venerdì 3 ottobre 2025

"Sono arrivati gli alieni". L'anno record degli Ufo in Italia

tratto da "Il Giornale" del 20 luglio 2025 

Il 1978 ci furono circa 2000 avvistamenti in tutto il Paese, tra allucinazioni collettive, mezze verità e momenti di terrore. Un effetto moltiplicatore che anche senza social si rivelò inarrestabile

di Paolo Lazzari


Sono tutti quanti con il naso rivolto verso l'alto. Cercano una scia che confermi la psicosi collettiva. Nel 1978, l’Italia si ferma a perlustrare il cielo. Non per una nevicata o una tempesta, ma per un fenomeno inatteso: centinaia di segnalazioni di luci, dischi, sfere e “carri volanti” incontrano un pubblico curioso e pronto a credere. È l’anno della grande ondata: migliaia di ritagli su giornali, tremila dossier, 2000 avvistamenti censiti, numeri inediti che trasformano il Belpaese in epicentro dell’ufomania europea.

Non c'è sosta: ogni mese porta in dote nuove segnalazioni. Al Nord si contano pochi casi, ma in Abruzzo, Molise, Liguria, Toscana e Campania l’eruzione ufologica diventa virale: Firenze, Siena, l’Aquila, Chieti, Salerno, Napoli – tutte coinvolte con densità tra 0,5 e 2 avvistamenti ogni 100mila abitanti. L’Italia, un paese da sempre pragmatico, mostra i primi segnali di un’impressione collettiva: non solo cronache serali, ma una “psicosi da UFO” che domina le edicole e distrae le istituzioni.

Il Centro Italiano Studi Ufologici – CISU – registra come non mai: 2.400 ritagli digitalizzati, 1.800 fascicoli, un “Progetto ’78” che mira a catalogare ogni lume o strano oggetto volante. Scienziati e giornalisti collaborano con entusiasmo o scetticismo: si parla di disinformazione di massa, persino di manipolazioni orchestrate, e se ne discute in convegni ufficiali, come quello di Bologna del 2018.

Dalla primavera fino a Capodanno del 1979, si passa da poche segnalazioni mensili a diverse centinaia, in un crescendo che non generò panico, ma una sorta di febbrile attesa, alimentata da sedicenti contattisti e proclami di arrivi imminenti. L’episodio più singolare si verifica nel cosiddetto “Triangolo dell’Adriatico”, una zona costiera compresa tra Marche, Abruzzo e il Gran Sasso. Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre, alcuni pescatori di Pescara raccontarono di aver visto colonne d’acqua sollevarsi per decine di metri, accompagnate da intensi fasci luminosi. Il mese successivo, il comandante di una motovedetta riferì alla Capitaneria di porto di aver osservato «un segnale rossastro elevarsi dal mare verso il cielo». Col senno di poi, molti attribuirono quei fenomeni all’emissione di metano dai fondali marini: a contatto con l’aria, il gas avrebbe innescato esplosioni luminose e provocato le impressionanti colonne d’acqua.

Un'altra tra le segnalazioni più contorte avviene sul Monte Musinè, vicino Torino. Due escursionisti affermano di essere stati investiti da un accecante fascio luminoso: uno dei due finisce ustionato, con capelli bruciati e lesioni misteriose. Si parla di “umanoidi” che lo sollevano, prima che tutto s’incendi in un flash impetuoso. La stampa locale racconta il tutto con titoli terrorizzanti.

A Roma, nel mese di dicembre, le torri comando di Fiumicino intercettano un fascio luminoso color arancio. I media parlano di “un oggetto grande, velocissimo, silenzioso”, osservato da numerosi testimoni. In tutto il resto del Paese si moltiplicano le segnalazioni.

Sempre in dicembre esplode il mito di Pier Fortunato Zanfretta, brigadiere di Genova. Racconta di “extraterrestri dalle sembianze mostruose”, di esseri armati che lo scortano dentro un UFO, lo toccano, lo sollevano. La testimonianza arriva alla Pretura, attratta dalla storia di questo tizio che scompare una notte soltanto, per poi riapparire trafelato e febbricitante. Il dossier passa al Ministero, poi finisce premuto in archivio nel gennaio 1980. Ma resta nella leggenda, alimento per libri, documentari, elucubrazioni. Zanfretta diventa icona di un’Italia che, per una volta, dismette lo scetticismo e abbraccia l’inspiegabile. È una figura quasi shakespeariana, l’eroe involontario dell’invasione immaginaria: tra dischi volanti e terrore silenzioso, il suo incontro ravvicinato scuote un intero paese.

