lunedì 30 settembre 2024

Ecco le mappe per trovare il diabolico regno del Male

 tratto da "Il Giornale" 23 Giugno 2024

La genesi, l'ingresso, le voragini e l'iconografia Un saggio svela i dettagli dell'antro di Satana


di Alessandro Gnocchi


Si fa presto a dire «va' all'Inferno». Bisogna trovare l'ingresso, superare il seno di Abramo o Campi Elisi, trovare un varco attraverso il Purgatorio e infine raggiungere il centro della Terra. Alt. L'Inferno infatti potrebbe coincidere con il Sole. Oppure essere sospeso nei cieli con vista sul Regno. E poi quale ingresso? La bocca dei vulcani, come da antica credenza popolare, o un antro o una voragine? In che modo si scende: con una scala o con i gradini? Bisogna poi affrontare le schiere dei diavoli. Difficile evitarli. Gli ex angeli ribelli sono 47.168.616. Li ha contati Giovanni Maria Bonardo, autore del trattato La grandezza et larghezza et distanza di tutte le sfere (1563; dal 1584 commentato da Luigi Groto, importante umanista). Se riuscite a passare, vi attende una lunga camminata: l'Inferno misura 7875 miglia di circonferenza, con diametro di 2505,5. Satana vi attende in fondo anche in senso etimologico: la parola «inferno» indica ciò che sta più in basso. Dovreste riconoscerlo: è quello a forma di dragone che sputa fiamme oppure quello incatenato che bestemmia oppure il signore oscuro assiso su un trono blasfemo. Nel caso tornaste a riveder le stelle e vi venisse la tentazione di raggiungere il Paradiso, preparatevi a viaggiare per 1.799.953.758,25 miglia (in chilometri: 3.333.246.167).

Queste e altre suggestive informazioni sono contenute nel saggio di Matteo Al Kalak intitolato Fuoco e fiamme. Storia e geografia dell'inferno (Einaudi, pagg. 270, euro 25). Al Kalak, docente di Storia moderna all'università di Modena, aveva pubblicato, nel 2021, un altro libro sorprendente, Mangiare Dio. Una storia dell'eucarestia (2021). Lo studioso si concentra in particolare sull'Inferno cristiano in tutte le sue declinazioni: letterarie, artistiche e teologiche. Un modello internazionale è la Divina commedia di Dante Alighieri, cristallizzazione e insieme superamento delle idee medievali. Nell'iconografia rinascimentale, Le Grand Saint Michel di Raffaello si impone come termine di paragone, visto il suo successo. Raffaello isola il momento nel quale san Michele schiaccia il dragone. L'Inferno, appena abbozzato, è raffigurato come un antro pronto a richiudersi sul diavolo per sempre. Esistono anche opere che sfuggono all'influenza di Raffaello. Domenico Beccafumi mette in scena la battaglia nei cieli, con gli spiriti degli sconfitti che precipitano in una voragine infuocata. Anche Giorgio Vasari affrontò il tema, riducendo però i contendenti: sette angeli in posa guerriera, agli ordini di Michele; e sette ribelli guidati da Satana. Il numero allude ai peccati capitali e alla loro punizione.

Questa idea dell'Inferno, nato dalla caduta del diavolo, inghiottito dalla Terra, nasce da un equivoco. La fonte infatti è l'Apocalisse. Giovanni descrive una battaglia nei cieli tra una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi, e un drago rosso con sette teste e dieci corna. La donna è incinta e partorisce un bimbo. Il neonato fugge in cielo, la madre si allontana nel deserto. A questo punto, Michele attacca e sconfigge la bestia, che precipita a terra. Giovanni prende spunto dalle immagini infernali della tradizione giudaica. Ma probabilmente voleva rappresentare lo scontro tra la vera chiesa di Cristo e le eresie. Il passo però era troppo invitante, e divenne subito la storia del diavolo ribelle (il dragone) abbattuto da Michele. La Terra si ritrae e Satana sprofonda, dando vita all'Inferno.

