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venerdì 14 febbraio 2020

Cos’è la Mano della Gloria?

in collaborazione con l'autore Michele Leone: https://micheleleone.it/la-mano-della-gloria/


La Mano della Gloria tra folklore e magia


La Mano della Gloria potrebbe essere un oggetto presente nelle più tetre storie di Sir Arthur Conan Doyle o di Edgar Allan Poe. Come oggetto magico è presente nel popolare gioco di ruolo Dungeons & Dragons, i più giovani l’hanno incontrata, anche se proposta in una forma blanda, nelle storie del maghetto Potter. La realtà spesso supera la fantasia e questo oggetto è un feticcio realmente esistito. Era usato da ladri o da alcuni sprovveduti, perversi, fattucchieri. Oggi trova la sua collocazione in qualche museo o nelle Camere delle Meraviglie di collezionisti di oggetti particolari.


            Feticcio: Oggetto inanimato al quale viene attribuito un potere magico o spirituale. Il vocabolo, adottato nel 16° sec. dai navigatori portoghesi (feitiço) per designare gli idoli e gli amuleti che comparivano nelle pratiche cultuali di popoli indigeni africani, fu esteso successivamente alle reliquie sacre della devozione popolare e, più in generale, a qualsiasi oggetto ritenuto immagine, ricettacolo di una forza invisibile sovrumana.


Cos’è la Mano della Gloria e come si prepara?

La Mano della Gloria è, stando alla maggior parte delle versioni, la mano amputata ad un criminale mentre penzola dalla forca. A seconda dei “gusti” o delle idee dei vari autori sull’argomento può essere la mano destra o sinistra. Una volta presa, la mano, deve essere avvolta in un panno funerario e quando si è distanti da occhi indiscreti bisogna strizzarla per renderla esangue.

Ti riporto un paio delle tante descrizioni sul come preparare questo feticcio:

“Prendi la mano destra o sinistra di un criminale che pende da un patibolo accanto ad una strada; avvolgila in un panno funebre e così avvolta spremerla bene sino a far uscire l’ultima goccia di sangue. Quindi metterla in un recipiente di terracotta con salnitrio, sale e pepe lungo, il tutto ben in polvere. Lascialo in questo recipiente per quindici giorni, quindi estrailo ed esponilo alla piena luce del sole durante i giorni caldi fino a quando non diventa abbastanza asciutta. Se il sole non è abbastanza forte mettilo in un forno con felce e verbena. Quindi crea una specie di candela dal grasso di un criminale impiccato, cera vergine, e usa la Mano della gloria come candelabro per tenere questa candela quando accesa, e poi quelle in ogni luogo in cui vai con questo lo strumento dannoso deve rimanere immobile”. (Petit Albert).

O

“La Mano di Gloria è la mano di un uomo che è stato impiccato, ed è preparata nel modo seguente: Avvolgi la mano in un pezzo di lenzuolo, tirandolo stretto, in modo da spremere il sangue che può rimanere dopo l’amputazione; quindi metterla in un recipiente di terracotta con salnitro, sale e pepe lungo, tutto accuratamente in polvere. Lascia che rimanga quindici giorni in questo sottaceto fino a quando non è ben asciugata, quindi esponila al sole nei giorni più caldi, fino a quando non è completamente seccata o, se il sole non è abbastanza caldo, asciugala in un forno riscaldato con la verbena e felce. Quindi fai una candela con il grasso di un uomo impiccato, cera vergine e sesamo della Lapponia.” (Sabine Baring-Gould).

Sulla fabbricazione della candela da porre sulla Mano della Gloria la “storia” diventa ancora più cruenta, e ti sconsiglio di leggere questo paragrafo se sei particolarmente sensibile. Molti vogliono che per rendere ancor più efficaci gli effetti della Mano di Gloria fosse necessario fabbricare la candela con il grasso di un bambino nato morto o strappato con ferocia dal ventre della madre mentre questa era ancora incinta.

Quali erano le proprietà della Mano della Gloria?

Immobilizzare o addormentare le persone a cui era presentata;
Far luce solo per colui che la impugna, mentre altre persone vicine al ladro restavano al buio;
Rendere invisibile colui che portava la Mano della Gloria;
Ardere senza consumarsi;
Poter aprire qualunque serratura posta nelle sue vicinanze;
Segnalare la presenza di persone sveglie nella casa da derubare per mezzo della non accensione di uno degli stoppini posti sulle dita della Mano della Gloria.
Testimoni

Ora, quasi fossimo nell’aula di un tribunale, chiamerò tre testimoni a parlare della Mano della Gloria. Questi sono diversi per formazione, credenze ed epoche nelle quali sono vissuti Alla fine trarrò le mie conclusioni o, se preferisci, farò l’arringa finale.

Testimone 1: James G. Frazer

V’è un fruttuoso ramo della magia omeopatica che si basa sui morti; poiché, come il morto non può né vedere, né udire, né parlare, così, applicando i principi omeopatici, si possono rendere le persone cieche, sorde e mute usando le ossa dei morti o qualsiasi altra cosa che sia toccata dall’infezione della morte. […] In Europa si attribuivano tali proprietà alla Mano della Gloria, cioè la mano di un impiccato, seccata e conciata. Se una candela fatta con il grasso di un malfattore morto anch’esso sulla forca venina inserita nella Mano della Gloria come in un candeliere e accesa, rendeva immobili tutti coloro a cui fosse presentata; e non potevano muovere neppure un dito, come se fossero morti. Talvolta la mano del morto diviene una candela, o meglio un mazzo di candele, poiché viene dato fuoco alle sue dita avizzite; ma se uno degli abitanti della casa fosse sveglio, una delle dita non si accenderebbe. Tali nefande lampade si possono spegnere soltanto col latte. Spesso è prescritto che la candela del ladro sia fatta con il dito di un bambino appena nato, o, meglio ancora, di uno non ancor nato. Spesso vien considerato necessario che un ladro abbia tante candele, quanti sono gli abitanti della casa, perché se ne avesse una di meno, qualcuno in casa si potrebbe svegliare e pigliarlo. Una volta che queste candele brucino non c’è che il latte che possa spegnerle. Nel Seicento i ladri usavano assassinare delle donne incinte per estrarne delle candele dall’utero. (Il ramo d’oro, Bollati Boringhieri, Torino 2013 pp. 43-44).

Testimone 2: Michael Howard

“I veri occultisti sono generalmente dell’opinione che i termini magia <<bianca>> e magia <<nera>> siano in pratica privi di significato, anche se si possono applicare in teoria. Per spiegare questa affermazione piuttosto contraddittoria è necessario rendersi conto che la potenza usata nella magia (che ha origine nella mente umana) è una forza neutra che può essere utilizzata per fini positivi o negativi. Infine, la responsabilità dell’uso del potere è solo del mago, e risiede nei suoi sentimenti.

In passato le candele erano usate in molte occasioni, in quella che gli ignoranti chiamano <<magia nera>>. Forse l’esempio più famoso del loro uso, è quello della spaventosa <<Mano della Gloria>>. Si credeva che fosse la mano amputata ad un omicida, che fosse coperta di cera ed avesse degli stoppini sulle punta delle dita. Una volta acceso, questo oggetto disgustoso aveva il potere di far perdere coscienza agli occupanti di una casa, e di aprire anche le porte chiuse a chiave. Un ladro che non ne possedeva una sarebbe stato un ladro incompleto!

C’è, in realtà, qualche elemento di verità in fatti del genere che per noi moderni sono solo degli orrori e delle insensatezze? Sì, ma la <<mano>> non era un arto appena amputato ad un carcerato, bensì una comune candela di cera a forma di mano. Delle bizzarre candele di questo genere possono ancora oggi essere acquistate nei negozi di novità, oppure l’amatore se le può fabbricare una, degna di qualsiasi film dell’orrore, versando cera in un guanto di gomma da massaia.

Degli occultisti seri non se ne occuperanno – tranne che per divertirsi un po’ – poiché è piuttosto improbabile che la <<Mano della Gloria>> sia di qualche utilità, anche per un ladro acrobata, e sembra che non neutralizzi neanche gli allarmi, per cui la sua utilità risulta proprio limitata!” (Michael Howard, Magia delle candele. Significato occulto, uso, formule, rituali, Hermes Edizioni, Roma 1999, pp. 53-54).

Testimone 3: Francesco Maria Guaccio

In un paesino della diocesi di Liegi – per alcuni Huy, per altri Dinant – due individui giungono, di notte, in un albergo. Fingendosi molto stanchi, dichiarano, dopo aver cenato, di non sentirsela d’andare a cercare un letto altrove, e, con molta insistenza e sfacciataggine, chiedono all’oste di lasciarli dormire in cucina, presso il fuoco.

Una fantesca, alla quale i due viaggiatori non vanno a genio, si mette a spiarli da un forellino per vedere che mai fanno. Nel cuore della notte li vede estrarre da una borsa una mano mozza, ungerle le dita e accostarle al fuoco. Se ne accendono quattro su cinque, ei maghi stupiscono; riprovano, ma la fiamma non s’appicca. Uno esclama allora: «Come mai? Qualcuno in casa è sveglio?» E, appesa la mano al camino, con le quattro dita che ardono come candele (ma con luce fosca), escono di casa, e, fischiando in un certo modo, chiamano i complici perché vengano a rubare. La fantesca, che li ha seguiti, chiude loro l’uscio in faccia, e, corsa nella camera da letto dei padroni, li scorge entrambi immersi in un sonno cosi profondo che non riesce a destarli neppure trascinandoli in mezzo alla stanza. I ladri cercano frattanto d’entrare passando per la finestra, ma la donna accorre e li butta giù dalla scala; essi però insisto­ no, e tentano d’introdursi da un’altra parte. Ricordandosi della lampada, la serva – convinta che sia essa la causa del torpore degli abitanti – spegne le quattro dita; subito i dormienti si svegliano, accorrono e scacciano i malviventi. Acciuffati pochi giorni dopo, confessano il maleficio.

[…]

Anton Welch riferisce un fatto narratogli dalle mogli di Michal Gross e Beschiess. Note entrambe per complicità in stregoneria, avevano da poco sottratto dalla bara, nel cimitero di Germmgen, due cadaveri di bimbi, che i rispettivi genitori- Bernhard e Anton Lerchen – avevano appena sotterrato, e li avevano inceneriti a pro delle loro magie. S’erano valse, dapprima, d’un fianco con le costole, poi avevano usato il braccio destro come una di quelle lampade diaboliche di cui ho già parlato: da utilizzare la notte, nel caso avessero dovuto propinare a qualcuno il farmaco malefico. Le dita ardevano alle estremità con fiamma sulfurea e violacea: quando la fiamma si spegneva, rimanevano intatte, come se non avessero servito da alimento al fuoco, e potevano perciò essere riaccese a piacere. (Compendium Maleficarum, Giulio Einaudi Editore, Torino 1992, pp. 206-214).

Conclusioni

Rileggendo questo articolo per scrivere le conclusioni, mi rendo conto che molto altro ancora ci sarebbe da dire su questo bizzarro, osceno feticcio. Mancano J. Dee ed altri testimoni e maghi. Chissà che non ne faccia un libricino. Qualcuno vuole che Mano della Gloria in inglese Hand of Glory, sia la corruzione o la trasformazione della parola francese mandragore: mandragora. Da mandragore a main de gloire a hand of glory. Probabilmente se non vi fosse stata una incomprensione linguistica la tentazione di tagliare mani a uomini appesi alla forca non sarebbe venuta ai ladruncoli inglesi o agli pseudo maghi.

I tre testimoni, diversi per formazione, idee ed epoche in cui sono vissuti ci hanno dato spunti di riflessione diversi e soprattutto punti di vista altri. Sulla Mano della Gloria, non è difficile trovare informazioni on-line, come su molti argomenti, ed è ancor più facile trovare molti Gran Maestri Ierofanti Ciarlatani pronti a raccontarti verità sino ad oggi inaudite per molti o pochi denari. Qualcuno potrebbe anche dirti che la Mano di Gloria, fatta dei materiali più improbabili è uno strumento di altissimissima Magia, oggetto indispensabile per ogni apprendista stregone.