Ancora oggi, a distanza di così tanto tempo, il 1978 resta l'anno che in Italia ha fatto registrare il maggior numero di avvistamenti Ufo. Un fatto epocale: anche senza la viralità dei social la moltiplicazione delle suggestioni si rivelò del tutto inarrestabile.

giovedì 18 settembre 2025

Sulle tracce d'inchiostro dei cacciatori di manoscritti

tratto da "Il Giornale" del 29 novembre 2024

Christopher de Hamel racconta avventure e peripezie di grandi maniaci del libro. Da Sant'Anselmo a oggi

di Matteo Sacchi


Per migliaia di anni la cultura umana è stata trasmessa copiandola. È in un certo senso passata di mano in mano, di penna in penna. I volumina prima, e i libri poi, erano oggetti rari in cui un enorme quantitativo di lavoro intellettuale era utilizzato per salvare la cosa più preziosa prodotta dagli umani, le idee. Ma non bastava crearli questi testi preziosissimi. Bisognava farli sopravvivere. I manoscritti, quando non soccombono all'usura del tempo, sopravvivono grazie agli uomini e alle donne che li hanno preservati e che ne hanno riconosciuto il valore. Tranne rarissime eccezioni non sono reperti archeologici, scavati tra le rovine e poi portati in un museo. Di norma sono stati comprati, venduti, contesi, usati, disassemblati, riassemblati, amati, letti, ignorati, riscoperti... Ogni manoscritto ha una storia ed attorno alla sua storia si gioca anche la storia di qualche collezionista animato da una sorta di sacro fuoco. Esiste una sorta di circolo dei manoscritti di cui fanno parte fanatici di ogni parte del mondo e di ogni epoca.

Uno di questi fanatici, dotato per altro di penna felicemente narrativa, è Christopher de Hamel: ritenuto tra i massimi esperti di manoscritti medievali e di miniatura è Fellow a vita del Corpus Christi College di Cambridge. Forte di questa sua enorme passione ed esperienza ha dato alle stampe, nella versione italiana per i tipi di Mondadori, Il circolo dei manoscritti. Dodici storie di libri dal Medioevo ad oggi (pagg. 692, euro 38). Nella sua narrazione ha scelto dodici casi emblematici che vanno dall'XI secolo al XX che portano il lettore dai monasteri ai castelli, alle biblioteche. Tutto sulle tracce di carta di amanti dei libri. Ecco allora alcuni degli uomini (e delle donne) che fecero l'impresa, per parafrasare un famoso film.

Anselmo d'Aosta (1033-1109) fu un monaco e insegnante benedettino, ma anche un santo canonizzato, e questo ha assicurato la precoce conservazione di molte delle sue lettere e delle sue conversazioni, nonché di una dettagliata biografia scritta dal suo pupillo Eadmero. Anselmo parlerà perciò a nome di innumerevoli monaci del Medioevo che amavano i manoscritti. Jean de Valois, duca di Berry (1340-1416), era il figlio del re di Francia, e la sua vita è documentatissima. Si conservano anche gli inventari domestici delle collezioni private di manoscritti, antichi e di sua commissione, insieme a straordinari gioielli, reliquie e altre opere d'arte. De Hamel coglie concretamente l'insaziabile brama del duca per l'acquisizione e il possesso, e la gioia che provava per la bellezza e l'originalità. L'accesso alla sua biblioteca ci permette di stare in compagnia di miniaturisti straordinari e di autori medievali, come la sua amica Christine de Pizan.

