martedì 21 gennaio 2025

"Sedute spiritiche" per comunicare con Alberto: l’ultimo segreto della regina Vittoria

tratto da "Il Giornale" del 3 Dicembre 2024 

Il dolore per la morte dell’amato marito avrebbe portato l’integerrima regina Vittoria a tradire il proprio ruolo istituzionale

di Francesca Rossi


La regina Vittoria (1819-1901), celebre per la sua dedizione al dovere e il rigore morale che caratterizzò non solo la sua personalità e la sua politica, ma l’intero periodo che da lei prese il nome, età vittoriana, avrebbe anteposto i propri sentimenti al ruolo ufficiale solo una volta nella vita. Sopraffatta dal dolore per la morte del principe consorte Alberto e contravvenendo alle regole e ai principi della Corona, la sovrana avrebbe cercato conforto in una pratica molto in voga all’epoca, sebbene totalmente priva di basi scientifiche e fin da subito dimostratasi pura illusione: lo spiritismo.


Un matrimonio riuscito

Per la regina Vittoria la scomparsa del marito, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha (1819-1861), rappresentò una sorta di spartiacque esistenziale. Da quel 14 dicembre 1861, quando Alberto morì di febbre tifoidea e congestione polmonare al Castello di Windsor (benché recenti studi abbiano avanzato l’ipotesi di un cancro ai polmoni), nulla fu più come prima.

La sovrana cedette alla sofferenza: decise di far chiudere per sempre gli appartamenti del consorte, ordinando che rimanessero inalterati, quasi cristallizzati al suo ultimo giorno di vita, come se si aspettasse davvero il ritorno di Alberto da uno dei suoi viaggi. Portò il lutto per il resto della sua vita (Vittoria sopravvisse quarant’anni ad Alberto) e scelse di ritirarsi quasi completamente dalla vita pubblica, pur continuando a svolgere i suoi doveri ufficiali.

La Regina aveva incontrato per la prima volta il principe, suo cugino di primo grado (la madre di Vittoria, Maria Luisa Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld era la sorella del padre di Alberto, cioè Ernesto I di Sassonia-Coburgo-Gotha) nel 1836. Nonostante la diffidenza del governo e del popolo, date le origini tedesche di Alberto, i due si sposarono il 10 febbraio 1840.

Ebbero nove figli e Alberto si dimostrò un consigliere leale e intelligente, oltre che un marito premuroso e apparentemente non in competizione con la potente moglie (anche se su quest’ultimo punto il dibattito è ancora aperto). La loro fu un’unione riuscita, d’amore. Non vi fu il classico colpo di fulmine, bensì un sentimento che crebbe col tempo, dimostrandosi più solido di un diamante, inattaccabile.

Quando Alberto morì Vittoria si sentì improvvisamente sola, privata dell’unica persona che la conoscesse davvero. Con ogni probabilità ebbe davvero la sensazione che il mondo le cadesse addosso. Può sembrare esagerato, poiché le biografie ci restituiscono una Regina inflessibile e forte, eppure anche lei attraversò un momento di profonda fragilità emotiva, che non superò mai del tutto.

Proprio in questo frangente di sofferenza acuta, secondo il libro “Whisperers. The Secret History of the Spirit World” di James Herbert Brennan (2013), la regina Vittoria avrebbe compiuto un gesto inaspettato, chiedendo a un medium di mettersi in “contatto” con il mondo dei morti per tentare di “comunicare” con il principe Alberto.


Sedute spiritiche

Stando a Brennan Vittoria avrebbe organizzato delle sedute spiritiche credendo davvero di poter vedere e sentire ancora l’amato marito. All’epoca lo spiritismo, nato in Francia a metà Ottocento, era una pratica molto conosciuta e seguita. La presunzione di poter parlare con gli spiriti attraverso un “medium” affascinava le persone (accade ancora oggi), convincendole (ma sarebbe più giusto dire illudendole) che fosse possibile conoscere i segreti della vita dopo la morte e ritrovare, seppur per un breve momento, chi aveva ormai lasciato questo mondo. Sembra paradossale, ma allo spiritismo si dedicò persino Arthur Conan Doyle, il famoso creatore di Sherlock Holmes.