La Magia, indipendentemente dalla possibilità che i suoi effetti siano reali o presunti, è prima di tutto un percorso di Conoscenza; conoscenza di sé stessi e del Mondo Universo. Conoscenza, quella del mago, che deve unirsi alla Sapienza e alla Saggezza. Senza conoscenza si è poco più che simpatiche (non sempre) scimmie ammaestrate e comprare a casaccio oggetti e (pseudo) rituali non farà di noi dei maghi né delle persone sagge. Come saggio non sarebbe il ladro che provasse ad andare in giro con una Mano della Gloria all’interno di una stazione di polizia. Eppure, la Mano della Gloria è o può essere l’occasione per ognuno di noi di apprendere, usi e costumi, tradizioni, mentalità di epoche diverse ed anche qualcosa sulla Magia. Si sulla magia, per imparare a distinguerla dalle volgari (nel senso di volgo) pratiche folkloristiche o dalle credenze popolari. La Mano della Gloria può essere l’occasione per rileggere vecchie storie con occhi nuovi, per entrare in punta di piedi nella storia delle idee e dell’immaginario senza scomodare Durand. Ci sono un’infinità di possibilità. A te scegliere se essere una scimmietta ammaestrata o un ricercatore/ricercatrice sulla strada della conoscenza.

       Gioia – Salute – Prosperità


sabato 18 gennaio 2020

Le religioni dei Misteri

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/le-religioni-dei-misteri/

Appunti su le religioni dei Misteri nell’antichità


Le religioni dei Misteri del mondo antico sono le progenitrici delle moderne scuole iniziatiche? In questo post proverò a dare una risposta su le religioni dei Misteri nel mondo antico per scoprire se ci possono essere dei punti di contatto con le così dette Società segrete moderne, confraternite e scuole iniziatiche. Soprattutto questo post ha lo scopo principale di provare a raccontare aspetti storici spesso poco noti o difficilmente rintracciabili da quanti si avvicinano spesso troppo incautamente al mondo delle scienze ermetiche e delle religioni. 

La religione greca, in quanto religione della pólis, è in misura estrema una religione pubblica: processioni sacrificali e banchetti comunitari, preghiere recitate ad alta voce e voti, templi visibili da lontano con preziosi doni votivi danno un quadro della eusébeia; tramite questa il singolo si integra nella comunità, mentre chi si isola cade solo nella asébeia. Eppure queste forme di religione <<pubblica>> sono da sempre affiancate da vari culti segreti, cui si accede solo in forza di una particolare iniziazione individuale: i <<misteri>>. <<Iniziare>> si dice myeîn o anche teleîn, l’iniziato mystes, il complesso della cerimonia mystéria, mentre telestérion è il particolare edificio adibito all’iniziazione; il rito può chiamarsi anche teleté, ma questa parola è nel contempo usata per indicare in genere le feste religiose. Anche orgia designa il <<rituale>> in assoluto, ma il termine è impiegato con particolare riferimento ai misteri; il verbo che definisce la cerimonia dell’iniziazione è infatti orgiazein. Celebri e ovunque noti erano i misteri di Eleusi, per gli Ateniesi tà mystéria semplicemente; ma, a quanto pare, essi non erano che la componente più significativa di un gruppo di manifestazioni dello stesso tipo.

La segretezza era assoluta, il solo dubbio era se <<il sacro>> fosse in questi casi <<proibito>>, apórrheton, o semplicemente <indicibile>>, árrheton. Simbolo dei misteri è la cesta chiusa da un coperchio, la cista mystica; solo l’iniziato ne conosce il contenuto; il serpente, che si attorciglia attorno ad essa o ne esce, è segno di <<indicibile>> terrore. Gli scrittori pagani non andarono altre le allusioni e quelli cristiani, intenzionati a svelare il segreto, non riuscirono ad andare oltre vaghe supposizioni. Solo per un caso fortunato uno gnostico fu in rado di fornire alcuni dettagli fondamentali su Eleusi. (Walter Burkert, La religione greca, Jaca Book, Milano 20103, pp. 497-498).

Le parole di Burkert ci aiutato ad entrare nel labirinto delle religioni dei misteri, che per dirla con un facile gioco di parole sono un mistero (nel senso moderno del termine) ancora in buona parte da decifrare e svelare.

Si potrebbe definire elemento fondante delle religioni dei misteri l’iniziazione, questa è un elemento in comune a tutti i culti misterici. Quando parliamo di mistero, in questo contesto, dobbiamo sempre riferirci al senso originario della radice my che sta a significare chiudere gli occhi o chiudere la bocca. Nel suo lessico, Suda fa chiaramente riferimento a questa radice in riferimento alla parola mysteria: vengono chiamati misteri perché quelli che li ricevono chiudono la bocca e non spiegano queste cose a nessuno. La parola myêin significa chiudere la bocca. Era praticata una iniziazione o le iniziazioni erano molteplici? La domanda potrebbe essere anche formulata chiedendosi se vi erano diversi gradi o livelli di iniziazione.

Almeno a partire dall’età ellenistica l’intero sistema iniziatico prevedeva inoltre livelli di approfondimento diversi: dopo aver partecipato ai Piccoli e Grandi Misteri si poteva accedere infatti allo stadio della epoptéia(contemplazione), esplicitamente ricordato da Plutrarco come possibile distanza di almeno un anno dai Grandi Misteri. È possibile che l’intero percorso iniziatico fosse categorizzato da gradi successivi, in una scala di conoscenza progressiva probabilmente costituitasi nella sua forma più compiuta molto tardi e attestata solo in età imperiale in maniera completa. Un brano di Teone di Smirne utilizzando un luogo comune del confronto tra processo iniziatico e la conoscenza scientifica afferma, senza accennare esplicitamente ad Eleusi, che l’iniziazione presenta cinque tappe:

La purificazione;
La trasmissione dei riti iniziatici misterici;
La epoptéia (contemplazione);
La “legatura” e l’“imposizione delle corone”;
La felicità ottenuta dal favore divino e dalla convivenza con gli dei.
Anche se non fa menzione del santuario di Demetra, la sequenza, la presenza della epoptéia e altri particolari mostrano in maniera evidente che lo scrittore si riferisce ai Misteri. La successione è anche confermata dalle altre fonti, come si è visto: coincidono la purificazione e la prima catechesi nei Piccoli misteri, quindi in un secondo momento la vera e propria iniziazione e solo al terzo stadio la epoptéia, che Plutrarco si è visto, pone ad almeno un annodi distanza dalla seconda tappa. La sequenza, quindi, corrisponde pienamente alle nostre indicazioni e spiega ulteriormente la complessità della celebrazione iniziatica e della progressiva catechesi vissuta dagli adepti. La legatura e l’imposizione delle corone di cui si parla può essere chiarita con alcune informazioni che dipendono dalla spiegazione lessicale di un modo di dire, a proposito del quale si specifica che <<i misti si legano la mano destra e il piede sinistro con un pezzo di stoffa, e ciò è detto coronare di zafferano>>. Se anche questo quarto stadio, quindi, sembra corrispondere a una vera e propria celebrazione, l’ultimo invece, è il conseguimento effettivo e la pienezza dell’apprendimento religioso, quindi l’effetto determinato dal percorso di ascesi spirituale seguito, più che uno specifico momento celebrativo. Il concetto non è nuovo nella trattatistica, in quanto appare già in Aristotele che ricorda come: <<la vita, in quanto iniziazione ed esecuzione perfetta di questi misteri, deve essere piena di serenità e di gioia>>. (Enzo Lippolis, Mysteria. Archeologia e culto del santuario di Demetra ad Eleusi, Bruno Mondadori, Milano 2006, pp. 108-109).

La molteplicità dei diversi gradi di iniziazione è presente nella storia delle società segrete o di segreti e ancora oggi, questo metodo di <<pedagogia>> cultuale è mantenuto vivo da molte confraternite iniziatiche.

Il passaggio dalle tenebre alla luce è un tema che sovente si ritrova nei riti iniziatici, così come lo spavento che dovevano provare gli iniziandi mentre subivano le prove iniziatiche. Una delle conseguenze delle cerimonie era l’entusiasmo nel senso originario di enthusiasmós – parola composta da en (in) e theos (dio) il dio dentro, indiamento, con il dio dentro di se o invasamento divino – una delle attestazioni più chiare dell’entusiasmo è riscontrabile nelle prassi cultuali del divino Dioniso. Alla fine delle cerimonie d’iniziazione il neofita pronunciava una dichiarazione di beatitudine o un rappresentante della comunità che lo aveva appena accolto la faceva al neofita, questa prassi era chiamata makarismós. Per quanto i riti di iniziazione abbiano lo scopo di causare delle forti emozioni, di smuovere la coscienza e di agire in tutti gli “strati” dell’essere dell’iniziando, solitamente, anche le prassi cultuali che dovevano generare un forte spavento non erano mai cruente. Si possono ipotizzare alcune pratiche di umiliazione corporale nei riti di Attis e Cibele e nel culto di Mitra.

Le Religioni dei Misteri, i culti misterici erano custodi della paradosis – nel suo significato primario sta per abbandono o consegna, in quello secondario, che a noi interessa è la trasmissione verbale o tramite scritti di insegnamenti in particolar modo i precetti e le pratiche rituali. In altre parole è la cosa trasmessa o tramandata – e al neofita o all’iniziando veniva fatto ascoltare lo hieròs logos – discorso sacro -, di questi due aspetti della religiosità greca conosciamo poco o nulla.

Sullo hieròs logos e il mito e la indicibilità del primo è interessante l’osservazione di Ileana Chirassi Colombo: Potremmo osservare il <<mito vero>> nel senso pettazzoniano si propone analogo a quel tipo di racconto che in greco, ad un certo punto e in certe circostanze, diventa hieros, <<sacro>>, ma è esplicitamente logos hieròs, con il significato di discorso particolare che segnala un enunciato che si oppone al mythos per il semplice fatto di dover essere segreto. Non detto. L’esempio più noto è lo hieròs logos che protegge la <<rivelazione>> del complesso mitico-rituale più famoso della grecità, i misteri di Eleusis, un enunciato che non si poteva rivelare, dire, quindi non consisteva nel suo mythos. Il racconto celebre del famoso ratto di Kore è infatti un racconto, un mito, tutt’altro che segreto poiché è esplicitamente raccontato nel celebre Inno a Demeter della raccolta pseudoepigrafica degli Inni di Omerici ed in molte altre varianti, senza protezione. Mentre il senso segreto, il valore vero del messaggio si nasconde altrove (Ileana Chirassi Colombo, Il mito e il ‘900, in Natale Spineto, (a c.), Interrompere il quotidiano. La costruzione del tempo nell’esperienza religiosa, Jaka Book, Milano 2005, p.112).

Tra mito e discorso sacro non possiamo non pensare al Discorso Sacro di Ermete all’interno del Corpus Hermeticum. A differenza di altri trattati del Corpus inizia come consuetudine con il passaggio dalle tenebre alla luce, ed è ipotizzabile sia stato scritto all’interno di circoli giudaici.

Prima di chiudere queste considerazioni su le religioni dei Misteri è utile fermarsi ancora un attimo sul senso di hieros: (l’uomo graecus) Dice ancora hieros dal sanscrito isirah, forte, vivificante. Le hiera sono le potenze in relazione all’azione divina: i fiori sono hiera; lo sono la luce irradiante e la terra carica di frutti e di messi. È in rapporto alla potenza divina che degli esseri e degli oggetti sono hieroi. Hieros logos è il discorso sugli dei. Il re e il prete sono hieroiper il loro rapporto con la potenza divina; hieros anthropos è l’iniziato delle religioni ai misteri. L’iniziato non è un uomo santo, ma un uomo messo in relazione con la potenza misteriosa divina. (Julien Ries, L’uomo e il sacro nella storia dell’umanità, Jaka Book, Milano 2007, p. 359).

