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mercoledì 24 luglio 2024

“IL GOLEM” DI GUSTAV MEYRINK: IN CERCA DELLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA (CAMPITELLI, 1926)

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/il-golem-di-gustav-meyrink-in-cerca-della-prima-edizione-italiana-campitelli-1926/

Il Golem di Gustav Meyrink

La creazione del mito del Golem è un fenomeno che affonda le sue radici nella tradizione ebraica e nella cultura ebraica medievale dell’Europa centrale. Il Golem è una figura di argilla animata, una sorta di creatura umanoide che agisce come un servitore obbediente al volere del suo creatore. Questa figura mitica ha ispirato numerosi racconti, opere teatrali e romanzi (nonché film), ma l’opera di Gustav Meyrink intitolata “Der Golem” è considerata una delle più importanti e influenti.

Il romanzo di Meyrink, pubblicato nel 1915, narra la storia di Athanasius Pernath, un gemmologo e restauratore di gioielli che vive nel quartiere ebraico di Praga. La trama si svolge alla fine del XIX secolo e si intreccia con leggende, riferimenti alla Kabbalah, misteri egiziani e pensieri teosofici indiani. Il protagonista è un uomo alla ricerca della propria identità, tormentato dai ricordi oscuri del suo passato e dalla presenza misteriosa del Golem.

Il romanzo è suddiviso in venti capitoli che raccontano una storia intricata e labirintica, piena di personaggi misteriosi e connessioni sottili. Meyrink esplora tematiche come la dualità dell’essere umano, la ricerca dell’identità, la magia e l’occulto. Il quartiere ebraico di Praga diventa un vero e proprio personaggio aggiunto, un labirinto simbolico in cui i personaggi si muovono, svelando segreti e intrecciando le loro storie.

L’opera di Meyrink ha avuto un impatto significativo sulla cultura dell’epoca. Il romanzo è stato lodato per la sua scrittura suggestiva e visionaria, che ha affascinato i lettori dell’epoca. “Der Golem” è stato considerato un classico della letteratura fantastica e ha contribuito a consolidare il mito del Golem come una figura iconica nella cultura popolare.

Il romanzo di Meyrink ha avuto diverse edizioni nel corso degli anni. La prima pubblicazione avvenne a puntate sulla rivista “Die Weißen Blätter” tra il dicembre 1913 e l’agosto 1914, mentre la prima edizione in formato libro è stata pubblicata nel 1915. Da allora, “Der Golem” è stato ristampato e tradotto in numerose lingue, consolidando la sua posizione come uno dei classici della letteratura fantastica.

Le implicazioni culturali del romanzo vanno oltre la semplice narrazione di una vicenda fantastica. Meyrink esplora tematiche complesse legate all’identità, alla psicologia umana e alla ricerca del sé. Inoltre, molti critici vedono in “Der Golem” riflessi delle preoccupazioni sociali e politiche dell’epoca, come l’antisemitismo e l’alienazione sociale.

“Der Golem” ha giocato un ruolo significativo nella genesi del mito del Golem e ha avuto un impatto duraturo sulla cultura dell’epoca. Il romanzo ha affascinato i lettori con la sua trama intricata e le sue tematiche complesse, e ha contribuito a consolidare il Golem come una figura iconica nella letteratura fantastica. Le numerose edizioni e traduzioni del romanzo testimoniano la sua importanza e il suo status di classico della letteratura fantastica.


L’edizione italiana di Franco Campitelli

L’opera – a 11 anni dall’uscita della prima edizione in tedesco – fu stampata a Foligno dalla celebre Stamperia di Franco Campitelli, erede di una dinastia di stampatori locali, nel 1926. Ci rammenta tristemente Domenico Cammarota che il traduttore e curatore dell’edizione, Enrico Rocca, futurista, redattore di “Roma Futurista” e poi de “L’Impero“, germanista e critico letterario, di origini ebraiche (come era del resto lo stesso Meyrink), si suicidò durante il rastrellamento tedesco del Ghetto di Roma (ottobre 1943), per sfuggire alle SS che gli davano la caccia.

Con gli anni Il Golem in prima edizione si è fatto sempre più raro ed esercita ancora un comprensibile fascino per la sua storia e per il mito millenario che tramanda. Il Golem uscì in due volumi, il primo propedeutico ed il secondo che rappresenta il romanzo vero e proprio. La seconda edizione apparirà molto più tardi (1966) per Bompiani nella celebre collana I Pesanervi; seguiranno le edizioni Club degli Editori (1973) e ancora Bompiani (1977, 1988, 1989 ed altre). Con la scadenza dei diritti dell’autore il libro è poi stato ristampato più volte da vari editori negli ultimi vent’anni.


La storica (e Reale) Stamperia Campitelli di Foligno

La dinastia dei Campitelli, nota famiglia di tipografi editori, ha lasciato un importante impronta nella storia di Foligno per ben 241 anni, dal 1694 al 1935. Fondata da Niccolò Campitelli, la stamperia passò di padre in figlio secondo un preciso ordine e periodo di attività.

Niccolò fu il primo a trasferirsi a Foligno, proveniente da Macerata, e fondò la prima sede della stamperia al Trivio, nell’angolo tra gli odierni corso Cavour e via Garibaldi. Si narra che i Campitelli fossero i detentori del celebre “torchio della Divina Commedia“, con il quale fu stampata a Foligno nel 1472 la prima edizione del poema di Dante Alighieri.

Nel 1697, Niccolò stipulò un contratto di collaborazione con Pompeo Campana, suo genero, ma le stampe continuarono ad essere pubblicate unicamente “Per Niccolò Campitelli“. Nel 1720, alla morte di Niccolò, i beni e la prospera “Tipografia camerale ed episcopale” vennero ereditati dai figli Feliciano e Filippo, che ottennero anche il titolo di “stampatori accademici” per l’Accademia Fuiginia della città.

