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lunedì 10 giugno 2024

Chi era Lucida Mansi? Due parole che sanno di leggenda

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/lucida-mansi-nella-leggenda-e-nella-storia-1930-di-eugenio-lazzareschi-il-libro-cult-e-il-patto-col-diavolo


Lucida Mansi (1606 circa -1649), nobile italiana del XVII secolo, affascina e atterrisce gli animi ancora oggi, secoli dopo la sua morte avvolta da un sinistro alone di mistero. La sua vita e la sua morte si intrecciano in una narrazione misteriosa e affascinante, mescolando la storia al folklore locale.

La figura di Lucida Mansi, originaria di Lucca e appartenente a una famiglia di nobili lucchesi, si staglia con toni fortemente contrastanti. Giovanissima, sposò Vincenzo Diversi, assassinato nei primi anni di matrimonio. Rimasta vedova, si risposò con l’anziano e ricco Gaspare di Nicolao Mansi, un evento che destò scalpore per l’imponente differenza d’età e per la straordinaria bellezza di Lucida rispetto al suo nuovo sposo. La famiglia Mansi era rinomata in tutta Europa grazie al commercio di seta, ma ben presto la vita di Lucida prese una piega inaspettata.


Il patto col Diavolo

La leggenda si intreccia con la storia, dando vita a racconti oscuri e inquietanti. Lucida, tanto affascinante quanto dissoluta, è descritta come una donna votata ai piaceri terreni, pronta perfino a eliminare chiunque le stesse a cuore. Pare persino che si sia concessa un patto con il Diavolo, ottenendo trent’anni di giovinezza in cambio della sua anima. La sua bellezza intatta, nonostante il passare del tempo, e la sua dissolutezza continuarono a perpetuarsi mentre coloro che la circondavano invecchiavano.

Trent’anni più tardi, così racconta la narrazione popolare, il Diavolo tornò per reclamare la sua parte del patto. Lucida cercò disperatamente di sfuggirgli, ma alla fine fu portata via su una carrozza infuocata, gettandosi nelle acque del laghetto dell’Orto botanico comunale di Lucca. Ancora oggi si dice che il suo fantasma vaghi in quei luoghi, segnando una scia di terrore e mistero.

La storia di Lucida Mansi si confonde con il folclore locale, creando un’atmosfera intricata e misteriosa. Pur rispettando la verità storica, non possiamo evitare di essere catturati dalla narrazione avvolta dal velo del mistero e dell’intrigo. Il suo ricco passato e la sua morte tragica continuano a suscitare speculazioni e racconti, rendendo il racconto di Lucida Mansi una delle storie più affascinanti e inquietanti della storia lucchese.


 Il libro cult su Lucida Mansi

Il libro più importante, più ricercato e più ambito sul personaggio misterioso e conturbante di Lucida Mansi è senza dubbio Lucida Mansi nella leggenda e nella storia, di Eugenio Lazzareschi (Lucca, Scuola Tip. Artigianelli, 1930). In realtà di tratta appena di un opuscolo di limitatissime proporzioni, una cinquantina di pagine, con un ritratto, ma è il primo punto di riferimento per storici, biografi e archivisti. Probabilmente si tratta del titolo del XX secolo più ricercato in Toscana a livello locale.

L’autore, Eugenio Lazzareschi (1882-1949) è stato uno scrittore molto noto in Toscana. Nativo di Castel del Piano (GR), fu direttore all’Archivio di Stato di Lucca dal 1931 all’anno della sua morte ed è tutt’oggi ricordato per aver contribuito a una fase d’oro dell’Archivio, in quanto accrebbe le raccolte del suo Istituto, soprattutto incentivando le donazioni di molti archivi privati di proprietà di famiglie patrizie lucchesi.

Copie di Lucida Mansi nella leggenda e nella storia vengono ricercate affannosamente da studiosi, librai e collezionisti (non solo locali), ormai da quasi un secolo. Sono molti anni che non se ne vedono sul mercato. Le uniche due biblioteche che ne possono vantare una sono: la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la Biblioteca Statale di Lucca.

A seguito di una forte domanda e di una crescente curiosità per il personaggio di Lucida Mansi, il libretto di Eugenio Lazzareschi è stato ristampato nel 2006 da M. Pacini Fazzi di Lucca, con introduzione a cura di Fabrizio Bondi. Trascorsi ormai diversi anni, anche la ristampa si è fatta quasi irreperibile.


