sabato 9 gennaio 2021

Il mistero della Mary Celeste: la prima nave fantasma

tratto da "Il Giornale" del 24/09/2020

Un brigantino appare al largo delle Azzorre. Ha le vele spiegate e nessun danno apparente. Il ponte deserto. Il suo equipaggio è scomparso e a tre secoli di distanza nessuno sa spiegarne il motivo

di Davide Bartoccini

Dicembre 1872, un brigantino che batte bandiera americana viene avvistato al largo delle Azzorre, alla via, con le vele spiegate e il ponte deserto. Nessuno a governare il due alberi alla deriva verso Gibilterra.

Inizia così il grande mistero della Mary Celeste: la nave fantasma.

È il quarto giorno dell'ultimo mese dell'anno, e le acque dell'Atlantico che portano dritte alle porte del Mediterraneo sono placide, quando David Morehouse, capitano della Dei Gratia, posa il cannocchiale sull'occhio per scrutare l'orizzonte, imbattendosi nella nave che gli appare subito come lo spettro inquietante di una vicenda misteriosa. Sul brigantino - comparso dal nulla - non c'è più traccia di nessun membro dell'equipaggio. Otto marinai e due passeggeri, moglie e figlia del capitano, sembrano essere scomparsi nel nulla. È al cospetto di una nave fantasma.

A bordo della Mary Celeste, varata undici anni prima con il nome di Amazon a Spencer's Island in Nuova Scozia, viene trovato cibo commestibile e ancora nei piatti, e viveri sufficienti a passare altri sei mesi per mare. Insieme al cibo, ci sono un'abbondante riserva di acqua ancora perfettamente potabile, gli effetti personali del capitano, dei membri dell'equipaggio, e di entrambi i passeggeri, compreso denaro e oggetti di valore. Non può trattasi di un caso di pirateria durante il quale l'equipaggio è stato brutalmente assassinato o dato, come si sul dire nei vecchi romanzi marinareschi "in pasto ai pesci". Non c'è traccia di sangue. Né di uno dei tanti casi in cui la malattia o la fame - che troppo spesso sfocia nel cannibalismo - hanno decimato l'equipaggio, costringendo i superstiti ad abbandonare una nave che non erano più in grado di governare o per non essere “contagiati".

Ciò che la fa apparire davvero una nave fantasma agli occhi del primo ufficiale della Dei Gratia, Oliver Deveau, che sale a bordo per ispezionarla, sono le vele in parte squarciate, come se avessero da poco attraversato una tempesta senza essere state ammainate. Ma quello che inquieta è anche il ponte grondante d'acqua, come anche le stive, dove si affonda il corpo in quasi un metro d'acqua per scoprire che il carico di ben 1701 barili di alcol denaturato è totalmente intatto e al suo posto. È mal ridotta la bussola, che non punta più a nord, non funzionante l'orologio, e mancano il sestante e il cronometro marino, come anche l'unica scialuppa di salvataggio. Solo accedendo all'alloggio del capitano, Benjamin Spooner Briggs, i marinai entrati nella nave scoprono che l'ultima annotazione sul diario di bordo risale al 25 novembre, quando la Mary Celeste era giunta al largo dell'isola di Santa Maria delle Azzorre, avvistando terra.

Cos'è accaduto in quei nove giorni resta un mistero. Nessuno riesce a capire quale sia stato il destino dell'equipaggio, che in tempi più recenti gli amanti delle teorie più estreme l'hanno addirittura collegato a uno dei famigerati rapimenti alieni. Ma allora, in secolo ancora pregno di suggestioni e superstizioni, si mormorava potesse essersi abbattuta soltanto la "malasorte" di quella nave, che aveva già patito diversi incidenti e incendi in mare, e la morte del suo primo capitano dopo solo nove giorni dall'inizio del suo viaggio inaugurale.

Quando la Mary Celeste è condotta a Gibilterra dall'equipaggio del vascello canadese, viene aperta un'inchiesta estremamente approfondita per far luce sull'accaduto. Condotta da alti funzionari britannici e durata tre mesi, l'inchiesta attira l’attenzione della stampa del nuovo e del vecchio mondo a causa del mistero fittissimo che vede la scomparsa, se non il decesso, di ben dieci persone senza alcuna spiegazione. Viene anche convocato un esperto sommozzatore per scandagliare lo scafo in cerca di anomalie o segni sospetti, non trovando nulla di “strano".

