sabato 29 novembre 2025

La poesia è preghiera e la spiritualità parla una lingua universale

tratto da "Il Giornale" del 4 dicembre 2024

Dai Pigmei ai "Salmi", dai Tamil ai taoisti. Un'antologia senza confini sull'eterno

di Paolo Bianchi


Non poteva essere intitolata in maniera più opportuna questa antologia di poesia religiosa, Versi a Dio (Crocetti Editore, pagg. 338, euro 30, a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti, traduzioni di vari autori, in parte dei curatori stessi). L'idea è di raccogliere testi da tutto il mondo e da tutte le epoche che riflettano la tensione umana verso il divino. Opera compiuta egregiamente attraverso un lavoro di squadra che ha coinvolto lo scrittore, poeta e critico letterario (e collaboratore di queste pagine) Davide Brullo, Nicola Crocetti, il principale editore di poesia in Italia, e padre Antonio Spadaro, già direttore della rivista La Civiltà Cattolica e da poco nominato da Papa Francesco sottosegretario del Dicastero vaticano per la cultura e l'educazione.

Il libro si apre con una Lettera ai poeti di Papa Francesco; il pontefice li definisce «occhi che guardano e che sognano», «voce delle inquietudini umane» e «coloro che plasmano la nostra immaginazione». Una missione non da poco, e che da un punto di vista cattolico richiama l'importanza di comunicare il messaggio evangelico.

Attenzione, però. Questa non è un'antologia destinata soltanto ai cattolici, né soltanto alle persone di fede. Anche gli agnostici, anche gli atei vi possono attingere, non fosse che perché molti dei testi provengono da epoche e da luoghi dove nessuna religione organizzata aveva ancora visto la luce. Spiega Spadaro: «Le liturgie sono state spesso accompagnate o seguite dalla poesia» e «In rari casi la poesia si genera proprio perché la liturgia è impedita». Di fatto l'espressione poetica scaturisce da una necessità spirituale. Rifacendosi a un altro gesuita, il critico letterario Henri Bremond, per stabilire la relazione fra poesia e preghiera e a proposito dell'affinità fra sentimento religioso e ispirazione poetica, Spadaro osserva che fra le due esperienze sussistono analogia e continuità. La preghiera non è necessariamente poesia, ma la poesia tenderebbe a raggiungere la preghiera.

Dai frammenti che ci pervengono da popolazioni antiche, dai Pigmei dell'Africa equatoriale agli Apache in America del Nord, dai Dinka del Sudan fino agli Iacuti della Siberia settentrionale, è presente il topos comune dell'invocazione a un Dio sole. Poi ci sono fonti più recenti che fanno riferimento a un autore preciso, o a un'autrice, come nel caso della deliziosa Antal, la poetessa indiana di etnia Tamil che nel IX secolo dopo Cristo scriveva: «Il loto si impenna al nascente sole/ il giglio sigilla i suoi petali;/ vestiti di zafferano e cenere/ gli asceti percorrono la via/ verso il sacro tempio, per suonare/ la conchiglia di buon auspicio».

Attraversando i continenti e venendo all'Europa, incontriamo il fiume immenso dei nostri Antichi, Grecia e Roma. E qui le invocazioni agli dei abbondano. Scegliamo quelle alla dea dell'Amore, per esempio quella di Saffo ad Afrodite, a cui la poetessa chiede «e ciò che il mio cuore desidera si compia/ portalo a compimento, e tu stessa/ sii mia alleata»; e quella di Lucrezio a Venere, nel De rerum natura, che più classica non si può, vista la sua attualità: «A maggior ragione, dea, concedi alle mie parole/ un'eterna bellezza e fa' che sul mare e sulla terra/ si plachino le opere feroci della guerra». Magari... I versi del buddhismo, del taoismo, del confucianesimo e dello shintoismo hanno in comune il fatto di non essere invocazioni a un Dio, ma illuminazioni sull'anima, e sulla natura, quella umana compresa.