Altri libri

L’unico altro libro di cui si ha notizia è Lucida Mansi, di Fernanda Martinelli (Lucca, senza dati editoriali, 1974). Mentre “Diario di Lucida Mansi” di Stelvio Mestrovich (Empoli, Ibiskos, 1995), sembra essere un’opera di narrativa, ispirata al personaggio. Lo stesso dicasi per Lucida e altri racconti (Lucca, La supergrafica, 1979) e La commedia nella leggenda e altre storie (Novate Milanese, Calibano, 2019), entrambi dello stesso autore.


venerdì 24 gennaio 2020

La legione perduta

Di Vito Foschi

Mi è capitato di vedere in TV il film "Dragon Blade - La battaglia degli imperi" che nei titoli di testa evidenziava che la trama traeva origine da una storia vera. In realtà, la storia è del tutto inventata incentrata su una legione romana che raggiunge un avamposto cinese sulla via della seta e da lì una miriade di avventure. Che l'Impero Romano possa aver avuto dei contatti con l'Impero Cinese non rappresenta certamente un'impossibilità storica, merci e uomini si sono sempre spostati anche se ovviamente con le difficoltà del caso.
Sono noti dei casi in cui truppe partite per spedizioni per terre lontane non siano più tornate in patria per i motivi più vari e si siano fuse in qualche modo con le popolazioni locali dando vita a peculiarità storiche che a volte hanno creato dei piccoli enigmi storico-archeologici. Un caso italiano è quello del comune di Gurro nella valle Cannobina nel Verbano in cui si parla uno strano dialetto, sono presenti parecchie chiome rosse, i cognomi sono totalmente diversi da quelli comuni nella zona e così via. Da dove nascono queste peculiarità? Il tutto risale alla battaglia di Pavia del 1525 in cui si scontrarono le truppe di Francesco I con quello di Carlo V. Nell’esercito francese erano presenti dei mercenari scozzesi che in seguito alla sconfitta trovarono rifugio nel paese di Gurro e non potendo tornare in patria perché in pieno inverno non trovarono di meglio che stabilirsi nel comune in cui avevano trovato rifugio.
Facendo una breve ricerca ho trovato notizie sulla cosiddetta leggenda della legione perduta che ha dato lo spunto al film "Dragon Blade - La battaglia degli imperi". I dati storici sono esigui pertanto si continua a parlare di leggenda più che di storia. I dati certi riguardano una spedizione romana contro l’Impero dei Parti guidata da Marco Licinio Crasso e della battaglia di Carre nella Turchia orientale, combattuta nel 53 A.C. e conclusa con un disastro per l’esercito romano. Molti legionari furono fatti prigionieri e non si seppe più nulla di loro. Alcuni anni dopo i Parti furono sconfitti dai romani, che intimarono loro di restituire i prigionieri, ma i Parti risposero che non ne sapevano nulla. Abitudine dei Parti erano di spostare i prigionieri catturati ad occidente nelle loro estreme propaggini orientali per evitare tentativi di fuga. I soldati romani furono spostati verso il Turkmenistan per fronteggiare gli Unni. Questi i dati certi, ma nel 1955 un sinologo americano, tale Homer Hasenpflug Dubs, in base allo studio degli annali della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C), ipotizzò una presenza romana in Cina. L’ipotesi nasceva dalle descrizioni di alcuni scontri in cui sembrano palesarsi sia le tecniche di combattimento romano come la ormai nota testuggine, sia il tipo di fortificazione formata da palizzate in tronchi di legno. La battaglia fu vinta dai cinesi che fecero circa 200 prigionieri che furono spostati ancora più ad oriente in una città che fu chiamata Li-Jen che sembra una trascrizione in cinese della parola “legione” che è anche il nome con cui i cinesi chiamavano i romani nella regione del Gangsu. A questi prigionieri fu affidato il compito di difendere i contadini dalle incursioni tibetane.
Dubs indicò come possibile locazione della città di Li-Jen, l’attuale Zhelaizhai, in prossimità di Langzhou sulla Via della Seta e da qui lo spunto per il film. Sono state fatte delle ricerche nella località, ma per ora non è stata trovato nulla di significativo che avvalorasse l’ipotesi. Che una legione romana abbia raggiunto il Celeste Impero ad oggi rimane una possibilità non suffragata da sufficienti prove.

