domenica 6 aprile 2025

La leggenda dei dannati di Alagna

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/dannati-alagna/

La cupa leggenda dei dannati di Alagna in Val Sesia


Le Alpi, le montagne tutte, sono ricche di leggende, di misteri, di miti, oggi incontriamo quella dei dannati di Alagna in Val Sesia (Vercelli).  Per narrare la leggenda dei dannati di Alagna mi avvarrò delle parole di Maria Savi-Lopez.

«Altra poetica leggenda italiana che ricorda le anime. dei poveri morti, dannati a rimanere nei ghiacciai, è quella che narrasi in Alagna, in Val Sesia, e che tra- scrivo come l’ebbi dall’egregio cav. Farinetti. “In tempi non molto lontani vi era in Alagna la pia credenza, specialmente fra le donne, che le anime dei defunti, prima di salire al cielo erano obbligate per purgare le lievi colpe, di passare qualche tempo nei ghiacciai del Monte Rosa; e questo tempo poteva essere abbreviato dalle preghiere dei parenti e degli amici, quando fossero fatte sopra i ghiacciai stessi. Quindi nell’estate, nei di festivi, comitive di donne si recavano in pellegrinaggio alle falde inferiori dei ghiacciai più vicini, e colà giunte si ponevano colle ginocchia nude sul vivo ghiaccio, pregando con fervore per le anime dei loro cari defunti. 

Non sono molti anni chi dettò queste linee, incontrò un giorno a poca distanza del ghiacciaio di Bors una buona donna con un sacchetto in tela sulle spalle, dal quale sporgeva un manico di legno; interrogata per sapere dove era diretta, e quale strumento avesse nel sacco, disse di recarsi ai ghiacciai per farvi alcuni gradini con una piccola scure, affinché l’anima di sua madre, morta pochi giorni prima, vi potesse più facilmente salire.

Questa pia credenza intorno alle anime purganti nei ghiacciai ha potuto avere qualche fondamento nel fenomeno singolare e misterioso, che si verifica qualche volta nei luoghi ove il ghiacciaio presenta una superficie alquanto estesa e poco inclinata. Nelle giornate calde di estate, il ghiaccio fonde sotto i raggi del sole formando una quantità di rigagnoli, i quali infiltrandosi nelle numerose piccole crepaccie più o meno profonde, producono alle volte dei suoni strani e sorprendenti, mentre sembra udire pianti, gemiti e singhiozzi di persone dolenti. Chi scrive queste parole ebbe occasione più volte di udire, non senza viva commozione, tali lamenti, e non si meraviglia punto, come la pia credenza, sopra narrata, abbia potuto avere origine nella mente semplice e buona dei montanari che abitano in vicinanza dei grandi ghiacciai». 

Chi ha veduto nel loro spaventevole aspetto certe altissime regioni alpine, e sa che cosa siano di notte, al pallido chiaror della luna i ghiacciai rotti dai crepacci paurosi, e coperti dalle nere diramazioni delle morene, può immaginare solo in tutta la sua grandezza il quadro imponente apparso alla fantasia degli alpigiani, quando hanno visto le innumerevoli schiere di fantasmi intenti al notturno lavoro onde distruggere il ghiaccio; ma più terribile ancora deve essere la scena, quando la tormenta imperversa ed i turbini di neve si levano verso il cielo scuro, quando i larici si spezzano, le montagne franano sotto l’urto violento delle valanghe, e gli spiriti travolti dalla bufera infernale, flagellati dalla neve gelida e dai rami spezzati, sono gittati da rupe a rupe e da cima a cima , nella guerra del vento contro le montagne. Scena spaventevole fra le Alpi!»

Spero ti sia piaciuta la leggenda dei dannati di Alagna, dimmi cosa ne pensi nei commenti e condividi questo post con i tuoi conoscenti. Presto un’altra storia o un’altra leggenda. 


Gioia – Salute – Prosperità

martedì 1 aprile 2025

UN DIO MACCHINA PER DISTRUGGERCI

tratto da "L'Opinione" del 10 maggio 2023

di Dalmazio Frau


La più alta forma di letteratura narrativa è quella che riguarda il “Fantastico”, un genere che contiene molti altri sotto-generi tra i quali quello che ci interessa in questa occasione, ovvero la Fantascienza che, non a caso, i francesi chiamano “narrativa d’anticipazione”. Sì, perché è caratteristica del genere quella di precorrere i tempi, a volte in maniera positivista e utopica, altre in modo negativo, inquietante e distopico. Gli esempi che potrei portare sono innumerevoli, ma mi limiterò ad alcuni tra i più noti, anche al vasto pubblico in campo cinematografico, in una breve carrellata non esaustiva, che ha per tema centrale l’attuale e molto discussa “Ai” ovvero l’“Intelligenza artificiale”.


