Blog dedicato ai misteri, esoterismo, antiche civiltà, leggende, Graal, Atlantide, ufo, magia
martedì 9 dicembre 2025
Ovidio il mago
venerdì 5 dicembre 2025
sabato 29 novembre 2025
La poesia è preghiera e la spiritualità parla una lingua universale
tratto da "Il Giornale" del 4 dicembre 2024
Dai Pigmei ai "Salmi", dai Tamil ai taoisti. Un'antologia senza confini sull'eterno
di Paolo Bianchi
Non poteva essere intitolata in maniera più opportuna questa antologia di poesia religiosa, Versi a Dio (Crocetti Editore, pagg. 338, euro 30, a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti, traduzioni di vari autori, in parte dei curatori stessi). L'idea è di raccogliere testi da tutto il mondo e da tutte le epoche che riflettano la tensione umana verso il divino. Opera compiuta egregiamente attraverso un lavoro di squadra che ha coinvolto lo scrittore, poeta e critico letterario (e collaboratore di queste pagine) Davide Brullo, Nicola Crocetti, il principale editore di poesia in Italia, e padre Antonio Spadaro, già direttore della rivista La Civiltà Cattolica e da poco nominato da Papa Francesco sottosegretario del Dicastero vaticano per la cultura e l'educazione.
Il libro si apre con una Lettera ai poeti di Papa Francesco; il pontefice li definisce «occhi che guardano e che sognano», «voce delle inquietudini umane» e «coloro che plasmano la nostra immaginazione». Una missione non da poco, e che da un punto di vista cattolico richiama l'importanza di comunicare il messaggio evangelico.
Attenzione, però. Questa non è un'antologia destinata soltanto ai cattolici, né soltanto alle persone di fede. Anche gli agnostici, anche gli atei vi possono attingere, non fosse che perché molti dei testi provengono da epoche e da luoghi dove nessuna religione organizzata aveva ancora visto la luce. Spiega Spadaro: «Le liturgie sono state spesso accompagnate o seguite dalla poesia» e «In rari casi la poesia si genera proprio perché la liturgia è impedita». Di fatto l'espressione poetica scaturisce da una necessità spirituale. Rifacendosi a un altro gesuita, il critico letterario Henri Bremond, per stabilire la relazione fra poesia e preghiera e a proposito dell'affinità fra sentimento religioso e ispirazione poetica, Spadaro osserva che fra le due esperienze sussistono analogia e continuità. La preghiera non è necessariamente poesia, ma la poesia tenderebbe a raggiungere la preghiera.
Dai frammenti che ci pervengono da popolazioni antiche, dai Pigmei dell'Africa equatoriale agli Apache in America del Nord, dai Dinka del Sudan fino agli Iacuti della Siberia settentrionale, è presente il topos comune dell'invocazione a un Dio sole. Poi ci sono fonti più recenti che fanno riferimento a un autore preciso, o a un'autrice, come nel caso della deliziosa Antal, la poetessa indiana di etnia Tamil che nel IX secolo dopo Cristo scriveva: «Il loto si impenna al nascente sole/ il giglio sigilla i suoi petali;/ vestiti di zafferano e cenere/ gli asceti percorrono la via/ verso il sacro tempio, per suonare/ la conchiglia di buon auspicio».
Attraversando i continenti e venendo all'Europa, incontriamo il fiume immenso dei nostri Antichi, Grecia e Roma. E qui le invocazioni agli dei abbondano. Scegliamo quelle alla dea dell'Amore, per esempio quella di Saffo ad Afrodite, a cui la poetessa chiede «e ciò che il mio cuore desidera si compia/ portalo a compimento, e tu stessa/ sii mia alleata»; e quella di Lucrezio a Venere, nel De rerum natura, che più classica non si può, vista la sua attualità: «A maggior ragione, dea, concedi alle mie parole/ un'eterna bellezza e fa' che sul mare e sulla terra/ si plachino le opere feroci della guerra». Magari... I versi del buddhismo, del taoismo, del confucianesimo e dello shintoismo hanno in comune il fatto di non essere invocazioni a un Dio, ma illuminazioni sull'anima, e sulla natura, quella umana compresa.
Della Bibbia sappiamo già, basterebbe citare i Salmi, un esempio di come ci si possa rivolgere a Dio attraverso immagini poetiche. Alcune fra le pagine più belle di questo volume sono frutto della mistica cristiana. La scelta d'includere il Cantico delle creature sarebbe stata scontata (e qui di opzioni scontate non ce ne sono). Di Francesco d'Assisi leggiamo invece la formula di esortazione e lode che si chiude su due versi di sintesi folgorante: «Astinenza dal male/ saldatevi nel bene». Per non parlare della spinta ascetica, quasi erotica, di Fiamma d'amor viva di san Giovanni della Croce.
Il libro si legge in qualunque ordine e direzione, anche aprendolo a caso, come un I Ching, un testo divinatorio. Che ci s'imbatta in una sura del Corano o in un componimento del grande poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis («Vedo le Pleiadi sorgere, e sembrano un vezzo di sette perle, di cui hai fatto collana»), si potrà concordare su quanto scritto nel Seicento, in un lampo accecante, dall'umanista enciclopedico tedesco Daniel Czepko: «Accade che Dio e l'uomo irrompano insieme». Resta il fatto che il poeta si rivolge sempre a qualcuno.
«Il poema tende a un Altro, esso ne ha bisogno, esso ha bisogno di un interlocutore: lo va cercando» ha scritto un altro poeta tedesco di origine rumena, Paul Celan, ateo e morto suicida nel 1970. «Ogni oggetto, ogni essere umano, per il poema che è proteso verso l'Altro, è figura di questo Altro». Comunque lo vogliamo definire, si tratta pur sempre di un richiamo a un'essenza pura.
venerdì 21 novembre 2025
“Sculptus in Tenebris” (2001), di H. P. Lovecraft: quando anche un saggio diventa raro
in collaborazione con l'autore Simone Berni
“Sculptus in Tenebris”: L’opera che scolpisce Lovecraft nella tenebra
Segnalazione di Emanuele Varone
Se siete appassionati del lato oscuro della letteratura, e in particolare dell’universo lovecraftiano, c’è un libro che non potete lasciarvi sfuggire: Sculptus in Tenebris. Saggi e iconografia lovecraftiana. Pubblicato nel 2001 da Nuova Metropolis Edizioni di Milano, questo volume è molto più di un semplice omaggio a Howard Phillips Lovecraft. È un ritratto intellettuale e visivo, quasi una scultura narrativa che plasma il mito dello scrittore di Providence nelle pieghe più insondabili del terrore e del sogno.
Un’antologia che scolpisce l’ignoto
Curato da Michele Tetro, critico noto per i suoi approfondimenti sul cinema fantastico, Sculptus in Tenebris offre un insieme di saggi critici e una ricca iconografia sull’universo lovecraftiano. L’obiettivo è ambizioso: intrecciare analisi letterarie sui temi cosmici e onirici di Lovecraft con indagini sull’influenza delle correnti artistiche del Novecento, come simbolismo e surrealismo. La parte iconografica è un fiore all’occhiello, con illustrazioni ispirate ai Miti di Cthulhu, opere di artisti italiani e internazionali, documenti d’archivio e fotografie a colori.
Il titolo in latino, che potremmo tradurre come “scolpito nelle tenebre“, è un richiamo ironico e colto all’arte come tentativo di dare forma all’indicibile, un tema centrale nella visione lovecraftiana.
La rarità e il valore per i collezionisti
Il volume è oggi fuori catalogo e può essere trovato soprattutto in mercatini dell’usato, su piattaforme di librerie specializzate come Delos Store, eBay, AbeBooks o in circuiti collezionistici. Il valore di mercato è in crescita costante, motivo per cui rappresenta un piccolo gioiello per appassionati di Lovecraft e studiosi del weird. Chi lo possiede sa di avere tra le mani non solo un libro, ma un pezzo di culto per la critica letteraria specialistica italiana inizi Duemila.
