sabato 22 dicembre 2018

UFOLOGY WORLD

UFOLOGY WORLD organizzato dalla dott.ssa Francesca Bittarello si svolgerà l’11 e 12 maggio 2019 a CINECITTA’ WORLD. L’evento ufologico mondiale del 2019. UFOLOGY WORLD avrà da isposizione tutto il Parco di Cinecittà World. UFOLOGY WORLD difatti sarà una metropoli dell’ufologia composta da 2 grandissime aree padiglioni con gazebo per gli stand, aree mostre ed esposizioni a tema, 3 teatri dove si svolgeranno continuativamente e contemporaneamente il sabato e la domenica relazioni da parte di relatori, attrazioni ufo quali “Altair” astronave di 100 metri, “Guerra dei mondi” attrazione virtuale con visore dove l’utente viene catapultato in una guerra contro gli alieni (in questo caso definiti “cattivi”), e altre 2 attrazioni di realtà virtuali di tecnologie del futuro quali “Labirinto” e “Jurassic War” e tante altre sorprese. La manifestazione ha il patrocinio dello storico CUN fondato nel 1966 dal Capostipite dell’Ufologia in Italia Roberto Pinotti. I BIGLIETTI E I PACCHETTI SI POSSONO ACQUISTARE SOLO ON-LINE SINO AD ESAURIMENTO SUL SITO DI CINECITTA’ WORLD A PARTIRE DAL 3 GENNAIO 2019. Acquistateli per non rimanerne senza. Visita il sito www.ufologyworld.it troverai tutte le informazioni. 



mercoledì 12 dicembre 2018

La conoscenza dei quattro elementi come via al dominio di sé

Sabato 15 dicembre dalle ore 17:30 alle 19:00

IlCervoBianco rivista organizza una nuova occasione di incontro presso la sede meneghina dell'Associazione Volontari di Guerra (Via Duccio di Boninsegna 21/23 - MM Buonarotti).

Tema della discussione sarà la dottrina dei quattro elementi, con approfondimenti dedicati a ciascuno di essi ed al ruolo che assumono all'interno dell'essere umano.

Lungi dal voler proporre un approccio accademico e libresco, il nostro appello si rivolge anzitutto a colui il quale avverta una reale chiamata ad agire su di sé, nulla sapendo circa i modi e le vie attraverso cui questa ricerca possa compiersi.

Facendoci strada attraverso immagini simboliche cercheremo di fare luce su alcuni dei significati che giacciono in attesa, velati dalla forma.


sabato 8 dicembre 2018

Riflettori su: “Vampiro Futurista” di Guido Andrea Pautasso

tratto da http://www.cacciatoredilibri.com/riflettori-su-vampiro-futurista-di-guido-andrea-pautasso/

Pautasso, futurista “di frontiera”

Lo scrittore Guido Andrea Pautasso nel suo studio

Guido Andrea Pautasso (Milano, 1969), artista e saggista. Curatore di collane editoriali, mostre a carattere storico, collaboratore per case editrici, periodici ed emittenti radio-televisive.

Tra le sue opere più note si ricordano: Mangiare con arte per agire con arte: epopea della cucina futurista (Cremona, Edizioni Galleria Daniela Rallo, 2010); Piero Manzoni: divorare l’arte (Milano, Electa, 2015); Moda futurista: eleganza e seduzione (curatore) (Milano, Abscondita, 2016).

Pochi giorni fa esce la sua ultima fatica: Vampiro futurista: i futuristi e l’esoterismo (Albissola Marina, Vanillaedizioni, 2018), con presentazione di Luca Bochicchio, prefazione di Sara Tongiani e blurb di Andrea Kerbaker in quarta di copertina.

Facciamo due chiacchiere con l’autore

Pautasso, lei si era già occupato di “vampiri” – per così dire – quando nel 1998 (in occasione del centenario del Dracula di Bram Stoker) – aveva pubblicato un contributo dal titolo Il Vampiro nella letteratura italiana in un saggio per le Edizioni Nord. All’epoca però non sembrava aver già maturato le riflessioni fra Futurismo ed Esoterismo che invece adesso spiega compiutamente in Vampiro Futurista. Ce ne può parlare?