Naturalmente nessuno dei presunti “medium” e degli studiosi di questo particolare ambito dell’occultismo è mai riuscito a dimostrare l’esistenza di spiriti e, più in generale, di entità paranormali. Nessuno ha mai portato prove che fossero analizzabili dal punto di vista scientifico (il famoso divulgatore scientifico e illusionista James Randi mise in palio un milione di dollari nel suo “One Million Dollar Paranormal Challenge” per chi fosse riuscito a riprodurre un cosiddetto fenomeno paranormale in un contesto controllato: la ricompensa “attende” ancora un vincitore).

Al contrario, purtroppo, molti usarono (e continuano a usare) lo spiritismo e, in generale, le pratiche legate all’occultismo, per imbrogliare gli altri, facendo leva sulle loro debolezze. Il “medium” consultato dalla regina Vittoria avrebbe detto che sarebbe stato possibile mettersi in “contatto” con il defunto Alberto solo attraverso “il ragazzo che, di solito, portava la pistola [del principe] a Balmoral”, ovvero il valletto scozzese John Brown (1826-1883) al servizio della sovrana dal 1848.


Confidente o amante?

Brennan sostiene che la regina Vittoria avrebbe “parlato” con il defunto marito proprio attraverso John Brown il quale, dunque, sarebbe stato una sorta di tramite, di medium, durante le presunte sedute spiritiche. Brown, però, fu anche al centro di un altro mistero. Sulla stampa dell’epoca e nei salotti più frequentati si diffusero dei pettegolezzi secondo i quali dopo la morte del principe Alberto Vittoria e John sarebbero diventati amanti e si sarebbero perfino sposati in segreto, mettendo al mondo un figlio.

Storie mai suffragate da fatti che oggi gli storici considerano niente più di frottole. In quel momento, però, ebbero una grande eco, indebolendo ulteriormente l’istituzione monarchica già provata dal rigido lutto della regina Vittoria. In realtà sembra che John Brown fosse solo un confidente di Sua Maestà, invidiato per il favore regale ottenuto e, per questo, vittima di calunnie inventate allo scopo farlo cadere in disgrazia. Senza contare che l’amicizia tra un regnante e un servitore era, a priori, malvista, data la differenza di ceto sociale.

Le chiacchiere, però, non ebbero alcun effetto su Vittoria. Dopo la morte di Brown, nel marzo 1883, la sovrana lo definì “il più devoto dei servitori e il più sincero e caro degli amici…Forse mai nella Storia c’è stato un legame così forte e vero, un’amicizia così cordiale e affettuosa tra un sovrano e un servitore…”.


Vittoria e lo spiritismo

Impossibile dire se la Regina abbia davvero partecipato a delle sedute spiritiche. Allo stesso modo non tutti gli studiosi concordano sul suo presunto interesse verso l’occulto. Secondo Brennan Vittoria avrebbe lasciato delle pagine manoscritte sulla sua amicizia con Brown, ma sarebbero state nascoste o distrutte dalla royal family. Anche il carteggio tra il valletto e la Regina sarebbe stato definitivamente eliminato. Così, purtroppo, non sapremo mai se tra quelle righe Sua Maestà parlò anche delle sedute spiritiche per “contattare” il defunto Alberto, o se si tratti di semplici pettegolezzi.

Elizabeth Longford, studiosa e biografa della regina Vittoria, sosteneva che non esistesse alcun prova dell’interesse della sovrana nei confronti dello spiritismo, ma la storica Helen Rappaport ricorda che alla morte della monarca, nel 1901, sua figlia, la principessa Beatrice, avrebbe applicato una rigida censura sulle lettere e sui diari della madre. I motivi di questa revisione invasiva e davvero molto discutibile sono intuibili e, almeno per certi versi, comprensibili: i discendenti di Vittoria volevano lasciare ai posteri e alla Storia l’immagine di una sovrana impeccabile, conservatrice, tradizionalista, ligia al dovere. Dunque inattaccabile sotto ogni punto di vista.

Per quanto riguarda le sedute spiritiche, di cui comunque non abbiamo prove, c’è anche un ulteriore problema di non poco conto: la regina Vittoria, in quanto monarca britannica, era anche il Capo Supremo della Chiesa anglicana. Non poteva permettersi di scendere a compromessi con la superstizione e con pratiche che, in un altro momento storico, le sarebbero addirittura costate una condanna per stregoneria. Il compito di Sua Maestà era quello di tenere alti i principi del Cristianesimo e della Chiesa d'Inghilterra.