Dove cercarlo e come riconoscerlo
Per reperire questo volume è consigliabile puntare su librerie antiquarie o siti online specializzati nella narrativa fantastica e horror. Date le caratteristiche della sua produzione, è raro trovarlo in condizioni perfette, ma le copie con copertina integra e sovraccoperta sono particolarmente ambite. In un mercato che premia l’unicità e l’edizione curata, possedere Sculptus in Tenebris significa avere accesso a un repertorio di studi e immagini che non solo approfondiscono la figura di Lovecraft, ma ne ampliano la mitologia estetica e culturale. Un acquisto da veri cacciatori di libri, per chi ama esplorare il lato oscuro della letteratura con rigore e passione.
giovedì 13 novembre 2025
“La creatura di Mortegliano” di Antonio Chiumiento, raro libro ai margini perfino dell’Ufologia…
in collaborazione con l'autore Simone Berni
Alberto Cecon mi segnala un libro che, essendo una edizione privata, è raro e piuttosto difficile da localizzare nei siti di vendita. Si tratta di La creatura di Mortegliano di Antonio Chiumiento (s.l., Editoriale Programma. 2012) – il libro non sembra posseduto da alcuna biblioteca del sistema OPAC SBN.
Il libro è il resoconto dell’apparizione di un supposto “essere alieno” presso Mortegliano, in Friuli, nel febbraio del 2012. Il libro è stato scritto dall’ufologo pordenonese Antonio Chiumiento. La vicenda fin dall’inizio scatenò una clamorosa bagarre tra ufologi, con strascichi polemici e una serie di minacce e di scontri accesissimi sull’autenticità del fenomeno di cui in rete è ancora possibile leggere alcune ricostruzioni, non si sa quanto attendibili.
Ad ogni modo a noi cacciatori di libri poco interessa la vicenda in sé ma soltanto il libro che ne è scaturito e soprattutto la sua rarità sul mercato, che è notevole.
La vicenda dell’apparizione e gli altri libri
L’ufologo Antonio Chiumiento (n. 1949) ha indagato a lungo sulle apparizioni di oggetti volanti non identificati e su avvistamenti di creature misteriose in diverse località d’Italia, tra cui Mortegliano, in provincia di Udine. Chiumiento ha scritto in dettaglio dell’accaduto nel suo libro La creatura di Mortegliano, organizzando all’epoca incontri e conferenze, nei quali ebbe modo di presentare le sue scoperte e mettere al corrente il pubblico circa le sue indagini in merito.
Uno dei principali episodi indagati da Chiumiento riguarda l’osservazione di una misteriosa creatura alta e stranissima, avvenuta nel 2012 su un greto del Tagliamento, da parte di un attendibile imprenditore friulano di cui non è mai stata fornita l’identità. L’ufologo ha anche raccolto testimonianze di avvistamenti di creature simili in diverse altre località d’Italia, tra cui Seveso in provincia di Milano, il Goriziano, alcune località in provincia di Pordenone e due episodi sulle coste della Calabria.
Chiumiento ha sottolineato le analogie tra gli identikit delle creature avvistate e la creatura di Mortegliano del 2012. Tutte le persone coinvolte si sono rivolte solo a lui per riferire le proprie esperienze. L’ufologo pordenonese ha successivamente scritto Avvistamenti e presenze misteriose (Treviso, Programma, 2014) e Obiettivo non identificato (Edizioni Segno, 2020).
mercoledì 29 ottobre 2025
Vril, la società del mistero dietro la nascita del nazismo
sabato 18 ottobre 2025
CONCLUSO IL GALA’ DEL "BOOK TRAILER LUXCO FEST"
"BOOK TRAILER LUXCO FEST" SVOLTOSI IL 12 OTTOBRE 2025 AL SIMON HOTEL
DI POMEZIA.
La ricercatrice italiana del fenomeno UAP/AEROSPAZIO dott.ssa Francesca Bittarello, suggella un altro successo organizzativo ma come sottolinea lei stessa :”Questo è un evento edizione uno legato all’audiovisivo e alla cultura libraria che si discosta dagli eventi che sono abituata a organizzare su Aeronautica e Aerospazio/UAP ma che da subito ho capito potesse diventare un evento clou che coniugasse cinema e libri un connubio imprescindibile ma che pochi portano avanti, un book trailer è l’anima movie di un libro e non in ultimo aiuta il libro ad essere conosciuto da una fetta sempre maggiore di pubblico”.
I Giurati che hanno deciso i vincitori della prima edizione del BOOK TRAILER LUX-CO FEST 2025: sono stati scelti dall’organizzatrice in maniera eterogenea ma di alta qualità professionale, il Dott. Mario Sante Belli - Direttore Generale Simon Hotel Pomezia e Aprilia; la Dott.ssa Eleonora Felici - Social Media Manager - Customer Satisfation; il Sig. Saverio Pagliuso - Consigliere Comune di Pomezia Fratelli D'Italia; Antonella Laganà - Artista Pittrice riconosciuta in ambito internazionale.
Vincitore della prima edizione 2025 l’autore Kempes Astolfi con il book trailer del libro “La Rapina delle Pizze” e come dice lui stesso “Un ringraziamento immenso va all'organizzatrice di questo meraviglioso festival, Francesca Bittarello, che ha creduto nel potere delle storie raccontate per immagini e ha creato uno spazio dove la letteratura incontra il cinema. Grazie per aver reso possibile tutto questo. Un grazie profondo alla Giuria - Saverio Pagliuso, l'artista italo-francese Antonella Laganà ed Eleonora Felici - per aver visto qualcosa di speciale nel mio lavoro. La vostra sensibilità e competenza mi onorano”
Dopo i saluti sono stati proiettati nel maxi-schermo i tanti Book Trailer partecipanti ovvero filmati audiovisivi cinematografici che raccontano il libro. Dopo la proiezione nel maxi-schermo dei Book trailer e seguita la premiazione dei vincitori con le motivazioni della giuria per il quale hanno vinto.
Durante la giornata anche assaggi gratuiti per il pubblico di aziende partner per gli eventi della LUXCO EDIZIONI tra i quali il rinomato negozio caseario DOP il Bocconcino di Aprilia e Roma e il negozio dolciario Dolci Momenti Naima con raffinati confetti di Sulmona.
Per informazioni e rivedere i momenti salienti dell’evento www.booktrailerluxcofest.it. E già l’organizzatrice pensa all’edizione 2026.
mercoledì 15 ottobre 2025
venerdì 3 ottobre 2025
"Sono arrivati gli alieni". L'anno record degli Ufo in Italia
giovedì 18 settembre 2025
Sulle tracce d'inchiostro dei cacciatori di manoscritti
tratto da "Il Giornale" del 29 novembre 2024
Christopher de Hamel racconta avventure e peripezie di grandi maniaci del libro. Da Sant'Anselmo a oggi
di Matteo Sacchi
Per migliaia di anni la cultura umana è stata trasmessa copiandola. È in un certo senso passata di mano in mano, di penna in penna. I volumina prima, e i libri poi, erano oggetti rari in cui un enorme quantitativo di lavoro intellettuale era utilizzato per salvare la cosa più preziosa prodotta dagli umani, le idee. Ma non bastava crearli questi testi preziosissimi. Bisognava farli sopravvivere. I manoscritti, quando non soccombono all'usura del tempo, sopravvivono grazie agli uomini e alle donne che li hanno preservati e che ne hanno riconosciuto il valore. Tranne rarissime eccezioni non sono reperti archeologici, scavati tra le rovine e poi portati in un museo. Di norma sono stati comprati, venduti, contesi, usati, disassemblati, riassemblati, amati, letti, ignorati, riscoperti... Ogni manoscritto ha una storia ed attorno alla sua storia si gioca anche la storia di qualche collezionista animato da una sorta di sacro fuoco. Esiste una sorta di circolo dei manoscritti di cui fanno parte fanatici di ogni parte del mondo e di ogni epoca.
