sabato 14 luglio 2018

Un universo non basta più. I mille luoghi fantastici in cui viaggia la letteratura

Un "Atlante" dei mondi immaginari, da Omero a Salman Rushdie: 4mila anni di terre "altre"

tratto da "Il Giornale" del 26/01/2018

di Luigi Mascheroni

Ciò che accade nel presente, anche se appare incredibile, è più spesso figlio del futuro che del passato. Pensiamo alla cronaca di oggi, già di per sé fantascientifica. Ci parla di clonazioni di macachi e di imminenti esperimenti sull'uomo.

Beh, una cosa che nel futuro - il futuro più credibile, cioè quello letterario - è già successa. Addirittura superata. Nel romanzo Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro (libro del 2005 che rientra nel genere «narrativa speculativa» più che di fantascienza, in realtà) gli studenti dell'apparentemente pacifico collegio di Hailsham, nella campagna inglese, completamente isolato dal mondo esterno, sono dei cloni, creati in laboratorio per donare i loro organi alle persone normali. Alcuni, scoperta la verità, si ribellano, altri cercano di posticipare il destino che li attende, altri ancora si mettono alla disperata ricerca dei loro «doppi»...

Ecco, l'oscura versione dell'Inghilterra contemporanea - alternativa? distopica? fantastica? - immaginata dal premio Nobel Kazuo Ishiguro per raccontare la fragilità della vita è solo uno dei mille non-luoghi creati dalla fantasia degli scrittori (a volte più inclini al sogno e alla speranza, molto più spesso agli incubi e alla follia) per ambientare, all'incrocio tra geo-narrativa e crono-racconto, le proprie storie. A pensarci, sono infinite. Universi alternativi, (anti)utopie, città invisibili, iperspazi, mondi paralleli, Terre di Mezzo, civiltà galattiche, Medioevi fantastici. Dall'isola favolosa di Ea, dove vive la maga Circe di Omero, al sistema solare «connesso e condiviso» del videogame Destiny, passando per l'immaginaria contea di Yoknapatawpha di William Faulkner e il pianeta Krypton di Superman, fino alla misteriosa «Area X» della trilogia di Jeff VanderMeer, la geografia fantastica è stata mappata con precisione da numerosi saggi, dizionari e atlanti che hanno impegnato accademici serissimi e fan ossessivi. E ora la biblioteca si arricchisce di un nuovo (grosso) tomo illustrato: un Atlante dei luoghi letterari (Rizzoli, pagg. 320, euro 35) che, dai confini del mondo conosciuto dell'Epopea di Gilgamesh (siamo attorno al 1750 a.C.) al meraviglioso regno di Peristan del romanzo Due anni, otto mesi e ventotto notti (2015) di Salman Rushdie, ordina cronologicamente quasi quattro millenni di terre leggendarie, mitologiche e fantastiche. Realizzato da un team di oltre 40 studiosi, coordinato da Laura Miller (una giornalista, non una critica letteraria, che organizza il lavoro per schede dedicate alle singole opere), il volume scandaglia l'età antica (ad esempio la Scandinavia epica del Beowulf, l'Oriente magico delle Mille e una notte, il Galles mitologico del Mabinogion, i regni ultraterreni di Dante, la «fatata terra» di Edmund Spenser...), poi il Romanticismo (la Flatlandia di Edwin A. Abbott o il regno del Mago di Oz) e quindi il lunghissimo, inquieto e visionario Novecento (dal «mondo perduto» di Arthur Conan Doyle all'antica contea di Gormenghast della trilogia di Mervyn Peake, dall'Oceania di 1984 di George Orwell al delirante universo sconosciuto della Guida Galattica per gli autostoppisti, anno 1979, di Douglas Adam). E fino a qui, tutto sommato, ci siamo. Nel senso che sulla materia si è già letto parecchio.

Ciò che invece costituisce la parte più interessante del libro, con uno scarto rispetto agli studi già noti paragonabile al passaggio dai vecchi atlanti a Google Maps, è l'ultima sezione, dal titolo «L'era digitale», che si occupa dei mondi immaginati dalla narrativa post-Guerra fredda, dagli anni Ottanta in avanti per intenderci, quando il progresso tecnologico ci avvicina, a ritroso, al Big Bang e la giocosità post-moderna lascia spazio alle creazioni fantastiche (e parodiche) del cyber punk, con tutte le sue proliferazioni immaginabili. Certo, intercettare una tendenza è impossibile. Ma la sensazione è che sui nuovi regni della fantasia domini l'accumulazione, la contaminazione, il pastiche. Di generi, trame, linguaggi.