“In verità ho scritto del Vampiro già nel 1993, esattamente venticinque anni fa. Dopo aver letto il saggio di Giuseppe Tardiola sull’argomento, Il vampiro nella letteratura italiana (stampato da De Rubeis Editore, Anzio 1991), mi sono impegnato in una recensione al libro, intitolata Appunti per una ricerca sul tema del “vampiro” nella letteratura italiana, pubblicato sulla rivista “Lingua e Letteratura” (Istituto Universitario di Lingue Moderne, Anno XI, n.21, Milano autunno 1993), in cui notai come Tardiola accennava alla relazione esistente tra Vampiro e Futurismo senza però approfondire la ricerca. A quella recensione (che in parte ha contribuito alla stesura successiva dell’incipit del Vampiro Futurista) fece seguito, cinque anni dopo, un articolo apparso su “Il Secolo d’Italia”, intitolato L’anima nera di Marinetti, in cui sollecitavo gli studiosi di Futurismo a occuparsi della presenza del fenomeno del vampiro nella letteratura futurista; poi lo stesso anno collaborai alla realizzazione della mostra-evento Vampiri, e sul catalogo pubblicai il saggio Il Vampiro e la letteratura italiana corredato da alcune immagini assai rappresentative dei libri in cui appariva il Principe delle Tenebre. Da allora non ho mai smesso di indagare sul vampirismo e la sua relazione con le avanguardie artistiche e letterarie, e questa ricerca mi ha consentito di portare alla luce un aspetto spesso e volentieri considerato una curiosità culturale e intellettuale marginale, ovvero l’esoterismo dei futuristi: elemento in verità quasi fondamentale per taluni artisti e scrittori futuristi.”

Come cacciatore di libri non posso però sorvolare sulla messe di preziosissimi dati che lei fornisce in quest’ultima opera. Oltre tutto la scelta editoriale di pubblicare a colori le copertine dei libri di cui parla mi sembra un invito abbastanza esplicito al collezionista e al cacciatore di libri. Forse presto la riterranno responsabile – come già il sottoscritto – di aver fatto lievitare la valutazione dei libri sull’argomento. Ci aveva pensato?

“Questo è un libro fatto da libri, in particolare basato sulla lettura di libri e non solo sul loro possesso, e non è un catalogo di una libreria antiquaria. Spero soprattutto che Vampiro Futurista stimoli i lettori a ricercare e ampliare gli argomenti stessi che mi sono trovato ad affrontare. Il libro futurista ha un suo mercato: direi che io posso involontariamente averne allargato l’orizzonte, mea culpa.”

Ogni opera, ogni studio accurato di un argomento, secondo me, alla fine, si può dire che nasca da un altro libro. Quale può essere considerato nel suo caso il libro la cui lettura (o la cui esistenza) ha ispirato questo saggio?

“Ricordo la lettura di alcuni libri che non sono futuristi: Il Vampiro. Commedia in cinque atti del Barone Gio. Carlo Cosenza del 1825; Il vampiro. Ballo fantastico del coreografo Giuseppe Rota da rappresentarsi al R. Teatro alla Scala nella stagione 1860-1861 e poi il ritrovamento della prima edizione in italiano di Dracula. L’uomo della notte. Per quanto riguarda l’avanguardia Futurista, devo confessare che il volume di Vladimiro Miletti dal titolo Novelle con le giarrettiere è stato per me una specie di folgorazione, anche per la sua pruriginosa copertina a colori. Poi ricordo come veri coup de foudre le poesie di Giuseppe Fabbri raccolte in Sarabanda: Lupanare azzurro (Milano, Edizioni Upid, 1927), dove compare l’immagine inquietante del Vampiro Ermafrodita, e il rinvenimento di alcuni fascicoli di “Senza veli”, rivista del 1921, in cui viene segnalata la nomina di Filippo Tommaso Marinetti a presidente del Circolo Occultista milanese: altra rivelazione straordinaria.”