Della Bibbia sappiamo già, basterebbe citare i Salmi, un esempio di come ci si possa rivolgere a Dio attraverso immagini poetiche. Alcune fra le pagine più belle di questo volume sono frutto della mistica cristiana. La scelta d'includere il Cantico delle creature sarebbe stata scontata (e qui di opzioni scontate non ce ne sono). Di Francesco d'Assisi leggiamo invece la formula di esortazione e lode che si chiude su due versi di sintesi folgorante: «Astinenza dal male/ saldatevi nel bene». Per non parlare della spinta ascetica, quasi erotica, di Fiamma d'amor viva di san Giovanni della Croce.

Il libro si legge in qualunque ordine e direzione, anche aprendolo a caso, come un I Ching, un testo divinatorio. Che ci s'imbatta in una sura del Corano o in un componimento del grande poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis («Vedo le Pleiadi sorgere, e sembrano un vezzo di sette perle, di cui hai fatto collana»), si potrà concordare su quanto scritto nel Seicento, in un lampo accecante, dall'umanista enciclopedico tedesco Daniel Czepko: «Accade che Dio e l'uomo irrompano insieme». Resta il fatto che il poeta si rivolge sempre a qualcuno.

«Il poema tende a un Altro, esso ne ha bisogno, esso ha bisogno di un interlocutore: lo va cercando» ha scritto un altro poeta tedesco di origine rumena, Paul Celan, ateo e morto suicida nel 1970. «Ogni oggetto, ogni essere umano, per il poema che è proteso verso l'Altro, è figura di questo Altro». Comunque lo vogliamo definire, si tratta pur sempre di un richiamo a un'essenza pura.

venerdì 21 novembre 2025

“Sculptus in Tenebris” (2001), di H. P. Lovecraft: quando anche un saggio diventa raro

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/sculptus-in-tenebris-2001-di-h-p-lovecraft-quando-anche-un-saggio-diventa-raro/


“Sculptus in Tenebris”: L’opera che scolpisce Lovecraft nella tenebra

 Segnalazione di Emanuele Varone

 


Se siete appassionati del lato oscuro della letteratura, e in particolare dell’universo lovecraftiano, c’è un libro che non potete lasciarvi sfuggire: Sculptus in Tenebris. Saggi e iconografia lovecraftiana. Pubblicato nel 2001 da Nuova Metropolis Edizioni di Milano, questo volume è molto più di un semplice omaggio a Howard Phillips Lovecraft. È un ritratto intellettuale e visivo, quasi una scultura narrativa che plasma il mito dello scrittore di Providence nelle pieghe più insondabili del terrore e del sogno.

 

Un’antologia che scolpisce l’ignoto

Curato da Michele Tetro, critico noto per i suoi approfondimenti sul cinema fantastico, Sculptus in Tenebris offre un insieme di saggi critici e una ricca iconografia sull’universo lovecraftiano. L’obiettivo è ambizioso: intrecciare analisi letterarie sui temi cosmici e onirici di Lovecraft con indagini sull’influenza delle correnti artistiche del Novecento, come simbolismo e surrealismo. La parte iconografica è un fiore all’occhiello, con illustrazioni ispirate ai Miti di Cthulhu, opere di artisti italiani e internazionali, documenti d’archivio e fotografie a colori.

Il titolo in latino, che potremmo tradurre come “scolpito nelle tenebre“, è un richiamo ironico e colto all’arte come tentativo di dare forma all’indicibile, un tema centrale nella visione lovecraftiana.


 La rarità e il valore per i collezionisti

Il volume è oggi fuori catalogo e può essere trovato soprattutto in mercatini dell’usato, su piattaforme di librerie specializzate come Delos Store, eBay, AbeBooks o in circuiti collezionistici. Il valore di mercato è in crescita costante, motivo per cui rappresenta un piccolo gioiello per appassionati di Lovecraft e studiosi del weird. Chi lo possiede sa di avere tra le mani non solo un libro, ma un pezzo di culto per la critica letteraria specialistica italiana inizi Duemila.