Sì, è così. I mondi «altri» concepiti dai grandi scrittori negli ultimi trent'anni sembrano risucchiarti in un universo liquido, avvolgendoti da mille sotto-storie proliferate da una trama infinita e magmatica. È come finire in un gigantesco acquario coloratissimo, dove si agitano mille creature e personaggi bizzarri. Ecco la saga della Torre nera (1982-2012) di Stephen King, un Medio-Mondo in cui si mischiano narrativa, cinema, musica, arte, e insieme western, fantasy, horror e fantascienza. Ecco la serie del Mondo Disco (1983-2015) di Terry Pratchett, trasportato attraverso lo spazio sul dorso di una tartaruga gigante e popolato da eroi maldestri, Morte, streghe e divinità egizie. Ecco il Ciclo della Cultura (1987-2012) di Iain M. Banks, una civiltà galattica - anarchica, socialista e utopica - popolata da razze (opss..., scusate, popolazioni) diverse, macchine senzienti e alieni, tra esplorazioni spaziali, intelligenze artificiali, biotecnologie. Ed ecco il multiuniverso fantasy al centro della trilogia Queste oscure materie (1995-2000) di Philip Pullman, tra mondi nuovi e meravigliosi, daimon e esseri fantastici. Ecco i «Sette regni» del Trono di Spade (1996) di George R.R. Martin, di cui tutti, tutto sanno ormai. Ecco i romanzi new weird della serie di Bas-Lag (200-2004) di China Miéville, tra urban fantasy, steampunk, horror e surrealismo: attorno alla città di New Crobuzon si agitano taumaturgia e meccanica quantistica.

I «nuovi mondi», tra antichi riti magici e computer di ultima generazione, ormai contengono tutto. Opere mondo e Space opera. Gli universi alternativi si stando espandendo in maniera ossessiva. Aiuto! Il prossimo Atlante dei luoghi letterari sarà come la Mappa dell'Impero sognata da Jorge Luis Borges. In scala 1:1.

mercoledì 11 luglio 2018

Contatti non identificati

Dal Caso Amicizia, il più imponente caso di contattismo di massa nella storia, agli eventi che dal 2013 si fanno sempre più numerosi in Valmalenco. Ma è tutto davvero ciò che sembra? Il direttore della rivista Nexus New TimesTom Bosco e il coordinatore del Gruppo The X-Plan Diego Antolini si confrontano su difficili temi che sfidano i principi secolari di scienza, umanità e fede.

RELATORI:

TOM BOSCO
Direttore responsabile della rivista NEXUS New Times
"Il Caso Amiciza: contatto di massa, sofisticato inganno o test psicologico? Un’analisi critica".
Un documentato e discusso caso di contattismo di massa, proseguito per decenni con la partecipazione di numerose persone di ogni ceto ed estrazione sociale in collaborazione con presunti extraterrestri, desta tuttora numerose domande.


DIEGO ANTOLINI
Coordinatore del Gruppo The X-Plan
"Gli eventi in Valmalenco: non tutto è ciò che appare".
C'è chi grida al miracolo, chi rimane razionale e chi invece è disposto a credere oltre i dogmi di fede e scienza. In tutto questo è possibile tracciare una linea obiettiva sui fenomeni in Valmalenco? Scopo essenziale dell'indagine diventa esplorare i possibili scenari sociologici di un'esointegrazione.

Pre-booking presso Libreria Il Faro – Via Trieste 78, Sondrio
oppure www.nexusedizioni.it


sabato 7 luglio 2018

LA SCUOLA ARCANA

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/la-scuola-arcana/

Alice Bailey: la Scuola Arcana e il Lucis Trust

La scuola Arcana è stata fondata nel 1923 Alice Bailey per permettere a chiunque volesse avvicinarsi a un percorso di evoluzione e consapevolezza dell’anima di poterlo fare. La Scuola, oggi, ha tre sedi New York (dove c’è la presidenza), Londra e Ginevra.

L’insegnamento della Scuola Arcana si basa sulla filosofia e sulla <<dottrina>> ricevuta dalla Bailey da un maestro detto il Tibetano. Era lo stesso maestro che dialogava con Eléna Petróvna von Hahn più conosciuta con il cognome del marito: Blavatsky. Il tibetano conosciuto anche come Dywal Khul o con le sole iniziali, avrebbe dettato ad Alice 24 testi di filosofia esoterica per mezzo della telepatia. Su questa filosofia si basano gli insegnamenti della scuola arcana.