Sarebbe inutile citare, nel tentativo di spiegare l'arcano, il diario fasullo di tale Abel Fosdyk, personaggio mai esistito che divulgò anni dopo i contenuti di un diario basato sulla sua fervida fantasia, raccontando di un attacco di squali sopraggiunti durante un bagno imprevisto, che lo avevano visto come unico superstite, fuggito alla volta delle coste nordafricane. Antiquato caso di fake news, o antesignano modo di procurarsi denaro spacciando storie inventate per veritiere. Ma è dovere di cronaca, per quanto passata.

Tra tutte le teorie - che hanno tutte previsto un abbandono della nave fantasma attraverso l'unica scialuppa dove forse era stato portato il sestante e alcune carte nautiche - quella che viene maggiormente avvalorata fu quella della combustione dei vapori dell'alcol trasportato nei barili - nove apparvero vuoti - che avrebbe indotto l'equipaggio ad abbandonare la nave per poi morire in una tempesta. Mentre speravano di raggiungere, forse, le Azzorre. La tesi induce gli inquirenti a chiudere l'inchiesta ma non verrà mai trovata traccia né della scialuppa né dei corpi di quelle dieci anime perse per sempre nell'Oceano. Pochi superstiziosi o visionari iniziano a credere al sopraggiungere del Kraken o di qualche altro mostro marino. Meno di quanti invece iniziano a sospettare di una cospirazione messa a punto dal capitano di lungo corso della nave, descritto come uomo gentile e ben visto, che avrebbe previsto l'omicidio di tutto l'equipaggio per moventi apparentemente assenti.

In seguito al dissequestro, la nave avrà numerosi proprietari, che nonostante la sua oscura storia decideranno poi di impiegarla regolarmente come mercantile per il trasporto delle merci più disparate. L'ultimo viaggio della Mary Celeste finirà su una scogliera ad Haiti nel 1885, condotta lì dal suo ultimo capitano, G. C. Parker, nel tentavo di mettere a segno una truffa assicurativa mettendo in scena un naufragio. L'inganno non solo non avrà successo, ma Parker rischierà di finire sulla forca. Salvato alla condanna a morte dalla giuria, morirà tre mesi nelle galere dimenticate di una piccola isola. I suoi due complici invece, finiranno uno in un manicomio e l'altro suicida.

Il relitto della Mary Celeste invece, giace a tutt'ora sui bassi fondali del reef. Con il suo carico di misteri irrisolti. Sepolti tra le assi di legno fradicio e scuro, che lasciano intravedere ancora la sagoma di una nave fantasma tra la sabbia bianchissima; di quelle che rimandano la memoria al tempo delle tetre leggende tramandate dai pirati che solcavano in lungo e i largo i sette mari.

sabato 2 gennaio 2021

Alchimia, fenici e calderoni: la magia svela i suoi segreti per i 20 anni di Harry Potter

Tratto da "Il Giornale" del 19/10/2017

A Londra manoscritti e oggetti raccontano la storia degli incantesimi: al centro, la pietra filosofale

Eleonora Barbieri

Ci sono anche una scopa - «vera» - di una strega; una sirena che, secondo le cronache, sarebbe stata catturata in Giappone nel Settecento; un calderone (prestato dal British Museum); una sfera di cristallo nera; una delle prime testimonianze scritte della formula «abracadabra», utilizzata come antidoto alla malaria.

La storia della magia è in mostra a Londra, alla British Library, a due passi dalla stazione di King's Cross e dal binario 9 e tre quarti. Il luogo che, dal centro di Londra, porta direttamente nel mondo magico di Harry Potter.

Nelle sale della biblioteca nazionale britannica, che in chilometri di archivi raccoglie duecento milioni di pezzi fra libri, manoscritti, giornali, francobolli, mappe, fotografie, registrazioni, da domani sarà inaugurata Harry Potter: A History of Magic, la mostra che celebra i vent'anni del primo libro della saga, Harry Potter e la pietra filosofale (fino al 28 febbraio 2018; poi, dall'ottobre del 2018, si sposterà alla New York Historical Society). A stampare quel primo libro nel Regno Unito, nel 1997, in cinquecento copie fu Bloomsbury, che poi ha pubblicato tutti i volumi del maghetto (450 milioni di copie nel mondo), e che oggi è partner dell'esposizione: oltre ai tesori della British Library infatti ci sono anche materiali messi a disposizione dalla casa editrice e da J.K. Rowling. Per esempio uno schizzo con annotazioni dell'autrice della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts o la lista, scritta a mano sempre dalla Rowling, degli insegnamenti e dei professori. La mostra prende spunto proprio dalle materie studiate dai piccoli maghi: Divinazione, Cura delle creature magiche, Pozioni, Erbologia e Difesa dalle arti oscure... E, data l'occasione, al centro c'è la pietra filosofale, simbolo del sogno alchemico. Ecco quindi il «Rotolo Ripley», un manoscritto del Cinquecento lungo sei metri, nel quale viene descritto il procedimento per realizzare la famosa pietra, che trasformerebbe il metallo in oro e garantirebbe l'immortalità. E la lapide (arrivata dalla Francia) di Nicholas Flamel, che nel primo libro della saga ha 665 anni e grazie alla pietra vive ancora tranquillo con la moglie, nella campagna inglese; ma il vero Flamel visse nel Trecento, fu uno scrivano francese e passò alla storia come grande alchimista e ispiratore di Robert Boyle e Isaac Newton. Altre creature magiche appaiono in mostra: le mandragole, il cui grido - si dice - conduca alla morte chi lo ascolta e che sono rappresentate in Erbari come quello quattrocentesco di Giovanni Cadamosto, o nelle immagini originali create negli anni scorsi da Jim Kay per le edizioni illustrate di Harry Potter, dove le radici delle mandragole hanno forma umana; la fenice, l'animale fantastico prediletto da J.K. Rowling, che risorge dalle sue ceneri in un Bestiario del Duecento.