Dove cercarlo e come riconoscerlo

Per reperire questo volume è consigliabile puntare su librerie antiquarie o siti online specializzati nella narrativa fantastica e horror. Date le caratteristiche della sua produzione, è raro trovarlo in condizioni perfette, ma le copie con copertina integra e sovraccoperta sono particolarmente ambite. In un mercato che premia l’unicità e l’edizione curata, possedere Sculptus in Tenebris significa avere accesso a un repertorio di studi e immagini che non solo approfondiscono la figura di Lovecraft, ma ne ampliano la mitologia estetica e culturale. Un acquisto da veri cacciatori di libri, per chi ama esplorare il lato oscuro della letteratura con rigore e passione.


giovedì 13 novembre 2025

“La creatura di Mortegliano” di Antonio Chiumiento, raro libro ai margini perfino dell’Ufologia…

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/la-creatura-di-mortegliano-di-antonio-chiumiento-raro-libro-ai-margini-perfino-dellufologia/



Alberto Cecon mi segnala un libro che, essendo una edizione privata, è raro e piuttosto difficile da localizzare nei siti di vendita. Si tratta di La creatura di Mortegliano di Antonio Chiumiento (s.l., Editoriale Programma. 2012) – il libro non sembra posseduto da alcuna biblioteca del sistema OPAC SBN.

Il libro è il resoconto dell’apparizione di un supposto “essere alieno” presso Mortegliano, in Friuli, nel febbraio del 2012. Il libro è stato scritto dall’ufologo pordenonese Antonio Chiumiento. La vicenda fin dall’inizio scatenò una clamorosa bagarre tra ufologi, con strascichi polemici e una serie di minacce e di scontri accesissimi sull’autenticità del fenomeno di cui in rete è ancora possibile leggere alcune ricostruzioni, non si sa quanto attendibili.

Ad ogni modo a noi cacciatori di libri poco interessa la vicenda in sé ma soltanto il libro che ne è scaturito e soprattutto la sua rarità sul mercato, che è notevole.


La vicenda dell’apparizione e gli altri libri

L’ufologo Antonio Chiumiento (n. 1949) ha indagato a lungo sulle apparizioni di oggetti volanti non identificati e su avvistamenti di creature misteriose in diverse località d’Italia, tra cui Mortegliano, in provincia di Udine. Chiumiento ha scritto in dettaglio dell’accaduto nel suo libro La creatura di Mortegliano, organizzando all’epoca incontri e conferenze, nei quali ebbe modo di presentare le sue scoperte e mettere al corrente il pubblico circa le sue indagini in merito.

Uno dei principali episodi indagati da Chiumiento riguarda l’osservazione di una misteriosa creatura alta e stranissima, avvenuta nel 2012 su un greto del Tagliamento, da parte di un attendibile imprenditore friulano di cui non è mai stata fornita l’identità. L’ufologo ha anche raccolto testimonianze di avvistamenti di creature simili in diverse altre località d’Italia, tra cui Seveso in provincia di Milano, il Goriziano, alcune località in provincia di Pordenone e due episodi sulle coste della Calabria.

Chiumiento ha sottolineato le analogie tra gli identikit delle creature avvistate e la creatura di Mortegliano del 2012. Tutte le persone coinvolte si sono rivolte solo a lui per riferire le proprie esperienze. L’ufologo pordenonese ha successivamente scritto Avvistamenti e presenze misteriose (Treviso, Programma, 2014)  e Obiettivo non identificato (Edizioni Segno, 2020).

mercoledì 29 ottobre 2025

Vril, la società del mistero dietro la nascita del nazismo

tratto da "Insideover" del 16 Novembre 2021

di Pietro Emanueli


L’era nazista non è durata un millennio come avrebbe voluto il Führer, ma quei dodici anni sono stati sufficienti a catalizzare l’ingresso della storia dell’Uomo in una nuova età: l’età della Guerra fredda, della decolonizzazione e della fine definitiva e irreversibile del sistema europeo degli Stati. E ancora oggi, dopo quasi un secolo, quella nazista continua ad essere la saga storica che, più di ogni altra – anche più dello scontro egemonico tra Stati Uniti e Unione Sovietica –, solletica maggiormente l’immaginazione e l’attenzione di scrittori e sceneggiatori.