Uno di questi fanatici, dotato per altro di penna felicemente narrativa, è Christopher de Hamel: ritenuto tra i massimi esperti di manoscritti medievali e di miniatura è Fellow a vita del Corpus Christi College di Cambridge. Forte di questa sua enorme passione ed esperienza ha dato alle stampe, nella versione italiana per i tipi di Mondadori, Il circolo dei manoscritti. Dodici storie di libri dal Medioevo ad oggi (pagg. 692, euro 38). Nella sua narrazione ha scelto dodici casi emblematici che vanno dall'XI secolo al XX che portano il lettore dai monasteri ai castelli, alle biblioteche. Tutto sulle tracce di carta di amanti dei libri. Ecco allora alcuni degli uomini (e delle donne) che fecero l'impresa, per parafrasare un famoso film.
Anselmo d'Aosta (1033-1109) fu un monaco e insegnante benedettino, ma anche un santo canonizzato, e questo ha assicurato la precoce conservazione di molte delle sue lettere e delle sue conversazioni, nonché di una dettagliata biografia scritta dal suo pupillo Eadmero. Anselmo parlerà perciò a nome di innumerevoli monaci del Medioevo che amavano i manoscritti. Jean de Valois, duca di Berry (1340-1416), era il figlio del re di Francia, e la sua vita è documentatissima. Si conservano anche gli inventari domestici delle collezioni private di manoscritti, antichi e di sua commissione, insieme a straordinari gioielli, reliquie e altre opere d'arte. De Hamel coglie concretamente l'insaziabile brama del duca per l'acquisizione e il possesso, e la gioia che provava per la bellezza e l'originalità. L'accesso alla sua biblioteca ci permette di stare in compagnia di miniaturisti straordinari e di autori medievali, come la sua amica Christine de Pizan.
Poche persone possono parlarci della produzione libraria del Rinascimento con più dettaglio di Vespasiano da Bisticci (1422-1498), libraio che creò un nuovo stile di manoscritti rivolto agli umanisti più raffinati. Con le sue chiacchiere e i suoi pettegolezzi animava le strade di Firenze, e possediamo molte sue lettere nonché centinaia di libri da lui venduti, spesso firmati da scribi di cui pure, grazie a lui, conosciamo la vita. Vergò anche numerose brevi biografie dei suoi clienti nelle corti e nelle biblioteche d'Europa. Ci consentono di incontrare un mondo di committenti, mercanti e studiosi danarosi. Simon Bening (1484-1561) nacque anni dopo l'invenzione della stampa, quando ormai i manoscritti erano diventati oggetti di lusso e avevano cessato di essere una necessità. Bening sfruttò il cambiamento a proprio vantaggio, diventando talmente famoso a Bruges come miniaturista, lo lodava anche Vasari, che la sua opera era richiesta in tutta Europa.
Il triplice e quasi simultaneo avvento della stampa, del Rinascimento e della Riforma ebbe conseguenze devastanti per molti manoscritti medievali, specialmente in Inghilterra dopo la chiusura dei monasteri con Enrico VIII. Sir Robert Cotton (1571-1631) era il più vorace dei primi antiquari e raccolse migliaia di volumi abbandonati, creando un arsenale politico e intellettuale a disposizione della neonata nazione britannica, collocato nel cuore del governo, a Westminster. Sebbene danneggiati nel 1731, i suoi manoscritti sopravvivono in gran parte in quella che oggi è la British Library, e ci raccontano la storia dell'ossessione di Cotton, tragicamente solitaria e incrollabile. L'Abbé Jean-Joseph Rive (1730-1791) era un uomo estremamente diffidente e litigioso, ma fu il primo bibliografo e scrittore a interpretare i manoscritti miniati come opere con una collocazione ben definita nella storia dell'arte. La sua immensa conoscenza e le sue opinioni dogmatiche sono raccolte in numerosi pamphlet e pubblicazioni, inzuppate di note a piè di pagina nelle quali si rivelano le sue reali conoscenze e intuizioni. Non tutti questi personaggi sono degli eroi o santi. Anche ladri e furfanti possono essere animati dalla passione per i manoscritti con un entusiasmo e una dedizione stupefacente. Constantine Simonides (1824-1890) era un falsario, un truffatore e una sorta di mitomane. Ma con il calamo era un autentico mago, un seducente Mefistofele, capace di materializzare qualsiasi manoscritto greco si potesse desiderare.
Il professor Theodor Mommsen (1817-1903) è l'unico studioso di manoscritti che abbia vinto il premio Nobel. Era un poliedrico intellettuale tedesco, promotore della Altertumswissenschaft (l'antichistica) e dell'istruzione universitaria. Fu un gigante nell'edizione di testi classici dalle loro fonti superstiti, che diede la caccia a manoscritti e iscrizioni latine con la passione di un esploratore e le certezze di uno zelota.
Si visita infine il caveau dei manoscritti della Morgan Library and Museum di New York in compagnia dell'affascinante Belle da Costa Greene (1879-1950). Divenne, per due generazioni, la bibliotecaria e l'acquirente personale della più ricca dinastia di banchieri americani, in una nuova società caratterizzata da una disponibilità di denaro quasi illimitata.
Persino i suoi registri di biblioteca e le sue lettere d'amore risplendono della sua passione per i manoscritti. Belle Greene creò, quasi da sola, la moda delle biblioteche milionarie.
Un viaggio in buona compagnia quindi, in un libro che contiene anche delle miniature fantastiche.
martedì 5 agosto 2025
John Dee, un "mago" e 007 alla corte della regina Elisabetta I
tratto da "Il Giornale" del 4 febbraio 2025
La più grande sovrana d’Inghilterra si affidò per gran parte della sua vita alle previsioni di un strologo e occultista accusato di stregoneria
di Francesca Rossi
Elisabetta I d’Inghilterra (1533-1603) è passata alla Storia come una sovrana forte e scaltra, talmente abile dal punto di vista politico da rendere la sua nazione una nascente potenza marittima e così intelligente e aperta da favorire lo spirito culturale della sua epoca, dando spazio ad artisti come Shakespeare, Bacon e Marlowe. Non tutti sanno, però, che la Regina coltivò per buona parte della sua esistenza un notevole interesse per l’occulto. Una figura emblematica della prima era elisabettiana fu proprio il celebre astrologo, alchimista, mago e matematico John Dee (1527-1608 o 1609), che divenne consigliere e, pare, spia al servizio di Elisabetta I.
L’ascesa al trono di Elisabetta I
La regina Elisabetta I Tudor salì sul trono d’Inghilterra il 17 novembre 1558. Figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, la futura monarca venne esclusa dalla linea di successione nel 1536, dopo la decapitazione della madre, accusata di stregoneria, incesto e tradimento. Così Elisabetta crebbe in esilio con la sorellastra Maria I Tudor (figlia di Enrico VIII e di Caterina d’Aragona, ma dichiarata illegittima dopo l’annullamento dell’unione dei genitori, nel 1533: suo padre, infatti, intendeva sposare proprio Anna Bolena).
Elisabetta fu riammessa a corte solo grazie al rapporto di fiducia che riuscì a instaurare con Anna di Clèves, quarta moglie di Enrico VIII. Fu, però, grazie alla sesta moglie del Re, Catherine Parr, se Elisabetta e Maria vennero di nuovo inserite nella linea di successione al trono. Quando Enrico VIII morì, nel 1547, il potere passò nelle mani del figlio Edoardo VI (avuto con la terza moglie, Jane Seymour). Catherine Parr prese con sé Elisabetta e sposò lo zio del nuovo sovrano, Thomas Seymour.
Nel 1553, subito prima di morire a causa della tubercolosi, Edoardo VI nominò suo successore Jane Grey, pronipote di Enrico VII d’Inghilterra. A convincerlo a sottoscrivere l’atto, che violava palesemente le norme per l’ascesa al trono, sarebbe stato John Dudley, I duca di Northumberland, reggente di Edoardo VI, (che all’epoca aveva solo 16 anni) e suocero della Grey. Dudley era diventato un regnante di fatto e forse sperava, così, di mantenere il potere e le ricchezze accumulate.