C'è poi il versante teologico, piuttosto complesso. Rinviando al saggio per i dettagli, qui notiamo alcune cose. Il peccato di Satana è variamente descritto ma in sostanza consiste in un orgoglio così forte da spingere a una ribellione già sconfitta in partenza. Ma Satana può decidere e sceglie l'impossibile battaglia. Il diavolo perseguita gli uomini perché non può sopportare che Dio abbia preferito incarnarsi in una creatura insignificante. Ecco spiegata la presenza del Male nella storia. La Chiesa ha sempre insistito sulla realtà concreta e non metaforica dell'Inferno. Ecco spiegata l'esigenza di descriverlo. La voragine risponde a un duplice scopo: spaventare il fedele ma anche mantenerlo sulla retta via. La struttura dell'Inferno riflette l'andamento del dibattito: quello della Controriforma è diverso da quello medievale; quello illuministico e moderno è una risposta a quello uscito dal Concilio di Trento. La dannazione assume contorni più sfumati fino a sparire del tutto, secondo la famosa immagine dell'Inferno totalmente vuoto di Hans Urs von Balthasar (1905-1988). Il punto è l'amore infinito di Dio e non il suo spirito vendicativo. Abbiamo ancora paura dell'Inferno? Indagini, risalenti al 2009, dimostrano che la prigione eterna è temuta dal 41,8 per cento degli italiani. E dire che la nostra società sembra infastidita dal solo parlare di Bene e Male con la maiuscola. Ci siamo già assolti senza bisogno del prete. Figuriamoci se possiamo credere all'Inferno... Eppure molti temono ancora il signore oscuro. D'altronde, l'oscurità ce l'abbiamo nel cuore e dobbiamo lottare per non perderci del tutto.

L'Inferno è anche lo specchio di ciò che ci fa paura dentro e fuori di noi. Sarà vuoto ma resta la libertà, forse la tentazione, di coltivare il male e autoconfinarsi nell'antro eterno, dove le fiamme e il ghiaccio tormentano le anime di chi ha scelto di negare la speranza.


domenica 22 settembre 2024

Il labirinto della Masone

di Cavaliere Vermiglio


Sono stato al labirinto della Masone. Il complesso è costida un labirinto di bambù più un edificio in stile egizio. L'uscita del labirinto è costituita da un passaggio sotto una piramide. Nel piano superiore della piramide c'è una sala con un labirinto disegnato sul pavimento il cui centro corrisponde al vertice della piramide. L'insieme ha un orientamento est-ovest. In uno dei pannelli era riportata la frase di Franco Maria Ricci in cui dichiarava che la piramide non fosse massonica, ma cattolica. Sarà stato così nelle intenzioni dell'ideatore, però mi è sembrato di essere in un luogo magico in cui l'unione di due potenti simboli come il labirinto e la piramide potesse aprire altre realtà. Peccato per l'affollamento.

Sarebbe interessante una visita notturna al labirinto, in modo che silenzio e buio possano far nascere un senso di smarrimento ben più evidente rispetto ad una visita alla luce con altre persone. Senso di smarrimento che alluderebbe al senso di smarrimento dell'anima di fronte a Dio.

venerdì 13 settembre 2024

ENERGIA: SI PUÒ DECIFRARE L’INVISIBILE

tratto da "L'Opinione" del 30 agosto 2024


di Francesca Romana Fantetti


Nel 2022 il Nobel per la fisica è stato assegnato ai fisici Allain Aspect, John Clauser e Antoin Zeilinger i quali hanno confermato, con i loro esperimenti sui fotoni, l’entanglement quantistico. Tutto è legato e correlato, tutte le particelle sono connesse tra loro al di là del tempo e dello spazio.

Sussiste una sorta di intelligenza invisibile in ogni particella esistente. Scientificamente si parla di “informazione quantistica”. I tre fisici, infatti, hanno fondato la “scienza della informazione quantistica”.

C’è una entità universale in ciascun essere vivente, e di conseguenza un network capace di veicolare informazioni ovunque e in modo istantaneo. Diremmo “alla velocità della luce” ma è molto più veloce della luce. Albert Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen hanno mostrato infatti che l’entanglement appartiene alla fisica quantistica essendo altro e diverso rispetto a quanto conosciuto sino ad allora: non ha il limite della relatività.