Come giustamente fa rilevare Andrea Kerbaker nel suo blurb, alcuni titoli citati nel libro, come Risate e rasoiate contro le barbe visibili e invisibili (Roma, Le Smorfie, 1933) del poeta Fernando Cervelli, o L’anima in camicia da notte (Napoli, A. Morano, 1927) di Diego Calcagno, parrebbero creati di sana pianta dall’autore in vena di scherzi. Un po’ come i titoli inventati da Paolo Albani e Paolo della Bella in Mirabiblia (Zanichelli, 2003). Ma di fatto esistono in “carne ed ossa”. Non crede che anche solo l’aver creato simili suggestioni possano fare presto di Vampiro Futurista un vero e proprio libro cult?

“Sì, come scrive Kerbaker, Vampiro Futurista è tutto un morso, e spero che voluttà, sensualità, sessualità perversa e vampirismo non diventino solo argomenti scabrosi da giudicare come velleità intellettuali superficiali ma possano allargare l’orizzonte di chi studia il Futurismo senza pregiudizi e preclusioni. Credo che debbano essere i lettori a giudicare Vampiro Futurista un libro cult: aspettiamo le loro considerazioni…”

Per concludere, non posso fare a meno di chiedere qualcosa sulle potenzialità bibliofile di Vampiro futurista. Ritiene che una tiratura limitata di venti o trenta copie in carta speciale – in aggiunta alla tiratura ordinaria – potrebbe dare alla sua opera quel tocco bibliofilo in più, che in effetti merita?

“Spero di poter realizzare presto una mostra dedicata al Vampiro Futurista e magari per l’occasione potrebbe nascere una tiratura speciale del volume. Per ora il grande sforzo di Vanillaedizioni ha consentito di far conoscere ai lettori la mia ricerca, che è durata più di venti anni, e che mi ha portato a incappare, con cognizione di causa, in quelle che Gianfranco de Turris chiama oggi discipline di frontiera.”

"La Grande Piramide? È piena di misteri"

Tratto da Il Giornale del 22/06/2018

di Matteo Sacchi

Zahi Hawass (nato a Damietta, Egitto, classe 1947, laurea in archeologia greca e romana nel 1967 ad Alessandria d'Egitto) è uno degli archeologi più famosi del mondo. A quasi tutti noi è capitato di vederlo al lavoro con il suo cappellone un po' alla Indiana Jones in qualche documentario sull'antico Egitto.


Sarà in Italia per partecipare a TaoBuk, il festival letterario internazionale di Taormina (martedì 26 alle 17), e naturalmente per parlare di antico Egitto e dell'opera teatrale Il loto e il papiro che è ambientata al tempo dell'invasione degli Hyksos. Abbiamo fatto una chiacchierata con lui in anticipo.

Come ha deciso di diventare egittologo?


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«Da ragazzo non ero interessato all'archeologia. Volevo essere un avvocato e mi ero iscritto alla facoltà di legge. Ma una volta comprati i libri mi resi conto del mio errore. Semplicemente odiavo la materia. Non era roba per me. Sono diventato archeologo per caso e proprio perché non mi piaceva studiare legge. A 19 anni e mezzo venni assunto al dipartimento delle antichità e venni mandato a fare uno scavo. Durante gli scavi si rinvenne una tomba e il capo della squadra di operai mi chiamò a dare una mano. Trovai nel mezzo della tomba una statua di Afrodite. Mentre la pulivo mi dissi: Ho trovato l'amore della mia vita. E che ancora oggi in me quella passione sia viva credo si veda quando faccio conferenze o scrivo dell'antico Egitto».

Qual è il suo monumento egizio preferito?

«La Grande Piramide di Khufu (Cheope, faraone dal 2589 al 2566 a.C, ndr)».

Perché?

«Ho vissuto attorno alla piramide per anni, ho visto ogni giorno il sole sorgere sui blocchi di pietra. Ho spedito un robot attraverso i condotti di ventilazione e scoperto porte segrete con maniglie di rame nascoste all'interno di questa incredibile tomba...».

Esiste in Egitto qualche antico monumento che abbia ancora dei misteri da rivelare?