Non aveva fatto i conti con la cattolica Maria I Tudor, che entrò a Londra acclamata come legittima sovrana dal popolo. Jane Grey venne deposta dopo nove giorni sul trono e la nuova Regina fece giustiziare Dudley il 22 agosto 1553. Maria, però, morì di tumore il 17 novembre 1558. La corte e il Paese sapevano che dopo di lei sarebbe la Corona d’Inghilterra sarebbe passata alla protestante Elisabetta. Maria avrebbe potuto condannare alla pena capitale la sorellastra, ma decise di non farlo. Al contrario, la convocò, pregandola di non vanificare i suoi sforzi per rendere cattolica l’Inghilterra. Elisabetta, naturalmente, reagì con indifferenza alle suppliche di Maria. Ormai era lei la nuova Regina.
Uno “007” a corte
Secondo il libro “The Life of Elizabeth I” (2013) di Alison Weir, il celebre astrologo e "mago" John Dee sarebbe stato introdotto a corte da Robert Dudley I conte di Leicester, figlio di John Dudley, amico d’infanzia e favorito di Elisabetta I (nello stesso periodo Maria I aveva fatto rinchiudere nella Torre di Londra sia Robert con il padre e i fratelli, sia la sorellastra Elisabetta contribuendo, inconsapevolmente, alla nascita del saldo legame tra la sorellastra e il giovane Dudley).
Tuttavia John Dee non era esattamente uno sconosciuto per la Corona inglese: nel 1555 era stato arrestato con l’accusa di stregoneria e, pare, di tentato avvelenamento nei confronti di Maria I Tudor. Stando alle ricostruzioni storiche, però, Dee non avrebbe mai compiuto alcun attentato alla vita della Regina cattolica. Si sarebbe limitato a scrivere l’oroscopo di Maria e della sorellastra. Così le accuse erano cadute e il “mago” era stato liberato. Non solo: il padre di John, Rowland, era stato un mercante di stoffe e un cortigiano di Enrico VIII.
Quando Elisabetta salì al trono, decise di includere John Dee tra i suoi consiglieri più fidati. Non solo: secondo i siti di HistoryExtra e dell’Università di Cambridge lo studioso sarebbe divenuto anche una spia al servizio della Regina. Il nome in codice con cui firmava i suoi messaggi era “007”: lo stesso che per noi moderni rimanda al più famoso agente segreto della letteratura e del cinema, James Bond, creato da Ian Fleming. Infatti, ha riportato il Guardian, lo scrittore potrebbe essersi ispirato a Dee per scegliere la firma “007” da accostare al nome del suo intramontabile personaggio.
Questi tre numeri non sarebbero stati scelti a caso dall’alchimista: gli zeri dovrebbero simboleggiare i suoi occhi che osservano e poi riportano le informazioni. Secondo un’altra interpretazione, riportata da History Extra, potrebbero rappresentare anche lo sguardo della Regina, a cui non sfuggiva nulla e alla quale erano destinate le notizie segrete. (A tal proposito il sito fa un interessante parallelo con il titolo di un film della serie di James Bond, che per coincidenza si chiama proprio “For Your Eyes Only”). Il numero 7, invece, sarebbe una sorta di portafortuna.
Elisabetta ammirava la vasta cultura di John Dee, che aveva girato l’Europa, si era laureato al St.John’s College di Cambridge e nel 1546 divenne membro del Trinity College di Cambridge. Dee era amico dei matematici Federico Comandino, Gerolamo Cardano e Gerardo Mercatore. Si era dedicato allo studio della filosofia, della geografia, dell’astrologia, dell’astronomia, del latino, del greco, della magia, dell’alchimia e della negromanzia. Nella sua casa di Mortlake (un distretto di Londra, nel sobborgo di Richmond Upon Thames) mise insieme una vasta collezione di libri, a quanto pare la più grande d’Inghilterra, con più di 4000 volumi, secondo l’Enciclopedia Britannica.
Le sue ricerche più orientate verso l’ambito del sovrannaturale gli crearono attorno un’aura di mistero e di sospetto, tanto che le accuse del 1955 non rimasero un caso isolato: per tutta la vita John Dee dovette difendersi da quanti lo ritenevano un cialtrone, un eretico e uno stregone. Shakespeare si sarebbe ispirato proprio a John Dee per creare il personaggio di Prospero del dramma “La Tempesta” (scritto tra il 1610 e il 1611).
“Lo specchio magico”
Elisabetta I si fidava di John Dee a tal punto da chiedergli consiglio sulla data più propizia per l’incoronazione. Fu proprio lui a scegliere, in base ai suoi studi astrologici, il 15 gennaio 1559, come riporta l’Enciclopedia Britannica e il sito The Historians Magazine. Dee sarebbe stato addirittura il primo, secondo il sito Royal Museums Greenwich, a usare per primo i termini “impero britannico” nel suo “General & Rare Memorials Pertayning to the Perfect Arte of Navigation” (1577) e a credere davvero nell’idea dell’imperialismo inglese.
Tra gli strumenti che usava per le sue “divinazioni” Dee si sarebbe servito anche del celebre “specchio magico” o "specchio degli spiriti”. Riteneva, infatti, che l'oggetto fosse in grado di aiutarlo a “entrare in contatto” con spiriti e angeli. Stando a una ricerca pubblicata su Antiquity e citata da National Geographic Italia l’ossidiana di cui è composto lo specchio proverrebbe dalla regione di Pachuca (Messico centrale), antico dominio degli Aztechi.
Questo popolo, ha dichiarato il ricercatore principale del progetto Stuart Campbell, creava gli specchi in ossidiana proprio a scopo divinatorio. Secondo l’antropologo Karl Taube, che non ha partecipato allo studio ma è esperto in materia, gli Aztechi li ritenevano una sorta di “portali” verso altri luoghi e altri tempi.
John Dee avrebbe comprato lo specchio durante uno dei suoi viaggi in Europa (tali manufatti venivano spediti via mare, un commercio fiorente iniziato dal 1521, cioè dalla conquista del Messico a opera di Hernán Cortés). Nel XVIII° secolo lo specchio venne acquistato dallo scrittore Horace Walpole e alla fine dell’Ottocento dal British Museum, che lo espone nella Enlightenment Gallery.
Un uomo del Rinascimento
Tra il 1583 e il 1589 Dee intraprese nuovi viaggi per l’Europa. Al suo ritorno in Inghilterra, però, trovò la casa di Mortlake saccheggiata: molti dei suoi libri rari erano stati rubati e l’abitazione messa a soqquadro. Un chiaro segnale della crescente ostilità popolare nei confronti delle pratiche e degli studi di occultismo a cui si dedicava da decenni. Tuttavia Dee poté sempre contare sul favore e il supporto di Elisabetta I.
La sua fortuna iniziò a declinare proprio con la morte della Regina. Il successore, conosciuto con i nomi James I d’Inghilterra e James VI di Scozia (1566-1625) divenne noto per la ferocia con cui intraprese una vera e propria caccia alle streghe in Scozia. John Dee morì solo e povero. Secondo l’Enciclopedia Britannica la scomparsa non sarebbe avvenuta a Mortlake nel dicembre 1608, come ritengono alcuni, bensì a Londra, nella casa del conoscente John Pontois, nel marzo 1609. La sua vita resta, per alcuni versi, ambigua e controversa. Naturalmente Dee non aveva poteri “sovrannaturali” (impossibile sapere se fosse convinto di averne), ma i suoi studi ne fanno un uomo del Rinascimento a tuttotondo.