Trovo di estremo interesse l’idea di hieros anthropos, una definizione che da un lato fa chiarezza e spazza via il pre-giudizio legato alla santità di quanti sono in relazione con il divino nella contemporaneità, ma, soprattutto, perché lo hieros anthropos è l’anticipatore per certi versi dell’homo hermeticus©.

Per homo hermeticus intendo l’iniziato che – in quanto in rapporto con il sacro e la sua ierofania, in quanto in relazione con il simbolo ed esperitore dei Misteri – si pone (e non potrebbe essere diversamente, in quanto la sua ri-cercaè tangente tanto alla magia quanto al sacro, tanto al simbolo quanto ai Misteri e allo hieros) su un piano diverso – non in senso qualitativo – rispetto all’homo religiosus e all’homo symbolicus, pur avendo tratti comuni a entrambi. Non è possibile e non sarebbe giusto omologarlo ora all’uno ora all’altro: l’homo hermeticus è qualcosa di diverso, che deve essere ancora svelato sia nell’ambito delle scienze profane sia in quello delle scienze ermetiche. È giunto il momento che egli irrompa per mezzo dell’Ermeneutica delle Scienze Ermetiche nelle Geisteswissenschaften (Scienze dello Spirito). Al pari dell’homo religiosus vive nella storia e oltre la storia: egli è usufruitore e a volte creatore di riti; il mito non gli è estraneo e l’iniziazione è il suo punto di partenza e di arrivo: nasce iniziando e muore iniziatore.

Non è compito di queste pagine dare vita all’homo hermeticus, anche se in senso lato sono pregne della sua presenza soprattutto nelle società di segreti.

In Grecia, in relazione con i misteri possiamo identificare tre tipi di organizzazioni religiose:

I <<professionisti>> itineranti;
L’apparato sacerdotale, il clero, addetto ad un santuario;
Le <<confraternite>> o associazioni, tra cui Tiasi e Fratria
La Fratria assumeva la forma di una confraternita riconoscendo l’origine dei suoi membri da un comune capostipite. La Fratria, alla sua origine, dava la garanzia del diritto di cittadinanza. In seguito divenne un modo per garantire la legittimità della nascita di una persona. L’accettazione nelle forme solenni avveniva a 17 anni, mentre il <<candidato>> veniva presentato al momento della nascita. La Fratria aveva un suo proprio statuto e regolamento e il Fratiarco (capo della Fratria) veniva eletto ogni anno. Questa modalità di elezione è rimasta pressoché simile per millenni all’interno delle società segrete e delle scuole iniziatiche. Nei territori dell’Attica la festa principale era quella delle Apaturie. La Fratria onorava diverse divinità le due principali erano Zeus e Atena, questi erano detti Fratrio e Fratriaerano le due divinità sotto il cui patrocinio si svolgevano le Apaturie. Durate queste feste che duravano tre giorni nel mese di Pianepsione (ottobre – novembre) si formalizzava l’iscrizione dei fanciulli alle Fratrie di appartenenza.

La figura dei preti itineranti non era affatto inusuale nell’antica Grecia ed erano a seconda dei casi temuti o considerati dei ciarlatani. Essi erano chiamati in greco antico agyrtes e mantis. Dalla parola agyrtes con l’aggiunta del prefisso men arriviamo ai Menagyrtes: sacerdoti che con la statua della dea Cibele, detta anche Grande Madre, caricata su di un asino, andavano mensilmente in giro per i villaggi come sacerdoti mendicanti.  Il mantis è un profeta, sacerdote indovino, ha la capacità di ascoltare, sentire il messaggio del dio e interpretarlo.

C’è un aspetto che non è possibile tacere in queste pagine su le religioni dei Misteri, anche se in questo momento può essere solo accennato, i Misteri e i Riti, l’Iniziazione e il Segreto sono comuni anche alla magia. Esiste un possibile rapporto tra Misteri e Magia? Interroghiamo in merito Fritz Graf: Cipriano, se dobbiamo credere alla sua autobiografia apocrifa, non si era soltanto sottoposto a un’iniziazione magica presso i preti di Menfi, ma era stato altresì iniziato a tutta una serie di culti misterici in Grecia e altrove. Egli ne dà un elenco piuttosto bizzarro, in cui troviamo i misteri di Cerere a Eleusi, quelli di Artemide Tauropola a Sparta (palese identificazione della crudele Artemide Ortia delle fonti tarde con l’altra Artemide, assai più crudele ancora, dei Tauri, oltre che di Ale Arafenide nell’Attica), di Era ad Argo, di Cibele in Frigia ecc. Va da sé che l’elenco è una pura invenzione, e che l’autore ha un’idea molto vaga della religione pagana greca, frutto di una lettura frettolosa dei testi anteriori. Eppure quest’elenco è significativo, perché fa capire che l’epoca scorgeva una stretta relazione tra magia e misteri. Si ricorderà che Apuleio aveva confutato l’accusa di magia invocando le sue molteplici iniziazioni a culti misterici, i cui segni segreti erano interpretati dai suoi avversari come altrettanti strumenti magici.

[…] Gli autori dei papiri magici non erano stupidi fino al punto di accontentarsi di combinare materiali provenienti da fonti differenti senza una previa eliminazione di contraddizioni e dissonanze. Al contrario, è lecito concludere che il mondo dei misteri non fosse loro estraneo. Si danno casi inequiovoci, in cui la terminologia dei misteri è stata consapevolmente applicata ai riti magici. Non c’è nessun dubbio che il mago si considerasse l’adepto di un culto misterico, che si sottoponeva ad un preciso rituale: un’esperienza molto vicina a quella dei culti misterici che ci sono ben noti. Nel rituale che secondo Betz, proveniva da un’iniziazione al culto dei Dattili, il mago afferma di essere stato iniziato, telesménos, al loro culto. Ma nel rituale magico quest’affermazione ha uno scopo evidente. Essa è diretta contro quegli esseri infernali in cui il mago s’imbatte, e contro i quali si difende invocando la sua iniziazione, ossia la sua familiarità con i poteri che regnano sul mondo infero. E quando un altro mago si rivolge al dio supremo nei termini seguenti: <<io sono Mosé, il tuo profeta, al quale tu hai trasmesso i tuoi misteri celebrati dagli israeliti, egli vuole dimostrare con queste parole la sua intimità con il dio in questione – una dimostrazione confortata dalla sua conoscenza del nome segreto. Poco importa, ai nostri fini, che i misteri qui in gioco siano quelli Israeliti e non quelli dei Greci.

Ma se tra magia e misteri corrono legami così stretti, quali sono dunque le loro caratteristiche comuni? Ce ne sono, secondo me, almeno tre: magia e mistero sono segreti; cercano il contatto diretto con il divino; infine, ci si accosta ed essi mediante un complesso rituale di iniziazione (Fritz Graf, La magia nel mondo antico, Editori Laterza, Bari 2009, pp. 94-96)

Accedere ai culti era formalmente abbastanza semplice, spesso erano aperti tanto agli uomini quanto alle donne, in alcuni casi anche ai non liberi, ma bisognava versare una tassa, l’obolo per ricevere l’iniziazione. Tale obolo è presente ancora oggi nella maggior parte delle Fratellanze iniziatiche.

Come puoi aver intuito questo post su le religioni dei Misteri ha appena socchiuso la porta sul mondo delle religioni antiche e del mondo magico ed ermetico. Spero che ti fornisca almeno una minima indicazione da seguire per le tue ricerche.

  Gioia – Salute – Prosperità

lunedì 6 gennaio 2020

Tritemio e la Confraternita Celta

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/tritemio-e-la-confraternita-celta/

La Confraternita Celta: società segreta o modello di conoscenza “universale”?

Un abate nero, la misteriosa Confraternita Celta e un pizzico di occultismo sembrano gli ingredienti per un romanzo eppure sono parte della storia.

C’è un personaggio che non dovrebbe sfuggire all’interesse di quanti si occupano di occultismo, società segrete e crittografia: Johannes Trithemius (Trittenheim, 1° febbraio 1462 – Würzburg, 13 dicembre 1516), pseudonimo di Johann von Heidenberg italianizzato in Giovanni Tritemio.

Si può guardare a Tritemio come modello di uomo universale del Rinascimento, i cui interessi vastissimi spaziavano dalla matematica allo studio delle lingue (tra le molte lingue conosceva l’ebraico e il caldeo), dalla astrologia alla crittografia, all’occultismo. Venne definito “bibliofago” e “abate nero” a causa dei suoi interessi. Era in contatto e corrispondenza con uomini di ingegno, principi, cabalisti, alchimisti, maghi e astrologi, ed ebbe come allievi Paracelso e Cornelius Agrippa von Nettesheim (dei quali ti parlerò in un prossimo post). L’opera che su tutte lo ha consacrato all’immortalità è la Steganographia, edita postuma e messa nell’Indice dei libri proibiti nel 1609.

L’abate nero tra i suoi studi di magia non esclude quelli di magia oscura e demonologia e definisce il De officiis spirituum (Liber Officiorum Spirituum), attribuito a Salomone come un libro maledetto e diabolico. L’incipit di questo libro è: In hoc libro sunt omnia secreta artium. Questo volume è importante per gli studiosi delle cose occulte perché è una delle pietre d’angolo della Pseudomonarchia Daemonum e dell’ Ars Goetia.


La tradizione vuole che mentre Tritemio era all’Università di Heidelberg, spinto dai suoi interessi verso l’occulto e la scienza aderisse o co-fondasse la Confraternita Celta «che studiava l’astrologia, la matematica e la letteratura». Probabilmente ne facevano parte insieme a lui Johann von Dalberg e Rudolf Agricola. Il poeta e letterato Conrad Celtis, pseudonimo di Conrad Pickel (10 febbraio 1459 – 4 febbraio 1508), uno tra gli uomini che contribuirono alla formazione di Tritemio, potrebbe essere stato in qualche modo ispiratore della Confraternita Celta, non tanto per la facile assonanza con il suo cognome, ma perché in uno dei suoi numerosi viaggi, durante un soggiorno in Italia, ebbe modo di apprezzare il modello delle Accademie umanistiche del nostro paese. Al suo rientro in Germania Celtis volle imitare questo modello esemplare di cultura e fondò prima l’accademia: Sodalitas Litterarum Vistulana (1496) e successivamente in Ungheria, la Sodalitas Litterarum Hungaria. L’accademia Sodalitas Litterarum Rhenana fondata da Celtis intorno al 1495 aveva tra i sui membri anche Tritemio.

È pertanto l’alchimia una casta meretrice, che ha molti amanti, ma tutti delude e a nessuno concede il suo amplesso. Trasforma gli stolti in mentecatti, i ricchi in miserabili, i filosofi in allocchi, e gli ingannati in loquacissimi ingannatori… (da Annalium Hirsaugensium Tomus II, S. Gallo, 1690, 225; citato in Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, cap. 58, Bompiani 2007).

Ci sarebbe molto altro da dire, ma per oggi penso possa andare bene così

   Gioia – Salute – Prosperità

mercoledì 6 novembre 2019

Le streghe in Toscana

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da http://micheleleone.it/le-streghe-in-toscana/

Un articolo della Rivista delle tradizioni popolari sulle streghe in Toscana

Le Streghe in Toscana è il primo articolo su streghe, stregoneria, stregheria e via dicendo, sperando di farti cosa gradita oltre a scrivere delle mie ricerche ti riporterò anche articoli o documenti dei secoli passati come ad esempio quello che stai per leggere. Pubblicato nella Rivista delle tradizioni popolari nel novembre 1894.

Ecco l’articolo sulle Streghe in Toscana

Le Streghe (credenze popolari pisane)

Nella Rivista delle tradizioni popolari è stato già pubblicato qualche cosa intorno alle streghe. In Toscana la credenza nelle streghe è molto diffusa, e potrà essere interessante porre in raffronto le diversità che presenta nelle varie Provincie e presso le diverse popolazioni una credenza uguale in origine. Esporrò qui intanto, senza fare commenti, quello che ho potuto raccogliere dalla bocca del nostro popolo.