I motivi alla base dell’eterno interesse verso il nazismo sono plurimi, poiché spazianti dalla curiosità antropologica alla trasmissione della memoria e dalla ricerca storica alla fascinazione verso il lato misterico e arcano del Mito del ventesimo secolo. Perché il nazismo fu sì odio, sangue e guerra, ma fu anche criptoarcheologia, esoterismo, occultismo, teosofia e ufologia. Perché il nazismo non produsse soltanto Joseph Goebbels, Alfred Rosenberg e Reinhard Heydrich, essendo stato anche il cacciatore di tesori perduti Otto Rahn, lo stregone Karl Maria Wiligut e l’enigmatico Rudolf Hess. Perché il nazismo non fu solo SS e Luftwaffe, ma fu anche Ahnenerbe, Thule e Società del Vril.

Vril come mito

Vril è un termine proveniente dalla mitologia indiana che in Europa compare per la prima volta in un romanzo scientifico del 1871, intitolato Vril. The Power of Coming Race (ndr, in Italia edito come La razza futura) e frutto dell’immaginazione dell’autore inglese Edward Bulwer-Lytton. Vril, in questo romanzo, non ha a che fare con gli uomini, non è una società segreta né una setta, essendo una sostanza vivificante, energizzante, che dona a chi ne fa uso dei poteri magici.

Nel titolo è contenuta la trama del romanzo: Vril, la sostanza che dà la vita (e dei poteri preternaturali), e la razza del futuro, identificata con una misteriosa civiltà dall’aspetto biondo-nordico che vive nella Terra cava e i cui membri si chiamano tra loro Vril-ya. Il protagonista del romanzo verrà a contatto con il Vril e coi Vril-ya fortuitamente, scoprendone la storia e apprezzandone l’evidente superiorità agli esseri umani.

Un romanzo intrigante, avvincente, che avrebbe fatto la fortuna dello scrittore-esoterista Bulwer-Lytton, spianando la strada ai generi fantascientifico e distopico, ma nient’altro che un romanzo. Alcuni contemporanei dell’autore, però, in quel libro avrebbero trovato dell’altro, oltre a del buon intrattenimento: segreti antichi, messaggi subliminali, ricette magiche e indizi utili a raggiungere la Terra cava – tema, quest’ultimo, che all’epoca non era ritenuto così irrealistico.

Il libro di Bulwer-Lytton, in breve tempo, avrebbe riempito le librerie dei comuni mortali come quelle degli esoteristi, degli occultisti, dei massoni, degli appassionati del mistero, esercitando un’influenza notevole sui mostri sacri dell’arcano dell’epoca, tra i quali la genitrice della teosofia Helena Blavatsky e il ricercatore di Atlantide William Scott-Elliot. Un’influenza destinata ad aumentare nel corso degli anni, in particolar modo della Germania prenazista.

Vril come realtà

Vril nasce e muore con Bulwer-Lytton almeno fino a quando, nel 1960, i ricercatori francesi Louis Pauwels e Jacques Bergier avrebbero fatto una scoperta sensazionalistica: dei seguaci della via della mano sinistra della Germania weimariana avrebbero fondato una società segreta con quel nome, giocando un ruolo determinante nel temprare quelli che di lì a breve avrebbero dato vita al nazionalsocialismo.

Quella descritta da Pauwels e Bergier ne Il mattino dei maghi porta il nome di Società del Vril (Vril-Gesellschaft) e la sua storia, da loro ricostruita parzialmente, sarebbe stata la seguente. Fondata durante o dopo la Grande guerra, questa loggia chiusa sarebbe stata il frutto del grembo della Società di Thule e avrebbe stretto legami con le più potenti realtà occultistiche dell’epoca, come ad esempio l’Ordine ermetico dell’alba dorata.

All’indomani della commercializzazione del libro – amato dal pubblico ma stroncato dalla critica per via della carenza di fonti -, i lettori più ostinati, al termine di una scrupolosa ricerca storico-bibliografica, avrebbero trovato le possibili prove a supporto della tesi di Pauwels e Bergier: una società del genere era stata effettivamente menzionata nel 1947 dall’ingegnere aerospaziale Willy Ley.