L'oggetto magico più antico in mostra è un osso oracolare cinese, che risale al 27 dicembre del 1192 avanti Cristo (quando ci fu una eclisse lunare, di cui fu presa nota) e che veniva utilizzato per le divinazioni. Mentre, per scrutare le costellazioni antiche (da cui derivano molti nomi dei protagonisti della saga, come Remus Lupin, Sirius Black, Bellatrix Lestrange e Draco Malfoy) c'è un globo celeste del 1693 di Vincenzo Maria Coronelli, che funziona grazie alla realtà aumentata. Il curatore Julian Harrison ha detto che è stato «un grande divertimento» scegliere i pezzi per la mostra. E scoprire la magia che si nasconde dietro la magia di Harry Potter.

mercoledì 30 dicembre 2020

Rihanna, Beyoncé, Jay Z ecco il lato occulto del pop

tratto da "Il Giornale" del 05/01/2016

Terzi occhi, immagini sataniche ed esoteriche la musica leggera ora gioca coi simboli del male

di Bruno Giurato

Ecco che rispuntano le corna. E la coda. E la nuvoletta di zolfo. Pur se stavolta l'armamentario satanico non è quello del luogo comune rock: la simpatia per il diavolo degli Stones, i messaggi subliminali esoterico-crowleyani dei Led Zeppelin, i colpi di teatro splatter di un Ozzy Osbourne che addenta sul palco un pipistrello (pare credendo fosse di plastica, invece qualcuno gliene aveva tirato uno vero: orrore o errore?).

Stavolta sarebbero le popstar e il music business i veicoli per il ritorno del maligno. E non parliamo solo di figure già discusse come Madonna, ma di insospettabili come Adele. La cantante che con le sue pene d'amor modulate fa piangere il mondo si è presentata sulla copertina di una nota rivista con una foto in cui si copriva un occhio. Secondo alcuni allusione classica al «terzo occhio» o «occhio onniscente». Concetto e simbolo sapienziale antico e diffuso, che è diventato elemento essenziale della tradizione massonico/esoterica.

E che ritroviamo negli scatti, ad esempio, di Beyoncé, Rihanna, Miley Cyrus, Eminem, The Weeknd e tanti altri. La rassegna più aggiornata del travestitismo satanico, esoterico, massonico in chiave pop la troviamo sulla pagina Facebook di Emanuele Fardella, già autore di due libretti pieni zeppi di esempi, Il lato occulto della musica (Clc, pagg 96, 5 euro) e Oltre la musica. Simboli e messaggi subliminali (Vita Edizioni, 96 pagg 5, 70 euro). A riguardo, secondo Fardella, uno dei personaggi chiave sarebbe Jay Z.

Rapper salito agli altari (neri?) del pop, produttore dal successo inesauribile, marito di Beyoncè e vero Re Mida della musica dal patrimonio stimato di mezzo miliardo di dollari, farebbe anche parte della loggia Freemasonry. Le sue fotografie sono infatti un tripudio di terzi occhi (con piramide o meno), i suoi testi, come quello di Empire state of mind, cantata con Alicia Keys, non mancano di messaggi anticristiani («Gesù non può salvarti/ la vita inizia quando la chiesa finisce»), certe sue t shirt parlano chiaro: su quella che indossa nel video di Run this town si vede la scritta «Do what thou wilt» («Fai ciò che vuoi»), motto della O.T.O. Ordo Templi Orientis di Aleister Crowley.