Cosa sarebbe accaduto se il popolo avesse saputo delle sedute spiritiche? Quanto sarebbe stato danneggiato l’Anglicanesimo? Nel libro “Queen Victoria. A Biographical Companion”, citato da Vanity Fair UK, la Rappaport ha scritto che la royal family voleva “assicurarsi che la reputazione di Vittoria sia come persona, sia come Capo della Chiesa d’Inghilterra, non venisse infangata dalla sopravvivenza, nei suoi scritti, di qualunque riferimento a pratiche religiose poco ortodosse”.

La Rappaport ha riportato anche un aneddoto molto interessante in proposito: sembra che in punto di morte il primo ministro Benjamin Disraeli (1804-1881) si sia rifiutato di ricevere Vittoria perché, disse, “vuole solo chiedermi di portare un messaggio ad Alberto”.


Il ruolo di John Brown

Dal punto di vista umano la fragilità di Vittoria a seguito della scomparsa del marito è un fatto del tutto normale, ma in quanto Regina, guida per il popolo, era necessario che mostrasse una parvenza di contegno, la regale impassibilità che contribuisce a rafforzare l’immagine della Corona.

In ogni caso rimane un dubbio: se davvero Sua Maestà ha organizzato delle sedute spiritiche, quale sarebbe stato davvero il ruolo di John Brown? Per quale ragione il medium consultato avrebbe individuato proprio nel valletto il “tramite” per arrivare al principe Alberto? Può darsi che sia trattato di un caso, ma data l’incertezza sull’intera vicenda non è possibile escludere un accordo tra Brown e il medium.

Siamo nel campo delle congetture, ma le opzioni non sono poi molte: forse il servitore credeva davvero nello spiritismo. O magari si sarebbe prestato al rito solo per compiacere la Regina. Ma potrebbe anche aver agito per prendersi gioco di lei, oppure per guadagnare un più ampio favore, diventando indispensabile a corte. Per quel poco che ne sappiamo del rapporto tra John e Vittoria, queste ultime due ipotesi sembrerebbero le meno probabili, ma non impossibili.


L’esorcismo della regina Elisabetta

Il caso della regina Vittoria e delle presunte sedute spiritiche parrebbe avere qualche punto in comune con una sorta di esorcismo che Elisabetta II avrebbe fatto praticare nel 2001, a Sandringham. La monarca, convinta che il Palazzo fosse infestato dal fantasma di Lady Diana, avrebbe chiesto l’esecuzione di un “rito” per “riportare la tranquillità”, come ha raccontato il giornalista Kenneth Rose nei suoi diari: “La dama di compagnia della sovrana mi disse che era stata invitata dalla Regina a Sandringham per assistere a una funzione condotta dal parroco locale in una delle stanze della residenza reale, quella in cui morì Re Giorgio VI nel 1952”, perché “infestata da uno spirito che rendeva impossibile il lavoro”.

Il parroco avrebbe spiegato lo strano fenomeno, sostenendo che “l’atmosfera potesse essere dovuta alla principessa Diana: cose simili potevano accadere quando qualcuno moriva di morte violenta”. Anche questo rituale, sebbene non confermato, si troverebbe in bilico tra ciò che è giusto e appropriato per un sovrano e ciò che non lo è.

La regina Elisabetta si è rivolta a un uomo di Chiesa, rimanendo nell’ambito della religione anglicana da un punto di vista formale, ma una monarca che sembrerebbe ammettere l’esistenza dei fantasmi e che cerca

di scacciarli (o di evocarli, come nel caso della regina Vittoria) rimane comunque una situazione controversa, un’ombra che deve rimanere confinata tra le mura del Palazzo, affinché non offuschi lo splendore della Corona.

sabato 11 gennaio 2025

Human Ecology Fund, la missione della Cia per il lavaggio del cervello

tratto da Insideover del 27 Settembre 2022

di Emanuel Pietrobon


La pandemia di Covid e la guerra in Ucraina hanno spianato definitivamente la strada alle guerre cognitive, un’arte bellica destinata a restare, per sempre, a causa del concatenamento di alcuni fattori globali, sociali e tecnologici.

Nelle guerre cognitive tutto è o può essere un’arma: da un canale Telegram ad un gruppo Facebook. E l’obiettivo è uno: la mente. O meglio, il dominio della mente. La fantascienza che diventa realtà: neuro-armi, tecnologia menticida, candidati manciuriani. Destabilizzazione di intere società a mezzo di influencer, piattaforme sociali, blog, eserciti di troll e messaggistica istantanea.