Poche persone possono parlarci della produzione libraria del Rinascimento con più dettaglio di Vespasiano da Bisticci (1422-1498), libraio che creò un nuovo stile di manoscritti rivolto agli umanisti più raffinati. Con le sue chiacchiere e i suoi pettegolezzi animava le strade di Firenze, e possediamo molte sue lettere nonché centinaia di libri da lui venduti, spesso firmati da scribi di cui pure, grazie a lui, conosciamo la vita. Vergò anche numerose brevi biografie dei suoi clienti nelle corti e nelle biblioteche d'Europa. Ci consentono di incontrare un mondo di committenti, mercanti e studiosi danarosi. Simon Bening (1484-1561) nacque anni dopo l'invenzione della stampa, quando ormai i manoscritti erano diventati oggetti di lusso e avevano cessato di essere una necessità. Bening sfruttò il cambiamento a proprio vantaggio, diventando talmente famoso a Bruges come miniaturista, lo lodava anche Vasari, che la sua opera era richiesta in tutta Europa.

Il triplice e quasi simultaneo avvento della stampa, del Rinascimento e della Riforma ebbe conseguenze devastanti per molti manoscritti medievali, specialmente in Inghilterra dopo la chiusura dei monasteri con Enrico VIII. Sir Robert Cotton (1571-1631) era il più vorace dei primi antiquari e raccolse migliaia di volumi abbandonati, creando un arsenale politico e intellettuale a disposizione della neonata nazione britannica, collocato nel cuore del governo, a Westminster. Sebbene danneggiati nel 1731, i suoi manoscritti sopravvivono in gran parte in quella che oggi è la British Library, e ci raccontano la storia dell'ossessione di Cotton, tragicamente solitaria e incrollabile. L'Abbé Jean-Joseph Rive (1730-1791) era un uomo estremamente diffidente e litigioso, ma fu il primo bibliografo e scrittore a interpretare i manoscritti miniati come opere con una collocazione ben definita nella storia dell'arte. La sua immensa conoscenza e le sue opinioni dogmatiche sono raccolte in numerosi pamphlet e pubblicazioni, inzuppate di note a piè di pagina nelle quali si rivelano le sue reali conoscenze e intuizioni. Non tutti questi personaggi sono degli eroi o santi. Anche ladri e furfanti possono essere animati dalla passione per i manoscritti con un entusiasmo e una dedizione stupefacente. Constantine Simonides (1824-1890) era un falsario, un truffatore e una sorta di mitomane. Ma con il calamo era un autentico mago, un seducente Mefistofele, capace di materializzare qualsiasi manoscritto greco si potesse desiderare.

Il professor Theodor Mommsen (1817-1903) è l'unico studioso di manoscritti che abbia vinto il premio Nobel. Era un poliedrico intellettuale tedesco, promotore della Altertumswissenschaft (l'antichistica) e dell'istruzione universitaria. Fu un gigante nell'edizione di testi classici dalle loro fonti superstiti, che diede la caccia a manoscritti e iscrizioni latine con la passione di un esploratore e le certezze di uno zelota.

Si visita infine il caveau dei manoscritti della Morgan Library and Museum di New York in compagnia dell'affascinante Belle da Costa Greene (1879-1950). Divenne, per due generazioni, la bibliotecaria e l'acquirente personale della più ricca dinastia di banchieri americani, in una nuova società caratterizzata da una disponibilità di denaro quasi illimitata.

Persino i suoi registri di biblioteca e le sue lettere d'amore risplendono della sua passione per i manoscritti. Belle Greene creò, quasi da sola, la moda delle biblioteche milionarie.

Un viaggio in buona compagnia quindi, in un libro che contiene anche delle miniature fantastiche.

martedì 5 agosto 2025

John Dee, un "mago" e 007 alla corte della regina Elisabetta I

tratto da "Il Giornale"  del 4 febbraio 2025

La più grande sovrana d’Inghilterra si affidò per gran parte della sua vita alle previsioni di un strologo e occultista accusato di stregoneria

di Francesca Rossi


Elisabetta I d’Inghilterra (1533-1603) è passata alla Storia come una sovrana forte e scaltra, talmente abile dal punto di vista politico da rendere la sua nazione una nascente potenza marittima e così intelligente e aperta da favorire lo spirito culturale della sua epoca, dando spazio ad artisti come Shakespeare, Bacon e Marlowe. Non tutti sanno, però, che la Regina coltivò per buona parte della sua esistenza un notevole interesse per l’occulto. Una figura emblematica della prima era elisabettiana fu proprio il celebre astrologo, alchimista, mago e matematico John Dee (1527-1608 o 1609), che divenne consigliere e, pare, spia al servizio di Elisabetta I.