Molto radicata e la credenza nelle streghe a Gello, piccolo paese vicinissimo a Pisa, che vive con l’industria dei tessuti; un’altra fonte di guadagno hanno le donne gellesi, le quali esercitano tutte il mestiere delle balie. Fu appunto la balia d’un mio bambino che mi fornì gran parte delle notizie che ora sono in grado di comunicare.

— Non bisogna crederci perché è peccato, ma le streghe ci sono; — ecco le sue precise parole.

Descrizione delle streghe in Toscana

Le streghe sono persone d’ambo i sessi, che mangiano e bevono, nascono e muoiono come tutte le altre; ce ne sono di vecchie e di giovani, di belle e di brutte, insomma per tutti i gusti: però, quando invecchiano, diventano più brutte delle altre. Possiedono un potere soprannaturale che possono esercitare a danno o talvolta anche a vantaggio degli uomini, e propagano la loro magia col semplice contatto, oppure anche somministrando bevande appositamente preparate, o facendo altre stregonerie. Hanno anche molti obblighi, come quello di lasciare le loro abitazioni per andar a girare nelle notti di mercoledì e di venerdì.

Le streghe, per la maggior parte, cercano di nascondere l’esser loro, che altrimenti sarebbero odiate e sfuggite; alcune però invece esercitano il mestiere, e queste potrebbero paragonarsi alle antiche sibille. Naturalmente indovinano il pensiero, leggono sulle dita delle mani, fanno certi speciali scongiuri e somministrano alcuni loro specifici per guarire persone affette da qualche malattia, specialmente nervosa. Molte volte riescono, forse per la fiducia con la quale il malato si sottopone alle loro cure, forse anche perché essi avranno fatto studi sull’arte medica, e conosceranno alcuni medicamenti utili in certe occasioni. Qui a Pisa ci sono stregoni d’ambo i sessi; pare, a quanto mi si dice, che gli uomini siano più reputati.

Nascere e diventare streghe in Toscana

Si può nascere stregoni e si può anche diventarlo in seguito. Tutti i bambini che nascono nella notte di San Giovanni (alcuni dicono anche di San Pietro) sono destinati alla stregoneria. C’è però mezzo di salvarli. Fino all’età di sette anni essi non acquistano il magico potere; bisogna che i genitori sorveglino il fanciullo nella notte di San Giovanni in cui egli compie il suo settimo anno, perché è allora soltanto che le streghe lo chiamano. Se alla voce che grida: — Vieni, alzati, — il bimbo risponde, egli è preso; se invece la madre, vegliando appositamente, risponde alle streghe prima che il figliuolo si desti, questi è salvo. Poiché pare, e ciò ho potuto dedurre anche da altri racconti, che le streghe non possano più esercitare il loro potere quando sono scoperte.

Questa credenza relativa alla notte di San Giovanni è molto diffusa: una donna di Campiglia Marittima mi narrò come una sua amica abbia udito la voce delle streghe che chiamavano il figliuolo, ed essendo essa andata con una granata per scacciarle, trovò, la mattina, la granata in bricioli sulla porta della sua casa.

Ho detto che si può anche acquistare in seguito il potere della stregoneria. Una strega, prima di morire, desidera di lasciare la propria eredità. Essa dice: — A chi la lascio? — e se qualche persona, credendo che la morente voglia alludere ad una eredità di danaro o di oggetti, risponde: — A me — in lei si trasfonde lo spirito della strega non appena questa abbia cessato di vivere.

Le tregende

Una volta c’erano anche le tregende, cioè processioni di streghe che giravano la notte a spargere i loro malefizi.

— Sarà una sessantina d’anni — mi disse la solita balia gellese — e alcuni vecchi si ricordano di averle vedute.

Ora, dopo che i preti benedicono le case e le strade di campagna, le tregende non ci sono più. Al proposito dei preti debbo segnalare un altro fatto, che mi è stato ripetuto da più d’una persona, e cioè che essi pure credono alle streghe, quantunque raccomandino di non parlarne per non spargere tali pregiudizi. Mi si assicura che molti preti, andando a benedire le case, dicono una benedizione speciale per allontanare i malefizi della stregoneria.

Guarire dall’ammaliamento e metodi per prevenire la stregoneria

C’è un santo al quale si rivolgono le persone ammaliate per esser guarite, e questi è San Valentino. Il malato dev’essere portato in una chiesa consacrata a quel santo; quanto più egli si avvicina alla mèta del suo viaggio, tanto più gli riesce difficile e faticoso proseguire la via, si dice perché le streghe vorrebbero impedirgli di giungere al tempio del santo liberatore. Il malato stesso pare che opponga resistenza, e dev’essere trascinato a forza dentro alla chiesa. Lì prorompe in grida e bestemmie, e se gli viene presentata l’immagine del santo, la ingiuria e la copre di vituperi. Poi, mentre si dibatte fra atroci spasimi, gli escono dal corpo gli spiriti che lo possedevano, e allora soltanto il malato, reso più mansueto, s’inginocchia a pregare ed a ringraziare il santo che lo ha liberato.

Anche questa credenza nel potere di San Valentino è assai diffusa. La donna di Cello aggiunse, a ciò che ho già narrato, che non sempre il santo è capace di fare la grazia. Allora la perlina ammaliata, nel delirio, dice per quanto tempo dovrà durare il suo male, e se confessa di essere stata stregata per tutta la vita, è condannata prima o poi a morire.

Si narra di una ragazza che, portata al tempio di San Valentino, disse di essere stata stregata per cinque anni. Difatti, corso quel termine, guarì, ed ora è monaca.

La strega stessa che ha ammaliata una persona è naturalmente capace anche di guarirla, anzi pare che sia in dovere di farlo quando venga scoperta. Vi è un mezzo per conoscere questa strega; però non tutti lo adottano, per quanto sia ritenuto infallibile, perché si dice che chi usa questo artifizio viene scomunicato. Mi si assicura che qualche madre, per salvare un figliuolo malato, abbia anche affrontato il pericolo della scomunica, e sia riuscita nel suo intento. Bisogna alla mezzanotte mettere a bollire in una pentola i panni della persona stregata, e bucarli con delle forche. Durante quest’operazione una persona verrà a picchiare all’uscio, e quella sarà la strega.

Molto spesso quando una persona è malata e i medicamenti valgono a farla guarire, il nostro popolo dice che quella persona è stata stregata. Quando, ad esempio, un bambino deperisce senza ragione, bisogna scucire il guancialino del suo letto, e se si trova la lana o la penna legate a trecce e a nodi, tal lavoro è opera di una strega, la quale per conseguenza deve aver stregato il bambino.

Per preservarsi dal pericolo della stregoneria, il nostro popolo, quando vede una persona sospetta, usa fare la castagna, come si dice comunemente, colle dita della mano; e c’è chi assicura che, mentre si fa questo segno, la strega resta immobile. Ci sono altri mezzi per conoscere le streghe. Se in chiesa si mette uno spillo alla ghirlanda di fiori che sta appesa sopra la piletta dell’acqua santa, la strega che bagna la mano nell’acqua benedetta vi resta come legata. Secondo un’altra versione, bisogna invece mettere un centesimo nella piletta per far sì che le streghe non possano uscir dalla chiesa.

Un episodio particolare sulle streghe in Toscana

Mi si raccontò un fatto curioso avvenuto parecchi anni or sono a Campiglia Marittima; lo scrivo quale mi è stato narrato senza fare commenti.

Un giovane faceva all’ amore con una ragazza, quando gli misero il dubbio che la sua innamorata fosse una strega. Per mettere in chiaro la cosa, egli andò a trovarla di venerdì sera, quando appunto le streghe sono costrette a riunirsi tutte insieme, lasciando le loro rispettive case. La ragazza sospetta dunque, per rimanere libera, diede allo sposo una bevanda destinata a farlo addormentare; egli però non cadde nel tranello, e dopo aver finto di bere, finse anche di dormire. La ragazza allora, sollevata una pietra del camino, ne trasse una specie di pomata, colla quale si unse tutta, ed uscì; il giovane le corse dietro, la raggiunse in riva al mare, e riuscì a nascondersi, arrampicandosi sull’albero della barca dove si riunirono le streghe sotto la direzione del loro capo. Lo stregone diceva: — Via per 10 — per far muovere la barca, ma la barca non partiva. Allora si decise a dire: — Via per 11 — e la barca lasciò la terra; le streghe non capirono nulla non essendosi accorte del nuovo loro compagno, il quale, dopo aver fatto un viaggio notturno, ritornò in terra; non seppe dare però altre notizie sulle arti delle streghe, e si contentò di abbandonare la sposa.

Conclusione

Ciò che mi sorprendeva durante le mie ricerche folk-loriche era la profonda convinzione con la quale il popolo mi parlava delle sue credenze e delle sue superstizioni, e mi narrava i fatti più strani. E qui voglio fare una distinzione: non mi farebbe meraviglia sentir parlare delle streghe quali esseri soprannaturali ed invisibili, poiché le credenze astratte sono a tutti permesse; le stesse religioni non sono forse fondate sopra miracoli? Ma ciò che mi sorprende è il sentirmi assicurare che molti sono stati testimoni di fatti che invece non presentano alcuna possibile verosimiglianza. Ciò non si spiega se non ammettendo che alcune persone abbiano delle allucinazioni cagionate da una cieca fede nelle loro credenze, e da una fantasia eccitata da strani e favolosi racconti. Sono stata lieta però di sentirmi ripetere da tutti che le streghe ai giorni nostri sono in minor numero di quello che non fossero una volta. Se dunque la loro famiglia si è già assottigliata, è sperabile che un giorno sparirà del tutto dalla faccia del globo, ed io mi auguro che in un tempo non molto lontano i folk-loristi potranno segnalare questo progresso della civiltà.

Emma Bonaventura



 Spero che questo articolo sulle Streghe in Toscana sia stato di tuo interesse. Non dimenticare di lasciare un commento o scrivermi in privato e di condividere questo post se ti è piaciuto.

sabato 6 luglio 2019

Ordine dei Gufi la storia e Batman

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/ordine-dei-gufi-un-nome-per-molte-societa-segrete/

Ordine dei Gufi: un nome per molte società segrete


Ordine dei Gufi, un nome per almeno tre Ordini diversi, questo può facilitare la confusione, se si prendono in considerazione le scissioni, le cause interne ed esterne, gli scandali e chi più ne ha ne metta diventa davvero facile scambiare un Ordine con l’altro. In questi appunti darò una rapida informazione sull’Ordine dei Gufi, il materiale che emerge dalla ricerca è tanto e mi riservo di ampliare questo articolo in un futuro non remoto.

Di Ordine del Gufo ne sono esistiti almeno tre:

Independent, International Order of Owls, St. Louis 1890 (I.I.O.O.);
Order of Owls, South Bend, Indiana 1904 (OOO);
Afro-American Order of Owls, Mariland 1911 (AAOOO).

Le tre associazioni erano indipendenti l’una dall’altra e solo la 2 e la 3 si sono incrociate e date battaglia nelle aule di un tribunale per il simbolo che le caratterizzava.

Independent, International Order of Owls

Dell’Ordine dei Gufi primigenio, almeno per quanto riguarda la nostra ne troviamo notizia nella Cyclopædia Of Fraternities di Albert B. Stevens edita nella seconda edizione a New York nel 1907:

“Organized by William Richardson, G. A. Meacham, and others, Freemasons, at St. Louis, Mo., in 1890, a secret society having sociability and recreation for its objects. Only Freemasons (Master Masons) are eligible to membership. The presiding officers of subordinate bodies are called Sapient Screechers, and instead of Lodges, places of meeting are called Nests, the overning body being the Supreme Nest-of the World. The Order numbers about 2,500 members”.

Quest’Ordine era aperto ad i soli Massoni, nello specifico ad i soli Maestri, questa non è una novità nel mondo delle Freaternità, basti pensare al di certo più conosciuto Shriners. Shriners che sta per Ancient Arabic Order of the Nobles of the Mystic Shrine e si abbrevia AAONMS, crea l’anagramma di A Mason (un massone), di questo Ordine dedito alla beneficenza e alla costruzione di ospedali parlerò in un altro post nelle prossime settimane.