Ley, che si era trasferito dalla Germania agli Stati Uniti alla vigilia della seconda guerra mondiale, in un articolo pubblicato sulla rivista Astounding Science Fiction aveva raccontato dei suoi trascorsi con il misticismo nazista, facendo il nome di un circolo esoterico ultrasegreto, la Società per la Verità (Wahrheisgesellschaft), i cui membri sarebbero stati alla ricerca del Vril per scopi militari.

A partire dal 1960, causa il lavoro di Pauwels e Bergier e complice l’estumulazione degli scritti di Ley, storici e amatori avrebbero cominciato a scavare più a fondo sulla questione, scoprendo di volta in volta nuove cose e rafforzando, più che diminuendo, la nube di mistero avvolgente la Società del Vril.

Le ricerche successive

La Società del Vril è uscita ufficialmente dal reame della finzione, entrando in quello della storia, soltanto di recente, ovverosia nel 2002, anno della pubblicazione di uno dei libri più importanti mai scritti sul misticismo nazista: Sole nero. Nell’opera, firmata dall’esperto di nazismo di fama mondiale Nicholas Goodrick-Clarke, la storia di questa società viene ripercorsa per la prima volta, con dovizia di particolari, grazie a delle fonti (attendibili) in lingua tedesca.

La storia della Società del Vril, così come ricostruita dalle ricerche dell’oggi defunto Goodrick-Clarke, è la storia di una piccola ma potente setta dedita a pratiche esoteriche e dotata di un nome anonimo: il Gruppo di lavoro del Reich (Reichsarbeitsgemeinschaft). Un nome trasudante burocrazia e giustificato dalla natura della setta: era esoterica, sì, ma operava per conto del governo.

Perché la setta sarebbe stata associata al Vril da Ley, Pauwels e Bergier era risultato abbastanza evidente al professore: i membri credevano fermamente nell’esistenza di questa sostanza, che sarebbe stata utilizzata dagli antichi egizi e dagli aztechi per costruire le piramidi, e dedicarono la vita alla sua ricerca, convinti che potesse essere impiegata per donare ai tedeschi un’intelligenza soprannaturale e permettere ai nazisti di sviluppare delle armi imbattibili.

Riconfermando le tesi di Pauwels e Bergier, Goodrick-Clarke fece risalire le origini di questa società segreta a Thule, collocandone la nascita nel dopo-rivoluzione bavarese – maggio 1919 – e trovandone il casus nativitatis, oltre che nel focus sul Vril, in un maggiore attaccamento alla magia antica, nell’immedesimazione dei membri con i Cavalieri templari e nella credenza alle teorie sugli extraterrestri.

La Società del Vril, in breve, sarebbe stata costituita dagli oltranzisti dell’occultismo di Thule, dalla quale, comunque, non si sarebbe mai separata. Al contrario, i seguaci del Vril avrebbero completato e complementato il lavoro dei progenitori, siglando alleanze fuori – Ordine ermetico dell’alba dorata – e dentro il Vecchio Continente – Signori della pietra nera (DHvSS, Die Herren vom Schwarzen Stein) – e facendo proseliti tra geografi e scienziati. I primi per scoprire dove si nascondesse il Vril e i secondi per poterlo utilizzare.

Curiosamente, ma non sorprendentemente, le teorie dei seguaci del Vril avrebbero riscosso una tremenda popolarità nella Germania prenazista, contribuendo in maniera considerevole al successo di Thule e stregando la prima generazione di nazisti. Tra coloro che avrebbero aderito alla società segreta, perché anelanti a possedere questa sostanza primordiale, nata insieme all’universo, Goodrick-Clarke elencò con certezza il geopolitico Karl Haushofer e il fisico Winfried Otto Schumann, non riuscendo a confermare né a smentire, però, le indiscrezioni sull’appartenenza di Adolf Hitler, Heinrich Himmler, Rudolf Hess, Hermann Goring e Theodor Morell.