Prima si pensava che il limite fosse la velocità della luce, che è al contrario superato grazie agli esperimenti sui fotoni che hanno dimostrato che le particelle possono ricevere informazioni in modo istantaneo anche se separate l’una dall’altra da una distanza di migliaia di chilometri.

La materia è energia (E=mc2 di Albert Einstein). Bisogna entrare nella parte energetica della materia per poterla captare, gestire, trasformare, diffondere.

In medicina è in corso da tempo il passaggio alla biofisica rispetto alla biochimica.

Ogni nostro organo emette frequenze. Tutti gli atomi sono entità che si muovono quindi hanno energia, emettono e captano energia. I nostri corpi vibrano ed emettono e captano energia, come tutto il resto della materia. Ogni essere vivente vibra e, vibrando, emana energia. Bisogna riuscire a cogliere questa energia per poterla utilizzare o anche correggere ove disarmonica (la malattia) riportandola ad armonia (alla sanità).

Ma come? Bisogna “leggere” il corpo umano tramite le onde che emette. Ci sono attualmente apparecchi di biorisonanza in grado di recuperare e leggere le frequenze d’organo ed a trasformarle, a dare input di guarigione. Ma come si fa a recuperare le frequenze? Come fa il rabdomante a recuperare le frequenze dell’acqua sotterranea? Lo fa con la mente. Il rabdomante usa la sua mente. Si può usare la mente per recuperare le frequenze. Tutte le frequenze non solo quelle dell’acqua sotterranea del rabdomante.

La nostra mente è anch’essa una entità vibrazionale. Tradizione e antichi sapienti lo hanno sempre detto e professato, insegnato. Si può entrare in relazione con la parte energetica della materia, vale a dire con la componente energetica dell’essere umano ed interagire con essa. Entrare in relazione con l’entità energetica dell’essere umano grazie alla medicina quantistica vibrazionale: si interpretano le onde elettromagnetiche a bassa frequenza emanate dall’essere umano “leggendole”. Non si capisce cosa pensi la persona ma essa emette stimoli energetici che possono essere “letti”. In medicina i conflitti spirituali sono co-fattori della malattia. Le emissioni energetiche dissonanti indicano il conflitto spirituale e dunque la malattia. Rafforzando tramite l’energia la forza di volontà della persona non sana, questa può “raddrizzare” la propria energia. La formula per ottenere guarigione ma anche salute e benessere, gioia, felicità, ricchezza, qualsiasi cosa si desideri è l’intenzione. L’intenzione è semplicemente un comando mente-cervello. La mente e il cervello ampliano lo stato di coscienza. Mente e cervello entrano in quella che è la vibrazione universale, captano dei segnali e li inviano. La nostra mente è una radio ricetrasmittente che bisogna solo imparare ad usare.

“Fare tacere la mente” come dicono molti illuminati, il vuoto mentale è difficilmente raggiungibile. È più facile metterci qualcos’altro nella mente. È proprio la nostra forza di volontà che ci permette di far fare alla mente un altro lavoro emettendo pensieri diversi e azioni positive.

La telepatia? Non è altro che entanglement quantistico. La nostra mente fa parte di una vibrazione universale che è una realtà scientifica. La meditazione? Si prende la mente e la si manda da qualche altra parte distogliendola dai pensieri che la assillano.

Siamo fatti di materia, cioè di energia temporaneamente addensata, in altre parole di elettroni. Si possono “leggere” le forme d’onda che emettiamo, anche a distanza. Possiamo cogliere e codificare l’invisibile.

domenica 8 settembre 2024

AVIATION YES -13 OTTOBRE 2024 – VALLE DEI TEMPLI POMEZIA (ROMA)

 AVIATION YES -13 OTTOBRE 2024 – VALLE DEI TEMPLI POMEZIA (ROMA)


AI NASTRI DI PARTENZA LA KERMESSE “AVIATION YES- AEROSPAZIO E AVIAZIONE” CON BEN 10 MOSTRE STATICHE INTERNAZIONALI SUL TEMA E 2 TAVOLE ROTONDE CON PERSONALITA’ DEL SETTORE. Info evento www.aviationyes.com