Order of Owl

L’Ordine dei gufi associazione fraterna tra volontari e senza scopo di lucro che è stata fondata il 20 novembre 1904, nello Stato dell’Indiana, e dal 31 gennaio 1929, ha mantenuto la sua sede principale e la sede di attività a Hartford, Connecticut.” Questo Ordine ammetteva solo cittadini bianchi ed era diviso in quattro gradi. Per ogni grado vi erano riti di iniziazione, toccamenti e parole segrete per il riconoscimento. I gruppi locali erano detti “nidi”. Il fondatore di questo ordine John W. Talbot pare sia stato condannato per abusi sessuali e sia stato al centro di alcuni scandali. L’Ordine dei Gufi era aconfessionale, ma nel tempo venne coinvolto in alcune questioni inerenti la religione.

Si legge nel loro rituale di iniziazione:

“La vita è l’enigma degli enigmi, l’unico mistero imperscrutabile di ogni epoca. […] La nostra cura non è il futuro dell’anima, ma il benessere del corpo. La nostra missione è rendere piacevole la tua permanenza sulla terra.  […] Stiamo per ammetterti in una grande fraternità che cerca di fare, tra tutti i tempi della vita dell’uomo, tra l’infanzia e la morte, terreno comune, dove possiamo incontrarci e socializzare allo stesso livello per il bene comune. Nel nido dei gufi tutti sono uguali. Non consociamo alto, basso, ricco o povero; cortesia e gentilezza sono le nostre parole.

Puoi avere distinzione nella vita sociale, potresti aver raggiunto il successo, avere ricchezza e un posto di comando, stiamo per darti qualcosa di meglio, qualcosa che il denaro non può ottenere, e che il potere non può costringere. In un attimo sarai ammesso in una camera più ricca delle miniere di Ophir. In esso troverai il più prezioso dei favori della terra: “L’amicizia dei tuoi amici”.

Afro-American Order of Owls

Qualche anno dopo nasce Afro-American Order of Owls – è appena il caso di ricordare che 19 giugno 1964, il Senato degli Stati Uniti approvò il Civil Rights Act – e sono subito scintille per la tutela del marchio da un lato e per non far creare confusione tra una società di bianchi e una di neri. Afro-American Order of Owls nasceva con lo scopo principale di contribuire alle spese per i funerali dei suoi membri e fini di assistenza.

Ti riporto parte degli atti della causa Afro-American Order of Owls v. Talbottenutasi nel 1914 in Maryland. per leggere il pdf clicca qui: Afro-American Order of Owls v. Talbot Fonte: Casetext.

Per finire questi appunti – precari e provvisori – non posso esimermi da una spicciola riflessione sulla somiglianza dei nomi nella Società Segrete e gruppi esoterici, è sempre necessario essere cauti e cercare di capire bene con quale associazione ci si sta relazionando. Vi sono ancora oggi associazioni che possono avere nomi simili, ma perseguire scopi opposti e ci si potrebbe facilmente trovare imbrigliati in qualcosa che non si desidera, non dimenticare mai: Prudenza e Conoscenza!

Corte dei gufi o The Court of Owls

Dopo aver parlato dell’Ordine dei Gufi non posso non citare la Corte dei Gufi società segreta criminale che compare in alcune pubblicazioni della DC Comics tra cui Batman. La Corte dei Gufi ha sede a Gotham City ed esisteva secoli prima dell’arrivo del supereroe in calzamaglia e ali di pipistrello. Prima che venisse alla luce vi erano solo delle voci sulla sua esistenza, ma si pensava fosse solo il frutto della fantasia di qualche paranoico.

Sulla Corte dei gufi e sul suo braccio armato gli Artigli – giovani circensi rapiti ed addestrati per diventare scriminali – vi è anche una filastrocca:

Sta’ in guardia dalla Corte dei Gufi, che ti osserva con cipiglio,

notte e dì tra granito e calce, dal suo ombroso nascondiglio.

Lei ti scruta dentro casa, lei ti spia dentro al giaciglio,

non parlare mai di lei, o verrà a prenderti l’Artiglio



Direi che per oggi può bastare, alla prossima settimana e non dimenticare di farmi sapere cosa ne pensi dei Gufi…



Gioia – Salute – Prosperità


mercoledì 26 giugno 2019

Katipunan Società Segreta delle Filippine

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/katipunan-societa-segreta-delle-filippine/


Katipunan il K.K.K. delle Filippine

Katipunan è stata una Società Segreta Filippina sorta nel 1892. Quattro anni dopo si rese responsabile della rivoluzione contro la dominazione spagnola.nelle Filippine. Questa società segreta ha alcuni punti in comune con quelle sorte nel così detto Risorgimento italiano, prima su tutte la Carboneria. Se clicchi qui troverai tutti gli articoli pubblicati sulle società segrete nel sito. Se invece vuoi sfogliare Guida alle Società Segrete puoi cliccare qui.

Katipunan aveva intenzione di pubblicare anche un suo proprio bollettino/giornale chiamato La libertà, in realtà vide la luce un solo numero, quello del 1896.

Il nome esteso di questa società segreta è Katastaasang Kagalanggalangang Katipuanan ng mga Anak ng Bayanche in italiano suona più o meno così: Suprema e Venerabile Associazione dei Figli del Popolo (Nazione).

All’origine e nella struttura rituale del Katipunan si possono identificare due Società Segrete “madri”: la Liga Filippinae la Massoneria, essendo molti dei fondatori del Katipunan massoni, mutuarono dalla latomistica istituzione rituali e organizzazione gerarchica interna.

Per il Katipunan abbiamo il giorno e il luogo della fondazione: Tondo di Manila, in via Azcarraga (ora Claro M. Recto) il 7 luglio 1892. Tra i leader di questa società segreta troviamo: Deodato Arellano, Ladislao Diwa, Teodora Plata, Valentine Diaz, Andres Bonifacio.

Gli scopi di questa società segreta erano principalmente tre:

Ottenere l’indipendenza delle Filippine con la rivoluzione o per mezzo di conflitti (anche armati), questo obiettivo è detto politico;
Riunire il popolo filippino in un’unica Nazione;
Insegnare ai Filippini le buone maniere, la pulizia, l’igiene, la buona morale e come proteggersi dal fanatismo religioso, questo obiettivo è detto morale;
Una volta raggiunta l’indipendenza creare una repubblica comunista;
incoraggiare i filippini ad aiutare sé stessi e difendere i poveri oppressi, questo obiettivo è detto


Il Katipunan gestiva tre gradi e la somiglianza con la Massoneria si può ad esempio intravedere con la fascia del terzo grado. Nella immagine qui sotto sono riportati i colori, le divise e le parole dei tre gradi.


I tre gradi del K.K.K. o Katipunan Società Segreta delle Filippine


A capo della organizzazione vi era un Consiglio Supremo (Kataastaasang Sanggunian) e poi vi erano Consigli Provinciali e Consigli Popolari in ogni città.

Le somiglianze, a volte la sovrapposizione rituale, con la Massoneria sono riscontrabili nella cerimonia di iniziazione e bell’equivalente del Gabinetto di Riflessione, ma a questo argomento dedicherò un prossimo post.

mercoledì 29 maggio 2019

Enrique de Villena “el negromante”

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/enrique-de-villena-appunti-tra-storia-leggenda-e-letteratura/

Enrique de Villena appunti tra storia, leggenda e letteratura


Enrique de Villena (1384 –1434) si è presentato quasi per magia mentre ordinavo degli appunti volanti dopo un pantagruelico pranzo pasquale. A proposito di Gargantua e Pantagruele, a breve un post che avrà a che fare con il lavoro di da François Rabelais, ma non ti “spoilero” nulla per ora.

Torniamo a Enrique de Villena, potrebbe essere il personaggio di un romanzo e queste mie poche righe spesso lasceranno il sentiero della storia per avventurarsi in quello dell’immaginazione e della fantasia. D’altronde immaginazione e fantasia sono alla base di ogni operazione magica.

Una vita tra corte e solitudine quella di Enrique ultimo rampollo della nobile casata degli Aragona, Gran Maestro dell’Ordine militare di Calatrava. Enrique de Villena rinunciò più o meno volontariamente al suo matrimonio – della moglie pare si fosse invaghito il re di Spagna che lo propose per la Gran Maestranza che prevedeva il celibato – e di diede ad un celibato non privo d’amori clandestini e no.

Enrique de Villena è una sorta di Faust ante litteramnella visione di molti, di qui il suo soprannome “il negromante” o “l’astrologo”, per altri è un ciarlatano, per altri ancora un cultore della scienza intesa in senso moderno, traduttore di diverse opere tra cui la Divina Commedia, un letterato poeta che ha ispirato con la sua persona altri letterati e poeti. Probabilmente Enrico era tutto questo, in anticipo di circa cent’anni sul Siglo de Oro. Di Enrique de Villena è citato ad esempio nel El Laberinto de Fortuna o Las Trescientasdi Juan de Mena (1411 – 1456, esponente del dantismo):



Aquel claro padre, aquel dulce fuente,

Aquel que en el Castalo monte resuena,

Es Don Enrique Señor de Villena,

Honra de España, y del siglo presente.

O incluyo, Sabio, Autor muy sciente,

Otra, y aun otra vegada yo lloro,

Porque Castilla perdió tal tesoro,

No conocido delante la gente.

Perdió los tus libros, sin ser conocidos,

Y como en exequias te fueron ya luego,

Unos metidos al ávido fuego,

Y otros sin orden no bien repartidos.


Già il fuoco, fuoco a cui furono condannate le opere di Enrico: il fuoco casuale degli incendi e il fuoco causale della volontà di condannare opere e pensieri.


Dove imparò queste arti? Su tutte ti riporto due ipotesi.


<<Nacido en 1384, nuestro Enrique pasó los primeros veintiocho años de su vida en la corona de Aragón y es allí donde entró en contacto con textos y representantes del esoterismo occidental. Allí fue partícipe del incipiente humanismo catalán de los reinados de Juan I el cazador(1387-1396) y su primo Martín el humano(1396-1410), reyes que protegieron y financiaron las actividades de astrólogos, alquimistas y cabalistas, llegando a contener la biblioteca de Martín I más de tres mil volúmenes (Ryan, 2011: 105-171; Scott Lucas, 2003: XVI). Sólo por mencionar los más representativos, Villena llegó a tener en su biblioteca el Liber Raziel, el Kiranides, el Picatrix, la Agricultura Caldea, obras alquímicas como la Tabla Esmeraldao el Libro de Quintaescenciade Juan de Rupescissa, diversas obras de época alfonsina como el Lapidario, el Libro de los agüeros, el Libro de las formas e ymagenesy diversas obras atribuidas a Hermes Trismegisto como Los secretos de Hermes. Sin embargo, la intromisión de la dinastía castellana de los Trastámara en Aragón en 1412, conocido como Compromiso de Caspe, fue un hecho imprevisto que hizo menos relevante y deseable su presencia en el reino, debiendo moverse a Castilla e interrumpir súbitamente sus tareas intelectuales: “había de estar poco en Valencia y donde entendía tomar mi camino para Castilla y tenía liados mis libros que para ellos tuviera menester” (Carr, Cátedra, 1983: 293)>>.[1]


La seconda ipotesi è più suggestiva, ed è quella che lo ha reso celebre:

Si vuole che Enrique de Villena abbia imparato le arti oscure come la negromanzia nella Cueva de Salamanca– la grotta di Salamanca – con altri sei “studenti” ed avendo come maestro il Diavolo in persona. I sette apprendisti negromanti, erano membri di una setta o società segreta di cui si è persa memoria, in altre versioni di questa leggenda gli insegnamenti erano impartiti da Asmodeo. Non ti dico di più su questa grotta perché nelle prossime settimane sarà oggetto di uno o più post.


Ci sarebbe ancora molto da dire sia su Enrique de Villena sia sulla Spagna, le arti magiche, astrologiche e l’esoterismo occidentale, per oggi può bastare.