Insomma, non ci facciamo mancare niente. Nemmeno, a quanto scrive Fardella, il Complotto. Buona parte delle popstar attuali sarebbero un prodotto del cosiddetto «Progetto Monarch», una branca del progetto Mk Ultra, messo in piedi dalla Cia nel periodo della guerra fredda «allo scopo di influenzare il comportamento di determinate persone» e a sua volta derivato da esperimenti nazisti. C'è tutta una letteratura, non sappiamo bene quanto attendibile scientificamente, sulle tecniche di persuasione occulte usate dai servizi segreti di vari paesi.

La costante sarebbe la volontà di ri-programmare il comportamento creando dei violentissimi traumi (fatti di abusi, droga, satanismo) che si trasformerebbero in rimozioni e trasformerebbero le vittime in soggetti pilotabili. Vera o meno che sia la spiegazione d'appoggio è suggestivo nel senso del noir dare un'occhiata ai simboli. Ad esempio, scrive Fardella, il video di Russan Roulette di Rihanna, comprenderebbe diversi segni Monarch, uno per tutti, la protagonista in cella mentre un addetto manipola i suoi pensieri.

Un paio di costanti del pop, come i riferimenti robotici al film Metropolis di Fritz Lang e quelli a Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, sarebbero altri segnali. Altro elemento interessante, stavolta riconducibile al tema diabolico della possessione, sarebbe il fatto che molte popstar raccontano l'esistenza di un loro doppione totemico, immaginario ma vero, che presiederebbe alla loro parte creativa. Per Beyoncè si tratta di Sasha Fierce, per Lady Gaga di Jo Calderone, per Nicki Minaj è Roman Zolanski (se avete colto delle assonanze col nome del regista di Rosemary's Baby avete ragione). E come non menzionare Slim Shady, il lato cattivo del supervirtuoso del rap Eminem?Insomma carta canta, musica suona, e i simboli si svelano. Il pop traffica con l'occulto non meno del satanico rock. E aggiungiamo che quest'ultimo maligneggiava seguendo da una parte il sulfureo blues, dall'altra i poeti maledetti della tradizione europea.

E che tutti questi fenomeni sono delle costanti da un certo periodo storico in poi, da William Blake a Milton, all'armamentario tardoromantico di carne, morte e diavolo, al demonismo alla pappa col pomodoro dell'inno a Satana di Carducci. E siccome se abbiamo un paradigma non serve ipotizzare un complotto per spiegare le cose, bisogna aggiungere che la trasgressione, la dissacrazione sono la tendenza principe del moderno e del postmoderno. Quindi non inquietiamoci per il complotto e prendiamo serenamente atto di un fatto. Come spiega l'inizio del Vangelo di Giovanni, è il mondo che è diabolico. Mica solo il pop.


sabato 26 dicembre 2020

Il rapporto choc sull'Ufo in California: così pedinava navi da guerra degli Stati Uniti

tratto da "Il Giornale" del 02/06/2018

In base ad un nuovo rapporto l'Ufo avrebbe pedinato per diversi giorni una nave da guerra degli Stati Uniti


di Franco Iacch

Emergono nuovi dettagli sul presunto Oggetto volante non identificato intercettato 14 anni fa al largo della costa della California.

L’emittente televisiva KLAS di Las Vegas, affiliata della CBS, ha ottenuto una copia di un presunto rapporto del 2009 “preparato da e per i militari che dettaglia le interazioni multiple avvenute con sistemi AAV, Anomalous Aerial Vehicle per diversi giorni nel novembre del 2004”. Lo scorso dicembre il New York Times ha pubblicato due video (Gimbal e Flir-1) di presunte intercettazioni Ufo avvenute nel 2004 dai piloti dell’US Navy al largo della costa meridionale della California. Il Dipartimento della Difesa Usa si è rifiutato di commentare i video ad oggi trapelati.


I dettagli del video Go Fast

Lo scorso marzo l’organizzazione privata To the Stars Academy of Arts and Science (TTSA) guidata da Hal Puthoff, consigliere del Dipartimento della Difesa della Nasa e da James Semivan, ex funzionario della CIA, ha pubblicato un video di una presunta intercettazione Ufo avvenuta lungo la costa orientale degli Stati Uniti. Nel filmato di 35 secondi pubblicato dalla TTSA e rinominato “Go Fast”, la telecamera ad infrarossi di un F/A-18 avrebbe intercettato da un’altitudine di 7600 metri un Oggetto volante non identificato di forma discoidale che sfrecciava a velocità sostenuta sull’oceano.