AVIATION YES nel 2024  si supera e avrà in esposizione per il pubblico ben 10 Mostre statiche internazionali legate all’ Aerospazio e Aviazione  ma come dice la stessa Organizzatrice la nota manager e ricercatrice Francesca Bittarello titolare della Lux-Co Edizioni che organizza l’evento “ Già per questo 2024 è un grande successo avere 10 mostre Statiche di prestigio internazionale ad Aviation yes che il pubblico potrà ammirare e per il 2025 potrei superarmi e arrivare addirittura a 20 Mostre Internazionali del settore ma il problema è di spazio dovrò avere a disposizione più spazi logistici  ma ci penserò dopo l’evento di questo anno  a pianificare il prossimo che probabilmente sarà nella stagione primaverile “

Aviation Yes 2024 è l’unico evento in Italia dove la partecipazione come ospiti è diretta  alle Istituzioni ed Enti civili e militari e Associazioni  legate all’ Aviazione e all’ Aerospazio dove l’Entrata per il pubblico è Gratuita siano studenti o neofiti o appassionati. La presenza nutrita di media  ed addetti ai lavori è sempre garantita.

Il successo di questa formula organizzativa è ormai consolidato e  a un mese dall’ evento sono presenti Patrocini di rilievo quali “l’ Alto Consiglio della Regione Lazio” e presente anche il Patrocinio del “Comune di Pomezia” dove si svolge l’Evento e dell’ “Aero Club D’Italia”. L’evento si svolge al chiuso in una ampia e  multimediale  Sala congressi con ben 3 maxi schermi che si trovano al piano terra con annesso patio esterno e per questa  Edizione 2024 oltre al piano terra e al patio esterno  sarà disponibile anche la sala al piano superiore in modo tale da allargare la Location dell’evento. La Location dell’evento  si trova a Pomezia un punto strategico a pochi km da Roma e Latina  e i Castelli Romani e l’Aeroporto Militare di Pratica di Mare e ed è costituita da Sale Congressi moderne e multimediali all’ interno del Simon Hotel.

Presenti gadget vari  per il pubblico e cartolina commemorativa 2024 che sarà distribuita gratuitamente il giorno dell’evento.

Aviation Yes è organizzato dalla dott.ssa Francesca Bittarello con la sua azienda LUX-CO EDIZIONI (info: www.luxcoedizioni.com).

La Lux-Co Edizioni ha una apposita pagina dedicata nel sito web della Regione Lazio  nella sezione Aerospazio dove viene presentato anche l’evento  Aviation Yes 2024 (link: https://www.lazioinnova.it/community/azienda/lux-co-edizioni/ ).


Il sito web competitivo e dinamico dell’evento internazionale AVIATION YES  è www.aviationyes.com e sarà aggiornato con le partecipazioni e news all’edizione 2024 sino all’evento stesso.


INFO ORGANIZZAZIONE : FRANCESCA BITTARELLO – CELL. 3294218323 – FRANCESCABITTARELLO@AVIATIONYES.COM                                                                              


francescabittarello@luxcoedizioni.com
francescabittarello@aviationyes.com
www.luxcoedizioni.com
www.aviationyes.com
cell./whatsapp: +39 329.4218323

giovedì 22 agosto 2024

La prima edizione del libro sullo Spiritismo di Allan Kardec (1884)

in collaborazione con Simone Berni: https://www.cacciatoredilibri.com/la-prima-edizione-di-questo-libro-sullo-spiritismo-di-allan-kardec-1884/


Che cosa è lo Spiritismo?: introduzione alla conoscenza del mondo invisibile per mezzo delle manifestazioni spiritiche, contenente il riassunto dei principii della Dottrina spiritica e la risposta alle principali obbiezioni, di Allan Kardec; traduzione italiana di Giovanni Hoffmann (Torino, UTET, 1884).


Prima traduzione italiana di “Qu’est-ce que le Spiritisme“, inizialmente pubblicata in Francia nel 1859. Questo libro contiene una sintesi dei principi della dottrina spiritica e le risposte alle principali obiezioni. Allan Kardec, o Alan Kardec, vero nome Hippolyte Léon Denizard Rivail, nato il 3 ottobre 1804 e morto il 31 marzo 1869, è stato un educatore francese, fondatore della filosofia spirituale o spiritismo. È generalmente soprannominato il “codificatore dello spiritismo”. La copia qui presa ad esempio dell’edizione conserva la bellissima copertina originale della casa editrice.


