. 21-22).

Il fisiologo, nel senso del conoscitore della fisiologia occulta e non in quello medico-moderno è “mago”, è interprete della Natura e conoscitore delle sue leggi.

Una domanda probabilmente è lecita: può occuparsi di fisiologia occulta, chi non è iniziato, chi non è in rapporto con il sacro, chi non è in grado di padroneggiare un’interpretazione allegorica, chi è lontano da un cammino sapienziale?

A te la risposta

domenica 11 luglio 2021

Quantic Touch: seminario di due giorni sul “tocco che cura”

Prosegue, a ritmi serrati, l’attività di Quantum Centre, centro polispecialistico di medicina naturale e dell'energia che promuove e diffonde  una visione sincretica e sinergica delle discipline mediche ed olistiche fondata sulla multi-dimensionalita' dell'essere umano.

Venerdì 30 e sabato 31 luglio, presso l’hotel Salus Terme, si terrà un seminario di due giorni sul Quantic Touch, il tocco che cura.

Quantic  Touch e' una disciplina olistica fondata da Elisabetta Crivellaro in America: grazie a

nuove modalità di meditazione, di respiro, di percezione e utilizzo dell’energia ed attraverso

l’impiego delle proprie mani, le persone imparano a operare energeticamente su se stesse

per migliorare il proprio stato di salute fisico, mentale ed emozionale.

Si tratta di una metodologia alla portata di tutti, anche dei bambini, facile da apprendere e senza  effetti collaterali e, soprattutto, che non interferisce con l’assunzione di farmaci per la cura di patologie mediche poiché si basa sull’uso delle mani per ridurre e rimuovere i dolori.

E’, in definitiva, un metodo di guarigione naturale che funziona con l'energia vitale del corpo, insegnando, alle persone, come focalizzare, amplificare e dirigere questa energia, per una vasta gamma di interventi con risultati incredibili.

Nei due giorni di corso gli operatori specializzati insegneranno come utilizzare le mani ed il respiro per aumentare le frequenze energetiche e sviluppare le potenzialità di auto-guarigione del proprio corpo.


Informazioni ed iscrizioni : quantumcentre.vt@gmail.com, www.quantumcentre.it

INFOLINE 339 300 28 20 dott.ssa Cinzia Nasuti Resp.Sviluppo e Gestione Progetti. 


sabato 26 giugno 2021

Alice nel Paese delle Meraviglie: un'analisi simbolica

di Redazione


Vi presentiamo il nuovo libro di Vito Foschi "Simboli e misteri nelle Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio", in cui procede ad un esame simbolico dei due racconti dedicati al personaggio di Alice inventato da Lewis Carroll, alias Charles Lutwidge Dodgson.
Il libro si apre con l'analisi de "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" che nell'interpretazione data dall'autore diventa un viaggio iniziatico alla ricerca della vera natura del Sè per poi proseguire con l'esame simbolico di "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò" in cui la partita di scacchi in cui è impegnata la piccola Alice è la partita della vita per ricongiungere gli opposti e la scacchiera microcosmo che rispecchia il macrocosmo.
Il libro si chiude con un'appendice composto da tre saggi in cui Vito Foschi esamina il simbolismo del gioco, quello degli scacchi e quello dello specchio.
Il libro è di facile lettura e di piccola paginazione che ne agevolano la lettura. La copertina scelta dall'autore mostra Alice con una chiave in mano che solleva una tenda(velo) dove si scorge una porticina: un'immagine quantomeno simbolica.
Vi consigliamo la lettura di questo breve saggio.

 

lunedì 21 giugno 2021

XI Convegno di Ufologia città di Pomezia

Il prossimo 4 luglio ci sarà la nuova edizione del Convegno di Ufologia città di Pomezia, sempre organizzato dalla dott.essa Francesca Bittarello, che avrà al solito importati ospiti, fra i più importanti esperti delle tematiche ufologiche. Vi segnaliamo alcuni nomi, come quello di Adriano Forgione direttore della rivista Fenix, del Gen. Domenico Rossi già Sottosegretario di Stato alla Difesa che parlerà in merito alle recenti rivelazioni del Pentagono. Il luogo del convegno è sempre il Simon Hotel a Pomezia. Per maggiori informazioni potete collegarvi al seguente link:

www.convegnoufologiapomezia.it

Ricordiamo il libro della dott.essa Bittarello "Ufo gli archivi inediti", (Luxco Editions) uscito nello scorso anno.