Le origini delle guerre cognitive risalgono ad un’epoca precisa, la Guerra fredda, della quale è necessario parlare e nella quale si deve tornare indietro al fine della loro comprensione. Perché le tecniche, le tattiche e le conoscenze dei neuro-strateghi di oggi non sono che il frutto degli accadimenti di ieri, come il progetto MKULTRA, gli esperimenti di Montreal, gli studi di Kurt Plötner, Sidney Gottlieb, William Sargant e Donald Cameron e le indagini dello Human Ecology Fund.


Il contesto storico

Non si può capire a fondo la logica dello Human Ecology Fund, un’indagine sul funzionamento della mente umana finanziata dalla Central Intelligence Agency, senza una ricostruzione del contesto storico.

Erano gli anni Sessanta, il confronto con l’Unione Sovietica era entrato nel vivo, e gli Stati Uniti, preda della paura rossa, temevano la propaganda invisibile del nemico ed erano convinti che vi fossero quinte colonne ovunque: dal Pentagono a Hollywood. La società era in fermento, nell’aria si respirava la prossima esplosione dei movimenti controculturali, e nelle stanze dei bottoni si discuteva di come trasformare la sfida del mutamento sociale in corso in un’opportunità.

Fu nel contesto delle tensioni interrazziali, delle maxi-dimostrazioni pacifiste e delle violenze politiche dei turbolenti anni Sessanta che la Casa Bianca delegò a Langley l’onere-onore di trovare una soluzione all’infiltrazione della propaganda sovietica negli Stati Uniti. Soluzione che gli psico-guerrieri della CIA provarono a cercare nell’emergente campo degli studi cognitivi.


Ecologia umana, o ingegneria sociale

Dello Human Ecology Fund, uno dei programmi più segreti targati CIA di cui si abbia notizia, ancora oggi si sa poco e nulla. Date, nomi, numeri; molto è rimasto avvolto da un manto di mistero. Il che ha contribuito, naturalmente, ad alimentare il cospirazionismo.

Lo HEF sarebbe stato fondato nel 1955, con il nome di Società per l’investigazione dell’ecologia umana, presso il dipartimento di psichiatria della Cornell University. A dirigere l’entità, ufficialmente focalizzata sullo studio di tecniche persuasive di interrogatorio, il neurologo Harold Wolff.

Nel 1957, dopo soli due anni di attività, Wolff fu esautorato e sostituito da James Monroe, un militare con esperienza nelle guerre psicologiche, e da Carl Rogers, tra i più eminenti psicologi dell’epoca. Langley, in particolare, era interessata ad un’applicazione militare delle teorie di Rogers sulla terapia non direttiva.

Sarebbe esistito un modo per spingere le persone ad agire contro la loro volontà, ad esempio rivelando dei segreti senza accorgersene e senza bisogno di un duro interrogatorio. Gli psico-guerrieri dello HEF ne erano convinti. E la CIA leggeva i loro rapporti periodici con ottimismo, perciò le decisioni di allargare i collaboratori dello HEF – dall’Ufficio di ricerca navale al Fondo Geeschickter per la ricerca medica – e di ampliare il raggio d’azione delle ricerche – passando dalla semplice psicologia all’impiego di stupefacenti e psichedelici, tra i quali la dietilamide dell’acido lisergico (LSD).


I risultati

Ad un certo punto, all’acme delle ricerche, i destini dello HEF si sarebbero intrecciati con il famigerato Allen Memorial Institute della McGill University, teatro dei concomitanti esperimenti di Montreal sul lavaggio del cervello effettuati nell’ambito di un altro progetto della CIA sulla mente: MKULTRA. Con risultati di tutto rispetto.

Nei laboratori dello HEF, molte volte coincidenti con le celle di istituti psichiatrici, le teorie sull’ingegneria sociale e sulla manipolazione mentale venivano testate, portate all’estremo e superate. Pazienti catatonici riportati alla normalità. Pazienti sani ridotti alla catatonia. Esperimenti sul bombardamento psicologico, sulla resistenza allo stress, sulla guida psichica, sulla modifica del comportamento. Il tutto nel nome della lotta al comunismo.