L’ascesa al trono di Elisabetta I

La regina Elisabetta I Tudor salì sul trono d’Inghilterra il 17 novembre 1558. Figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, la futura monarca venne esclusa dalla linea di successione nel 1536, dopo la decapitazione della madre, accusata di stregoneria, incesto e tradimento. Così Elisabetta crebbe in esilio con la sorellastra Maria I Tudor (figlia di Enrico VIII e di Caterina d’Aragona, ma dichiarata illegittima dopo l’annullamento dell’unione dei genitori, nel 1533: suo padre, infatti, intendeva sposare proprio Anna Bolena).

Elisabetta fu riammessa a corte solo grazie al rapporto di fiducia che riuscì a instaurare con Anna di Clèves, quarta moglie di Enrico VIII. Fu, però, grazie alla sesta moglie del Re, Catherine Parr, se Elisabetta e Maria vennero di nuovo inserite nella linea di successione al trono. Quando Enrico VIII morì, nel 1547, il potere passò nelle mani del figlio Edoardo VI (avuto con la terza moglie, Jane Seymour). Catherine Parr prese con sé Elisabetta e sposò lo zio del nuovo sovrano, Thomas Seymour.

Nel 1553, subito prima di morire a causa della tubercolosi, Edoardo VI nominò suo successore Jane Grey, pronipote di Enrico VII d’Inghilterra. A convincerlo a sottoscrivere l’atto, che violava palesemente le norme per l’ascesa al trono, sarebbe stato John Dudley, I duca di Northumberland, reggente di Edoardo VI, (che all’epoca aveva solo 16 anni) e suocero della Grey. Dudley era diventato un regnante di fatto e forse sperava, così, di mantenere il potere e le ricchezze accumulate.

Non aveva fatto i conti con la cattolica Maria I Tudor, che entrò a Londra acclamata come legittima sovrana dal popolo. Jane Grey venne deposta dopo nove giorni sul trono e la nuova Regina fece giustiziare Dudley il 22 agosto 1553. Maria, però, morì di tumore il 17 novembre 1558. La corte e il Paese sapevano che dopo di lei sarebbe la Corona d’Inghilterra sarebbe passata alla protestante Elisabetta. Maria avrebbe potuto condannare alla pena capitale la sorellastra, ma decise di non farlo. Al contrario, la convocò, pregandola di non vanificare i suoi sforzi per rendere cattolica l’Inghilterra. Elisabetta, naturalmente, reagì con indifferenza alle suppliche di Maria. Ormai era lei la nuova Regina.


Uno “007” a corte

Secondo il libro “The Life of Elizabeth I” (2013) di Alison Weir, il celebre astrologo e "mago" John Dee sarebbe stato introdotto a corte da Robert Dudley I conte di Leicester, figlio di John Dudley, amico d’infanzia e favorito di Elisabetta I (nello stesso periodo Maria I aveva fatto rinchiudere nella Torre di Londra sia Robert con il padre e i fratelli, sia la sorellastra Elisabetta contribuendo, inconsapevolmente, alla nascita del saldo legame tra la sorellastra e il giovane Dudley).

Tuttavia John Dee non era esattamente uno sconosciuto per la Corona inglese: nel 1555 era stato arrestato con l’accusa di stregoneria e, pare, di tentato avvelenamento nei confronti di Maria I Tudor. Stando alle ricostruzioni storiche, però, Dee non avrebbe mai compiuto alcun attentato alla vita della Regina cattolica. Si sarebbe limitato a scrivere l’oroscopo di Maria e della sorellastra. Così le accuse erano cadute e il “mago” era stato liberato. Non solo: il padre di John, Rowland, era stato un mercante di stoffe e un cortigiano di Enrico VIII.

Quando Elisabetta salì al trono, decise di includere John Dee tra i suoi consiglieri più fidati. Non solo: secondo i siti di HistoryExtra e dell’Università di Cambridge lo studioso sarebbe divenuto anche una spia al servizio della Regina. Il nome in codice con cui firmava i suoi messaggi era “007”: lo stesso che per noi moderni rimanda al più famoso agente segreto della letteratura e del cinema, James Bond, creato da Ian Fleming. Infatti, ha riportato il Guardian, lo scrittore potrebbe essersi ispirato a Dee per scegliere la firma “007” da accostare al nome del suo intramontabile personaggio.