«Di nuovo, la Grande Piramide. Ci sono ancora un sacco di cose da scoprire sulla sua struttura. Adesso è al lavoro un team formato da giapponesi, francesi ed egiziani che sta usando uno scanner muonico per scandagliarla. Questi scienziati affermano che ci siano delle camere segrete dietro l'entrata e sopra la grande galleria... Anche il papiro di Wadi al-Jarf, scoperto di recente nel Sinai, è importante è la migliore evidenza che sbugiarda certe teorie new age sulle piramidi. È il più antico papiro che sia mai stato ritrovato. È il diario di lavoro di un uomo che si chiamava Merer, capomastro degli operai della Grande Piramide. Nel testo racconta di quando condusse i suoi uomini a Tura per trasportare i bellissimi blocchi di calcare bianco per l'involucro esterno della piramide. Racconta anche un sacco di dettagli sul sito di Giza, sui funzionari del sito, sul faraone Khufu che aveva il palazzo lì e non a Menfi, come si credeva...».

C'è qualche segreto nella Sfinge. In molti credono ci sia qualcosa sotto la statua e continuamente chiedono il permesso di scavare...

«Il vero segreto della Sfinge secondo me è che ha osservato la storia dell'Egitto per cinquemila anni. Tutte le ricerche che abbiamo fatto provano che la Sfinge data al regno di Khafre (Chefren, ndr), il costruttore della seconda piramide. Quanto alle stanze segrete, ciò che la maggior parte della gente non sa è che io ho scavato sotto la sfinge sino a quindici metri di profondità nella roccia solida, sono state fatte 32 perforazioni, e non abbiamo trovato niente. Non ci sono stanze segrete nella Sfinge. Vi abbiamo però scoperto quattro tunnel. Li abbiamo ripuliti e studiati e abbiamo scoperto che sono stati costruiti durante la ventiseiesima dinastia, intorno al 500 a.C. Da chi? Da gente che voleva scoprire i segreti della Sfinge!».

Qual è il suo personaggio storico preferito fra così tanti faraoni, regine, dignitari?

«È proprio Khufu (Cheope) il costruttore della Grande Piramide. È stato davvero un grande personaggio. Scrisse un libro sacro che viene menzionato da Manetone (storico e sacerdote egizio del III secolo avanti Cristo, ndr) ma non sappiamo che cosa ci fosse davvero scritto, o dove sia stato nascosto. Inoltre ha realizzato quella che per millenni è stata la più grande struttura architettonica sulla Terra e ancora oggi la gente si chiede come ci sia riuscito».

Qual è stata la sua più bella scoperta in una carriera accademica e archeologica così lunga?

«Me lo chiedono sempre. Ogni scoperta ti apre il cuore. Però tra le altre posso citare le tombe dei lavoratori delle piramidi che hanno dimostrato che erano egiziani e non schiavi, la valle delle mummie d'oro nell'oasi di Bahariya, le due piramidi, una vicina a quella di Khufu e una a Saqqara, il lignaggio familiare di Tutankhamon, e l'identificazione della mummia della regina Hatshepsut. Queste hanno cambiato la storia».

Come segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità al Cairo lei ha detto alla stampa: «Se i britannici vogliono essere ricordati, se vogliono ricostruire la loro reputazione, dovrebbero restituire volontariamente la stele di Rosetta perché è un'icona dell'identità egiziana». La pensa ancora così?

«Io penso che il British Museum debba restituirla. Lo stesso vale per il busto di Nefertiti, che è a Berlino, per lo zodiaco conservato al Louvre e per le statue di Ankhhaf (a Boston) e di Hemiunu (a Hildesheim). Sono icone del nostro passato e devono stare in Egitto, non altrove. Ora sono a capo del comitato per il rimpatrio dei manufatti, e una delle cose più importanti su cui mi impegnerò è rinnovare la richiesta di restituzione del busto di Nefertiti».

I manufatti esportati dall'Egitto in modo non sempre limpido però sono tantissimi...

«Non mi sto impegnando per il ritorno di tutti i materiali. Ma mi sto impegnando per la restituzione di quelli rubati di recente. Ne ho recuperati seicento quando ero a capo del Supremo Consiglio delle Antichità al Cairo. Molti manufatti sono stati rubati durante e dopo la rivoluzione del 2011... Quindi dobbiamo chiedere alle case d'asta di farci conoscere l'origine dei reperti che vendono... E io spero che i musei di tutto il mondo la smettano di comprarli, perché così facendo incoraggiano i ladri. A Napoli le autorità italiane hanno intercettato 180 reperti e ci hanno avvisato per autenticarli. C'erano anche antichi oggetti del Bahrain, della Siria e dell'Iraq. Secondo me li avevano rubati i terroristi per finanziarsi».