Nonostante i successi decantati dai neurologi e dagli psicologi dello HEF, la CIA avrebbe ordinato l’interruzione dei lavori nel 1965. Forse per fonderlo nel calderone del MKULTRA. O forse per portarne avanti le ricerche in totale segretezza, dietro il paravento della fine delle operazioni.

lunedì 6 gennaio 2025

Acerenza, il borgo che potrebbe custodire il Sacro Graal

tratto da "Il Giornale" del 1 Febbraio 2022

Acerenza è un borgo della Basilicata ritenuto tra i più belli d'Italia: nasconde inoltre una leggenda, sembra custodisca il Sacro Graal


di Claudio Schirru


Acerenza è un piccolo borgo che si trova in provincia di Potenza, in Basilicata. Noto per essere uno dei borghi più belli d'Italia, ha rappresentato per anni un importante crocevia per il passaggio dei cavalieri templari. Secondo una leggenda ospiterebbe inoltre una delle reliquie più ambite da secoli: il Sacro Graal.

Il borgo si staglia su una collina di tufo, a 800 metri s.l.m., dalla quale domina la vallata delineata dal fiume Bradano e dal torrente Fiumarella. Anche detta "città-cattedrale", Acerenza vede nella cattedrale consacrata all'Assunta e a San Canio il suo monumento principale.

Si tratta di una cattedrale dell'XI secolo, realizzata in stile romanico-cluniacense e tornata ai suoi antichi splendori dopo i restauri operati negli anni '50. Al tramonto risulta particolarmente suggestiva in virtù della luce del sole che passando per il rosone finisce con l'illuminare direttamente l'altare maggiore.


Acerenza, si trova qui il Sacro Graal?

Un'opera che per la sua bellezza varrebbe già la visita a questo piccolo borgo lucano. Lo spettacolo monumentale della cattedrale non esaurisce però le curiosità e il fascino di questa cittadina. Proprio all'interno di questa costruzione sarebbe celato il Sacro Graal, da cui Gesù avrebbe bevuto durante l'ultima cena e che Giuseppe D’Arimatea avrebbe utilizzato per raccoglierne il sangue durante la Passione di Cristo. Un calice che secondo le leggende donerebbe l'immortalità a chi dovesse bervi.

Alla base della leggenda i citati Cavalieri Templari, che ad Acerenza avrebbe installato un punto ristoro di grande importanza per i soldati impegnati nella Sesta Crociata (1227). A stabilire di nascondere il Graal nella cattedrale di San Canio sarebbe stato lo stesso fondatore dei Templari, Hugues de Payns (in latino Hugo De Paganis), che alcune ipotesi del '600 vedevano come di origini italiane e più precisamente lucane. La storiografia sembrebbe in seguito aver smentito l'origine italica del primo templare, ribadendo quella francese.

Malgrado ciò non ha perso forza la teoria secondo la quale lo stesso "Ugo dei Pagani" avrebbe nascosto ad Acerenza il sacro calice, ma sarebbe stata rafforzata da diversi indizi. A cominciare dalla piazza dove sorge la cattedrale, Glizzi: rappresenterebbe il genitivo di lingua gaelica "glin"; stessa origine gaelica anche per la leggenda del Santo Graal.

Altri due indizi accendono particolarmente la curiosità degli appassionati del Graal. Il primo fa riferimento ancora alla lingua gaelica, con il nome di San Canio che significherebbe "magnifico sorvegliante". Stando al secondo indizio l'oggetto tanto prezioso da sorvegliare sarebbe stato ulteriormente nascosto nel 1524. In base a quanto riportato dalle cronache del tempo una delle finestrelle della cattedrale venne murata dietro ordine del Conte Ferrillo Balsa, membro dell’ordine dei Cavalieri di Gerusalemme. Nessuno sa però quale, tra le tante, fosse la finestrella da celare e dove sia collocata. Una vera e propria caccia al tesoro che dura ormai da circa 500 anni.


La figlia di Dracula

Acerenza è al centro anche di un altro, a metà tra storia e leggenda. Si parla in questo caso di vampiri, o meglio, del vampiro per eccellenza. Cosa collega il famigerato conte Dracula, al secolo Vlad III di Valacchia (Vlad Hagyak lll Drăculea), con il borgo potentino?

La risposta è nelle narrazioni popolari, secondo le quali nella citata cattedrale di San Canio riposerebbero le spoglie della figlia di Vlad III. Ad alimentare la credenza la scoperta della rappresentazione di un drago alato, simbolo del conte, su una delle pareti della chiesa. Ulteriori "prove" a sostegno della teoria sono le statue che mordono sul collo le loro vittime.


Lilith

A quanto detto si accosta anche una leggenda dai tratti "horror".