Pare che dietro il Tibetato e i suoi insegnamenti ci sia la Gran Loggia Bianca. Questa Gran Loggia Biancain molti ambienti del mondo occultistico legato alla Teosofia sarebbe un insieme di anime evolute che guidano la crescita del genere umano e formerebbero una specie di governo del mondo. Ovviamente non vi sono prove documentarie dell’esistenza di questa Gran Loggia Bianca.

Si leggono nel sito della Lucis Trust (La Scuola Arcana)una delle organizzazioni volute dalla Bailey i principali doveri di un discepolo di questa scuola:

Discepoli sono coloro che, al di sopra di ogni altra cosa, sono impegnati a fare tre cose:

Servire l’umanità.
Cooperare con il Piano, così come lo vedono e nel miglior modo in cui riescono.
Sviluppare i poteri dell’anima, espandere la loro coscienza raggiungendo quella del sé più alto e andare incontro ai bisogni di questo sé più alto attraverso il servizio.
Discepolato è una parola in uso costante tra gli aspiranti alla via spirituale nel mondo, sia nell’Est che nell’Ovest. È lo stadio evolutivo in cui donne e uomini consapevolmente si impegnano a soddisfare con coscienza e con gioia le esigenze dell’anima che opera sotto la Legge dell’Amore e non conosce separazione. Per ottenere questo scelgono di intraprendere un corso continuo di meditazione e studio che produce un rapido sviluppo del potere e della vita dell’anima.

Ad eccezione della conferenza annuale, si tiene in ognuna delle tre città dove ha sede la scuola arcana, i corsi e gli insegnamenti sono dati per corrispondenza. Prassi che è stata ed è in uso in molte scuole esoteriche.

Almeno da quello che si legge nel sito, la scuola non chiede tasse di iscrizione o rette, ma è tutto lasciato alla buona volontà dei discepoli.

Può essere utile riportare cosa è la scuola arcana, così come presente sul sito per tramite delle parole del Tibetano, Djwhal Khul:

Era mio desiderio (e di molti membri della Gerarchia) avviare una scuola esoterica che lasciasse liberi i membri, cioè non li vincolasse con impegni o giuramenti, e che — pure assegnando meditazioni, studio e impartendo insegnamenti esoterici — li lasciasse operare gli opportuni aggiustamenti e interpretare la verità come meglio possono; una scuola che presentasse loro molti punti di vista, e allo stesso tempo comunicasse le più profonde verità esoteriche, che essi avrebbero riconosciute se responsivi ai misteri ma che, anche se lette o udite, non avrebbero arrecato loro alcun danno se privi della percezione necessaria per riconoscere la verità. Tale scuola fu avviata nel 1923 da A.A.B. con l’aiuto di Foster Bailey e di alcuni studenti dotati di visione e comprensione spirituali. Lei pose come condizione che io rimanessi estraneo alla Scuola Arcana e che non esercitassi controllo sui suoi metodi e corsi di studio. Perfino i miei libri non sono usati come libri di testo, e soltanto tre anni fa uno di essi, il Trattato di Magia Bianca, è stato adottato per un corso di studio, per insistente richiesta di molti studenti. Inoltre, alcuni degli insegnamenti sull’antahkarana (che appariranno nel quinto volume del Trattato dei Sette Raggi) sono da due anni utilizzati in una sezione del quarto grado, intitolata Tessitori nella Luce. Gli insegnamenti sull’illusione sono assegnati come argomenti di lettura in un’altra sezione.

[…]

La Scuola Arcana non è una delle mie attività o iniziative e non lo è mai stata. In considerazione della condizione delle (cosiddette) scuole esoteriche nel mondo, quando A.A.B. organizzò la Scuola Arcana, rifiutò deliberatamente che io vi prendessi parte in un modo o nell’altro, e fui pienamente d’accordo con la sua decisione. Il mio legame con la Scuola consiste nel fatto che tracciai per A.A.B. i gradi della Scuola e, una volta o due, nelle mie istruzioni usate per il grado di discepolo, mi appellai agli studenti perché collaborassero a qualcosa. Non dimenticate che queste istruzioni non erano destinate alla Scuola, ma erano la prima stesura dei miei libri che andarono al pubblico senza alcuna modifica. Inoltre, è soltanto negli ultimi cinque anni, che è stato organizzato un corso per corrispondenza dalla Scuola, basato sull’uno o l’altro dei miei libri. (Ibid., pp. 83-4)