Sotto la gestione di Feliciano e Filippo, le stampe venivano prodotte con la dicitura “Per Feliciano e Filippo Campitelli” e questo si protrasse fino alla morte di Filippo nel 1765. Da quel momento in poi, Feliciano rimase l’unico responsabile dell’azienda fino al 1780, quando passò il testimone a suo figlio Giambattista.

Giambattista ottenne nel 1782 il titolo di “stampatore pubblico” dal comune di Foligno, prendendo il posto di Giovanni Tomassini, un concorrente originario di Pesaro ma diventato genero ed erede di Campana. Nel 1811, Giambattista ottenne anche il brevetto ufficiale di tipografo dal governo napoleonico. Curiosamente, non utilizzò mai il suo nome sulle stampe, preferendo sempre l’indicazione “Per Feliciano Campitelli“. Durante il periodo della dominazione francese compariva anche la dicitura “Per il cittadino Feliciano Campitelli, stampatore nazionale“.

A partire dal 1780, il nome del gestore-proprietario non fu più considerato e sia la tipografia che le stampe continuarono a portare il nome di “Feliciano Campitelli” fino al 1920, quando comparve invece il nome “Franco Campitelli editore“. Nella prima metà del XIX secolo, la tipografia dei Campitelli fu messa alla prova dalla concorrenza di Giovanni Tomassini, che aveva preso il titolo di “stampatore pubblico e vescovile”. Tuttavia, nella seconda metà del secolo, grazie a Francesco Bocci, l’azienda tornò alla prosperità.


 Celebri alcuni tesori del Novecento

Nei primi trent’anni del XX secolo dai torchi di Campitelli uscirono opere oggi assai ricercate, come ad esempio Architettura Futurista di Virgilio Marchi (1924), l’Opera completa di Umberto Boccioni (1927) o La danza di Frine di Antonio Galeazzo Galeazzi (1923). Ma anche: Poeti allo specchio di Luciano Folgore (1926), i Fioretti di Sancto Francesco (1923), Futurismo e fascismo di F. T. Marinetti (1924), Le forze umane di Benedetta Cappa (1924) e La maschera mobile di Anton Giulio Bragaglia (1926) e ancora Canti per le chiese vuote di Paolo Buzzi (1930). La lista potrebbe continuare a lungo.

sabato 25 settembre 2021

Anche Gustav Meyrink sapeva sorridere

tratto da "Il Giornale" del 30 Settembre 2011

Di Redazione

Soltanto a pronunciarli insieme, quel nome e quel cognome, Gustav Meyrink, mettono paura. «Colpa» soprattutto di Il Golem, La notte di Valpurga e L'angelo della finestra d'occidente: roba forte, romanzi che imprigionano il lettore come tele di ragno e ne suggono l'attenzione, mandando a farsi benedire le coordinate spazio-temporali in un crescendo d'inquietudine e smarrimento. Tuttavia, esiste anche un Meyrink non diciamo più leggero, ma più... potabile a piccoli sorsi. Sia per quantità, sia per toni. Si tratta dei brevi racconti pubblicati in origine sulla rivista bavarese Simplicissimus di Albert Langen. Su quelle pagine nacque nel 1901, quasi per caso, il Meyrink scrittore, figlio «degenere» del trentatreenne Meyrink banchiere. E quelle pagine divennero, fino al 1908, un approdo sicuro per le prose dell'autore viennese. Pagine che tornano oggi nella raccolta La morte viola. Racconti esoterici e fantastici (Coniglio editore), a cura di Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco. Prevalgono, come spiega de Turris in appendice, il macabro e il grottesco. L'esoterismo è comunque la cifra distintiva di queste narrazioni, ma vi si accentua (a esempio in Le piante del dottor Cinderella) l'impronta espressionista che sarà comune denominatore di molta produzione tedesca nel Novecento. Nell'ultima sua intervista, qui opportunamente riportata, concessa all'Hannoverischer Anzeiger il 18 ottobre 1931, meno di un anno prima della morte, Meyrink confessava: «Uno dei motivi principali che mi spinse a scrivere fu sempre il desiderio, anzi il bisogno di stimolare la gente a un'osservazione simile \, consapevole e visionaria, dato che noi tutti possediamo capacità visionarie, soltanto che esse non vengono mai risvegliate e rimangono pertanto nascoste e inutilizzate».



domenica 20 dicembre 2015

Tradizioni e Misteri volume 1

Vi presentiamo questa nuova iniziativa ideata da Nicoletta Travaglini in collaborazione con Vito Foschi, una pubblicazione non periodica dedicata alle tradizioni e ai misteri. In questo primo volume sono raccolti testi dei due autori, ma la pubblicazione è aperta alla collaborazione di altri. Per chi volesse proporre dei testi, l'indirizzo mail di riferimento è il seguente: tradizioniemisteri@gmail.com.
In questo primo volume potete leggere gli articoli di Nicoletta Travaglini su Giovanna D'Arco e sul suo luogotenente Gilles de Rais e il legame con la favola di Barbablu, sui Misteri di San Giovanni in Venere, Il Volto Santo, il Colosseo, la famiglia di Sangro e sul Santo Spirito in Majella, mentre Vito Foschi pone alcune questioni sui testimoni di casi inspiegabili, dedica un articolo ai mad doctor e su come i paradigmi scientifici dominati influenzano la letteratura discutendo di Golem e Frankenstein e dedica un saggio all'insorgenza antifrancese del Circeo, episodio sempre trascurato nei manuali scolastici.

Sperando che l'opera possa risultare gradita ai più, precisiamo che è liberamente scaricabile e distribuibile senza apportare modifiche.