Questi tre numeri non sarebbero stati scelti a caso dall’alchimista: gli zeri dovrebbero simboleggiare i suoi occhi che osservano e poi riportano le informazioni. Secondo un’altra interpretazione, riportata da History Extra, potrebbero rappresentare anche lo sguardo della Regina, a cui non sfuggiva nulla e alla quale erano destinate le notizie segrete. (A tal proposito il sito fa un interessante parallelo con il titolo di un film della serie di James Bond, che per coincidenza si chiama proprio “For Your Eyes Only”). Il numero 7, invece, sarebbe una sorta di portafortuna.

Elisabetta ammirava la vasta cultura di John Dee, che aveva girato l’Europa, si era laureato al St.John’s College di Cambridge e nel 1546 divenne membro del Trinity College di Cambridge. Dee era amico dei matematici Federico Comandino, Gerolamo Cardano e Gerardo Mercatore. Si era dedicato allo studio della filosofia, della geografia, dell’astrologia, dell’astronomia, del latino, del greco, della magia, dell’alchimia e della negromanzia. Nella sua casa di Mortlake (un distretto di Londra, nel sobborgo di Richmond Upon Thames) mise insieme una vasta collezione di libri, a quanto pare la più grande d’Inghilterra, con più di 4000 volumi, secondo l’Enciclopedia Britannica.

Le sue ricerche più orientate verso l’ambito del sovrannaturale gli crearono attorno un’aura di mistero e di sospetto, tanto che le accuse del 1955 non rimasero un caso isolato: per tutta la vita John Dee dovette difendersi da quanti lo ritenevano un cialtrone, un eretico e uno stregone. Shakespeare si sarebbe ispirato proprio a John Dee per creare il personaggio di Prospero del dramma “La Tempesta” (scritto tra il 1610 e il 1611).


“Lo specchio magico”

Elisabetta I si fidava di John Dee a tal punto da chiedergli consiglio sulla data più propizia per l’incoronazione. Fu proprio lui a scegliere, in base ai suoi studi astrologici, il 15 gennaio 1559, come riporta l’Enciclopedia Britannica e il sito The Historians Magazine. Dee sarebbe stato addirittura il primo, secondo il sito Royal Museums Greenwich, a usare per primo i termini “impero britannico” nel suo “General & Rare Memorials Pertayning to the Perfect Arte of Navigation” (1577) e a credere davvero nell’idea dell’imperialismo inglese.

Tra gli strumenti che usava per le sue “divinazioni” Dee si sarebbe servito anche del celebre “specchio magico” o "specchio degli spiriti”. Riteneva, infatti, che l'oggetto fosse in grado di aiutarlo a “entrare in contatto” con spiriti e angeli. Stando a una ricerca pubblicata su Antiquity e citata da National Geographic Italia l’ossidiana di cui è composto lo specchio proverrebbe dalla regione di Pachuca (Messico centrale), antico dominio degli Aztechi.

Questo popolo, ha dichiarato il ricercatore principale del progetto Stuart Campbell, creava gli specchi in ossidiana proprio a scopo divinatorio. Secondo l’antropologo Karl Taube, che non ha partecipato allo studio ma è esperto in materia, gli Aztechi li ritenevano una sorta di “portali” verso altri luoghi e altri tempi.


John Dee avrebbe comprato lo specchio durante uno dei suoi viaggi in Europa (tali manufatti venivano spediti via mare, un commercio fiorente iniziato dal 1521, cioè dalla conquista del Messico a opera di Hernán Cortés). Nel XVIII° secolo lo specchio venne acquistato dallo scrittore Horace Walpole e alla fine dell’Ottocento dal British Museum, che lo espone nella Enlightenment Gallery.


Un uomo del Rinascimento

Tra il 1583 e il 1589 Dee intraprese nuovi viaggi per l’Europa. Al suo ritorno in Inghilterra, però, trovò la casa di Mortlake saccheggiata: molti dei suoi libri rari erano stati rubati e l’abitazione messa a soqquadro. Un chiaro segnale della crescente ostilità popolare nei confronti delle pratiche e degli studi di occultismo a cui si dedicava da decenni. Tuttavia Dee poté sempre contare sul favore e il supporto di Elisabetta I.