Allan Kardec: L’architetto dello Spiritismo

Tutto comincia in una Francia turbolenta del XIX secolo, quando un pedagogista e filosofo, di nome Hippolyte Léon Denizard Rivail, notevolemente stimato nell’ambito educativo, si immerge nelle acque non esplorate dello spiritismo. Alla gente comune, Rivail è meglio conosciuto come Allan Kardec, il pseudonimo che adotta nel suo percorso di scoperta dello spiritismo.

Kardec nasce a Lione il 3 ottobre 1804 e, fin dalla giovane età, abbraccia la disciplina pedagogica sotto la guida del celebre Johann Heinrich Pestalozzi in Svizzera. Con il passare degli anni, diventa non solo un estimatore, ma anche un importante collaboratore di Pestalozzi, contribuendo alla riforma dell’educazione in Francia e Germania.

Tuttavia, la vera passione di Allan Kardec nasce nel 1854, quando prende forma il suo interesse per lo spiritismo. In un’epoca in cui la maggior parte delle persone accetta ciecamente la spiegazione del magnetismo animale per i fenomeni di spiriti, Kardec pensa diversamente. Ritiene infatti che questa interpretazione sia insoddisfacente e inizia a lavorare su una propria teoria.

Dedicando gli ultimi anni della sua vita alla sistematizzazione dello spiritismo, Kardec si distingue per il suo straordinario impegno nel cercare di elaborare un sistema di pensiero in cui le manifestazioni spirituali potessero contribuire alla trasformazione sociale e morale dell’umanità.

Il suo lavoro culmina in una serie di componimenti, che diventano ben presto la pietra angolare della filosofia spiritista. L’opera principale, conosciuta come “Il Libro degli Spiriti“, fornisce una spiegazione strutturata e pertinente degli enigmi dello spirito e del mondo invisibile che ci circonda.

Ma chi era l’uomo dietro il pedagogista? Il 6 febbraio 1832, si unisce in matrimonio con Amélie Gabrielle Boudet. Insieme, condividono non solo una vita, ma anche la passione per l’insegnamento e l’educazione. La coppia fonda un negozio pedagogico a Parigi simile a quello di Yverdon.

Dal punto di vista professionale, Kardec è un uomo di molti talenti. Traduttore, educatore, filosofo e, infine, il codificatore dello spiritismo. Tuttavia, al di sopra di tutto, è un uomo con una visione e un obiettivo: portare una trasformazione nel modo in cui l’umanità percepisce il divino e l’invisibile.

Allan Kardec muore il 31 marzo 1869, ma il suo lascito supera la sua morte. Oggi, è ricordato come il fondatore dello spiritismo, una dottrina che ha avuto un impatto enorme su un’ampia gamma di discipline, dalla filosofia alla medicina, e continua a farlo.

venerdì 9 agosto 2024

I dolori, le messe nere, i tribunali speciali: cosa fu l'Affare dei Veleni del Re Sole

tratto da "Il Giornale" del 3 Ottobre 2023

Avvelenamenti, omicidi, messe nere. Sono questi gli elementi inquietanti di uno degli scandali più terribili della Storia, capace di macchiare in modo indelebile il regno di Luigi XIV, gettando ombre sinistre perfino sui personaggi più in vista alla corte di Versailles

di Francesca Rossi


L’Affare dei Veleni (1679-1682) è una di quelle pagine del passato agghiaccianti che, pur essendo di grande interesse storico, di solito non vengono studiate a scuola. Eppure, oltre a essere uno scandalo senza precedenti alla corte di Luigi XIV, poiché coinvolse diversi membri altolocati della corte, fece emergere tutte le debolezze del mondo dorato creato dal Re Sole per controllare i nobili francesi. In un certo senso l’Affare dei Veleni fu un fallimento politico e personale del sovrano.