Nel Cinquecento, infatti, vennero gettate le basi della scienza come la intendiamo oggi, ma non esisteva ancora un confine netto tra questa e la superstizione. Non era percepito come contraddittorio, per esempio, studiare gli astri e, nello stesso tempo, ritenere che avessero un’influenza nella vita umana, poiché non erano ancora ben formati e delimitati i concetti di astronomia e astrologia, il limite tra la prima, che è una scienza e la seconda, che di scientifico non ha proprio nulla.
Non si tratta di confusione, ma di una fase necessaria per arrivare alla definizione di scienza e di metodo scientifico. In questa specie di terra di mezzo si colloca la vita di John Dee.
Gli studiosi citati da National Geographic Italia hanno ulteriormente puntualizzato: “Dee inizialmente si trovava a cavallo della linea sottile che c’è tra la magia naturale, che era considerata una scienza e la magia demoniaca, che era considerata una distorsione della religione, ma fu per andare verso quest’ultima che alla fine sorpassò la linea”.
martedì 29 luglio 2025
venerdì 18 luglio 2025
domenica 13 luglio 2025
BOOK TRAILER LUXCO FEST
BOOK TRAILER LUXCO FEST: Nuovo evento internazionale a Pomezia della dott.ssa Francesca Bittarello. Premi per tutti i partecipanti e primo premio un contratto lavorativo con la Lux-Co Edizioni
È partita l' organizzazione di un altro evento internazionale il BOOK TRAILER LUXCO FEST della nota ricercatrice del fenomeno UAP Francesca Bittarello nonché titolare della LUX-CO EDIZIONI azienda che negli anni si è saputa far notare con progetti di grande successo e spessore sempre portati avanti sotto l' egida dell' instancabile Francesca Bittarello. Come dice la stessa Bittarello " Il Book Trailer LuxCo Fest è un evento che ho studiato, creato e ideato e punta a divenire negli anni un punto di riferimento a livello internazionale per chi vuole far valere con le emozioni video un libro cartaceo" continua " Il fenomeno dei Book Trailer è nato negli USA ed è in forte ascesa a livello mondiale ormai il book trailer ovvero un mini film di massimo 2 minuti è diventato fondamentale per far conoscere un libro cartaceo al pubblico e media dandogli anima e corpo ed emozioni audiovisive ".
Il "Book Trailer LuxCo Fest" si articola in un concorso aperto a tutti i privati, librerie o case editrici che vogliono partecipare inviando con le modalità presenti nel Regolamento dell' evento presente nel sito web www.booktrailerluxcofest.it un book trailer che narra un libro ed è possibile inviare il proprio book trailer video in formato MP4 sino al 15 settembre 2025 data di chiusura delle iscrizioni dei partecipanti all’evento. Una giuria eterogenea giudicherà i 12 finalisti che saranno premiati il 12 ottobre 2025 al Gran Galà al Simon Hotel di Pomezia dove saranno proiettati per il pubblico tutti i book trailer partecipanti e fuori concorso. Primo premio un contratto con la casa editrice Lux-Co Edizioni. Un occasione in più per partecipare. Tutte le info su www.booktrailerluxcofest.it
Dott.ssa Francesca Bittarello
francescabittarello@luxcoedizioni.com
cell./whatsapp: +39 329.4218323
venerdì 11 luglio 2025
mercoledì 2 luglio 2025
Xenoglossia
di Cavaliere Vermiglio
Il termine xenoglossia fu introdotto dal parapsicologo francese Charles Richet nel 1905 per indicare la capacità di una persona di parlare e comprendere una lingua senza averla mai studiata. Su questo fenomeno al limite non c'è accordo fra gli scienziati che oscillano fra la negazione e la spiegazione razionale di un apprendimento avvenuto in maniera inconscia. Il fenomeno che viene in mente ai più in seguito a film di successo è la xenoglossia dovuta ad una possessione diabolica, ma esistono vari casi più o meno documentati di questi fenomeni in altri ambiti.
Una nota particolare riguarda la xenoglassia nel cristianesimo. Quando scende lo Spirito Santo nel giorno d Pentecoste sugli apostoli, questi diventano in grado di parlare lingue straniere per poter portare il Vangelo in tutto l'Impero Romano.
Ci interessava scrivere una breve nota su questo fenomeno e sul suo termine tecnico senza per il momento approfondire il tutto.
mercoledì 4 giugno 2025
domenica 1 giugno 2025
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venerdì 2 maggio 2025
giovedì 24 aprile 2025
UFOLOGIA: UNO SGUARDO AL CIELO
tratto da "L'Opinione" del 18 giugno 2021
di Pierpaola Meledandri
“Abbiamo a che fare con più “visitatori da altrove” che ci monitorano da tempo, specie dopo Hiroshima e Nagasaki. Peraltro, pur nella loro diversa origine, non ci hanno né conquistati, né schiavizzati, per cui non credo siano più pericolosi di certi leader politici nostrani”. Abbiamo parlato di Ufologia nell’intervista al dottor Roberto Pinotti (*).
Dottor Pinotti, la sua fama è mondiale, la sua presenza sui media è stata costante nel corso degli anni. Nel cielo stellato dal 2019 al 2021 ha osservato qualcosa di diverso?
Il lockdown ha consentito alla gente di osservare il cielo molto più di prima e ciò spiega l’aumento delle segnalazioni durante la pandemia. Nel corso della vita è capitato anche a me, in occasioni diverse, di avvistare degli Ufo. A parte un avvistamento personale negli anni ’60, nel 1978 (anno in cui in Italia si sono avuti oltre 2mila avvistamenti che imposero alla nostra Aeronautica di seguire istituzionalmente il tema da allora in poi), per tre ore (da Mezzanotte alle 3) con una compagnia di altre 10 persone (3 donne fra cui mia moglie e 7 uomini, tra i quali un professore universitario) ho osservato una dozzina di diversi oggetti che, isolati e anche in formazione hanno eseguito una sorta di “show” aereo di fronte a noi. E li fotografammo pure. Il giorno successivo tornammo in zona in nove per verificare il posto alla luce del sole, e fummo sorvolati da un grande oggetto sigariforme in quota di apparenza e compattezza metallica, che osservammo fino alla sua scomparsa per almeno mezzo minuto. Poi nel 1997, in Messico, osservai un oggetto luminoso ovoidale con una troupe della Tv svizzera che però non fu in grado di riprenderlo, nonostante la prolungata osservazione. Infine, nel 2017, durante l’annuale Simposio ufologico mondiale da me organizzato da 30 anni a San Marino, una vasta formazione di Ufo ad alta quota è stata vista e filmata da numerosi testimoni in pieno giorno. La osservai anche io fra i tanti.
L’Universo è troppo grande e misterioso, per non pensare ad altre forme di vita intelligenti. Ci esponga brevemente quanto i suoi studi possano fare chiarezza su tale realtà.
Ormai la scienza ammette che è impossibile, anche a livello di calcolo delle probabilità, che non esistano civiltà extraterrestri. E il Seti (Search for extra-terrestrial intelligence) le ricerca da tempo. E lo dice anche Santa Romana Chiesa a livello teologico. Lo ha perfino detto Papa Francesco.
A suo avviso, il progetto di riduzione della popolazione mondiale, del quale si vocifera da un po’ di tempo, è un’astrusa teoria complottista o c’è del vero?
Purtroppo credo che l’arma batteriologica nota come Covid-19 non sia “scappata di mano” a qualcuno per errore o fatalità. Il tutto appare funzionale a un piano di depopolazione planetaria configurato da più parti da tempo. Credo poco alle coincidenze fortuite.
Quali sono le sue considerazioni sulle origini di questa pandemia? A suo avviso l’incipit del Covid-19 è solo terrena?
Sì, è solo terrena e artificiale, come ormai sta emergendo. Fred Hoyle aveva ipotizzato tanti anni fa che la Spagnola con i suoi 50 milioni di morti fosse dovuta ad un virus extraterrestre importato sulla Terra da meteoriti, e oggi il suo “discepolo” Chandra Wikramasinghe ha ipotizzato lo stesso per il Covid-19. Ma non ci sono prove.