Alcune delle opere di Enrique de Villena:

Tratado de astrología
Los doce trabajos de Hércules
Arte de trovar
Ángel Raziel (distrutto)
Libro del aojamiento ó fascinología


Gioia – Salute – Prosperità


[1]CARR, D.; CÁTEDRA, P. (1983) “Datos para la biografía de Enrique de Villena”, La Crónica, 11.2, pp. 293-299. In Mariano Villalba, CÁBALA Y AOJAMIENTO EN EL TRATADO DE LA FASCINACIÓN DE ENRIQUE DE VILLENA, pp. 9-10.

giovedì 23 maggio 2019

Nodi da Sciogliere e conoscenza di sé

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/nodi-da-sciogliere/

Nodi da sciogliere: Sacrificio, libertà e coscienza sulla strada della conoscenza
I Nodi da sciogliere sono presenti nella vita e nella vita interiore di ognuno; prima o poi è necessario scioglierli per avanzare sul cammino della conoscenza. Non importa se i Nodi da sciogliere siano di natura interiore, abbiano a che vedere con una situazione od un soggetto con il quale si è coinvolti per uno o più motivi o siano presenti in uno o più stati di coscienza o emozionali.

Se si ha la coscienza e la consapevolezza che l’ora è quella giusta e propizia bisogna operare la “slegatura” – lavorare sui Nodi da sciogliere -. Non importa quanto questa possa essere dolorosa (il parto non è esente da dolore) e non importa neanche quanto questo nodo possa appagare l’Io, l’Ego, il Sé o come preferisci chiamalo. La presa di coscienza della necessità di questo atto, atto che diventerà sacro, deve inevitabilmente portare ad un’azione, azione che deve essere fatta come dono di libertà – libertà innanzi tutto verso di noi, da noi, per noi -. Sciogliere un vincolo alla stregua di un “mago” o di un “fisiologo” nell’accezione antica, originaria, è un’azione necessaria per ristabilire un giusto rapporto armonico nella relazione Macro-Microcosmo. Sia ben chiaro non tutti i nodi sono da sciogliere, non tutti contemporaneamente, ma solo quelli che necessitano di questa azione.

L’atto di sciogliere il nodo è un atto sacrificale e di liberazione. È sacrificio non tanto per il senso figurato di questa parola che significa perdita, privazione alla quale ci si può abituare; lo è nel senso di rendere sacro, di fare un dono “agli dei”. Sciogliendo il nodo ci priviamo di qualcosa per donarla con disinteresse, direi con amore, possibilmente senza aspettativa alcuna. Nell’atto di sciogliere il nodo, compiamo un atto di liberazione, perché rendiamo libero/a la nostra essenza o ciò o quanto abbiamo legato; come dice l’etimo stesso della parola liber, rendere libero, affrancare da obbligo.

Non è facile sciogliere i nodi e potrebbe non esserci paga alcuna, – almeno apparentemente – ma coloro che sono sulla strada della conoscenza di sé stessi e del Mondo Universo non possono esimersi da questa operazione. I Nodi da sciogliere diventano una istanza, una necessità primaria per quanti sono sulla via del Magistero.  Come potrebbe mai un Maestro, tenere “morbosamente” attaccato a sé un allievo? Come potrebbe l’Amante tener legato a sé l’oggetto del proprio desiderio? (ed è indifferente che sia l’amore dei miti greci, quello stilnovista, cortese o tra due esseri umani) Chi è sulla strada, chi cammina a piedi nudi deve viaggiare senza bagaglio, forse un giorno nel suo peregrinare ritroverà quanto ha reso libero…



P.S. collegato a questo argomento puoi leggere: L’inizio del cammino della trasformazione spirituale.



Gioia – Salute – Prosperità




martedì 26 marzo 2019

Esoterismo occidentale in cinque ipotesi

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/esoterismo-occidentale-in-cinque-ipotesi/

Esoterismo occidentale: come delimitare il campo di ricerca secondo Antoine Faivre


Esoterismo occidentale, esoterismo, ermetismo, scienze occulte sono parole, spesso usate come sinonimi e nel guazzabuglio di esperti, operatori energetici, maghi maghetti e stregoni date senza un metodo. Come fare un po’ d’ordine? La risposta, per me, è sempre la stessa: studiare, studiare e poi studiare ancora. Uno dei problemi che incontra lo “studente delle scienze ermetiche” è l’assenza di una “pedagogia dell’occulto o dell’esoterico”, pedagogia che potrebbe in certi contesti non esistere o non essere sufficiente; ma diviene necessaria per porre un po’ d’ordine e dare chiarezza e luce. Per fortuna le cose in qualche modo stanno cambiando, si sa che certi cambiamenti sono lunghi e cambiare una mentalità o sradicare la superficialità è cosa faticosa e lenta.

In Ermetismo ed esoterismo avevo iniziato ad accennare al problema. Negli ultimi anni in forma pubblica o privata ho provato ad iniziare un’operazione di divulgazione.

Oggi ti riporto una citazione da un intervento di Antoine Faivre sulla parola “esoterismo” e i suoi usi, scopo della citazione è sia aiutarti a chiarire un po’ le idee su questa parola sia fornirti uno strumento per poter indirizzare le tue ricerche con metodo.

Distinguiamo schematicamente cinque ipotesi, che indicheremo di seguito con i numeri (1), (2), (3), (4), (5). Le prime quattro vertono essenzialmente su correnti che si pensa di poter identificare cin quanto tali e, pertanto, sul discorso che esse illustrano. (1) e (2) hanno in comune il fatto di limitare il campo al periodo che si estende dall’alba del Rinascimento ai giorni nostri; ma mentre in (1) “occidentale” comprende le sole correnti situate all’interno della cultura cristiana (in senso lato), in (2) questo aggettivo comprende anche altre correnti, specie quelle che appartengono alla sfera islamica o ebraica (come la kabbalah ebraica o il sufismo). Nel caso (1) si tratta soltanto di studiare l’influenza di queste ultime su quelle che rientrano nella sfera cristiana. Quanto a (3) e (4), hanno in comune di riguardare le correnti esoteriche occidentali comprese in un lasso di tempo molto più ampio, che va dalla tarda Antichità fino ai giorni nostri. Ma mentre in (3) “occidentale” si intende come in (1), (4) estende il campo di ricerca a tutte le correnti coperte da (2).

Riassumendo, “esoterismo occidentale”, inteso come un insieme di correnti, si declina secondo quattro modalità, a seconda che tali correnti siano dette:



Moderne, ma situate unicamente nella sfera culturale cristiana in senso lato (escludendo dunque, per esempio, le correnti specificatamente ebraiche o islamiche).
Moderne, sia che facciano parte della sfera culturale cristiana, sia che si situino al di fuori di essa (per esempio quelle specificatamente ebraiche o islamiche).
Presenti lungo l’intero corso degli ultimi venti secoli, ma situate esclusivamente nella sfera culturale cristiana in senso lato (escludendo dunque, per esempio, le correnti specificatamente ebraiche o islamiche).
Presenti lungo l’intero corso degli ultimi venti secoli, compre quelle (per esempio quelle specificatamente ebraiche o islamiche) che sono situate fuori dalla sfera culturale cristiana.


L’ipotesi (1) corrisponde al modello operativo proposto intorno al 1990 dal relatore, e più o meno nella sua scia si iscrivono gli approcci dei “generalisti” dipendenti da (1) e anche da (3). Al campo teoricamente coperto dalla Direzione di studio dell’E.P.H.E. (cfr. supra) corrisponde (1). Sulla scelta di (3) si basano, per esempio, il Dictionary of Gnosis and Western Esotericismapparso nel 2005, e la rivista “Aries. Journal for the Study of Western Esotericism” che ha cominciato a uscire nel 2001. L’esperienza mostra che la coesistenza di (1) e (3) non pone problemi semantici e programmatici di rilievo. Di fatto, essi convivono piuttosto felicemente, tanto è vero che esistono, nei primi quindici secoli, delle correnti che presentano somiglianze evidenti con quelle del periodo detto moderno, e che molte tra le correnti dette “moderne” si situano nella sfera di influenza di quelle più antiche. Quanto a (2) e (4), il loro rapporto con (1) e (3) è ben più problematico. D’altro canto, a causa dell’estensione del campo che ricoprono, tendono entrambi, se non proprio a debordare in una quinta ipotesi, quanto meno a favorirne l’esistenza.

Secondo (5), in effetti, non si tratta tanto di intendere con “esoterismo occidentale”, o anche con esoterismo tout court, un insieme di correnti identificate come tali, bensì piuttosto di trovare, là dove si pensa di scoprirla, la presenza di certi atteggiamenti o progetti di ordine filosofico (in senso lato) come, per esempio, <<la ricerca di una conoscenza assoluta>>, o la presenza di certi <<processi del discorso>> di cui si tratta allora di studiare le modalità di funzionamento e di circolazione. Per il suo orientamento risolutamente “etic”, (5) si distingue anch’essa (come le altre 4) dalla scuola fenomenologica e si distacca da ogni essenzialismo. Essa estende comunque il modo considerevole il campo dell’”esoterico”, dal momento che per sua stessa natura finisce per spingere a praticare una forma di comparatismo in materia di Scienze Religiose o di Filosofia, e allo stesso tempo annette al proprio territorio molti scenari che le prime quattro ipotesi non comprendono; inversamente e logicamente, ciò che dipende da queste in materia di autori o di correnti rischia di trovarsi relegato in secondo piano o taciuto.

Antoine Faivre, La parola “esoterismo” e i suoi usi: presentazione di bouquets variopinti di significati, in Forme e correnti dell’esoterismo occidentale, Medusa, Milano 2008, pp. 23-25.

Nella speranza di farti cosa gradita ti riporto il link alla definizione di esoterico presente nella Treccani (Enciclopedia on line)

sabato 23 febbraio 2019

Una chiacchierata su Ananke

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/ananke-e-la-legge-del-cosmo/

Trascrizione infedele dell’intervento si Ananke tenuto ieri al Centro le Cicogne di Racconigi per l’associazione culturale umanistica “all’ombra del Monviso”.

Ananke prima ancora di “diventare” una divinità era una idea, un’idea astratta. La stessa parola Ananke potrebbe essere di origine semitica e trovare la sua essenza nelle tre lettere: hnk. Avremo nell’antico egizio: hnkper angusto; hngper gola e enekcon il senso di strangolare, abbracciare circondare; il siriaco hnk per catena soffocamento, l’accadico hanaquper stringere, avvolgere strettamente al collo, l’ebraico anãkper collana a forma di catena.[1]