Prima dell’inizio: la morte di Enrichetta d’Inghilterra

Nella primavera del 1670 Enrichetta Anna d’Inghilterra (1644-1670), cognata di Luigi XIV (aveva sposato il fratello del Re, Filippo duca d’Orléans), iniziò a lamentarsi a causa di strani dolori al fianco. Con il passare del tempo questi fastidi si estesero all’apparato digerente, tanto da renderle molto difficile mangiare. Il 29 giugno di quell’anno, dicono gli storici, durante il suo soggiorno a Saint Cloud, Enrichetta bevve un bicchiere d’acqua di cicoria fredda.

Non sappiamo se e in che misura quest’ultimo dettaglio abbia influito o meno su ciò che accadde subito dopo, ma è bene tenerlo a mente. Dopo aver bevuto, infatti, la cognata del Re si sentì malissimo. Sosteneva di avere dolori al fianco ed era convinta che qualcuno l’avesse avvelenata. I medici di corte tentarono di curarla, ma non vi fu niente da fare: Enrichetta morì il 30 giugno 1670. Tra i cortigiani si mormorava che fosse stata assassinata dal Cavaliere di Lorena, amante del duca d’Orléans e, per questo, nemico giurato della duchessa, che era riuscita anche a farlo esiliare per un periodo. I dubbi e i pettegolezzi non si indebolirono neppure quando l’autopsia rivelò che la morte era da imputare a una gastroenterite.

Stando alle ricostruzioni il Re Sole avrebbe interrogato di persona il maggiordomo del fratello, il quale gli avrebbe rivelato che Enrichetta era stata davvero avvelenata dal cavaliere di Lorena. Benché quest’ultimo avesse un movente molto forte, non possiamo dire con certezza che avvelenò Enrichetta d’Inghilterra. Anzi, non possiamo affatto sostenere che la duchessa fu uccisa. Secondo gli studi più recenti la cognata del Re potrebbe essere morta di peritonite. C’è anche chi sostiene che fosse malata da molto tempo. Perché, allora, Enrichetta gridò di essere stata avvelenata? Potrebbe essere stata una semplice suggestione. La nobildonna sapeva di avere dei nemici e di doversi guardare le spalle.

Anche i cortigiani insistettero sulla tesi dell’avvelenamento, ma non certo perché avessero delle prove. In quell’epoca, infatti, non era raro che invidie, gelosie, vendette venissero risolte, “aiutate”, per così dire, dall’omicidio. Dall’avvelenamento in particolare. Forse la morte di Enrichetta d’Inghilterra non ha nulla a che vedere con tutto questo, ma rende bene il clima sospettoso, di pericolo di quegli anni e per questo può essere una specie di preludio a quello che accadde tra il 1679 e il 1682.


Il Vaso di Pandora

Paradossalmente fu una morte accidentale e non un avvelenamento ad aprire il Vaso di Pandora. Il 31 luglio 1672, infatti, l’avventuriero appassionato di alchimia Jean Baptiste Godin de Sainte Croix morì nel suo laboratorio, forse a causa di un esperimento malriuscito. L’uomo aveva così tanti debiti che i suoi creditori chiesero un inventario dei beni, sperando di riuscire a recuperare il loro denaro. Tra i suoi oggetti venne trovato uno scrigno di pelle rossa accompagnato da un biglietto su cui era stato scritto: “Da aprire solo in caso di morte precedente a quella della marchesa”.

Gli ispettori incaricati dell’inventario scoprirono che l’aristocratica a cui si riferiva Saint Croix era Marie Madeleine d’Aubray, marchesa di Brinvilliers. Nel cofanetto, infatti, erano custodite delle lettera inviate da quest’ultima all’alchimista, di cui era amante. Ma la scoperta vera fu un’altra: in quelle missive la marchesa ammetteva di aver ucciso il padre, due fratelli con l’acqua tofana, per prendersi la loro eredità. Non solo: accanto alle lettere vi era anche una fiala di veleno.