Innanzitutto, dimenticatevi le famose e superate “tre leggi della robotica” postulate da Isaac Asimov, già da tempo neglette da un grandissimo romanziere come Frank Herbert, il creatore di Dune, al quale rimando i meno pavidi per capire cosa sia una civiltà delle macchine pensanti e il successivo “jihad butleriano”… perché è un bel salto su un futuro che sta correndo ad alta velocità verso il nostro presente.


Passiamo al cinema, che forse è più semplice per molti, magari meno adusi alla lettura. Di certo ricorderete 2001 Odissea nello Spazio, nel quale il computer Hal9000 diviene senziente al punto di uccidere gli astronauti che avrebbe dovuto guidare, o ancora l’intelligenza artificiale della Valley Forge in Silent Running, per poi andare al computer di bordo, “Madre”, dell’astronave Nostromo del primo Alien che dirige apposta il suo equipaggio verso la morte che li attende sul pianeta Acheron.


Vi do altri esempi ancora: uno è il “Pensante”, il computer centrale del mondo nuovo di Logan, ne la Fuga di Logan, dove la vita umana è regolata sui trent’anni – ventuno nello straordinario libro omonimo – e poi gli “apocalittici” War Games, Giochi di guerra del 1983, diretto da John Badham, nel quale viene detto tra le tante frasi “preveggenti”: “McKittrick, questi computer ci forniscono all’istante i dati sulla situazione mondiale: movimenti di truppe, collaudi di missili sovietici, mutamenti atmosferici. Tutto confluisce in questa stanza e poi in quello che noi chiamiamo il computer Wopr”. O anche “bello quando avete colpito (con i missili, durante il gioco) Las Vegas. Giusto finale biblico per quel posto, non trovate?”.


Il secondo che vado a ricordarvi è Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio, del 1991, sceneggiato, prodotto e diretto da James Cameron. L’incipit del film è il seguente: “Tre miliardi di vite umane si spensero il giorno 29 agosto del 1997. I sopravvissuti dell’olocausto nucleare chiamarono quella guerra il giorno del giudizio. E sopravvissero solo per affrontare un nuovo incubo, la guerra contro i robot. Il computer che controllava i robot, Skynet, inviò due Terminator a ritroso nel tempo”. E il seguente dialogo tra Sarah Connor e il Terminator “buono”: “Terminator: fra tre anni la Cyberdyne diverrà fornitrice di sistemi informatici militari. Tutti i bombardieri Stealth verranno dotati di computer e saranno automizzati, il che significa che voleranno senza bisogno di equipaggio. Lo Skynet verrà finanziato ufficialmente. Il sistema entrerà in funzione il 4 agosto 1997. Il sistema di difesa prescinde dalle decisioni umane, Skynet comincerà ad autoistruirsi. Diverrà autocosciente alle 2:14 del giorno 29 agosto. Prese dal panico le autorità gli ordineranno di disinserirsi.


Sarah: Skynet non obbedisce.

Terminator: Già. E lancia i suoi missili contro i bersagli in Russia.

John: Perché attaccare la Russia? Non è amica nostra adesso?

Terminator: Perché Skynet sa che il contrattacco russo eliminerà i suoi nemici da questa parte”.