Avvistamento, tracce, filmati, provenienti da varie parti del mondo, sono interpretabili in molti modi. A suo avviso gli extraterrestri ci osservano o sono anche tra noi?
Ci osservano da tempo immemorabile in quanto civiltà a loro inferiore, arretrata ma anche eticamente non affidabile, da cui l’assenza di contatto di massa. E sono anche fra noi, ovviamente quelli che per apparenza fisica possono farlo. Non ci troviamo di fronte ad esponenti di un’unica specie planetaria.
Ritenendo presenti fra noi esseri con sembianze umane ma appartenenti ad altri mondi, quali sarebbero gli indicatori per riconoscerli?
Visto che con alcuni di loro la differenza appare minima non è facile rispondere.
Il fenomeno degli extraterrestri continua a catturare l’attenzione di tanti, pur sussistendo moltissimi negazionisti. Ci illustri il suo pensiero.
I negazionisti sono ormai una specie quasi un via di estinzione. Ora gli Ufo sono stati sdoganati – auto-smentendosi – perfino dal Pentagono. Max Planck diceva che una nuova verità scientifica si impone non grazie ai suoi sostenitori, ma perché i suoi detrattori muoiono, mentre cresce una nuova generazione atta ad accettarla. Ormai l’idea della esistenza degli alieni è pacifica per oltre l’80 per cento della gente.
Infine, fa parte della sua lunga esperienza la raccolta di dati empirici che facciano pensare a un contatto diretto fra gli umani e gli alieni?
Assolutamente sì. L’evidenza di questi è quanto di meglio ci può essere per comprovare la realtà di certi fenomeni. È successo più volte con l’analisi di reperti o tracce lasciate dagli Ufo stessi.
Esiste un progetto degli extraterrestri relativo alla Terra? E se esiste quali sono il loro i loro fini? Desiderano conquistarci, sottometterci, sfruttarci?
Abbiamo a che fare con più “visitatori da altrove” che ci monitorano da tempo, specie dopo Hiroshima e Nagasaki. Peraltro, pur nella loro diversa origine, non ci hanno né conquistati, né schiavizzati, per cui non credo siano più pericolosi di certi leader politici nostrani. Magari qualcuno è migliore di noi.
(*) Nato a Venezia il 1944, politologo, sociologo e giornalista scientifico, è stato un ricercatore aerospaziale consulente del Seti (l’Ente radioastronomico per la ricerca di civiltà extraterrestri) che ha collaborato con l’Asi, l’Esa, l’International Space University e l’Università di Firenze. Ha al suo attivo oltre 50 titoli di saggistica in sette lingue e nel 1967 ha fondato il Centro ufologico nazionale (Cun) di cui è presidente. Noto al pubblico italiano e non solo per i suoi popolari interventi radiotelevisivi, anche la Rete lo indica come uno dei massimi esperti di Ufo, astrobiologia, protostoria, fenomeni insoliti ed esoterismo. Ha realizzato un centinaio di congressi mondiali e di quelli da lui annualmente coordinati sotto l’egida del Governo di San Marino 30 sono stati dedicati agli Ufo e 20 alla vita extraterrestre. Dirige le riviste di divulgazione scientifica Ufo e Archeomisteri. Il suo profilo su Wikipedia è pure stato realizzato in inglese, francese, rumeno, bulgaro e cinese. Ha visitato una trentina di paesi in cinque continenti. Astrofilo, gli è stato dedicato nell’ufficiale Minor Planets Catalogue l’asteroide Pinotti 12470-1997BC9, scoperto il 13 gennaio 1997 dall’astrofila Maura Tombelli del Gruppo Astrofili di Montelupo Fiorentino (Firenze). Dal 2020 è presidente dell’Icer (International coalition for extraterrestrial research), il sodalizio globale teso ad affrontare la provenienza non terrestre degli Ufo nelle sedi istituzionali e in ambito Onu.
domenica 6 aprile 2025
La leggenda dei dannati di Alagna
in collaborazione con l'autore Michele Leone
tratto da: https://micheleleone.it/dannati-alagna/
La cupa leggenda dei dannati di Alagna in Val Sesia
Le Alpi, le montagne tutte, sono ricche di leggende, di misteri, di miti, oggi incontriamo quella dei dannati di Alagna in Val Sesia (Vercelli). Per narrare la leggenda dei dannati di Alagna mi avvarrò delle parole di Maria Savi-Lopez.
«Altra poetica leggenda italiana che ricorda le anime. dei poveri morti, dannati a rimanere nei ghiacciai, è quella che narrasi in Alagna, in Val Sesia, e che tra- scrivo come l’ebbi dall’egregio cav. Farinetti. “In tempi non molto lontani vi era in Alagna la pia credenza, specialmente fra le donne, che le anime dei defunti, prima di salire al cielo erano obbligate per purgare le lievi colpe, di passare qualche tempo nei ghiacciai del Monte Rosa; e questo tempo poteva essere abbreviato dalle preghiere dei parenti e degli amici, quando fossero fatte sopra i ghiacciai stessi. Quindi nell’estate, nei di festivi, comitive di donne si recavano in pellegrinaggio alle falde inferiori dei ghiacciai più vicini, e colà giunte si ponevano colle ginocchia nude sul vivo ghiaccio, pregando con fervore per le anime dei loro cari defunti.
Non sono molti anni chi dettò queste linee, incontrò un giorno a poca distanza del ghiacciaio di Bors una buona donna con un sacchetto in tela sulle spalle, dal quale sporgeva un manico di legno; interrogata per sapere dove era diretta, e quale strumento avesse nel sacco, disse di recarsi ai ghiacciai per farvi alcuni gradini con una piccola scure, affinché l’anima di sua madre, morta pochi giorni prima, vi potesse più facilmente salire.
Questa pia credenza intorno alle anime purganti nei ghiacciai ha potuto avere qualche fondamento nel fenomeno singolare e misterioso, che si verifica qualche volta nei luoghi ove il ghiacciaio presenta una superficie alquanto estesa e poco inclinata. Nelle giornate calde di estate, il ghiaccio fonde sotto i raggi del sole formando una quantità di rigagnoli, i quali infiltrandosi nelle numerose piccole crepaccie più o meno profonde, producono alle volte dei suoni strani e sorprendenti, mentre sembra udire pianti, gemiti e singhiozzi di persone dolenti. Chi scrive queste parole ebbe occasione più volte di udire, non senza viva commozione, tali lamenti, e non si meraviglia punto, come la pia credenza, sopra narrata, abbia potuto avere origine nella mente semplice e buona dei montanari che abitano in vicinanza dei grandi ghiacciai».
Chi ha veduto nel loro spaventevole aspetto certe altissime regioni alpine, e sa che cosa siano di notte, al pallido chiaror della luna i ghiacciai rotti dai crepacci paurosi, e coperti dalle nere diramazioni delle morene, può immaginare solo in tutta la sua grandezza il quadro imponente apparso alla fantasia degli alpigiani, quando hanno visto le innumerevoli schiere di fantasmi intenti al notturno lavoro onde distruggere il ghiaccio; ma più terribile ancora deve essere la scena, quando la tormenta imperversa ed i turbini di neve si levano verso il cielo scuro, quando i larici si spezzano, le montagne franano sotto l’urto violento delle valanghe, e gli spiriti travolti dalla bufera infernale, flagellati dalla neve gelida e dai rami spezzati, sono gittati da rupe a rupe e da cima a cima , nella guerra del vento contro le montagne. Scena spaventevole fra le Alpi!»
Spero ti sia piaciuta la leggenda dei dannati di Alagna, dimmi cosa ne pensi nei commenti e condividi questo post con i tuoi conoscenti. Presto un’altra storia o un’altra leggenda.