Marie Madeleine, condannata in contumacia nel 1673 e braccata dalla polizia, fuggì in Inghilterra, ma poi decise di nascondersi in un convento di Liegi nel 1673 (all’epoca non c’era estradizione nei luoghi di culto). Servì a poco. Nel 1676 venne catturata con uno stratagemma, torturata e decapitata il 16 luglio 1676. Era stato Saint Croix a insegnare alla marchesa "l’arte dei veleni", da lui appresa durante la sua reclusione alla Bastiglia, quando si era ritrovato in cella con un italiano esperto in materia, un certo Exili.

Forse questa vicenda non avrebbe avuto grande eco se la Brinvilliers, prima di morire, non avesse confessato di non essere la sola a fare commercio di veleni. La marchesa affermò che molti erano coinvolti, perfino persone dalla reputazione apparentemente immacolata. Il Re Sole, turbato da quanto accaduto e ben consapevole del fatto che nel suo regno il veleno fosse un’arma usata con eccessiva frequenza, decise di aprire un’inchiesta, affidata al luogotenente generale di polizia Gabriel Nicolas de la Reynie. Ciò che l’uomo scoprì è a dir poco tremendo.


Veleni e messe nere

Nel gennaio del 1679 le indagini arrivarono a una svolta con l’arresto di Marie Bosse, chiromante e nota avvelenatrice che si era vantata in pubblico di aver venduto rimedi “fatali” a molti personaggi di spicco della nobiltà francese. Prima di finire al rogo, l’8 maggio 1679, Marie fece il nome di un’altra maga, Catherine Deshayes, vedova Montvoisin, detta La Voisin (1640-1680).

Con l’arresto de La Voisin, avvenuto il 12 marzo 1679, l’Affare dei Veleni entrò in una fase cruciale: la donna si era reinventata come chiaroveggente e ostetrica dopo la bancarotta del marito gioielliere, ma non ci aveva messo molto a capire che vendendo pozioni fatte con polvere di ossa umane e veleni i suoi guadagni sarebbero stati molto più lauti. In fondo gli uomini e le donne che la contattavano chiedevano, sostanzialmente, due cose: trovare l’amore, essere ricchi e potenti. E per farlo erano disposti a “rimuovere” qualunque tipo di ostacoli.

Poco importava se la persona che volevano conquistare era già sposata, se il denaro che pretendevano apparteneva ai loro genitori, se la posizione che bramavano era già stata conquistata da un altro. Nessuno avrebbe avuto sospetti se un genitore avaro avesse reso l’anima prima del tempo, o un rivale in amore fosse morto in circostanze apparentemente naturali. In fondo poteva capitare. Questi erano i macabri, terrificanti ragionamenti della Deshayes e delle persone che si rivolgevano a lei.

La perquisizione in casa de La Voisin aggiunse altro orrore a quello già visto e ascoltato da La Reynie: i poliziotti vi trovarono un forno crematorio dove sarebbero stati bruciati dei feti dopo gli aborti condotti clandestinamente proprio dalla “maga”. Dagli interrogatori venne fuori che la Deshayes aveva amicizie tra loschi personaggi che per anni avevano organizzato delle messe nere, durante le quali venivano sacrificati dei neonati. La donna venne condannata al rogo in Piazza de Gréve, dove morì il 22 febbraio 1680.


Accuse alla favorita del Re

Il Re Sole, deluso, furioso, incredulo di fronte allo scandalo, istituì un tribunale speciale, la Camera Ardente (il nome venne scelto per via delle torce che illuminavano la sala), che lavorò al caso dall’aprile 1679 al luglio 1682. La Camera Ardente nacque per tentare di mantenere il più possibile la riservatezza sull’Affare dei Veleni, dato il rango di molti degli accusati. Dopo tre anni, però, Luigi XIV ordinò, di punto in bianco, di chiudere l’inchiesta. Il motivo di tanta fretta era semplice: la viglia di Catherine Deshayes, Marguerite, aveva fatto il nome della marchesa De Montespan, all’epoca favorita del Re.

La donna si sarebbe rivolta molte volte a La Voisin, chiedendole di organizzare messe nere, con tanto di sacrifici umani, che le “assicurassero” l’amore del sovrano. Quando la Montespan capì che il regale amante cominciava a stancarsi di lei, avrebbe addirittura tramato con la “maga” per ucciderlo. Luigi XIV venne anche a sapere che la sua favorita lo avrebbe drogato con un afrodisiaco. Disgustato, cercò un modo per allontanarla da sé e, nello stesso tempo, proteggerla dal processo. Del resto rimaneva la madre dei suoi figli. Le accuse contro di lei avrebbero potuto danneggiare irreparabilmente la monarchia.