Secondo la TTSA “Go Fast è un autentico video del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti". La società privata specifica che “data, posizione ed altre informazioni sono state rimosse dal Dipartimento della Difesa come parte del processo di approvazione per il rilascio al pubblico”. Alcuni siti statunitensi collocano l'intercettazione al 2015, ma non vi è alcuna conferma ufficiale al riguardo.

L’Unidentified Flying Object sarebbe stato catturato dall’Advanced Target Forward-Looking Infrared del pod Raytheon AN / ASQ-228 di un F / A-18 della Marina degli Stati Uniti. Il display ATFLIR rivela informazioni significative relative alle condizioni di volo ed alle caratteristiche dell’oggetto. Il Super Hornet si trova in volo livellato ad un'altitudine di 25.000 piedi ad una velocità di Mach 0.61. Il sensore è puntato 22 gradi sotto l'orizzonte e 36 gradi a sinistra. La superficie dell'oceano è chiaramente visibile sullo sfondo. L’Ufo appare di forma discoidale pulita: si muove ad alta velocità, quasi a pelo dell’acqua. Non rilascia alcuna scia.

Il Weapon Systems Operator (WSO) dell'F-18 guida il sensore manualmente per tentare di catturare l’oggetto. Al terzo tentativo l'acquisizione avviene con successo: da quel momento il sensore entra in modalità autotrack. Grazie a questa capacità si possono tracciare oggetti che possiedono velocità e accelerazioni entro limiti definiti ed impostati dai parametri di manovra previsti. L'autotrack è stato sviluppato perché il tracciamento di un bersaglio manuale con un sensore ottico è molto difficile. Le modalità automatiche nel sistema ATFLIR riducono il carico di lavoro dell'operatore così da facilitare la valutazione del target. Alla destra dello schermo, il telemetro indica che l'oggetto si trova a 4,4 miglia nautiche. L'F / A-18 inizia vira a sinistra per mantenere l'oggetto nel campo visivo del sensore ATFLIR. Dall’audio registrato il WSO afferma di non riuscire a tracciare manualmente l'oggetto con il sensore ATFLIR. Non sono visibili gas di scarico chiaramente visibili sui velivoli convenzionali.


“Nel 2004 rilevati diversi contatti multipli”

Le 13 pagine del presunto rapporto redatto dalla US Navy nel 2009 sono disponibili sulla rete. Se il documento ottenuto dall’emittente televisiva KLAS di Las Vegas fosse vero, uno o più Oggetti volanti non identificati avrebbero pedinato per due settimane una una nave da guerra degli Stati Uniti verso la fine del 2004.

“L’Ufo a forma di Tic Tac aveva la capacità di librarsi a mezz'aria e rendersi invisibile”. L’AAV avrebbe pedinato per giorni l'USS Princeton, incrociatore missilistico classe Ticonderoga del Nimitz Carrier Strike Group.

“In alcuni frangenti l'USS Princeton ha rilevato diversi contatti radar per quelli che sono stati definiti come Anomalous Aerial Vehicle (AAV). Il radar AN / SPY-1 dell’USS Princeton ha rilevato l’Ufo per la prima volta a 60.000 piedi prima che sprofondasse in pochi secondi nell’oceano, accelerando cosi rapidamente da essere scambiato inizialmente per un missile balistico”. Due giorni dopo il radar dell’USS Princeton rileva nuovamente l’anomalia. Dalla portaerei statunitense a propulsione nucleare USS Nimitz (CVN-68), decollano due F-18 Hornet per l'intercettazione. I piloti rilevano soltanto "un disturbo sull’oceano con diametro di 50-100 metri. Dalla Nimitz decolla anche un aereo di sorveglianza E-2C Hawkeye che avrebbe intercettato soltanto visivamente l'Ufo.

“Era come se qualcosa si fosse immerso rapidamente”. Tuttavia – si legge nel rapporto – l’ USS Louisville (SSN-724), sottomarino d’attacco a propulsione nucleare classe Los Angeles inquadrato nel Nimitz Carrier Strike Group, non rileva nulla.

“L’oggetto era bianco, solido, liscio, senza bordi, uniformemente colorato. In grado di compiere accelerazioni estreme, aveva capacità aerodinamiche ignote così come sconosciuta la sua propulsione”. Nel rapporto si menziona una sorta di “mascheramento ai radar ed all’occhio umano” ed una “capacità di operare sott'acqua senza la possibilità di essere rilevato. "In nessun momento, l'AAV è stato considerato come una minaccia per il gruppo tattico”. Quest’ultima è una frase di rito poiché se le presunte capacità tecnologiche esistessero e se l’AAV fosse stato ostile, il Gruppo da Battaglia della Portaerei Nimitz non avrebbe potuto fare assolutamente nulla. Il Pentagono non ha confermato ne smentito il nuovo rapporto.