Ley, in quell’articolo-denuncia del 1947, aveva definito i seguaci del Vril dei folli, dicendosi scioccato dalla circolazione e dall’influenza di tali teorie negli ambienti del misticismo nazista. Il pubblico ha potuto comprendere pienamente il significato di quella testimonianza più di cinquant’anni più tardi, nel 2002, grazie al lavoro encomiabile del professor Goodrick-Clarke.

sabato 18 ottobre 2025

CONCLUSO IL GALA’ DEL "BOOK TRAILER LUXCO FEST"

CONCLUSO CON SUCCESSO E PLAUSI DEI GIURATI AL VINCITORE IL GALA’ DEL
"BOOK TRAILER LUXCO FEST" SVOLTOSI IL 12 OTTOBRE 2025 AL SIMON HOTEL
DI POMEZIA.

La ricercatrice italiana del fenomeno UAP/AEROSPAZIO dott.ssa Francesca Bittarello, suggella un altro successo organizzativo ma come sottolinea lei stessa :”Questo è un evento edizione uno legato all’audiovisivo e alla cultura libraria che si discosta dagli eventi che sono abituata a organizzare su Aeronautica e Aerospazio/UAP ma che da subito ho capito potesse diventare un evento clou che coniugasse cinema e libri un connubio imprescindibile ma che pochi portano avanti, un book trailer è l’anima movie di un libro e non in ultimo aiuta il libro ad essere conosciuto da una fetta sempre maggiore di pubblico”.
I Giurati che hanno deciso i vincitori della prima edizione del BOOK TRAILER LUX-CO FEST 2025: sono stati scelti dall’organizzatrice in maniera eterogenea ma di alta qualità professionale, il Dott. Mario Sante Belli - Direttore Generale Simon Hotel Pomezia e Aprilia; la Dott.ssa Eleonora Felici - Social Media Manager - Customer Satisfation; il Sig. Saverio Pagliuso - Consigliere Comune di Pomezia Fratelli D'Italia; Antonella Laganà - Artista Pittrice riconosciuta in ambito internazionale.
Vincitore della prima edizione 2025 l’autore Kempes Astolfi con il book trailer del libro “La Rapina delle Pizze” e come dice lui stesso “Un ringraziamento immenso va all'organizzatrice di questo meraviglioso festival, Francesca Bittarello, che ha creduto nel potere delle storie raccontate per immagini e ha creato uno spazio dove la letteratura incontra il cinema. Grazie per aver reso possibile tutto questo. Un grazie profondo alla Giuria - Saverio Pagliuso, l'artista italo-francese Antonella Laganà ed Eleonora Felici - per aver visto qualcosa di speciale nel mio lavoro. La vostra sensibilità e competenza mi onorano”
Dopo i saluti sono stati proiettati nel maxi-schermo i tanti Book Trailer partecipanti ovvero filmati audiovisivi cinematografici che raccontano il libro. Dopo la proiezione nel maxi-schermo dei Book trailer e seguita la premiazione dei vincitori con le motivazioni della giuria per il quale hanno vinto.
Durante la giornata anche assaggi gratuiti per il pubblico di aziende partner per gli eventi della LUXCO EDIZIONI tra i quali il rinomato negozio caseario DOP il Bocconcino di Aprilia e Roma e il negozio dolciario Dolci Momenti Naima con raffinati confetti di Sulmona.
Per informazioni e rivedere i momenti salienti dell’evento www.booktrailerluxcofest.it. E già l’organizzatrice pensa all’edizione 2026.







venerdì 3 ottobre 2025

"Sono arrivati gli alieni". L'anno record degli Ufo in Italia

tratto da "Il Giornale" del 20 luglio 2025 

Il 1978 ci furono circa 2000 avvistamenti in tutto il Paese, tra allucinazioni collettive, mezze verità e momenti di terrore. Un effetto moltiplicatore che anche senza social si rivelò inarrestabile

di Paolo Lazzari


Sono tutti quanti con il naso rivolto verso l'alto. Cercano una scia che confermi la psicosi collettiva. Nel 1978, l’Italia si ferma a perlustrare il cielo. Non per una nevicata o una tempesta, ma per un fenomeno inatteso: centinaia di segnalazioni di luci, dischi, sfere e “carri volanti” incontrano un pubblico curioso e pronto a credere. È l’anno della grande ondata: migliaia di ritagli su giornali, tremila dossier, 2000 avvistamenti censiti, numeri inediti che trasformano il Belpaese in epicentro dell’ufomania europea.