La Scuola Arcana prepara i discepoli. Il suo programma è quindi selettivo. Il suo livello non può essere abbassato. Non è una scuola per aspiranti in probazione, di conseguenza rimarrà sempre relativamente ridotta.
È una scuola per adulti in cui viene sviluppata l’obbedienza occulta. Non si tratta di obbedienza a regole stabilite dall’uomo, né di obbedienza alla Scuola, ma implica l’obbedienza all’anima.
È una scuola nella quale il credere nella Gerarchia viene insegnato scientificamente, non come una dottrina, ma come un regno naturale esistente e sperimentabile; vengono sottolineate le regole dell’Ashram e la vita duale del discepolo.
È una scuola nella quale allo studente si insegna che “le anime degli uomini sono una”.
5.Non vi è nessuna pretesa di posizione o di potere e nessuno pretende mai di essere un iniziato. Il Gruppo del Centro Generale e coloro che lavorano per la Scuola sono lì per inclinazione spirituale.

La Scuola Arcana non è settaria, è di pensiero apolitico e internazionale. La sua nota fondamentale è il servizio. I suoi membri possono lavorare in qualsiasi setta e in qualsiasi partito politico, purché ricordino che tutte le strade portano a Dio e che l’idea di “Umanità Una” governi tutti i loro pensieri.
Le dottrine fondamentali della Saggezza Eterna, riconosciute in tutto il mondo e nella forma esposta nei miei libri, costituiscono l’insegnamento di base della Scuola Arcana. È così non perché sono i miei libri, ma perché fanno parte della continuità della Saggezza Eterna e costituiscono la più recente emanazione della Saggezza Eterna proveniente dalla Gerarchia. Non si deve permettere che diventino la Bibbia di una setta, ….
A.A.B. non dev’essere trasformata in un’autorità occulta. Coloro che sono collegati con la Gran Fratellanza Bianca non favoriscono Bibbie o Autorità, ma solamente la libertà dell’anima umana. È l’insegnamento che conta, non la sua origine o la sua forma. ( Ibid., pp. 87-8).  (Estratti della scuola arcana)

mercoledì 4 luglio 2018

Svastica e rabdomanti: ecco le armi occulte utilizzate dal Terzo Reich

tratto da "Il Giornale" del 23/01/2018

Un saggio di Kurlander approfondisce il rapporto tra nazionalsocialismo ed esoterismo

di Luca Gallesi

È ancora talmente incomprensibile l'enorme successo di un caporale boemo diventato dal nulla il Führer indiscusso del popolo tedesco, che, soprattutto a livello di cultura popolare, l'intervento di forze soprannaturali sembra essere l'unica spiegazione possibile.
Quello del «nazi-occultismo» è, infatti, un tema molto apprezzato dalla cultura pop, come dimostrano gli innumerevoli fumetti, produzioni televisive, film e videogiochi dove i malvagi seguaci di Hitler provano a conquistare il mondo, resuscitando il Reich immortale grazie a scellerati patti infernali o ad antichi sortilegi.

Ad esempio, nei fumetti, e nel film del 2011 Captain America. Il primo Vendicatore, il celebre eroe Marvel combatte contro la Hydra, una società segreta legata al regime hitleriano, e al filone del «nazismo esoterico» si richiamano anche videogiochi molto popolari come Wolfenstein, per non parlare, poi, del cinema, dove esiste un vero e proprio filone di pellicole in cui il Terzo Reich attinge alle forze demoniache, come nei Predatori dell'Arca Perduta o addirittura risorge grazie a zombie-SS, come accade nell'esilarante horror-comedy Dead Snow.
L'attrazione per tali argomenti ha, però, anche dei fondamenti storici precisi e innegabili, come dimostra uno studio scientifico dedicato all'argomento appena pubblicato da Mondadori: I mostri di Hitler. La storia soprannaturale del Terzo Reich, di Erich Kurlander (pagg. 612, euro 30, traduzione di Chiara Rizzo e Roberto Serrai). L'autore, professore di storia alla Stetson University, ha già dedicato due libri alla storia della Germania tra le due guerre, è relativamente giovane (1973), e riesce quindi più facilmente a non cadere negli stereotipi e nei luoghi comuni frequenti quando si tratta di temi delicati. Consapevole di muoversi su un terreno sdrucciolevole, dove è facile prendere lucciole per lanterne (magiche) o confondere realtà e propaganda, Kurlander sviluppa le sue tesi motivandole e fornendo al lettore appassionato di storia validi motivi e nuove informazioni sulla Germania hitleriana, il cui apparato di potere era disposto ad utilizzare qualsiasi strumento e a sfruttare ogni scuola di pensiero, pur di ampliare e consolidare il proprio consenso, argomento finora trascurato dalla ricchissima bibliografia sull'occultismo nazionalsocialista, esaurientemente analizzata e criticata da Kurlander.