Nei secoli che sono diventi millenni noi siamo stati abituati a percepire e “subire” la Necessità (Ananke) come qualcosa di negativo. Se proviamo a denudare la storia di Ananke, scopriamo che Ananke ha una famiglia sui generis. Si è parlato pocanzi delle Moire e non ritornerò sull’argomento avendo i minuti contati, se diamo uno sguardo alle cosmologie e cosmogonie orfiche, argomento accennato dai primi relatori, scopriamo che Ananke era prima degli dei, cosa che condivide ad esempio con Fanes, ma questa è un’altra storia. Scopriamo che imparentate ad Ananke vi sono altre due figure femminili: Astradea e Themis (purtroppo non sarà possibile parlarne), ma è impossibile non accennare al fatto che Themis è presente nel culto misterico di Mitra. Perché i culti misterici? Quale è l’importanza dei culti misterici? È uno snodo fondamentale il collegamento con i culti misteri. Ed è così importante che vi chiedo per un attimo di abbandonare la vostra razionalità. Muoviamoci utilizzando la Fantasiaed il Nous.[2]In questo torniamo ad essere dionisiaci, perché Dioniso guardandosi allo specchio vedeva in questo il mondo riflesso (Dioniso guardandosi nello specchio vede il mondo). Proviamo a fare lo stesso, dimentichiamo per un attimo di essere nel 2018 e.v., proviamo a diventare o tornare esseri “primigeni” e non primitivi, espandiamo la nostra coscienza e le nostre sensazioni ed anziché razionalizzare tutto quello che sentiamo, proviamo e pensiamo, “lavoriamo usando due parole che per noi sono inusuali: Fantasiae Nous”. Che possiamo definire per estrema esemplificazione e comodità come quel pensare “pre” razionale nel quale tutto è compreso. Un pensare unitario e non frammentato. L’uno ci rimanda a Pitagora, quindi inevitabilmente alle antiche iniziazioni e anche a quella musica prodotta dalle Sirene vicino alle Moire di cui si è parlato prima (vedi mito Er). Perché questo riferimento? Perché solo se siamo uno possiamo divederci, solo dall’unità viene la molteplicità, ma in quanto molteplicità spesso disordinata abbiamo la necessità di tornare all’unità. Ricomporre la nostra unità, tornare ad essere uniti ed armonici è uno degli scopi delle iniziazioni in generale e di quelle misteriche in particolare. Non dimentichiamo Dioniso allo specchio. Nella vita di tutti i giorni siamo frammentati, nei diversi momenti dell’esistenza o della giornata riverberano schegge di noi, siamo padri, mogli, lavoratoti, abbiamo una vita emozionale spesso scissa da altre parti noi, siamo, spesso, tanti piccoli frammenti di quella unità che è ogni singolo individuo. Per ricomporci, noi dobbiamo tornare a quella unità che eravamo in origine. Cosa c’entra Ananke in tutto questo? La Necessità, la sola parola necessità, basta ascoltarla per metterci uno stato d’ansia, la necessità di fare qualcosa, vissuta come obbligo e costrizione e con come un imperativo, direi categorico, della nostra coscienza, del nostro spirito delle nostre emozioni. Forse, abbiamo perso il nostro rapporto più intimo con Ananke molto tempo fa e l’abbiamo persa per quanto ci riguarda più da vicino, nella nostra storia, in due momenti topici. Il primo è quando è morto l’Occidente, la morte dell’Occidente inizia con la separazione della Poesia dalla Filosofia o con Euclide che tradisce la matematica sacra di Pitagora. L’uomo oggi si trova in una stanza buia e come tutti i bambini teme i mostri che ne possano uscire o, peggio, quelli che egli stesso creerà. Lo smarrimento dell’esserciè massimamente dovuto alla negazione più che cancellazione (in altra sede approfondirò gli effetti di questa negazione) di due elementi che lo rapportavano con la sua coscienza/pneuma e con il Mondo Universo. La negazione del principio erotico e del sacro, stanno portando l’essere umano a divenire una macchina di sangue e carne disumanizzandolo.

L’annuncio di questa morte sulla fine del secolo XIX viene dato con questa semplice frase: Dio è morto.Annuncio che come tutti voi sapete è dato da Nietzsche in La gaia scienzae Così parlò Zarathustra. La morte di dio porta l’Occidente a qualcosa di ancora più drammatico: la perdita del sacro. La perdita del sacro è una perdita che riguarda eminentemente l’uomo, perché persa la via del sacro l’essere umano perde questa relazione con se stesso, con gli altri e il Mondo Universo. Questa perdita porta inevitabilmente alla cancellazione, all’oblio della sacralità della vita. Inutile soffermarsi ora su questo, la perdita della sacralità della vita è un fenomeno tanto reale quanto psichico e coscienziale al quale assistiamo, quasi anestetizzati, tutti i giorni. Si perde un altro elemento costitutivo dell’uomo, dell’esserci, perdita che avviene in contemporanea con l’annuncio della morte di dio e trova la sua massima realizzazione nella contemporaneità, parlo della perdita del principio Erotico.

Potrà sembrare strano parlare di perdita del principio erotico in una società definita di costumi liberi o immorale da finti perbenisti e afflitta dalla dipendenza pornografica manifestata dalla youporn generation, ma il principio erotico nulla ha a che vedere con la pornografia. Il principio erotico è il principio vitale sia esso fisico, artistico o metafisico, è in qualche maniera il principio dionisiaco della vita che reclama la sua manifestazione. L’esserci nella modernità ha in qualche modo rinunciato alla zoé e alla psyché pur cercandola bramosamente in luoghi diversi da quelli nella quale si trovano. Il rapporto erotico con la vita è quella pulsione imprescindibile che ci spinge ad andare avanti, è quella forza necessariamente disordinata che nella sua realizzazione ci porta all’ordine, meglio, all’armonia. Mi viene in mente come Ananke in alcuni testi magici sia presentata come la Dea dell’irrazionale. Molti dei motti dedicati ad Ananke sono con l’alfa privativa davanti alla parola logos, quindi con una traduzione imperfetta e semplificata: senza logica, senza razionalità. Non basta, noi dobbiamo recuperare tutto questo. Per recuperare tutto questo cosa possiamo fare? Dovremmo ricordarci di Ananke con le braccia aperte che accoglie in sé l’intero Cosmo, l’intero Mondo Universo e non voglio arrivare a parlare della Grande Madre, però è un dato di fatto…

…Potremmo leggere dei frammenti della letteratura orfica, ma non abbiamo tempo. Ananke, probabilmente, è la legge del cosmo, del Mondo Universo, non è la necessità intesa nel senso comune. È tanto la legge della fisica newtoniana moderna, tanto la legge occulta dei maghi, tanto la legge altrettanto occulta degli psicanalisti che occupandosi della coscienza si occupa di qualcosa di occulto nel senso di celato, non visibile. Noi guardiamo ad Ananke come colei che è nata con il serpente prima degli dei, che avvolge e accoglie l’intero universo in un continuo atto erotico di produzione e riproduzione, ed è colei che attraverso la sorella o la figlia, a seconda delle versioni di miti, che tra le altre cose avrebbe accudito Zeus (e questo la dice lunga) nella grotta. , e se l’uomo è microcosmo nel macrocosmo, è quindi governato in una qualche maniera dalle stesse identiche leggi, solo abbracciando Ananke avremo l’armonia, ricomporremo l’unità e potremo stare bene.

Ho detto

Gioia – Salute – Prosperità



sabato 4 agosto 2018

Diventare Alchimista

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/diventare-alchimista/

Le qualità che si ricercano per quelli che vogliono lavorare nell’Arte dell’Alchimia

Quelli che avranno desiderio di esercitarsi in quest’arte, è necessario che possiedano quattro cose, senza le quali sarebbe impossibile che essi adempiano al loro desiderio; le quali son queste, cioè: Tempo, Fatica, Pazienza e Facoltà (economica); perché, se le avrà, farà bene. Ma chi mancherà d’una non potrà fare alcuna cosa buona. Et pertanto non sia nessuno, che si metta a tale impresa, se prima egli non ha il compimento delle quattro cose, perché, se qualcuno vuol fare in dieci giorni quello per cui non basta un mese di tempo, non farà nulla. Similmente chi vuol lavorare senza affaticarsi, non farà cosa buona. Chi non avrà pazienza intorno all’opera, non farà niente. In ultimo chi non avrà da spendere, si affaticherà in vano. E soprattutto non si metta in quest’impresa l’uomo rozzo, come da principio ho detto, perché non solamente non avrà onore; ma piuttosto darà biasimo alla nostra Arte, come dire, che non sia vera, e in vano proverà a creare Oro e Argento, perché non vi riuscirà.


Giovambattista Birelli, Opere, Tomo I, Libro I, Cap. III, Firenze 1601.

Diventare alchimista, non è mai stata impresa semplice e ha sempre richiesto delle qualità o doti. Non è singolare che Birelli annoveri tra le doti necessarie per diventare alchimista la capacità economica, i testi degli alchimisti sono pieni di lamentazioni sul denaro speso e fortune dilapidate. Le altre tre qualità descritte al lettore per diventare alchimista: Tempo, Fatica e Pazienza, sono qualità necessarie per imparare ed avvicinarsi ad una qualunque Arte. Unitamente al celebre Volere – Osare – Sapere – Tacere che può rappresentare la guida per chi è già nell’Arte, questo trinomio, oggi più che mai dovrebbe diventare un memento per tutti coloro che vogliono occuparsi di talune discipline. Sono di non riscuotere il favore dei più, ma la conoscenza sia come concetto di Cultura e Critica in generale sia come Scienza Ermetica non può non passare che attraverso queste tre strade che portano ad un altro trinomio: Sacrificio – Costanza – Amore. Per avvicinarsi all’Arte, non basta la frequentazione di qualche gruppo sui social media o la lettura di un paio di volumetti, sono necessarie le qualità sopra descritte. L’Arte richiede amore e dedizione, ed anche se si hanno queste qualità non è detto che conceda i suoi favori all’amante.

In ultimo Birelli avverte che per diventare alchimista non bisogna essere uomini rozzi. La rozzezza dello Spirito, la mancanza di gentilezza dell’animo, l’assenza di sensibilità impediscono all’essere umano di avvicinarsi all’Arte e se comunque si avvicinasse non gli sarebbe dato comprenderla.


Sulla difficoltà degli studi per diventare alchimista lascio l’ultima parola a Birelli:

Però con molta ragione son figurato gli studi per aspri, e travagliosi; E quindi li hanno piantati nell’asprissima Montagna delle difficoltà, ove, dilatando le sue radici nei dolori, vengono a rendere l’uomo virtuoso, costante e forte, che non si debilita mai per paura, per podestà non si muta; non d’innalza (non diventa arrogante) per le cose prospere né per le contrarie si sommerge (non si deprime).

sabato 7 luglio 2018

LA SCUOLA ARCANA

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/la-scuola-arcana/

Alice Bailey: la Scuola Arcana e il Lucis Trust

La scuola Arcana è stata fondata nel 1923 Alice Bailey per permettere a chiunque volesse avvicinarsi a un percorso di evoluzione e consapevolezza dell’anima di poterlo fare. La Scuola, oggi, ha tre sedi New York (dove c’è la presidenza), Londra e Ginevra.

L’insegnamento della Scuola Arcana si basa sulla filosofia e sulla <<dottrina>> ricevuta dalla Bailey da un maestro detto il Tibetano. Era lo stesso maestro che dialogava con Eléna Petróvna von Hahn più conosciuta con il cognome del marito: Blavatsky. Il tibetano conosciuto anche come Dywal Khul o con le sole iniziali, avrebbe dettato ad Alice 24 testi di filosofia esoterica per mezzo della telepatia. Su questa filosofia si basano gli insegnamenti della scuola arcana.

Pare che dietro il Tibetato e i suoi insegnamenti ci sia la Gran Loggia Bianca. Questa Gran Loggia Biancain molti ambienti del mondo occultistico legato alla Teosofia sarebbe un insieme di anime evolute che guidano la crescita del genere umano e formerebbero una specie di governo del mondo. Ovviamente non vi sono prove documentarie dell’esistenza di questa Gran Loggia Bianca.

Si leggono nel sito della Lucis Trust (La Scuola Arcana)una delle organizzazioni volute dalla Bailey i principali doveri di un discepolo di questa scuola:

Discepoli sono coloro che, al di sopra di ogni altra cosa, sono impegnati a fare tre cose:

Servire l’umanità.
Cooperare con il Piano, così come lo vedono e nel miglior modo in cui riescono.
Sviluppare i poteri dell’anima, espandere la loro coscienza raggiungendo quella del sé più alto e andare incontro ai bisogni di questo sé più alto attraverso il servizio.
Discepolato è una parola in uso costante tra gli aspiranti alla via spirituale nel mondo, sia nell’Est che nell’Ovest. È lo stadio evolutivo in cui donne e uomini consapevolmente si impegnano a soddisfare con coscienza e con gioia le esigenze dell’anima che opera sotto la Legge dell’Amore e non conosce separazione. Per ottenere questo scelgono di intraprendere un corso continuo di meditazione e studio che produce un rapido sviluppo del potere e della vita dell’anima.

Ad eccezione della conferenza annuale, si tiene in ognuna delle tre città dove ha sede la scuola arcana, i corsi e gli insegnamenti sono dati per corrispondenza. Prassi che è stata ed è in uso in molte scuole esoteriche.

Almeno da quello che si legge nel sito, la scuola non chiede tasse di iscrizione o rette, ma è tutto lasciato alla buona volontà dei discepoli.

