Il 16 marzo alle 18:00 a Roma presso la libreria Fahrenheit, Campo de' Fiori, 44 presentazione de "L'arazzo dell'Apocalisse di Angers: una testimonianza fra Cielo e Terra"
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venerdì 28 febbraio 2020
martedì 4 febbraio 2020
mercoledì 5 agosto 2015
Non ci sarà l'apocalisse. Ma i veri anticristo sono dentro la Chiesa
tratto da Il Giornale del 07/07/2015: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/non-ci-sar-l-apocalisse-i-veri-anticristo-sono-chiesa-1149086.html
Non bisogna temere una singola entità malvagia. Ma i tanti cattivi maestri
di Camillo Langone
Siamo, siamo stati e saremo sempre circondati da Anticristi, questo ho scoperto leggendo L'Anticristo di Marco Vannini (Mondadori, pagg. 216, euro 20). Vannini è un filosofo che scrive come Emanuele Severino e quindi con stile apodittico, dritto come un treno e senza mai l'ombra di un dubbio.
Per rendere l'idea: definisce Sigmund Freud un bugiardo e Roman Polanski un pedofilo e si può anche essere d'accordo però aggettivi così pesanti andrebbero un minimo motivati. Fra l'altro Polanski sembra parecchio fuori tema ma Vannini ne sa una più dell'Anticristo e i nessi li trova, magari forzando un poco dati e date: il famoso regista nel 1968 girò a New York un film sul satanismo, Rosemary's baby , ed è originario di Cracovia, città dove nel 1898 nacque il movimento artistico-letterario della Giovane Polonia, che predicava adulterio e pansessualismo. Va be'.
A questo punto non vorrei si credesse che sto parlando di una collezione di malignità: trattasi invece di libro storico e teologico, biblicamente fondato, altrimenti non lo avrei letto fino in fondo, note comprese. Ne è valsa la pena perché di cose se ne imparano. Ecco i tre virgolettati cruciali. Primo virgolettato: «L'Anticristo non è l'Avversario nella battaglia finale del Bene contro il Male, non ha niente a che vedere con le fantasie apocalittiche dei tempi ultimi». Secondo virgolettato: «L'Anticristo - anzi, gli Anticristi, al plurale - compaiono solo nelle Lettere di Giovanni, e sono propriamente coloro che, all'interno della comunità cristiana, non confessano l'incarnazione del Verbo, la divinità del Cristo». Terzo virgolettato, il più problematico per un cattolico qual sono: «Gli Anticristi hanno preso il sopravvento all'interno del cristianesimo, negandolo alla radice. Alcuni teologi, vescovi, papi vogliono così riportarci a quella che Porfirio chiamava àlogos pístis , credenza irrazionale. Sono questi, che, pur presentandosi come cristiani, negano la realtà dell'uomo e di Dio come spirito. Questi, propriamente questi, sono gli Anticristi oggi tra noi».
Che l'Anticristo non coincida con la Bestia dell' Apocalisse , col quale spesso e volentieri è stato confuso, prima di Vannini lo pensavano già san Policarpo di Smirne e Sant'Agostino. Lo immaginavano non come una singola personalità, svettante e sommamente malefica (non il solito Nerone, quindi), bensì come l'insieme degli iniqui, la schiera dei negatori del Cristo, disgraziati senza alcun potere prodigioso e senza alcuna prossimità con la fine del mondo. È probabile che il mondo pulluli di Anticristi ma questo non significa che stiano per squillare le trombe dell'Apocalisse. Bisognerebbe tornare al saggio Agostino che smontò le allucinazioni apocalittiche poi purtroppo rimesse in circolo da Gioacchino da Fiore e da altri visionari eretizzanti o proprio protestanti. Con questa razza Vannini è durissimo, scrive che «il libero esame apre la porta a ogni sciocchezza: il protestantesimo lasciò, e lascia tuttora, via libera a tutte le fantasie escatologiche millenaristiche». Fantasie non innocue visto che produssero un tot di guerre di religione e che una volta ateizzate non smisero di far danni, anzi: magari non produssero ma certo alimentarono, ingrossarono, comunismo e nazismo. Il comunismo fu (ed è ancora oggi, anche quando travestito da sinistra moderna) intrinsecamente dualista, manicheo, incapace di apprezzare le mille sfumature della realtà, e ringrazio il filosofo per avermi mostrato i legami fra Lenin e alcuni eretici particolarmente fanatici del Cinquecento tedesco quali Thomas Müntzer e Giovanni di Leida.