Dopo l'exploit per lo più divulgativo degli anni Sessanta e Settanta, inaugurato dal celebre Il mattino dei maghi di L. Pauwels e J. Bergier, che definirono il Terzo Reich come: «Renè Guenon più le Panzer Divisionen», seguì, tra gli anni Novanta e il primo decennio del nuovo secolo un'ondata di saggistica che inseriva l'esoterismo nazionalsocialista nel revival occultistico fiorito a cavallo tra Otto e Novecento. Fu quindi il momento di studi, soprattutto angloamericani, che minimizzavano l'influsso della tradizione ermetica sul regime hitleriano, mentre da noi, invece, lo studioso di scienze politiche Giorgio Galli apriva un filone di studi storici dedicati alla profonda influenza che la cultura esoterica ebbe tanto nella formazione culturale del Führer quanto nella gran parte dell'élite che prese il potere in Germania nel 1933, tesi ripresa e sviluppata ne I mostri di Hitler, con una peculiarità evidente sin dal sottotitolo, ovvero l'attenzione al soprannaturale invece che all'occulto o alla magia.

Nella dimensione «occulta», infatti, non possono rientrare molti argomenti analizzati nel saggio, come le cosiddette «scienze di confine» come la radiestesia, l'antroposofia, l'agricoltura biodinamica, l'ariosofia e la teoria del ghiaccio cosmico, molto apprezzati dal regime, che finanziò la ricerca di tecnologie miracolose e lo studio del folclore, e organizzò missioni esplorative in tutto il mondo. Curiosissimo, ad esempio, il capitolo dedicato agli esperimenti di radiestesia del Pendulum-Institut della Marina militare tedesca, il cui obiettivo era «individuare la posizione dei convogli nemici in mare attraverso pendoli e altri dispositivi soprannaturali», affinché gli U-Boot potessero silurarli. L'Istituto impiegò un vasto gruppo di studiosi dell'occulto che usavano tecniche diverse, con i rabdomanti che venivano costretti per tutto il giorno a stare sulle carte nautiche con le braccia stese e il pendolino in mano.

Altrettanto singolare è la ricostruzione dell'«Operazione Marte», ovvero il lavoro di intelligence che, nell'estate 1943, permise ai tedeschi di localizzare la prigione di Mussolini a Campo Imperatore, dove fu liberato dalla spettacolare missione di Otto Skorzeny. Ebbene, verso la fine di luglio circa quaranta astrologhi e occultisti, alcuni tratti addirittura dai campi di concentramento, vennero ospitati, per trovare il Duce, a Wannsee, nel quartiere generale della polizia criminale, dove, alla fine, sembra che riuscirono a localizzare un punto sui monti dell'Abruzzo.

Le conclusioni di Kurlander offrono, quindi, un apprezzabile contributo alla riflessione sul ruolo dell'immaginario collettivo, ovvero di una realtà importante che, però, né le statistiche sociali né le previsioni economiche prendono in seria considerazione. «Non tutti i tedeschi che condividevano elementi dell'immaginario soprannaturale proposto dal Partito nazionalsocialista erano imperialisti o razzisti, ma questo è esattamente il motivo per cui lo sfruttamento nazionalsocialista dell'immaginario soprannaturale fu tanto efficace nell'attrarre e conservare il sostegno di una parte così ampia e trasversale della popolazione tedesca». E, vinta la Germania, come ammoniva Jung, altre nazioni sarebbero diventate vittime della possessione se «avessero dimenticato il pericolo di cadere anch'esse, altrettanto improvvisamente, prede delle potenze demoniache. Ogni uomo che smarrisce la sua ombra, ogni nazione che si sente moralmente superiore, è la loro preda, e questa tendenza generale a lasciarsi suggestionare svolge un ruolo enorme nell'America di oggi». Parole scritte più di settant'anni fa, che oggi risuonano sinistramente attuali.


