di Vito Foschi (pubblicato su Fenix del n.8 giugno 2009)
Il labirinto è un simbolo ricorrente che accompagna l’uomo fin dalla preistoria e che dal mito di Dedalo e del Minotauro lo ritroviamo in mille racconti, favole, fumetti e rappresentato dappertutto finanche nelle chiese medievali fino a costituire elemento di arredamento, a partire dal rinascimento, dei giardini delle ville signorili con i famosi labirinti di siepi.
Di labirinti esistono vari tipi, da quelli a pianta circolare a quelli con pianta quadrata, da quelli con un’unica via da percorrere per giungere al centro a quelli con incroci e vicoli ciechi da attraversare da una parte all’altra cercando la via giusta e così via. Una possibile classificazione può essere questa:
- labirinti con un’unica entrata ed un’unica uscita ovvero unicursale con un’unica strada aggrovigliata che impone una via di percorrenza obbligata ed unica ad esempio una spirale come il labirinto di Chartres;
- labirinti con più entrate, più uscite;
- labirinti con un’entrata, più uscite;
- labirinti con più entrate, più uscite.
In questo lavoro faremo alcune considerazioni sui labirinti unicursali ed in particolare considereremo quelli a forma di spirale in cui non esiste una vera e propria uscita ma l’obiettivo è raggiungere il centro.
Il simbolo della spirale è presente nella storia dell’uomo fin dalla preistoria ed facile trovarlo graffito su rocce o sulle pareti di caverne. Tale simbolo è stato associato spesso alle viscere dell’uomo data la loro conformazione. Se consideriamo i labirinti a spirale possiamo immaginare che attraversarli è per analogia un viaggio nelle viscere dell’uomo, al suo interno, al suo centro o cuore nascosto e per certi versi è anche un viaggio verso l’oltretomba che è una dimensione nascosta che si immagina interna alle viscere della terra e non a caso il termine. Dopotutto le stesse caverne e grotte sono considerate le viscere della terra. La spirale è una sorta di budello aggrovigliato che sta a rappresentare il mondo infero come le viscere all’interno dell’uomo.
Se consideriamo un altro simbolo come quello della triplice cinta formato da tre quadrati concentrici e da una croce sovrapposta che parte dal quadrato più interno e taglia i due più esterni a rappresentare il centro spirituale nascosto ed i tre gradi dell’iniziazione possiamo notare la sua somiglianza con un labirinto. Il quadrato nella tradizione rappresenta la terra contrapposto al simbolo del cerchio che rappresenta il mondo celeste. La capitale di Atlantide era circondata da tre fossati attraversati da ponti a ricordare la triplice cinta con cerchi al posto dei quadrati come già notato da altri studiosi quali il Guénon. Ed il cerchio rappresentava il suo essere più vicina al mondo celeste ed in effetti la distruzione avviene per mano degli dei che la puniscono per il suo allontanamento dalla legge divina.
Ritornando al labirinto di Chartres dobbiamo ricordare che percorrerlo in ginocchio era equivalente del pellegrinaggio a Gerusalemme. Nel medioevo Gerusalemme era rappresentata sulle mappe al centro del mondo perché la si considerava il centro del mondo e sul suo asse in cielo era disegnata la Gerusalemme Celeste ed in basso l’inferno a completare l’asse del mondo. Si percorreva la spirale per arrivare a Dio.
Il viaggio di Dante nella Divina Commedia è un viaggio a spirale, i gironi sono dei cerchi concentrici e Dante passa da un cerchio più largo a quello più stretto. Il numero tre che percorre tutta l’opera di Dante ricorda il tre della triplice cinta.
Nei riti praticati dagli sciamani è spesso usato il ballo per raggiungere il trance e così poter parlare con gli spiriti e si può ipotizzare che siano potuti esistere tipi di ballo per raggiungere il trance che seguivano il percorso della spirale, ballare lungo la spirale in tondo un po’ come i Dervisci che ballano freneticamente roteando su se stessi, ma in più nello stesso tempo avvicinandosi al centro. Il ballo verso il centro poteva rappresentate il viaggio verso il centro occulto dell’uomo, all’interno delle viscere, nel cuore, centro spirituale dell’uomo che pone in contatto con la divinità. In fondo, nelle moderne scuole di ballo sul pavimento sono disegnati i passi da eseguire, così la spirale poteva servire agli sciamani per eseguire i loro balli e giungere alla trance.
La trance sciamanica è un modo per comunicare con l’oltremondano e può essere considerato una sorta di viaggio. La spirale rappresenta il mondo sotterraneo proprio perché rappresenta le viscere ed il ballo lungo la spirale è una sorta di viaggio verso il mondo infero per poi ri“uscire” a “riveder le stelle”.
La spirale è legata ai culti della Dea Madre, a rappresentare le viscere della dea come utero e la sua capacità riproduttive. Nella penisola salentina, in Puglia esistevano fino a pochi decenni fa il fenomeno delle tarantolate ovvero di donne che pizzicate da un fantomatico ragno, la tarantola, sono percorse da spasmi che le costringono a un ballo irrefrenabile che spesso termina nei pressi di un luogo sacro. Nonostante le spiegazioni sociologiche è evidente il legame con i culti della Dea Madre perché il ragno è un animale sacro alla dea ed il ballo non che può che essere il ricordo di un rito sciamanico che prevedeva il ballo e la musica per ottenere la trance come succede tuttora in alcune popolazioni o nel caso dei Dervisci già citato.
La grotta è il luogo di culto della dea e la spirale rappresenta anche il mondo sotterraneo per analogia con le viscere umane. Il percorso all’interno della dea, all’interno dell’utero, per giungere all’origine della vita, all’unità primordiale all’origine del Tutto.
Il labirinto può essere considerato un’evoluzione della spirale legata al culto della Dea Madre. La spirale come abbiamo già detto può essere considerato un labirinto unicursale con un’entrata ed un’uscita. Allontanandosi dalla perfezione iniziale, dalla mitica età dell’oro iniziale, il disegno della spirale-labirinto si confonde complicandosi sempre più. Si aggiungono dei bivii, più entrate, più uscite e si passa dal cerchio al quadrato dallo spirituale alla materialità, similmente alla pianta circolare della capitale di Atlantide che si trasforma nel quadrato della triplice cinta.
L’allontanamento dal centro spirituale e la progressiva materializzazione ha due conseguenze: il cerchio diventa quadrato e il labirinto da una via a più vie perché il centro diventa nascosto e non è più così semplice raggiungerlo.
Si aggiungono strade sbagliate per confondere chi non è degno e per occultare la strada come nella selva oscura di Dante che è equivalente al labirinto. All’interno della selva o labirinto non a caso la diritta via è smarrita, Dante trova finalmente la via guidato da Virgilio e si ha il passaggio da labirinto a spirale perché come abbiamo detto il percorso di Dante può essere considerato spriraliforme. L’evoluzione o meglio l’involuzione è stata da spirale a labirinto e per tornare al centro si deve passare dal labirinto alla spirale ovvero il passaggio inverso, all’interno del labirinto bisogna trovare la via diritta.
Il ricordo di una via privilegiata, di una strada maestra che permetta di giungere al cuore dell’uomo, a Dio si conserva ed abbiamo lo splendido labirinto di Chartres da percorrere come sostituzione del pellegrinaggio a Gerusalemme, centro per eccellenza.