Fin qui tutto bene, ma il terzo virgolettato antipapista? Qui Vannini cerca di scaricare la responsabilità delle sue affermazioni su Sebastian Franck, un mistico del passato remoto usato per giudicare il passato prossimo: «Franck non avrebbe avuto esitazione nel considerare Anticristo il cosiddetto “papa buono”, Giovanni XXIII, che pensò di convocare un concilio per aggiornare l'insegnamento della Chiesa come se il Vangelo avesse bisogno di adeguarsi ai tempi». E il presente: «Frank non avrebbe dubbi sul fatto che anche oggi la Chiesa, anzi, le Chiese, siano abitate più che mai dagli Anticristi, dal momento che prevalgono in esse il dialogo e la conciliazione col mondo, la ricerca dell'accordo col mondo». Sapendo, stavolta direttamente da Cristo, chi è il principe di questo mondo, ognuno tragga le sue conclusioni: io ho pensato a tutti quei cardinali, Kasper, Marx, eccetera, a tutti quei vescovi, Galantino, Mogavero, eccetera, visibilmente bramosi di benedire il peccato, di chiamare bene il male.
Non bisogna temere una singola entità malvagia. Ma i tanti cattivi maestri
di Camillo Langone
Siamo, siamo stati e saremo sempre circondati da Anticristi, questo ho scoperto leggendo L'Anticristo di Marco Vannini (Mondadori, pagg. 216, euro 20). Vannini è un filosofo che scrive come Emanuele Severino e quindi con stile apodittico, dritto come un treno e senza mai l'ombra di un dubbio.
Per rendere l'idea: definisce Sigmund Freud un bugiardo e Roman Polanski un pedofilo e si può anche essere d'accordo però aggettivi così pesanti andrebbero un minimo motivati. Fra l'altro Polanski sembra parecchio fuori tema ma Vannini ne sa una più dell'Anticristo e i nessi li trova, magari forzando un poco dati e date: il famoso regista nel 1968 girò a New York un film sul satanismo, Rosemary's baby , ed è originario di Cracovia, città dove nel 1898 nacque il movimento artistico-letterario della Giovane Polonia, che predicava adulterio e pansessualismo. Va be'.
A questo punto non vorrei si credesse che sto parlando di una collezione di malignità: trattasi invece di libro storico e teologico, biblicamente fondato, altrimenti non lo avrei letto fino in fondo, note comprese. Ne è valsa la pena perché di cose se ne imparano. Ecco i tre virgolettati cruciali. Primo virgolettato: «L'Anticristo non è l'Avversario nella battaglia finale del Bene contro il Male, non ha niente a che vedere con le fantasie apocalittiche dei tempi ultimi». Secondo virgolettato: «L'Anticristo - anzi, gli Anticristi, al plurale - compaiono solo nelle Lettere di Giovanni, e sono propriamente coloro che, all'interno della comunità cristiana, non confessano l'incarnazione del Verbo, la divinità del Cristo». Terzo virgolettato, il più problematico per un cattolico qual sono: «Gli Anticristi hanno preso il sopravvento all'interno del cristianesimo, negandolo alla radice. Alcuni teologi, vescovi, papi vogliono così riportarci a quella che Porfirio chiamava àlogos pístis , credenza irrazionale. Sono questi, che, pur presentandosi come cristiani, negano la realtà dell'uomo e di Dio come spirito. Questi, propriamente questi, sono gli Anticristi oggi tra noi».