domenica 1 luglio 2018

Società Reale del Pelo e della Piuma

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/societa-reale-del-pelo-e-della-piuma/

La misteriosa e leggendaria Società Reale del Pelo e della Piuma

Ci sono gruppi, associazioni, società segrete di cui si conosce poco o nulla, i cui veri scopi, i rituali di iniziazione e membri sono avvolti nelle nebbie del mistero, questo è il caso della Società Reale del Pelo e della Piuma. Di questa società segreta sappiamo davvero ben poco e molte delle notizie che la riguardano non esistono in documenti ufficiali, ma sono state trasmesse da bocca ad orecchio nei luoghi più impenetrabili di alcuni boschi. Si hanno pochissime notizie della Società Reale del Pelo e della Piuma, società segreta di Bracconieri che pare riunisse i bracconieri di tutti i paesi e di tutti i tipi. Come la maggior parte delle società segrete anche la Società Reale del Pelo e della Piuma aveva le sue regole e la sua organizzazione piramidale. Probabilmente era l’equivalente di una società di mutuo soccorso tra bracconieri che dovevano aiutarsi a vicenda e pagavano una tariffa alla assemblea generale. La pena più lieve era l’espulsione della Società Reale del Pelo e della Piuma, ma oltre alla espulsione, probabilmente, i bracconieri che avessero denunciato un membro della società o non avessero aiutato un gruppo locale in difficoltà sarebbero finiti in guai molto seri.

Si vocifera che il quartier generale della Società Reale del Pelo e della Piuma fosse da qualche parte nei boschi di Francia, ipotesi supportata anche dall’origine della parola Bracconiere, braconnier derivata da braconner, che sta per cacciare con il bracco. Queste, al momento, sono le pochissime informazioni raccolte sulla società segreta detta Società Reale del Pelo e della Piuma, oggi è scomparsa, e, ammesso che sia mai esistita è probabile che abbia avuto il suo apice tra il secolo XVII e XVIII della nostra era. Chissà se i membri della Società Reale del Pelo e della Piuma siano stati loschi personaggio bramosi di sangue o più simili a dei Robin Hood.

Vi è un’ultima ipotesi, un dubbio, perché reale? se al posto di bracconieri avessimo a che fare con agenti del Re? in fin dei conti intorno al 1250 della nostra era la possibilità di “exercer le droit de braconnage“… questa è solo un’altra ipotesi sulla Società Reale del Pelo e della Piuma