La sua fortuna iniziò a declinare proprio con la morte della Regina. Il successore, conosciuto con i nomi James I d’Inghilterra e James VI di Scozia (1566-1625) divenne noto per la ferocia con cui intraprese una vera e propria caccia alle streghe in Scozia. John Dee morì solo e povero. Secondo l’Enciclopedia Britannica la scomparsa non sarebbe avvenuta a Mortlake nel dicembre 1608, come ritengono alcuni, bensì a Londra, nella casa del conoscente John Pontois, nel marzo 1609. La sua vita resta, per alcuni versi, ambigua e controversa. Naturalmente Dee non aveva poteri “sovrannaturali” (impossibile sapere se fosse convinto di averne), ma i suoi studi ne fanno un uomo del Rinascimento a tuttotondo.

Nel Cinquecento, infatti, vennero gettate le basi della scienza come la intendiamo oggi, ma non esisteva ancora un confine netto tra questa e la superstizione. Non era percepito come contraddittorio, per esempio, studiare gli astri e, nello stesso tempo, ritenere che avessero un’influenza nella vita umana, poiché non erano ancora ben formati e delimitati i concetti di astronomia e astrologia, il limite tra la prima, che è una scienza e la seconda, che di scientifico non ha proprio nulla.

Non si tratta di confusione, ma di una fase necessaria per arrivare alla definizione di scienza e di metodo scientifico. In questa specie di terra di mezzo si colloca la vita di John Dee.

Gli studiosi citati da National Geographic Italia hanno ulteriormente puntualizzato: “Dee inizialmente si trovava a cavallo della linea sottile che c’è tra la magia naturale, che era considerata una scienza e la magia demoniaca, che era considerata una distorsione della religione, ma fu per andare verso quest’ultima che alla fine sorpassò la linea”.

domenica 13 luglio 2025

BOOK TRAILER LUXCO FEST

BOOK TRAILER LUXCO FEST: Nuovo evento internazionale a Pomezia della dott.ssa Francesca Bittarello. Premi per tutti i partecipanti e primo premio un contratto lavorativo con la Lux-Co Edizioni


È partita l' organizzazione di un altro evento internazionale il BOOK TRAILER LUXCO FEST della nota ricercatrice del fenomeno UAP Francesca Bittarello  nonché titolare della LUX-CO EDIZIONI azienda che negli anni si è saputa far notare con progetti di grande successo e spessore  sempre portati avanti  sotto l' egida dell' instancabile  Francesca Bittarello. Come dice la stessa Bittarello " Il Book Trailer LuxCo Fest  è un evento che ho  studiato, creato e ideato e punta a divenire negli anni un punto di riferimento a livello internazionale  per chi vuole far valere con le emozioni video un libro cartaceo" continua " Il fenomeno dei Book Trailer  è nato negli USA ed è in forte ascesa a livello mondiale ormai il book trailer ovvero un mini film di massimo 2 minuti è diventato fondamentale per far conoscere un libro cartaceo al pubblico e media  dandogli anima e corpo ed emozioni audiovisive ".

Il "Book Trailer LuxCo Fest" si articola in un concorso aperto a tutti i privati, librerie o case editrici che vogliono partecipare inviando con le modalità presenti nel  Regolamento dell' evento presente nel sito  web www.booktrailerluxcofest.it un book trailer che narra un libro ed è possibile inviare il proprio book trailer video in formato MP4 sino al 15 settembre 2025 data di chiusura delle iscrizioni dei partecipanti all’evento. Una giuria eterogenea giudicherà i 12 finalisti che saranno premiati il 12 ottobre 2025 al Gran Galà al Simon Hotel di Pomezia dove saranno proiettati per il pubblico tutti i book trailer partecipanti e fuori concorso. Primo premio un contratto con la casa editrice Lux-Co Edizioni. Un occasione in più per partecipare. Tutte le info su www.booktrailerluxcofest.it





Dott.ssa Francesca Bittarello

francescabittarello@luxcoedizioni.com

www.luxcoedizioni.com

cell./whatsapp:  +39 329.4218323