Che l'Anticristo non coincida con la Bestia dell' Apocalisse , col quale spesso e volentieri è stato confuso, prima di Vannini lo pensavano già san Policarpo di Smirne e Sant'Agostino. Lo immaginavano non come una singola personalità, svettante e sommamente malefica (non il solito Nerone, quindi), bensì come l'insieme degli iniqui, la schiera dei negatori del Cristo, disgraziati senza alcun potere prodigioso e senza alcuna prossimità con la fine del mondo. È probabile che il mondo pulluli di Anticristi ma questo non significa che stiano per squillare le trombe dell'Apocalisse. Bisognerebbe tornare al saggio Agostino che smontò le allucinazioni apocalittiche poi purtroppo rimesse in circolo da Gioacchino da Fiore e da altri visionari eretizzanti o proprio protestanti. Con questa razza Vannini è durissimo, scrive che «il libero esame apre la porta a ogni sciocchezza: il protestantesimo lasciò, e lascia tuttora, via libera a tutte le fantasie escatologiche millenaristiche». Fantasie non innocue visto che produssero un tot di guerre di religione e che una volta ateizzate non smisero di far danni, anzi: magari non produssero ma certo alimentarono, ingrossarono, comunismo e nazismo. Il comunismo fu (ed è ancora oggi, anche quando travestito da sinistra moderna) intrinsecamente dualista, manicheo, incapace di apprezzare le mille sfumature della realtà, e ringrazio il filosofo per avermi mostrato i legami fra Lenin e alcuni eretici particolarmente fanatici del Cinquecento tedesco quali Thomas Müntzer e Giovanni di Leida.
Fin qui tutto bene, ma il terzo virgolettato antipapista? Qui Vannini cerca di scaricare la responsabilità delle sue affermazioni su Sebastian Franck, un mistico del passato remoto usato per giudicare il passato prossimo: «Franck non avrebbe avuto esitazione nel considerare Anticristo il cosiddetto “papa buono”, Giovanni XXIII, che pensò di convocare un concilio per aggiornare l'insegnamento della Chiesa come se il Vangelo avesse bisogno di adeguarsi ai tempi». E il presente: «Frank non avrebbe dubbi sul fatto che anche oggi la Chiesa, anzi, le Chiese, siano abitate più che mai dagli Anticristi, dal momento che prevalgono in esse il dialogo e la conciliazione col mondo, la ricerca dell'accordo col mondo». Sapendo, stavolta direttamente da Cristo, chi è il principe di questo mondo, ognuno tragga le sue conclusioni: io ho pensato a tutti quei cardinali, Kasper, Marx, eccetera, a tutti quei vescovi, Galantino, Mogavero, eccetera, visibilmente bramosi di benedire il peccato, di chiamare bene il male.
domenica 18 maggio 2014
Il simbolismo apocalittico del film 300, versione aggiornata
di Vito Foschi
Il film 300 è stato tacciato di essere un film violento e
“testosteronico”, qualunque cosa voglia dire questo termine; una subitanea interpretazione
politica-sociologica lo ha trasformato nel conflitto fra oriente ed occidente, ma
al di là degli aspetti più spettacolari, 300 nasconde un simbolismo molto
chiaro e se vogliamo anche semplice. Diciamolo subito il film è stato caricato
di una simbologia apocalittica piuttosto evidente e sia la battaglia delle
Termopili che il fumetto di Miller sono solo un pretesto per parlare dell’eterna
lotta del bene e del male, sempre presente. Chi ha visto il film e letto il
fumetto si sarà reso conto che esistono solo piccole differenze fra i due tipi
di narrazione, ma queste differenze non sembrano casuali. Il disegnatore Miller
si è ispirato alla battaglia per farne un’opera di profondo impatto visivo, ma
chi ha messo mano al film ci ha aggiunto alcuni particolari per trasformarlo in
un’opera simbolica.
Nella scena iniziale lo spartano Delios narra di come il
giovane Leonida ammazza un feroce lupo nero dalle dimensioni mostruose e subito
dopo paragona il re Serse ad una belva feroce. Il lupo ha significati positivi,
come nel caso della Lupa di Roma, ma anche negativi simboleggiando la ferocia e
la violenza. Il lupo nero, in particolare, è simbolo del demonio e l’accostamento
e il conseguente significato sono chiari.
Lo spartano definisce l’esercito di Serse un esercito di
schiavi e ciò a grandi linee è storico, perché l’impero persiano era
multinazionale e le varie nazioni gli tributavano truppe che chiaramente non
avevano molto interesse ad immolarsi per un re straniero che aveva conquistato
i loro territori.
Al di là della storicità della battuta è lapalissiana l’idea
dello scontro fra l’esercito dei greci formato da uomini liberi e l’esercito di
schiavi di Serse.