mercoledì 27 giugno 2018

Brevi note sul film Noah


Di Vito Foschi

Il film Noah racconta la storia di Noè in maniera originale rispetto al racconto biblico risentendo molto della cultura moderna ed in particolare delle pensiero ambientalista estremo. Ritroviamo anche alcune teorie moderne su angeli e alieni, anche se tutto sommato in maniera discreta e forse cercando di rendere in maniera visiva alcuni passi della Bibbia su giganti e angeli caduti, di indubbia difficoltà interpretativa.
I dati di un certo interesse del film sono due. Il primo riguarda i cosiddetti vigilanti, essere di pura luce che per amore dell’umanità tradiscono Dio e vengono puniti con il confinamento sulla terra e la trasformazione in esseri fatti di roccia proprio di quella terra per cui avevano tradito. Il loro essere di luce rimane intrappolato in un involucro di terra. Il simbolismo della scintilla divina intrappolato nel corpo umano che anela a ricongiungersi a Dio è piuttosto evidente. Verso la fine del film i vigilanti vengono perdonati per il loro impegno nel proteggere Noè e la sua famiglia, perdendo l’involucro di roccia e terra, tornano esseri di pura luce e volano in cielo tornando a Dio.
Nel film l’umanità corrotta ha devastato la terra rendendola un deserto e dove sorgeva il giardino dell’Eden non rimangono altro che rocce e sterpaglie. Quando Noè ha la visione del diluvio e inizia la costruzione dell’Arca immagina che il nuovo mondo che nascerà dopo che le acque si saranno ritirate dovrà essere senza uomini, perché intrinsecamente volti al male e così il creato sarà un nuovo giardino dell’Eden senza l’uomo che possa distruggerlo. Per questo all’inizio parlavamo di ecologismo estremo. Noè appare un invasato che pensa che l’uomo sia l’origine di ogni male e la natura buona e saggia come un moderno ecologista dimentico della lezione di Leopardi sulla natura matrigna.
Detto ciò, è interessante dal punto di vista simbolico l’Arca che contiene ogni coppia di animali dalle inoffensive colombe ai più pericolosi felini e rettili. L’Arca deve contenere in sé tutto ciò che è necessario per un nuovo inizio: è l’Uno da cui si devono dispiegare tutte le potenzialità. È una sorta di uovo primordiale da cui deve nascere un nuovo mondo.
Noè e la sua famiglia sono discendenti da Seth e rappresentano gli eletti destinati alla salvezza, mentre i discendenti di Caino sono guidato dal re malvagio Tubalcain. La tribù cainita è abile nella lavorazione dei metalli e nella preparazione delle armi e con una determinazione all’espansione e osano sfidare Dio. Quando arriva il diluvio assaltano l’Arca per poterci salire sopra e salvarsi, ma vengono fermati dai vigilanti e solo Tubalcain ferito riesce a salirci. Questo è interessante. L’Arca è l’Uno che deve dispiegare tutte le possibilità nel nuovo mondo: deve dispiegare tutte le coppie di opposti, il bene e il male, la luce e le tenebre, il maschile e il femminile e così via. Tubalcain che sale sull’Arca rappresenta il polo opposto a Noè ed insieme rappresentano la coppia di opposti bene e male che si completa. Ricordiamo che una coppia di opposti ad un certo livello, è un’unità a livello superiore. Tra l’altro, nel film Noè non sembra tanto buono, dato il suo intento di estinguere il genere umano. Anzi, Tubalcain con la sua voglia indomita di vivere e di crescere rappresenta quella forza vitale che spinge alla crescita e all’espansione. Sull’Arca Noè è il portatore di morte e Tubalcain di vita. I due opposti che si completano e si compenetrano.
Tubalcain ha con sé conoscenze legate alle lavorazione dei metalli, mentre Noè legate alla medicina. Simbolicamente i due uomini portano la propria parte di conoscenza sull’Arca in modo che nel nuovo mondo possano essere trasmesse di nuovi uomini. Essendo l’Arca il nuovo principio deve contenere in sé tutte le possibilità e perciò anche la parte di conoscenza della tribù di Caino che salgono a bordo con il suo re.


sabato 23 giugno 2018

Città in rovina, riti, mostri. Le visioni di Lovecraft, il prigioniero dei sogni

tratto da Il Giornale del 24/11/2017

Raccolte tutte le incursioni dello scrittore nel Regno dell'onirico: qui nacquero le sue storie

di Gianfranco de Turris

Il sogno più impressionante che secondo me fece Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) nella sua quarantennale carriera di Sognatore è quello raccontato a J. Vernon Shea in una lettera del 4 febbraio 1934, a tre anni dalla morte.

Il più impressionante e inquietante non per ciò che descrive che è assolutamente «normale», ma per il sogno in sé, dato che porta alle estreme conseguenze quel «sogno dentro un sogno» della famosa poesia del suo maestro Edgar Allan Poe. Quanto HPL descrive, infatti, è una sequenza di sogni per così dire a strati, uno dentro l'altro come fossero scatole cinesi, ben cinque prima di svegliarsi, anzi prima di essere veramente sicuro di essere sveglio e di non stare continuando a sognare credendo al contrario di essere infine desto.

Il sogno inizia con la visione di una città «decadente» e «in rovina»; il risveglio avviene in una stanza dove il sole entra da una finestra situata sulla parete ad est, ma si rende conto Lovecraft quella è invece la camera della sua vecchia casa di Angell Street e non di quella dove lui da poco abita in College Street; altro tentativo di destarsi: stavolta la stanza è in penombra, sembra quella giusta, ma non è così: la finestra è sempre ad est e non è assolata dato che, ricorda Lovecraft, nel 1913 venne costruito proprio lì davanti un edificio che impediva la luce diretta; al nuovo disperato sforzo di uscire dal sonno, viene preso da «un vortice che dissolve tutto il mondo visibile», poi pian piano le cose riprendono i loro contorni e HPL si rende conto di essere finalmente nella sua camera di College Street dato che questa volta il sole splende dalla finestra a sud e non più a est, ma la certezza dura poco in quanto tutto sfuma in un «grigiore diffuso»; al quarto spasmodico tentativo di svegliarsi per davvero, la finestra è sempre a sud ma non splende il sole bensì il lucore di un lampione stradale: HPL si alza, sono le quattro del mattino, va in bagno e poi in biblioteca, si rimette a letto e sogna la casa di Angell Street; si ridesta quattro ore dopo, alle otto del mattino, ma, scrive a Shea, non sapendo se è veramente sveglio si alza solo alle quattro del pomeriggio.