Il museo del Cairo adesso è sicuro? Nel 2011 venne saccheggiato durante la rivoluzione...

«Non ci sono rischi di sicurezza all'interno del Museo del Cairo. E nel 2011, nonostante l'assenza della polizia, vennero rubati soltanto 17 piccoli oggetti. La gente che penetrò nel museo lo fece soprattutto credendo a un mito, quello del Mercurio rosso. Non esiste, ma molti egiziani ci credono. Si tratterebbe di un liquido che si estrae dalla gola delle mummie e che darebbe la possibilità di controllare i demoni... Abbiamo due grandi progetti museali che ho seguito personalmente, il Grand Egyptian Museum - e speriamo che le gallerie di Tutankhamon possano essere aperte al pubblico entro quest'anno - e il Civilization Museum che dovrebbe raccontare la storia dell'Egitto dai tempi pre-dinastici. La costruzione è finita, ma non gli interni. Avrebbe dovuto aprire nel 2012, ma la rivoluzione ha scombussolato i piani».

Quali saranno le prossime scoperte archeologiche importanti in Egitto?

«Ora sto scavando nella Valle dei Re, nella zona più a Ovest e in quella più a Est. Le regine della diciottesima dinastia potrebbero essere sepolte nella valle Ovest. Anche le tombe di Amenhotep I, Thutmose II e Ramses VIII non sono ancora state trovate. Io spero che il 2018 ci porti, e mi porti, qualche bella scoperta. In un ambito diverso sto peraltro lavorando con l'italiano Francesco Santocono per creare un'opera-show intitolata Opera Tutankhamon. Lui sta scrivendo la musica e io la storia. Speriamo che sia finita e che possa essere eseguita da cantanti lirici italo-egiziani entro il 2019».

sabato 1 dicembre 2018

Il bunker misterioso voluto da Mussolini a Roma Termini

Dieci metri sotto i binari c'è una sala di cemento voluta da Mussolini per duplicare i comandi da utilizzare in caso di emergenza – La scoperta grazie a un libro sulla stazione di cui sono autori Amedeo Gargiulo e Deborah Appolloni

tratto da Il Giornale del 19/06/2018

di Paolo Stefanato


Le stazioni ferroviarie sono luoghi pieni di segreti, nascosti sotto ai binari e agli edifici.


Mondi sotterranei fatti di magazzini, di apparati tecnici di ogni epoca, di centrali, di passaggi, di locali bui. Nelle viscere della Stazione Termini, a Roma, c'è un bunker, una scatola di cemento armato di 40 metri quadrati 10 metri sotto il livello stradale, voluto da Mussolini nel 1936 – quando non c'era ancora l'attuale eificio passeggeri - per duplicare la sala di controllo della stazione e consentirle di essere funzionante anche in condizioni di emergenza. Evidente lo scopo di sicurezza, in tempi in cui già si cominciava a intravedere la guerra. Cinismo della sorte: la centrale fu inaugurata il 19 luglio el 1943, il giorno di un grande bombardamento della Capitale. Quel vano segreto, nel quale rimangono intatti tutti i vecchi comandi della stazione, oggi non è visitabile ma le Ferrovie stanno studiando di renderlo accessibile.