UFO

Riconoscere l'origine sconosciuta di un oggetto non significa affermarne la sua origine extraterrestre. Molti fenomeni restano inspiegabili in base alle attuali conoscenze scientifiche. Nel 98% dei casi quello che si vede nel cielo risponde alla fisica terrestre. Nel restante 2% potremmo anche dare ragione all’equazione di Drake. Sarebbe fin troppo presuntuoso considerare l'essere umano come l'unico miracolo tra duemila miliardi di galassie (stima The Astrophysical Journal) dell'intero universo.


Alimentare le teorie sui prototipi alieni è un’ottima copertura

Il divario tra la tecnologia sperimentale segreta e quella nota è stimato in circa 25/30 anni. E’ una finestra temporale evolutiva enorme, basti pensare ai progressi avvenuti nei trent’anni successivi al primo volo dei fratelli Wright nel dicembre del 1903. Da non sottovalutare la pista del camuffamento utilizzata da decenni da ogni nazione: far credere all'opinione pubblica (o al nemico) di essere in possesso di chissà quale sistema d’arma per nascondere operazioni ombra o progetti segreti. Una scelta mirata quindi per distogliere l’attenzione da qualcos’altro (o far abbassare la cresta così come avvenne quando fu mostrato l’F-117). L'Area 51 ad esempio, negli anni al centro di ogni teoria complottistica . La base è divenuta negli anni uno specchietto per le allodole. In molti non sanno, per esempio, che negli USA esistono almeno altre dieci basi come l’Area-51 utilizzate per testare svarati asset classificati. Nessuno sa dove sono, in pochi sanno che esistono. Le restrizioni economiche non si applicano per le basi come l’Area 51, adibita per accogliere e testare i prototipi segreti nei programmi neri delle diverse agenzie e delle divisioni speciali dei principali appaltatori della difesa. Fin dagli anni '70, l'Area 51 ospita in rotazione la flotta MiG/Sukhoi ombra per sviluppare tattiche di volo non convenzionali.

Se Stati Uniti e Russia possedessero davvero un Oggetto volante proveniente da un altro pianeta perchè si dissanguerebbero per produrre F-35 e SU-57?


Advanced Aviation Threat Identification Program

“Gli oggetti volanti non identificati visti dai piloti e dal personale militare apparivano molto più avanzati di quelli presenti negli arsenali americani o stranieri. In alcuni casi, le loro manovre sembravano sfidare le leggi della fisica”.

L'Advanced Aviation Threat Identification Program del Pentagono era un programma supervisionato dal Congresso degli Stati Uniti. Aveva l’obiettivo di indagare sugli oggetti volanti non identificati, meglio noti come UFO (Unidentified Flying Objects). L’esistenza del programma, chiuso nel 2012, è stata ufficialmente riconosciuta dal Pentagono soltanto lo scorso dicembre. L’esistenza dell’Advanced Aviation Threat Identification Program era nota ad un ristretto numero di funzionari. Ufficialmente avviato nel 2005 dall'allora leader della maggioranza al Senato Harry Reid, il programma aveva l’obiettivo di chiarire gli “incidenti inspiegabili registrati negli anni dall’Esercito degli Stati Uniti”.

“Il programma nasceva per identificare la possibile presenza di tecnologia di ultima generazione sviluppata da un paese straniero ed in che modo avrebbe potuto minacciare gli Stati Uniti”. Alla base del programma vi erano i timori che Cina e Russia stessero sviluppando un qualche tipo di sistema di propulsione ignoto al Pentagono.


Gli episodi attualmente inspiegabili

In sette anni l’Advanced Aviation Threat Identification Program ha analizzato anche gli “eventi non verificati in fase di valutazione”: episodi attualmente inspiegabili.

In base ai dati diramati dal Pentagono, il programma ha ricevuto fondi fino ad un massimo di 20 milioni di dollari l'anno dal Congresso degli Stati Uniti. Nella sua lettera di dimissioni indirizzata lo scorso ottobre al Segretario alla Difesa James Mattis, l'ufficiale dell'intelligence che ha diretto l'AATIP Luis Elizondo ha affermato che “le prove raccolte negli anni non sono state prese sufficientemente sul serio dal Pentagono”.