Infine, ma non certo minore, anzi, forse il più preveggente di tutti, è Matrix del 1999, il cyberpunk scritto e diretto dagli allora fratelli Andy e Larry Wachowski nel quale Morpheus dice a Neo: “Questo è Struttura, il nostro programma di caricamento. Possiamo caricare di tutto: vestiti, equipaggiamento, armi, addestramento simulato. Tutto quello di cui abbiamo bisogno”. E ancora: “Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d’affari, insegnanti, avvocati, falegnami… le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo”. Infine, l’Agente Smith dice a Morpheus: “Tu sapevi che la prima Matrix era stata progettata per essere un mondo umano ideale? Dove non si soffriva, e dove erano felici tutti quanti, e contenti. Fu un disastro. Nessuno si adattò a quel programma, andarono perduti interi raccolti. Tra noi ci fu chi pensò a… ad errori nel linguaggio di programmazione nel descrivere il vostro mondo ideale, ma io ritengo che, in quanto specie, il genere umano riconosca come propria una realtà di miseria e di sofferenza. Quello del mondo ideale era un sogno dal quale il vostro primitivo cervello cercava, si sforzava, di liberarsi. Ecco perché poi Matrix è stata riprogettata così. All’apice della vostra civiltà. Ho detto vostra civiltà di proposito, perché non appena noi cominciammo a pensare per voi diventò la nostra civiltà, e questa naturalmente è la ragione per cui noi ora siamo qui. Evoluzione, Morpheus. Evoluzione. Come per i dinosauri. Guarda dalla finestra: avete fatto il vostro tempo. Il futuro è il nostro mondo, Morpheus. Il futuro è il nostro tempo”.


Penso che, giunti a questo punto, abbiate un’idea abbastanza chiara di dove voglio “andare a parare”: sarà un gelido algoritmo quello che scatenerà la guerra nucleare e distruggerà il mondo dell’uomo?


Ne La Stampa di qualche giorno fa, fonte Dagospia, viene detto in un articolo di Alberto Simoni, che “nell’agosto del 2020 al Pentagono fecero un esperimento. Una simulazione di volo con combattimento fra uno dei piloti più esperti e un velivolo guidato dalla intelligenza artificiale sviluppata dalla Heron System. La macchina vinse cinque volte su cinque. Durante la simulazione in modalità “dogfight” (combattimento a distanza ravvicinata) il caccia della Ia era stato capace di mutare più volte tattica sino ad aver la meglio sul pilota”.


Se vi ricorda il film Stealth di qualche anno or sono, avete ragione, ma l’articolo continua: “Il Pentagono da oltre cinque anni ha un Joint Artificial Intelligence Center che valuta le possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale in battaglia e gli esperti ritengono che ad oggi nessuno è ancora in grado di capire fin a dove la frontiera dell’Ia si spingerà, quali armi sarà in grado di sviluppare e soprattutto se sarà possibile mettere un freno a questo sviluppo. Alcuni armamenti operano già in un sistema automatico. Le batterie dei Patriot hanno una “modalità auto” che consente di sparare senza l'intervento umano. Tuttavia, gli stessi Patriot hanno la funzione “abort”: è un militare a disattivare tutto. Sono le evoluzioni (imprevedibili) a rendere necessario agli occhi Usa un controllo. Non ci sono ad oggi accordi internazionali sull’Ia. Lo sviluppo vorticoso della tecnologia rischia di generare un ambiente non controllabile sul campo di battaglia. L’intelligenza artificiale azzera quasi i tempi di decisione e questo potrebbe generare errori nei bombardamenti o creare incomprensioni e errori nel riconoscimento se non si captano falsi allarmi”.


Persino il sonnacchioso presidente Joe Biden, intervenuto qualche giorno addietro in un incontro alla Casa Bianca sul tema dell’Ai, ha sostenuto che questo strumento presenti “rischi enormi”; anche perché è evidente che un sistema elettronico senziente escluderà ovviamente qualsiasi intervento umano che, dettato da “irrazionale pulsione emotiva”, potrebbe interrompere una catena di comando distruttiva e autodistruttrice, voluta da un programma privo di emozioni e sentimenti.


Così, in questo sin troppo esteso – e me ne scuso – ma necessario articolo, l’Ai appare come un bene e un miglioramento soltanto in rarissimi e circoscritti casi e il mondo che fa presagire, soprattutto se applicata a sistemi bellici, non può certamente lasciare dormire sonni tranquilli a nessuno che sia ancora dotato del ben dell’intelletto. Leggete e guardate di più “Fantascienza”, dunque, se volete comprendere la realtà contemporanea, molto meglio di tanti trattati di sociologia, di politica e di altri verbosi pseudo saggi di finissimi intellettuali di destra come di sinistra. Leggete Goat Song di Poul Anderson e poi ne riparliamo, ma soprattutto pensate con le vostre teste, non con l’“intelligenza artificiale”!


Nota: Tutte le citazioni dei film riportati sono prese da Wikipedia, per mera comodità.