Gioia – Salute – Prosperità
martedì 1 aprile 2025
UN DIO MACCHINA PER DISTRUGGERCI
tratto da "L'Opinione" del 10 maggio 2023
di Dalmazio Frau
La più alta forma di letteratura narrativa è quella che riguarda il “Fantastico”, un genere che contiene molti altri sotto-generi tra i quali quello che ci interessa in questa occasione, ovvero la Fantascienza che, non a caso, i francesi chiamano “narrativa d’anticipazione”. Sì, perché è caratteristica del genere quella di precorrere i tempi, a volte in maniera positivista e utopica, altre in modo negativo, inquietante e distopico. Gli esempi che potrei portare sono innumerevoli, ma mi limiterò ad alcuni tra i più noti, anche al vasto pubblico in campo cinematografico, in una breve carrellata non esaustiva, che ha per tema centrale l’attuale e molto discussa “Ai” ovvero l’“Intelligenza artificiale”.
Innanzitutto, dimenticatevi le famose e superate “tre leggi della robotica” postulate da Isaac Asimov, già da tempo neglette da un grandissimo romanziere come Frank Herbert, il creatore di Dune, al quale rimando i meno pavidi per capire cosa sia una civiltà delle macchine pensanti e il successivo “jihad butleriano”… perché è un bel salto su un futuro che sta correndo ad alta velocità verso il nostro presente.
Passiamo al cinema, che forse è più semplice per molti, magari meno adusi alla lettura. Di certo ricorderete 2001 Odissea nello Spazio, nel quale il computer Hal9000 diviene senziente al punto di uccidere gli astronauti che avrebbe dovuto guidare, o ancora l’intelligenza artificiale della Valley Forge in Silent Running, per poi andare al computer di bordo, “Madre”, dell’astronave Nostromo del primo Alien che dirige apposta il suo equipaggio verso la morte che li attende sul pianeta Acheron.
Vi do altri esempi ancora: uno è il “Pensante”, il computer centrale del mondo nuovo di Logan, ne la Fuga di Logan, dove la vita umana è regolata sui trent’anni – ventuno nello straordinario libro omonimo – e poi gli “apocalittici” War Games, Giochi di guerra del 1983, diretto da John Badham, nel quale viene detto tra le tante frasi “preveggenti”: “McKittrick, questi computer ci forniscono all’istante i dati sulla situazione mondiale: movimenti di truppe, collaudi di missili sovietici, mutamenti atmosferici. Tutto confluisce in questa stanza e poi in quello che noi chiamiamo il computer Wopr”. O anche “bello quando avete colpito (con i missili, durante il gioco) Las Vegas. Giusto finale biblico per quel posto, non trovate?”.
Il secondo che vado a ricordarvi è Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio, del 1991, sceneggiato, prodotto e diretto da James Cameron. L’incipit del film è il seguente: “Tre miliardi di vite umane si spensero il giorno 29 agosto del 1997. I sopravvissuti dell’olocausto nucleare chiamarono quella guerra il giorno del giudizio. E sopravvissero solo per affrontare un nuovo incubo, la guerra contro i robot. Il computer che controllava i robot, Skynet, inviò due Terminator a ritroso nel tempo”. E il seguente dialogo tra Sarah Connor e il Terminator “buono”: “Terminator: fra tre anni la Cyberdyne diverrà fornitrice di sistemi informatici militari. Tutti i bombardieri Stealth verranno dotati di computer e saranno automizzati, il che significa che voleranno senza bisogno di equipaggio. Lo Skynet verrà finanziato ufficialmente. Il sistema entrerà in funzione il 4 agosto 1997. Il sistema di difesa prescinde dalle decisioni umane, Skynet comincerà ad autoistruirsi. Diverrà autocosciente alle 2:14 del giorno 29 agosto. Prese dal panico le autorità gli ordineranno di disinserirsi.
Sarah: Skynet non obbedisce.
Terminator: Già. E lancia i suoi missili contro i bersagli in Russia.
John: Perché attaccare la Russia? Non è amica nostra adesso?
Terminator: Perché Skynet sa che il contrattacco russo eliminerà i suoi nemici da questa parte”.
Infine, ma non certo minore, anzi, forse il più preveggente di tutti, è Matrix del 1999, il cyberpunk scritto e diretto dagli allora fratelli Andy e Larry Wachowski nel quale Morpheus dice a Neo: “Questo è Struttura, il nostro programma di caricamento. Possiamo caricare di tutto: vestiti, equipaggiamento, armi, addestramento simulato. Tutto quello di cui abbiamo bisogno”. E ancora: “Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d’affari, insegnanti, avvocati, falegnami… le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo”. Infine, l’Agente Smith dice a Morpheus: “Tu sapevi che la prima Matrix era stata progettata per essere un mondo umano ideale? Dove non si soffriva, e dove erano felici tutti quanti, e contenti. Fu un disastro. Nessuno si adattò a quel programma, andarono perduti interi raccolti. Tra noi ci fu chi pensò a… ad errori nel linguaggio di programmazione nel descrivere il vostro mondo ideale, ma io ritengo che, in quanto specie, il genere umano riconosca come propria una realtà di miseria e di sofferenza. Quello del mondo ideale era un sogno dal quale il vostro primitivo cervello cercava, si sforzava, di liberarsi. Ecco perché poi Matrix è stata riprogettata così. All’apice della vostra civiltà. Ho detto vostra civiltà di proposito, perché non appena noi cominciammo a pensare per voi diventò la nostra civiltà, e questa naturalmente è la ragione per cui noi ora siamo qui. Evoluzione, Morpheus. Evoluzione. Come per i dinosauri. Guarda dalla finestra: avete fatto il vostro tempo. Il futuro è il nostro mondo, Morpheus. Il futuro è il nostro tempo”.
Penso che, giunti a questo punto, abbiate un’idea abbastanza chiara di dove voglio “andare a parare”: sarà un gelido algoritmo quello che scatenerà la guerra nucleare e distruggerà il mondo dell’uomo?
Ne La Stampa di qualche giorno fa, fonte Dagospia, viene detto in un articolo di Alberto Simoni, che “nell’agosto del 2020 al Pentagono fecero un esperimento. Una simulazione di volo con combattimento fra uno dei piloti più esperti e un velivolo guidato dalla intelligenza artificiale sviluppata dalla Heron System. La macchina vinse cinque volte su cinque. Durante la simulazione in modalità “dogfight” (combattimento a distanza ravvicinata) il caccia della Ia era stato capace di mutare più volte tattica sino ad aver la meglio sul pilota”.
Se vi ricorda il film Stealth di qualche anno or sono, avete ragione, ma l’articolo continua: “Il Pentagono da oltre cinque anni ha un Joint Artificial Intelligence Center che valuta le possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale in battaglia e gli esperti ritengono che ad oggi nessuno è ancora in grado di capire fin a dove la frontiera dell’Ia si spingerà, quali armi sarà in grado di sviluppare e soprattutto se sarà possibile mettere un freno a questo sviluppo. Alcuni armamenti operano già in un sistema automatico. Le batterie dei Patriot hanno una “modalità auto” che consente di sparare senza l'intervento umano. Tuttavia, gli stessi Patriot hanno la funzione “abort”: è un militare a disattivare tutto. Sono le evoluzioni (imprevedibili) a rendere necessario agli occhi Usa un controllo. Non ci sono ad oggi accordi internazionali sull’Ia. Lo sviluppo vorticoso della tecnologia rischia di generare un ambiente non controllabile sul campo di battaglia. L’intelligenza artificiale azzera quasi i tempi di decisione e questo potrebbe generare errori nei bombardamenti o creare incomprensioni e errori nel riconoscimento se non si captano falsi allarmi”.
Persino il sonnacchioso presidente Joe Biden, intervenuto qualche giorno addietro in un incontro alla Casa Bianca sul tema dell’Ai, ha sostenuto che questo strumento presenti “rischi enormi”; anche perché è evidente che un sistema elettronico senziente escluderà ovviamente qualsiasi intervento umano che, dettato da “irrazionale pulsione emotiva”, potrebbe interrompere una catena di comando distruttiva e autodistruttrice, voluta da un programma privo di emozioni e sentimenti.