Questa odissea onirica, questa «incertezza che viene dai sogni» come avrebbe detto Roger Caillois, questo viaggio attraverso cinque «strati di sogni» (tema reso assai popolare dall'affascinante Inception, del 2010, del regista Cristopher Nolan) è assai più terribile delle città abbandonate, delle paludi infette, degli ambienti inquietanti, dei preti malvagi, dei ferrovieri senza volto, delle mostruosità intraviste negli altri sogni riuniti nel presente libro: qui tutto è banale normalità, stanze familiari, cose note, e l'angoscia deriva solo dal non sapere bene se ancora si sta sognando oppure se ci si è finalmente destati. Si potrebbe dire che si sia trattato di uno di quelli che sono stati definiti dagli psicologi «sogni lucidi», dove per capire la situazione (sogno o son desto?) si fa riferimento a cose familiari come gli orologi o i calendari, qui per HPL (che di questa teoria non sapeva nulla) una finestra che non sta dove dovrebbe stare. I sogni, le fantasticherie, gli incubi qui raccolti in maniera pressoché completa ed esaustiva non soltanto provano la giustezza dell'appellativo di Sognatore di Providence che da sempre si dà a Lovecraft, ma anche che, proprio come nella sua narrativa, in genere l'orrore, l'angoscia, il disagio, la paura non nascono da una visione diretta, ma quasi sempre da qualcosa d'indiretto, d'intravisto, di accennato, di semplicemente immaginato: una sensazione, un'atmosfera, un paesaggio, e da come HPL li seppe descrivere trasmettendo tutto questo al lettore grazie a parole e aggettivi. E anche le poche volte in cui gli orrori sono chiaramente espressi i night gaunts, la Cosa sul campanile, il mostruoso conducente tentacolato del treno rimandano sempre a un che di ancestrale, indefinito, non meglio precisato, in ogni caso inspiegabile. Qualcosa d'immensamente antico, d'infinitamente malvagio. HPL lo fece sempre: qui ai semplici destinatari delle sue missive, ma poi ai lettori dei suoi romanzi, racconti, poesie, che dai sogni prendono spunto, e non soltanto da quelli trasposti direttamente in forma narrativa, ma in genere da tutti, in quanto in ciò che scrisse le linee seguite sono sostanzialmente sempre le stesse.

Quel che colpisce di più, leggendo questa serie di sogni uno di seguito all'altro, è come essi fossero materia quasi preformata e pronta all'uso: certo, alcuni sono caotici, ma altri hanno un inizio, uno sviluppo e una conclusione, nonostante il Sognatore si lamenti della loro incoerenza («La trama dev'essere preponderante rispetto all'atmosfera, altrimenti la storia degenera in semplice fantasticheria», scrive a Rheinhart Kleiner l'11 giugno 1920). Non è così, e non solo rispetto a quello veramente straordinario e in sé unico che fu il «Sogno Romano» sviluppatosi sul piano onirico per tre giorni di seguito, ma anche molti altri.

Questo libro - Oniricon. Sogni, incubi e fantasticherie (Bietti) - unico nel suo genere anche se trae spunto da un volumetto americano, ci permette finalmente di comprendere H. P. Lovecraft «produttore» (o «facitore») di sogni e di racconti sui sogni nel suo complesso. Lo si deve a Pietro Guarriello, il maggiore conoscitore e collezionista italiano del nostro Autore, che ha strutturato l'antologia riunendo praticamente tutte le lettere in cui HPL parla dei sogni e di quel che pensa dei sogni, poi i racconti noti e ignoti che da essi vennero tratti, il tutto accompagnato da un'incredibile serie di annotazioni e spiegazioni: fonti, personaggi, riferimenti mitici, richiami ad altre storie, bibliografie. Di più non si potrebbe chiedere. A corredo finale, un saggio che illumina il lettore sul retroterra dell'attività onirica lovecraftiana dovuto al neuropsichiatra Giuseppe Magnarapa.