Può essere utile riportare cosa è la scuola arcana, così come presente sul sito per tramite delle parole del Tibetano, Djwhal Khul:

Era mio desiderio (e di molti membri della Gerarchia) avviare una scuola esoterica che lasciasse liberi i membri, cioè non li vincolasse con impegni o giuramenti, e che — pure assegnando meditazioni, studio e impartendo insegnamenti esoterici — li lasciasse operare gli opportuni aggiustamenti e interpretare la verità come meglio possono; una scuola che presentasse loro molti punti di vista, e allo stesso tempo comunicasse le più profonde verità esoteriche, che essi avrebbero riconosciute se responsivi ai misteri ma che, anche se lette o udite, non avrebbero arrecato loro alcun danno se privi della percezione necessaria per riconoscere la verità. Tale scuola fu avviata nel 1923 da A.A.B. con l’aiuto di Foster Bailey e di alcuni studenti dotati di visione e comprensione spirituali. Lei pose come condizione che io rimanessi estraneo alla Scuola Arcana e che non esercitassi controllo sui suoi metodi e corsi di studio. Perfino i miei libri non sono usati come libri di testo, e soltanto tre anni fa uno di essi, il Trattato di Magia Bianca, è stato adottato per un corso di studio, per insistente richiesta di molti studenti. Inoltre, alcuni degli insegnamenti sull’antahkarana (che appariranno nel quinto volume del Trattato dei Sette Raggi) sono da due anni utilizzati in una sezione del quarto grado, intitolata Tessitori nella Luce. Gli insegnamenti sull’illusione sono assegnati come argomenti di lettura in un’altra sezione.

[…]

La Scuola Arcana non è una delle mie attività o iniziative e non lo è mai stata. In considerazione della condizione delle (cosiddette) scuole esoteriche nel mondo, quando A.A.B. organizzò la Scuola Arcana, rifiutò deliberatamente che io vi prendessi parte in un modo o nell’altro, e fui pienamente d’accordo con la sua decisione. Il mio legame con la Scuola consiste nel fatto che tracciai per A.A.B. i gradi della Scuola e, una volta o due, nelle mie istruzioni usate per il grado di discepolo, mi appellai agli studenti perché collaborassero a qualcosa. Non dimenticate che queste istruzioni non erano destinate alla Scuola, ma erano la prima stesura dei miei libri che andarono al pubblico senza alcuna modifica. Inoltre, è soltanto negli ultimi cinque anni, che è stato organizzato un corso per corrispondenza dalla Scuola, basato sull’uno o l’altro dei miei libri. (Ibid., pp. 83-4)

La Scuola Arcana prepara i discepoli. Il suo programma è quindi selettivo. Il suo livello non può essere abbassato. Non è una scuola per aspiranti in probazione, di conseguenza rimarrà sempre relativamente ridotta.
È una scuola per adulti in cui viene sviluppata l’obbedienza occulta. Non si tratta di obbedienza a regole stabilite dall’uomo, né di obbedienza alla Scuola, ma implica l’obbedienza all’anima.
È una scuola nella quale il credere nella Gerarchia viene insegnato scientificamente, non come una dottrina, ma come un regno naturale esistente e sperimentabile; vengono sottolineate le regole dell’Ashram e la vita duale del discepolo.
È una scuola nella quale allo studente si insegna che “le anime degli uomini sono una”.
5.Non vi è nessuna pretesa di posizione o di potere e nessuno pretende mai di essere un iniziato. Il Gruppo del Centro Generale e coloro che lavorano per la Scuola sono lì per inclinazione spirituale.

La Scuola Arcana non è settaria, è di pensiero apolitico e internazionale. La sua nota fondamentale è il servizio. I suoi membri possono lavorare in qualsiasi setta e in qualsiasi partito politico, purché ricordino che tutte le strade portano a Dio e che l’idea di “Umanità Una” governi tutti i loro pensieri.
Le dottrine fondamentali della Saggezza Eterna, riconosciute in tutto il mondo e nella forma esposta nei miei libri, costituiscono l’insegnamento di base della Scuola Arcana. È così non perché sono i miei libri, ma perché fanno parte della continuità della Saggezza Eterna e costituiscono la più recente emanazione della Saggezza Eterna proveniente dalla Gerarchia. Non si deve permettere che diventino la Bibbia di una setta, ….
A.A.B. non dev’essere trasformata in un’autorità occulta. Coloro che sono collegati con la Gran Fratellanza Bianca non favoriscono Bibbie o Autorità, ma solamente la libertà dell’anima umana. È l’insegnamento che conta, non la sua origine o la sua forma. ( Ibid., pp. 87-8).  (Estratti della scuola arcana)

domenica 1 luglio 2018

Società Reale del Pelo e della Piuma

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/societa-reale-del-pelo-e-della-piuma/

La misteriosa e leggendaria Società Reale del Pelo e della Piuma

Ci sono gruppi, associazioni, società segrete di cui si conosce poco o nulla, i cui veri scopi, i rituali di iniziazione e membri sono avvolti nelle nebbie del mistero, questo è il caso della Società Reale del Pelo e della Piuma. Di questa società segreta sappiamo davvero ben poco e molte delle notizie che la riguardano non esistono in documenti ufficiali, ma sono state trasmesse da bocca ad orecchio nei luoghi più impenetrabili di alcuni boschi. Si hanno pochissime notizie della Società Reale del Pelo e della Piuma, società segreta di Bracconieri che pare riunisse i bracconieri di tutti i paesi e di tutti i tipi. Come la maggior parte delle società segrete anche la Società Reale del Pelo e della Piuma aveva le sue regole e la sua organizzazione piramidale. Probabilmente era l’equivalente di una società di mutuo soccorso tra bracconieri che dovevano aiutarsi a vicenda e pagavano una tariffa alla assemblea generale. La pena più lieve era l’espulsione della Società Reale del Pelo e della Piuma, ma oltre alla espulsione, probabilmente, i bracconieri che avessero denunciato un membro della società o non avessero aiutato un gruppo locale in difficoltà sarebbero finiti in guai molto seri.

Si vocifera che il quartier generale della Società Reale del Pelo e della Piuma fosse da qualche parte nei boschi di Francia, ipotesi supportata anche dall’origine della parola Bracconiere, braconnier derivata da braconner, che sta per cacciare con il bracco. Queste, al momento, sono le pochissime informazioni raccolte sulla società segreta detta Società Reale del Pelo e della Piuma, oggi è scomparsa, e, ammesso che sia mai esistita è probabile che abbia avuto il suo apice tra il secolo XVII e XVIII della nostra era. Chissà se i membri della Società Reale del Pelo e della Piuma siano stati loschi personaggio bramosi di sangue o più simili a dei Robin Hood.

Vi è un’ultima ipotesi, un dubbio, perché reale? se al posto di bracconieri avessimo a che fare con agenti del Re? in fin dei conti intorno al 1250 della nostra era la possibilità di “exercer le droit de braconnage“… questa è solo un’altra ipotesi sulla Società Reale del Pelo e della Piuma

sabato 2 giugno 2018

El Yunque (l’incudine) società segreta Messicana

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/el-yunque-lincudine-societa-segreta-messicana/

Stad firmus ut incus percusat!Il motto de El Yunque


El Yunque nasce in Messico, nella seconda metà del secolo scorso, come movimento cattolico per arginare l’imperante anticlericalismo e provare a realizzare “il regno di Dio sulla terra”. Diviene una organizzazione operante nell’ombra ed i suoi membri una via di mezzo tra soldati (non solo della fede) e monaci. Non è certo se tra il primo movimento e la società segreta (riservata) anticomunista, ultracattolica e antimassonica vi siano dei collegamenti o una continuità. Da quanto si può evincere dalle informazioni su El Yunque, quasi inesistenti in lingua italiana, l’organizzazione si è sempre più avvicinata all’estrema destra. Tra i massimi e esperti e conoscitori di El Yunqueabbiamo il giornalista e scrittore messicano Álvaro Delgado Gómez, celebre la sua pubblicazione del 2003: El Yunque: La ultraderecha en el poder. È proprio in questo volume si trova la spiegazione del perché la società abbia usato questo nome:

“La definición la hizo uno de los jóvenes capturados en Zacatecas, Pedro Luis López Solorio, alias Cornelia Laureas: El nombre dEl Yunque se debe a que sus integrantes tienen que ser como el yunque, ya que por más que se le pegue continúan en la misma forma sin inmutarse, resistiendo todos los embates a que son sometidos”.

L’organizzazione è infiltrata in altre organizzazioni più o meno segrete e da queste seleziona i suoi possibili candidati, per la maggior parte adolescenti o giovani studenti universitari. El Yunqueoltre ad avere un carattere segreto è anche piramidale, al punto che le decisioni devono essere sempre avallate da qualcuno gerarchicamente posizionato al vertice della piramide. È forte l’aspetto “clanico” in questa società, perché nulla vi è di più importante di El Yunque, questa deve venire prima della famiglia e della stessa religione.

Su cosa sia El Yunquee quanto sia davvero potente in Messico esistono diverse voci contrastanti.

Il dibattito su questa organizzazione ha coinvolto anche alcuni vescovi e in Europa, con particolare riferimento alla Spagna, Santiago Mata ha pubblicato un poderoso volume: El Yunque en España: La sociedad secreta que divide a los católicos. In questo libro oltre a trovare i nomi di alcuni esponenti di spicco della Società segreta in Spagna, si sottolinea come la Chiesa Cattolica non sia affatto vicina a questa organizzazione e ne sconsigli vivamente la frequentazione. Anche in Spagna le regole da seguire per i membri di questa setta che assume sempre più le connotazioni di una organizzazione paramilitare sono simili a quelle seguite in Messico, tra queste troviamo: 1) Negare la propria appartenenza alla organizzazione; 2) El Yunqueha la precedenza anche sulla famiglia e sulla Chiesa; 3) Obbedienza incondizionata ai propri superiori. Sembra che in Spagna l’organizzazione non superi i duecento aderenti, possibile che così poche persone facciano così tanto rumore?

El Yunque ha viaggiato dal Messico alla Spagna e in alcune altre nazioni come il Cile o gli U.S.A. questa società segreta sembra espandersi silenziosamente. Potrebbero esserci dei simpatizzanti o delle cellule anche in Italia per mezzo di una rete di collegamenti con altre organizzazioni come ad esempio Hazte Oire CitizenGo.

Per approfondire l’argomento sarebbe necessario mappare molti movimenti cattolici integralisti e politici attraverso mezzo mondo, un lavoro che potrebbe affascinare un giornalista investigativo quale io non sono.

Ti lascio con una interessante testimonianza del Rito di iniziazione e giuramento (argomenti, questi, più affini alle mie ricerche) ripotarti da El Pais, alla fine della citazione il link alla fonte.

“Accetto di aderire all’Organizzazione Nazionale dell’incudine (conosciuta anche come “El Yunque” o “L’incudine” in spagnolo), assumendo che la lotta per il regno di Cristo in Spagna sia l’attività più importante della mia vita. Giuro di mantenere l’esistenza dell’organizzazione assolutamente segreta, così come i suoi membri, azioni e strategie. Inoltre, giuro di obbedire ai suoi comandi e di agire responsabilmente come leader quando gli viene detto di farlo. Come cavaliere cristiano, mi impegno a difendere, anche a spese della mia stessa vita, questo strumento che Dio ci ha dato per stabilire il suo regno sulla Terra. […] Siamo una milizia” […] “Non hai scelto di venire qui, sei stato scelto, e ad oggi sarai di una casta degli eletti. La nostra lotta è quella delle crociate, dei militanti cattolici “. […] “Se hai intenzione di tradirci o di allontanarci da noi in qualsiasi modo, troverai in ognuno di noi un giudice vendicatore”, avverte l’uomo che officia la cerimonia di iniziazione, che conclude il seguente canto: “Compagni e fratelli, stad firmus ut incus percusat!” seguito dalle grida: “Dio, paese! Incudine!” accompagnato da forti colpi sul tavolo”.

Articolo EL PAIS

Per oggi può essere sufficiente, alla prossima “società segreta”