sabato 24 dicembre 2016

La simbologia occulta nella leggenda del Graal

Con estremo piacere vi segnaliamo il nuovo libro di Vito Foschi dedicato alla leggenda del Graal:

Il libro offre una lettura simbolica del Perceval di Chrétien de Troyes seguendo le lezioni di René Guénon. Dopo una descrizione della struttura del racconto che mette in evidenza una struttura tripartita tipica delle iniziazioni, che permette anche di ipotizzare una conclusione del romanzo lasciato incompiuto dall’autore, si passa ai vari aspetti simbolici contenuti nell’apparente semplice romanzo cavalleresco. Si scopre una ricchezza di simboli e significati molto densa, ritrovando aspetti iniziatici, del simbolismo alchemico, del mito del re sacerdote, il simbolismo dei colori, la simbologia del cuore e aspetti legati ai rituali agricoli e alla fecondità della terra.


Per poterlo acquistare e ve lo consigliamo veramente ;)



mercoledì 3 febbraio 2016

La Papessa Giovanna... E se fosse tutto vero?



La cosiddetta "leggenda" della Papessa Giovanna potrebbe non essere una favola medievale. Da secoli e secoli il racconto di una donna salita al soglio pontificio nel IX secolo utilizzando il trucco di vestirsi da uomo viene spacciato per pura invenzione finalizzata a screditare la Chiesa. Secondo questo racconto, dopo due anni di pontificato Giovanna sarebbe stata scoperta a causa della nascita prematura del suo bambino avvenuta mentre stava guidando una processione per le vie di Roma, con conseguente lapidazione dell'autrice dell'impostura da parte dei fedeli che assistevano alla cerimonia.

A distanza di circa milleduecento anni dal periodo in cui è collocata questa "leggenda", Pietro Ratto - professore di Storia e Filosofia, giornalista e saggista - pubblica il suo eclatante Le Pagine strappate (edizioni Elmi's World) - finalista al Premio Carver 2014 - in cui racconta il suo affascinante studio dell'edizione in volgare risalente al 1552 del Delle Vite de' Pontefici di Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, confrontandola con due edizioni successive della stessa opera: quella del 1562 (in latino) e quella del 1650 (in volgare). Dall'analisi dell'edizione del 1552, condotta su una copia sfuggita alla censura del Concilio di Trento, e dalla comparazione di questa con quelle successive, corrette dal Revisore e Direttore della Biblioteca vaticana Onofrio Panvinio, Ratto ricostruisce un complesso meccanismo di ri-numerazione dei papi Giovanni da Giovanni VIII, nell'edizione del 1552 identificato proprio nella Papessa, al Giovanni a cui originariamente il Platina attribuisce il numerale XXIV riferendosi a Baldassarre Cossa. Pontefice, quest'ultimo, che nelle due edizioni successive viene drasticamente retrocesso al numerale XXIII (e oggi ritenuto Antipapa) proprio per effetto della rimozione del Giovanni VIII (Giovanna) successore di Leone IV. L'elemento di maggior rilievo di questa ricerca, però, è costituito dalla scoperta di un complicato procedimento escogitato dai censori vaticani consistente nella correzione di date e di nomi di pontefici al fine di riassorbire i due anni di pontificato di Giovanna, da cancellare dalla storia soltanto perché attribuito ad una donna. Un meccanismo che di fatto assottiglia progressivamente la differenza tra la versione del 1552 e quella del 1650, a partire dall'anno della morte di Leone IV (855) fino al definitivo riallineamento delle due cronologie, raggiunto in occasione della consacrazione di Benedetto IX, verificatasi nel dicembre 1032.

Da notare, infine, l’importante e inconfutabile prova che il saggio fornisce relativamente alla presenza del busto di Giovanna tra quelli degli altri Pontefici, ben visibile nel duomo di Siena ancora nel 1595.

Un elemento molto importante, questo, dato che fino ad oggi anche questa particolare circostanza è sempre stata liquidata come l’ennesima falsità collegata alla Fabula e messa in circolazione dai soliti “eretici” protestanti.