Non c'è sosta: ogni mese porta in dote nuove segnalazioni. Al Nord si contano pochi casi, ma in Abruzzo, Molise, Liguria, Toscana e Campania l’eruzione ufologica diventa virale: Firenze, Siena, l’Aquila, Chieti, Salerno, Napoli – tutte coinvolte con densità tra 0,5 e 2 avvistamenti ogni 100mila abitanti. L’Italia, un paese da sempre pragmatico, mostra i primi segnali di un’impressione collettiva: non solo cronache serali, ma una “psicosi da UFO” che domina le edicole e distrae le istituzioni.

Il Centro Italiano Studi Ufologici – CISU – registra come non mai: 2.400 ritagli digitalizzati, 1.800 fascicoli, un “Progetto ’78” che mira a catalogare ogni lume o strano oggetto volante. Scienziati e giornalisti collaborano con entusiasmo o scetticismo: si parla di disinformazione di massa, persino di manipolazioni orchestrate, e se ne discute in convegni ufficiali, come quello di Bologna del 2018.

Dalla primavera fino a Capodanno del 1979, si passa da poche segnalazioni mensili a diverse centinaia, in un crescendo che non generò panico, ma una sorta di febbrile attesa, alimentata da sedicenti contattisti e proclami di arrivi imminenti. L’episodio più singolare si verifica nel cosiddetto “Triangolo dell’Adriatico”, una zona costiera compresa tra Marche, Abruzzo e il Gran Sasso. Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre, alcuni pescatori di Pescara raccontarono di aver visto colonne d’acqua sollevarsi per decine di metri, accompagnate da intensi fasci luminosi. Il mese successivo, il comandante di una motovedetta riferì alla Capitaneria di porto di aver osservato «un segnale rossastro elevarsi dal mare verso il cielo». Col senno di poi, molti attribuirono quei fenomeni all’emissione di metano dai fondali marini: a contatto con l’aria, il gas avrebbe innescato esplosioni luminose e provocato le impressionanti colonne d’acqua.

Un'altra tra le segnalazioni più contorte avviene sul Monte Musinè, vicino Torino. Due escursionisti affermano di essere stati investiti da un accecante fascio luminoso: uno dei due finisce ustionato, con capelli bruciati e lesioni misteriose. Si parla di “umanoidi” che lo sollevano, prima che tutto s’incendi in un flash impetuoso. La stampa locale racconta il tutto con titoli terrorizzanti.

A Roma, nel mese di dicembre, le torri comando di Fiumicino intercettano un fascio luminoso color arancio. I media parlano di “un oggetto grande, velocissimo, silenzioso”, osservato da numerosi testimoni. In tutto il resto del Paese si moltiplicano le segnalazioni.

Sempre in dicembre esplode il mito di Pier Fortunato Zanfretta, brigadiere di Genova. Racconta di “extraterrestri dalle sembianze mostruose”, di esseri armati che lo scortano dentro un UFO, lo toccano, lo sollevano. La testimonianza arriva alla Pretura, attratta dalla storia di questo tizio che scompare una notte soltanto, per poi riapparire trafelato e febbricitante. Il dossier passa al Ministero, poi finisce premuto in archivio nel gennaio 1980. Ma resta nella leggenda, alimento per libri, documentari, elucubrazioni. Zanfretta diventa icona di un’Italia che, per una volta, dismette lo scetticismo e abbraccia l’inspiegabile. È una figura quasi shakespeariana, l’eroe involontario dell’invasione immaginaria: tra dischi volanti e terrore silenzioso, il suo incontro ravvicinato scuote un intero paese.

Ancora oggi, a distanza di così tanto tempo, il 1978 resta l'anno che in Italia ha fatto registrare il maggior numero di avvistamenti Ufo. Un fatto epocale: anche senza la viralità dei social la moltiplicazione delle suggestioni si rivelò del tutto inarrestabile.