Il Re Sole fece bruciare i documenti che riportavano il nome della sua amante (non sapendo che la Reynie aveva fatto delle copie), ma non la perdonò mai. La Montespan cadde in disgrazia, ma non pagò per i suoi presunti crimini. Nel 1691 si ritirò in convento e morì il 27 maggio 1707.


La fine dell’intrigo

La Camera Ardente ascoltò 442 imputati, emise 319 ordini di cattura, 36 condanne a morte e 30 verdetti di assoluzione. Per la politica di Luigi XIV l’Affare dei Veleni fu un fallimento, perché dimostrò l’incapacità del Re di controllare quella stessa nobiltà che aveva tramato contro di lui all’epoca delle Fronte, quando aveva solo 10 anni. Non era riuscito davvero ad asservirla al potere assoluto. Nemmeno la gabbia dorata che aveva creato per i nobili a Versailles, residenza in cui la corte si trasferì nel 1682, in concomitanza con la fine ufficiale dell'Affare dei Veleni, cambiò la situazione.

Versailles, con i suoi riti immutabili, la sue gerarchie e i privilegi tanto ambiti assecondò, in un certo senso, la brama dei cortigiani più malvagi e disonesti, continuando a "istigarli" nella ricerca spasmodica di titoli, favori, ricchezze e potere a qualunque prezzo.

martedì 30 luglio 2024

XIV TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA

E’ stato indetto il XIV TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA per il miglior racconto di ambientazione fantasy, in memoria di Fabrizio Frattari, a cura dell’Associazione Culturale “LA CENTVRIA” e del sito “LA ZONA MORTA” con la collaborazione dell’Associazione “A Campanassa” di Savona e della manifestazione “Savona International Model Show 2025”.

In giuria: Davide Longoni (autore di “Mercuzio e l’erede al trono – Livello 0”), Donato Altomare (plurivincitore del Premio Italia, del Premio Urania e del Premio Vegetti, presidente del World SF Italia, scrittore di innumerevoli romanzi, tra cui il recente “Wormhole” scritto con Umberto Guidoni), Filippo Radogna (giornalista, saggista e scrittore, due volte vincitore del Premio Italia e del Premio Vegetti con l’antologia di racconti “L’enigma di Pitagora e altre storie”), Fabio Calabrese (scrittore e saggista, appassionato di tutto il genere fantastico) e Valentino Sergi (direttore di Officina Meningi e autore pluripremiato di GDR e Librogame), da esperti appassionati del settore dell’Associazione “La Centuria”, dai soci dell’Associazione “A Campanassa” e da autori di giochi.

Premi: 1° classificato 150 euro, 2° classificato 100 euro, 3° classificato 50 euro in buono-libri, 4° e 5° classificato medaglia e attestato di merito. I primi 5 racconti classificati inoltre verranno pubblicati: nell’antologia “La Zona Morta – Archivi” pubblicata dalle Edizioni Scudo, sui siti internet de “La Centuria” e “La Zona Morta”, nonché sulla brochure cartacea ufficiale dedicata alla “Savona International Model Show” prossima ventura. I primi 3 classificati verranno inoltre omaggiati dell’iscrizione gratuita alla “World SF Italia” per l’anno 2025.

Ai cinque finalisti infine verrà dato in omaggio un libro offerto dalle Edizioni Il Foglio Letterario.

Inviare i racconti in formato .rft o .txt a tutti e tre gli indirizzi di seguito riportati: associazione@lacenturia.it, longdav@libero.it e letteratura@dark-chronicles.eu entro il 20 dicembre 2024.

La quota di partecipazione è pari a euro 8,00 da versarsi tramite ricarica/accredito su Carta PostePay n. 4023 6010 1023 7691 intestata a Davide Longoni.

Per visualizzare il bando completo:

http://www.lazonamorta.it/lazonamorta2/?p=72557.