Si dice che sia possibile intravedere il demone Lilith nei pressi della tomba, che in tempi passati sembra si aggirasse intorno alla cattedrale per consumare il sangue delle sue vittime. Una storia che non potrà che scatenare la curiosità dei veri amanti del mistero.


mercoledì 18 dicembre 2024

Del vero padre di Federico II e altri misteri del suo regno




Editore: Carthago

Pubblicazione: novembre 2024

 





Presentazione

L'imperatore Federico II non smette di affascinare, compreso per la parte di lui poco o non conosciuta. Si sa infatti che i suoi avversari hanno cercato di cancellare la sua memoria, e gli otto secoli che ci separano da lui non fanno altro che accentuare qualche dubbio. Fatti mancano. Oppure la loro veridicità è sospetta. Oppure le loro ragioni ci sfuggono. Oppure gli storici non concordano sulla loro interpretazione. E la sua vita si inserisce in un contesto storico fortemente intriso di misticismo che apriva la porta a tutte le fantasie. Per molti la fine del mondo era vicina e lo svevo era chiamato a giocarvi un ruolo di primo piano.

Ma quale esattamente? Che peso ha avuto sul suo destino Gioacchino da Fiore, lo strano teorico di questa fine annunciata? Quale influenza San Francesco d'Assisi, altro grande mistico del suo tempo? È vero che suo padre Enrico VI non lo ha mai allevato e forse nemmeno visto? Se sì, perché? Si è davvero sposato quattro volte? A cosa doveva servire Castel del Monte? È davvero morto sub flore, si è preteso di averlo rivisto dopo la sua morte?

Sono questi e altri gli enigmi che l'autore affronta. Vengono consultate le fonti, confrontate le opinioni e suggerite tracce da seguire. Con rigore, prudenza e senza preconcetti, e secondo percorsi di pensiero sempre facili da seguire.

Un libro scritto in una lingua viva dove l’umorismo non è mai lontano, e che mira, se non forse a risolvere i misteri dello Stupor Mundi, almeno a renderli perfettamente comprensibili a tutti.

e altri misteri del suo regno
Editore: Carthago
Copertina rigida: ‎ 302 pagine

pierre.baland56@gmail.com

domenica 15 dicembre 2024

Dei tre colori

 di Vito Foschi

Alcune note sui colori ripreso da un mio testo in elaborazione:

Il nero rappresenta la prima fase della trasmutazione alchemica ed è detta nigredo, rappresentando anche la materia vile su cui lavorare per trasformarla in oro.[..] Il colore rosso oltre a costituire una delle fasi del processo alchemico, la rubedo, rappresenta lo zolfo, e insieme al colore bianco, che simboleggia il mercurio e l’ultima fase del processo alchemico, l’albedo, forma una coppia di opposti la cui unione viene denominata nozze alchemiche.

[...]

La triade dei colori alchemici la ritroviamo in India associati ai tre gunas, tamas, rajas e sattva, che rappresentano le tre essenze la cui combinazione forma l’universo manifestato. Tamas è associato al colore nero e rappresenta la tenebra, la parte più pesante, la materia, la rigidità, mentre il rajas associato al rosso simboleggia l’energia, il movimento ed infine sattwa associato al bianco rappresenta la luce, la saggezza e più in generale la parti più sottili dell’universo.

domenica 8 dicembre 2024

Manuale di cartomanzia. I tarocchi di Elena Eugenia Nutu


Manuale di cartomanzia. I tarocchi
di Elena Eugenia Nutu è un libro di lettura utile per tutti coloro che desiderano capire e ampliare le proprie percezioni extrasensoriali, per chi desidera saper come si dovrebbe svolgere un corretto consulto di carte, ma soprattutto è un libro di studio per chiunque desidera imparare o perfezionare l'arte dei Tarocchi. Libro unico nel suo genere, in cui troverete tutte le informazioni necessarie su come preparare e allestire il vostro studio, su come svolgere i consulti per renderli chiari e piacevoli per entrambi le parti, su come valutare al meglio le varie situazioni che si presentano e tanto altro...

Troverete vari esercizi, le spiegazioni dei 78 arcani tutti a colori, in modo dettagliato da ogni punto di vista, e verrete guidati a capire le varie sfumature e infine anche alcuni metodi di stesura unici.

Un manuale per chi vuole imparare ad interpretare i Tarocchi dalla A alla Z. Utile per diventare cartomante, per chi lo è già, per chi vuole capire come si deve svolgere un corretto consulto di carte e come prepararsi mentalmente, fisicamente ed energeticamente.