Dell'esistenza di questo bunker, durato in funzione, con vari ammodernamenti, fino al 1999, pochi sono a conoscenza. Oggi lo si trova descritto, forse per la prima volta, nel libro “La Stazione Termini di Roma” (Giordano editore, 160 pagine, 25 euro), scritto a quattro mani da Amedeo Gargiulo e da Deborah Appolloni, rispettivamente direttore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie e giornalista specializzata in trasporti. Il libro è una piacevole ricostruzione storica, tecnica e sociologica di uno degli edifici più importanti in Italia, progettato dall'architetto Angiolo Mazzoni, poi sostituito da Eugenio Montuori, e inaugurata nel 1950. Fu una delle ultime grandi stazioni europee di testa (nelle quali i binarî principali si arrestano, ed è perciò necessario, per proseguire, invertire il senso di marcia dei convogli ), alle quali furono nel tempo preferite le stazioni passanti o di transito, dove le operazioni ferroviarie sono più semplici e più veloci. Anche Milano Centrale è di testa, ma lo stesso progettista, Ulisse Stacchini, prima dell'avvio dei lavori cercò di convincere le Ferrovie, senza riuscirci, ad arretrarla per farla diventare passante, quindi più moderna.

Termini è la stazione più grande in Italia e quinta in Europa, con 500mila passeggeri e 850 treni in arrivo o in partenza ogni giorno, 150 milioni di passeggeri all'anno. Ma è anche un luogo sociale, emblematico della città e di tante contraddizioni. Il degrado, per esempio, non è un fatto nuovo, risale almeno agli anni Settanta e fa parte dell'essenza stessa di una stazione – luogo pubblico, sempre aperto, complesso – fin dagli esordi della ferrovia. A Termini nel 1987 dopo varie esperienza solidaristiche è nato l'Ostello della Caritas, mentre al Giubileo e all'assistenza di tanti pellegrini va fatta risalire l'esperiena del Polo sociale.

Nel libro è scandita, anche per immagini, la cronaca della stazione con i suoi grandi eventi. Nel 2006, per esempio, gli autori ci ricordano che lo scalo fu dedicato a Giovanni Paolo II, al quale fu innalzata una statua poco distante. Ma Termini resta Termini, e col nome del Pontefice non la chiama nessuno.

La stazione è stata anche protagonista di tanti film. Uno tra tutti, Roma Termini, diretto da Vittorio e Sica, girato nel 1953, e prodotto dallo stesso produttore di Via col vento, David O. Selznick.

domenica 25 novembre 2018

“Storia dell’Inferno” di Herbert Vorgrimler al mercatino

tratto da: http://www.cacciatoredilibri.com/storia-dellinferno-di-herbert-vorgrimler-al-mercatino/

ROMA MERCATINO DI MONTEVERDE Via Quattro Venti Venerdì 6 Luglio 2018 è stato avvistato un libro di sicuro interesse e curiosità, edito da Piemme in prima edizione italiana nel 1995. (La prima edizione tedesca è del 1993). Trattasi di Storia dell’inferno, di Herbert Vorgrimler (Casale Monferrato, Piemme, 1995). Sottotitolo: Il sorgere e il fiorire dell’idea dell’aldilà dall’antica Babilonia ai nostri giorni. Dalla prima di copertina: “Una grande ricostruzione storica, letteraria, artistica e teologica del più spaventoso incubo dell’umanità”. Dalla quarta di copertina: “La Mesopotamia e l’Egitto, i Greci e i Romani, l’Antico e il Nuovo Testamento. La storia della teologia cristiana e il pensiero moderno: un viaggio culturale di millenni nel mondo delle tenebre e del male assoluto”. Il volume, di ben 525 pagine e con numerose illustrazioni anche a colori fuori testo, è prezzato, come nuovo, 10 €. (E. P.)


sabato 17 novembre 2018

TITANIC: UN GRANDE INGANNO?

Sabato 24 Novembre 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri con l’Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di CLAUDIO BOSSI che parlerà sul tema:

TITANIC: UN GRANDE INGANNO?

Claudio Bossi, massimo esperto mondiale sugli studi del “Caso Titanic”, ci conduce attraverso un viaggio alla scoperta di tutte le ipotesi che sono state formulate circa il dramma che sconvolse l’Europa all’inizio del Novecento. La nave che affondò era, in effetti, il Titanic? Si sviluppò un misterioso incendio, a bordo? Quale ruolo ebbe nella fine di questo “miracolo” della tecnologia? Si tratta di bufale o di verità?

Si tratta, come avrete capito, di un appuntamento di straordinario interesse storico e culturale a cui la nostra Associazione si pregia di invitarvi; un appuntamento, perciò, a cui non mancare assolutamente!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.