Così, in questo sin troppo esteso – e me ne scuso – ma necessario articolo, l’Ai appare come un bene e un miglioramento soltanto in rarissimi e circoscritti casi e il mondo che fa presagire, soprattutto se applicata a sistemi bellici, non può certamente lasciare dormire sonni tranquilli a nessuno che sia ancora dotato del ben dell’intelletto. Leggete e guardate di più “Fantascienza”, dunque, se volete comprendere la realtà contemporanea, molto meglio di tanti trattati di sociologia, di politica e di altri verbosi pseudo saggi di finissimi intellettuali di destra come di sinistra. Leggete Goat Song di Poul Anderson e poi ne riparliamo, ma soprattutto pensate con le vostre teste, non con l’“intelligenza artificiale”!
Nota: Tutte le citazioni dei film riportati sono prese da Wikipedia, per mera comodità.
domenica 23 marzo 2025
Comunicazioni con l'aldilà, un'altra testimonianza
di Cavaliere Vermiglio
Vi porto una testimonianza di quella che comunemente viene accreditata come comunicazioni con i trapassati. Una signora molto anziana, oltre i novant'anni e rimasta vedova da anni, a un certo incomincia a dire ai familiari che deve preparare la cena al marito e di doverlo aspettare per cena. I familiari non hanno dato peso a quelle parole, pensando che fossero dettate dalla demenza. Dopo qualche giorno, meno di una settimana, la signora è morta e tutti hanno pensato che quelle allucinazioni non fossero altro che il marito che era venuto incontro alla moglie dall'aldilà. Semplice coincidenza?
martedì 11 marzo 2025
sabato 8 marzo 2025
La "Resurrezione" dell'altro Cristo spunta come un fiore
tratto da "Il Giornale" del 31 Ottobre 2024
Tre occidentali visitano la presunta tomba di Gesù. E trovano il cristianesimo delle origini
di Davide Brullo
Il momento più affascinante del romanzo accade quando il mite professor Quareshi spiega a Freddy, citazioni evangeliche alla mano, che «Gesù si è salvato dal supplizio della croce». Nello specifico, sarebbero stati Giuseppe d'Arimatea, Nicodemo «e il centurione Longino», a disarcionare Gesù dalla croce, a curarlo, insinuandone la morte, a sua difesa. Dopodiché, il Messia avrebbe continuato l'opera di predicazione in India, insieme a Tommaso, l'apostolo inviato a profetizzare in Mesopotamia e in Oriente (come racconta Eusebio di Cesarea). In Oriente, il nome di Gesù muta in Yuz Asaf, «guida dei guariti, perché a lui si riconosceva il dono miracoloso di sanare gli infermi». Seguono le prove del passaggio di Gesù in Afghanistan, Pakistan, Kashmir.Pare di essere al cospetto di una leggenda ordita da Borges. In Atlas, il suo ultimo libro, il veggente sudamericano suppone che Alessandro Magno «non muore in Babilonia all'età di trentadue anni», ma si arruola come mercenario semplice tra i battaglioni dell'esercito mongolo. Qui, però, vista l'entità del soggetto e le sue conseguenze - il cristianesimo come lo conosciamo, amministrato in una liturgia della colpa e del giogo, sarebbe un'immane montatura - i fatti assumono altro rilievo: ci pare di sfigurare un segreto.
La mole di dati squadernati dal professor Quareshi a supporto della sua tesi impressiona. Gesù sarebbe affiliato ai Nazareni, «un gruppo monastico che aveva un credo e dei comportamenti rituali simili a quelli degli Esseni», affini ai Terapeuti, di cui scrive Filone di Alessandria nel De vita contemplativa. Questi asceti praticavano il digiuno, vestivano di bianco, si radunavano «il settimo giorno» per onorare Dio con canti e danze. Fuggiti dalle spire della vita cittadina, i Terapeuti, edotti nella guarigione dello spirito, si prefiggono di giungere a una «vita immortale e beata... tendono con tutte le forze alla visione dell'Essere e oltrepassano il sole sensibile pur non abbandonando mai questo loro posto» (così Filone). Abitano le sponde del lago Mareotide - o Maryut - presso Alessandria d'Egitto, spazio impossibile a chi non è addestrato alla contemplazione. In loro credeva perfino William Butler Yeats, il sommo poeta d'Irlanda, che cercò di fondere, attraverso il genio lirico, la sapienza orientale in quella ebraico cristiana: «Credo come credevano i vecchi saggi che sedevano sotto le palme, i banani o fra le rocce rese irraggiungibili dalla neve, mille anni prima della nascita di Cristo; credo come credevano i monaci del mare della Mareotide...».
Resurrezione di Zecchi
Ma qui rischio di andare per le mie vie. Resta da dire che il cuore del romanzo di Stefano Zecchi, Resurrezione (Mondadori, pagg. 244, euro 19), è il santuario di Roza Bal, la tomba in cui sarebbe sepolto Gesù. Presso Srinagar, è un luogo piuttosto squallido; o meglio, come scrive l'autore, «un posto così povero, umile, per custodire la storia grandiosa di chi non ha mai cercato gloria, onori, predicando amore». Lascio il lettore a smanettare su Wikipedia: scoprirà la setta degli Ahmadiyya e altri dati in quantità. A Zecchi - se non ho capito male - interessa tutt'altro, cioè sondare la genuinità del cristianesimo delle origini, che precede la costituzione di una chiesa, di un potere ecclesiastico, di una qualche coercizione.
Resurrezione, in sostanza, è un romanzo sapienziale, di quelli che in pochi, ormai, osano scrivere. Il libro è ambientato a Srinagar, appunto, e ruota attorno a tre personaggi, occidentali, diversamente infelici. A dispetto del titolo, tolstojano, il romanzo non ha a cuore la morale ma lo spirito; si sviluppa secondo una poetica affine a Goethe. Ciascun personaggio, cioè, raffigura un tipo: Delia, fotografa di guerra, è l'anima attiva; Freddy, il marito - a servizio di un matrimonio privo di ardore -, è l'anima contemplativa; Clara, la sorella di Delia, bellissima, ha un carattere anodino, sconfitto dalla noia, in disastro, «era la tipica persona che lo scrittore Milan Kundera avrebbe definito vandalo. Molto semplice, senza profondità da interpretare, trasparente nel modo di pensare e comportarsi, al punto da far credere a chi la conosceva per la prima volta che recitasse la parte dell'ingenua stupidina». Il viaggio in India - un'India che non ha i contorni della cartolina oleografica, ma i tratti della bella inquietudine - porterà i tre protagonisti a risorgere a se stessi. Tale percorso iniziatico non è esente da tragedie.
Zecchi non cede alle moine della narrativa d'intrattenimento: i dialoghi sono significativi, la finzione narrativa è via d'accesso al processo conoscitivo. Al lettore è chiesto di avventurarsi, di fiorire. In un libro che rimanda a tanti altri libri - quelli di Bruce Chatwin, quelli di Papa Ratzinger, ad esempio - l'immagine che si staglia su tutte è proprio quella dei fiori, «le vere aristocrazie della terra». I fiori, dice Freddy, durante un incontro all'apparenza mondano, «sono imprevedibili nel trovare i loro spazi per crescere oltre all'ordine che viene loro imposto. Hanno una propria vitale anarchia». Eludere l'ordine imposto, distinguere evanescenza da vanità, conferire maestà a ciò che è fragile: il fiore - come il tuono, come il fuoco - illumina, fugace.
Questo è un romanzo che impone il tema della bellezza - quella umilissima, invisibile, invisa -, che dà preminenza all'ascesi spirituale rispetto alle morgane della materia, della scienza - ed è, dunque, felicemente classico, fieramente reazionario.
Lingua : Italiano
Copertina rigida : 240 pagine
ISBN-10 : 8804781092
ISBN-13 : 978-8804781097
Peso articolo : 630 g
Dimensioni : 15 x 2.5 x 22.7 cm




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