La figura di Serse non ha nulla di storico, la sua figura da
transessuale con piercing è totalmente inventata, ma è proprio l’ambiguità a
risultare interessante. Nel film e nel fumetto Serse si proclama Dio Re e anche
questo è totalmente inventato. L’ambiguità è caratteristica dell’anticristo, ed
uno dei titoli con cui si presenta è quello di re di questo mondo. Beninteso,
re di questo mondo e non Re del Mondo. Essere il re di questo mondo significa
essere signore del mondo materiale, mentre Re del Mondo ha il preciso
significato di signore della creazione in tutti i suoi aspetti anche non
materiali. Gesù è Re del Mondo, perché ne comprende tutti i suoi aspetti,
mentre Satana può essere signore solo della materia ed infatti tenta Cristo con
regni e ricchezze, non con doni che vanno oltre il dominio della materia. Serse
tenta Leonida con l’offerta del governo dell’intera Grecia. Un altro
particolare interessante del film è il carro d’oro su cui viaggia Serse decorato
con arieti chiaro simbolo di Satana.
Punto centrale del film è il discorso incentrato sulla
ragione: “La sola speranza che ha il mondo di giustizia e ragione” grida lo
spartano Delios ai suoi compagni.
La scena in cui Efialte, lo spartano deforme, va da Serse a
tradire costituisce la summa di tutto il film. Serse dice di sé che lui è buono,
che può dare tutto, donne e potere ed è sufficiente piegarsi; al contrario
Leonida che aveva chiesto allo storpio di alzare lo scudo, ovvero aveva chiesto
di essere uomo. La proposta del re è quella tipica dell’Anticristo che si
presenta come buono e accondiscendente e in cambio vuole l’anima. Da notare che
la scena si apre con un caprone che suona uno strumento a fiato e anche ai più
distratti l’iconografia non può non ricordare il famoso quadro di Francisco Goya,
“Il grande caprone” con il sabba delle
streghe con al centro un caprone antropomorfizzato a simboleggiare il diavolo.
![]() |
Il grande caprone di Francisco Goya (immagine presa da Wikipedia) |
![]() |
Fotogramma del film 300. E' evidente la somiglianza con il quadro del Goya |
Il fanatismo degli spartani che si immolano è paragonabile a
quello dei cristiani che si facevano
sbranare dai leoni. Anche la morte di Leonida ha qualcosa di
cristiano. La scena finale vede il re spartano trafitto da frecce come S.
Sebastiano e a braccia aperte come se fosse in croce. Probabilmente l’autore
del film si è ispirato a qualche rappresentazione classica e potrebbe darsi
trattarsi di un caso, ma una semplice coincidenza? Alla fine sembra che l’autore
abbia considerato gli spartani alla stregua dei martiri cristiani. Ed in un certo
qual modo la fede c’entra. I cristiani si immolavano per la fede in Cristo, gli
spartani per la loro fede nella libertà e nella ragione. Sono interessanti i
continui rimandi alla ragione, che poi è il lascito culturale dei greci a noi
occidentali che i cristiani hanno pensato bene di includere nel loro sistema di
pensiero. Efialte, il traditore invita Leonida ad essere ragionevole e a
sottomettersi a Serse, cosa ovviamente ragionevole visto la sproporzione di
forze. Ma è alla stessa ragione che si appella Leonida, ma ad una ragione
sorretta dalla fede, una fede che porta a sperare che infine la ragione trionfi
nella libertà e nella giustizia.
La fede nella libertà porta gli spartani a morire da uomini
liberi che vivere da schiavi. Speranza e fede non ricordano qualcosa?
“.. hanno dato la
vita, non solo per Sparta, ma per tutta la Grecia e per la speranza difesa da questa nazione
[..]. Quest’oggi noi riscattiamo il mondo dal misticismo e dalla tirannia e lo
accompagniamo in un futuro più radioso di quanto si possa immaginare”
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domenica 8 dicembre 2013
Intervista a Vito Foschi su Fenix
Sul numero di dicembre di Fenix, fra qualche giorno in edicola, potete trovare un'intevista di Simone Leoni e Stefano Ranucci a Vito Foschi sull'Apocalisse di Giovanni.
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