“Abbiamo registrato decine di avvistamenti inspiegabili, non ostili, dei piloti della Marina e di altri osservatori. Velivoli con capacità aerodinamiche mai osservate prima, al limite della tecnologia conosciuta. Gli incidenti sono spesso avvenuti nei pressi di impianti nucleari, centrali elettriche o navi. Non avevamo mai visto niente del genere. Qualcosa di inspiegabile è sempre considerata una potenziale minaccia fino a prova contraria. Per quanto riguarda il lato positivo, credo che oggi siamo più vicini che mai nel comprendere tale tecnologia”.

Nella nota ufficiale del Pentagono si legge che "l’Advanced Aviation Threat Identification Program è stato chiuso nel 2012. Ben altre priorità meritavano finanziamenti nell’interesse del Dipartimento della Difesa che prende sul serio qualsiasi tipo di minaccia esistente o potenziale. In presenza di informazioni credibili, il Dipartimento della Difesa garantisce le risorse opportune”.


Le conclusioni del programma sono classificate

Molte le domande al riguardo come i finanziamenti: 20 milioni di dollari per sette anni per un programma che avrebbe dovuto valutare la possibile esistenza di tecnologia sconosciuta ostile, sembrano davvero pochi. Nulla a che vedere, ad esempio, con le risorse messe a disposizione del Progetto Bluebook che dal 1947 al 1969 ha studiato migliaia di avvistamenti di oggetti volanti non identificati. 701 dei dodicimila avvistamenti valutati dalla commissione del Progetto Bluebook restano ad oggi inspiegabili. Il Pentagono afferma che l’Advanced Aviation Threat Identification Program è stato chiuso nel 2012, ma potrebbe tranquillamente continuare ad esistere in forma classificata e finanziato con ingenti risorse.

giovedì 24 dicembre 2020

Il Sito del Mistero vi augura buone feste

 Il Sito del Mistero vi augura buone feste  sperando che l'anno nuovo ci porti fuori da questa pandemia e che la vita con tutti i suoi alti e bassi torni nell'alveo della normalità.




mercoledì 23 dicembre 2020

Tenet, quello che (non) avete visto

tratto da "Il Giornale" del 16/09/2020

Disseminati nel film evento dell'anno ci sono una serie di dettagli nascosti: abbiamo provato a cercarli tutti


di Clarissa Gigante


Viviamo in un mondo crespuscolare". Se a questa frase avete risposto con "Nessun amico al tramonto", significa che anche voi non avete resistito a vedere il film-evento dell'anno. Con il suo Tenet, Christopher Nolan torna a giocare con un concetto di tempo diverso da quello che conosciam

Un "pallino" quello del regista che ricorre nei suoi film e che anche stavolta ha portato al cinema milioni di spettatori (nella prima settimana ha raccolto oltre 200 milioni di dollari in tutto il mondo).

Rispetto ai precedenti, questa volta non si esce dalla sala con la sensazione di non aver capito granché. Anzi, i dialoghi sono forse fin troppo didascalici e a ogni scena "invertita" corrisponde uno "spiegone" che aiuta lo spettatore ad orientarsi. Anche i fenomeni fisici non di immediata comprensione vengono presentati in modo da sembrar quantomeno plausibili.

Ma è solo qualche ora dopo la visione che vengono i dubbi, che i fili sparsi qui e lì si collegano. Per notare alcuni dettagli c'è bisogno addirittura di vederlo una seconda, anche una terza volta. Ecco quindi una lista di quello che probabilmente non avete notato.

ATTENZIONE: DA QUI IN POI L'ARTICOLO CONTIENE SPOILER

Il quadrato del Sator

Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas. Cinque parole che - se non avete letto recensioni prima di andare al cinema - forse non avrete immediatamente collegato tra di loro. Magari vi siete anche chiesti perché vi sembrassero familiari. La spiegazione è nei libri di storia (e di latino). Si tratta infatti di un'iscrizione latina trovata in molte parti d'Europa. Le più famose sono state rinvenute a Pompei, esattamente il luogo nei dintorni del quale avviene il primo contatto tra Sator e il Protagonista. Le cinque parole formano un perfetto palindromo: la frase è la stessa in qualsiasi verso la si legga. E se messa - appunto - in un quadrato, persino dal basso verso l'alto, da sinistra a destra o con lettura bustrofedica.

Nel film le cinque parole hanno ruoli importanti: Sator è il "villain", il russo che vuol rimettere insieme l'Algoritmo; Arepo è il falsario, motivo della gelosia di Sator e autore del disegno che impedisce a Kat di lasciarlo; Tenet è la missione che muove tutto; Opera è il luogo dove inizia (e finisce?) il film; Rotas è il nome dell'azienda di Sator e in latino significa "ruote", proprio come i tornelli che permettono l'inversione.

La circolarità del tempo

Il significato di questo enigma non ha mai trovato soluzione e nel tempo ha assunto un significato esoterico, magico. Molte teorie lo associano alla circolarità del tempo, un concetto ricorrente in tutto il film. Un tempo circolare, ma anche "intrecciato", proprio come le mani dell'agente che recluta il Protagonista. "Ti do un gesto e una parola, Tenet", dice unendo le dita. E in un'altra scena sir Micheal (cameo di Michael Caine) dice che nella città natale di Sator c'è stata "un'esplosione due settimane fa, il giorno dell'attacco a Kiev".

Quindi la scena iniziale e quella finale si svolgono nello stesso giorno. E - probabilmente - la pietra con cui il Protagonista si cimenta con i proiettili invertiti viene dalla battaglia finale.

Il dettaglio nascosto nel nome del film

Tenet, dicevamo, è la parola palindroma al centro esatto del quadrato magico. Ma è anche l'unione (in inglese) di due Ten. Proprio come i 10 minuti della "tenaglia temporale" all'apice del film.

Il laccetto rosso di Neal

A differenza degli altri, questo dettaglio lo avrete notato di certo: il laccetto rosso sullo zaino di Neal. È inquadrato bene sull'uomo morto per permettere a il Protagonista e Ives di recuperare l'algoritmo e quando i tre si dividono a fine film. Ma lo avete visto anche in un'altra scena: contraddistingue il soldato che ha salvato il Protagonista durante l'attacco all'Opera.

Rosso e blu

Per tutto il film sono due i colori che si rincorrono: rosso e blu. Vi ricorda qualcosa? Sì, proprio come le pillole tra cui deve scegliere Neo. A Matrix Nolan strizza l'occhio in più di un'occasione. Basti pensare alla scena in cui il Protagonsta viene messo al corrente dei materiali invertiti: quel "Sai distinguerli?" rivolto dalla scienziata che gli mostra i due proiettili non può non dare la stessa sensazione de "Il cucchiaio non esiste" pronunciato da Morpheus quando una bambina mostre le sue capacità psichiche.

Con "Tenet", Nolan chiede un atto di fede al suo pubblico

E, proprio come in Matrix, l'uso del colore è usato magistralmente per identificare le varie sequenze del film: le scene rosse sono sempre "in avanti", quelle blu "al contrario".

La colonna sonora

Nolan ha disseminato la pellicola di dettagli non solo visivi. Fondamentale per la riuscita dell'effetto straniante è la colonna sonora. E in particolare quella delle scene in cui il tempo è invertito per cui Ludwig Görranson ha deciso di invertire anche la musica oltre alle immagini e alle parole dei protagonisti.

Il cameo di Nolan

Un dettaglio impossibile da indovinare è il cameo di Nolan. Anche lui, come altri registi da Hitchcock a Tarantino, ha voluto lasciare la sua "firma" con una comparsata. Ma non ponendosi davanti alla macchina da presa. Avete fatto caso a quello strano - e inquietante - respiro che si sente in alcuni momenti e in particolare quando Sator vuol picchiare Kat? Ecco, è stato registrato dal regista stesso.

Di dettagli come questi ce ne sono altri che non siamo riusciti a identificare. Ma non sono indispensabili per godersi il film: come dice lo stesso Nolan, "l'ignoranza è la nostra arma". E non bisogno "cercare di capirlo", ma "sentirlo".

sabato 19 dicembre 2020

"I MISTERI DELLA FRAMASSONERIA” DI LÉO TAXIL (GIOVANNI FASSICOMO, 1888): UN VERO E PROPRIO LIBRO PROIBITO!

In collaborazione con Simone Berni: https://www.cacciatoredilibri.com/i-misteri-della-framassoneria-di-leo-taxil-giovanni-fassicomo-1888-un-vero-e-proprio-libro-proibito/

I misteri della Framassoneria, di Léo Taxil (Genova, Giovanni Fassicomo, 1888).

https://www.cacciatoredilibri.com/wp-content/uploads/2020/11/fra1.jpg

Interessantissima e rara opera di Léo Taxil, vero nome Marie Joseph Gabriel Antoine Jogand-Pagès, che è stato uno scrittore e giornalista francese, noto per le sue polemiche prima contro la Chiesa cattolica, poi contro la stessa massoneria. Traduzione dal francese di Luigi Matteucci. Della prima edizione italiana ne sono conservate una quantità limitata di copie nel sistema bibliotecario; l’opera uscì inizialmente a dispense nel 1887.

“Si racconta che i Framassoni sono talmente gelosi dei loro segreti che essi assassinano presto o tardi coloro che li rivelano.” (pag. 3)