sabato 13 agosto 2016

SCIAMANESIMO E DRUIDISMO: UN UNICO PERCORSO - parte 1

di Andrea Romanazzi

All’interno del percorso dell’OBOD, l’Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi, fin dal grado bardico, si parla di sciamanesimo in relazione al percorso druidico, una sorta di filo conduttore che, attraverso i vari gradi, appare durante tutto il lavoro. Si parla spesso di “Mondi Superiori”, “Mondi Inferiori” e “Mondi di Mezzo” in una chiara visione sciamanica e neo sciamanica della Realtà non Ordinaria.
In tale ottica ho così voluto così approfondire questo legame, ovvero capire se esiste uno sciamanesimo celtico-druidico e se il Druido può essere considerato davvero uno sciamano.
Una delle poche certezza che abbiamo sugli “sciamani” è legata all’etimologia. Il termine deriverebbe da una parola tungusa, shaman, ovvero “uomo saggio”, colui che sa “emettere suoni”, il che lo lega alla musica primitiva e al “verbo”. In realtà questo termine non è universale ed è stato utilizzato in maniera globale solo negli anni ’50 per indicare il fenomeno religioso da esso sotteso. Chi è però in pratica lo sciamano.
Mircea Eliade, nella seconda metà del Novecento, scrive il famoso testo Lo Sciamanesimo e le Tecniche dell’Estasi. Per Eliade lo sciamano è coLui che può e sa compiere il “viaggio”. In uno stato alterato di coscienza lo sciamano si muove in un Oltremondo onirico nel quale può controllare le proprie azioni ed esser padrone della propria volontà. Questa definizione, però, alla luce dei successivi studi etno-antropologici, nonché dei movimenti neo-sciamanici odierni, sembra fortemente superata. Infatti, ad esempio, sembrerebbe escludere stregoni, medicine-man, guaritori, e altre figure magiche che sono legate a pratiche che oggi definiremmo “sciamaniche” ma non rientrano nella definizione sopra data. Una definizione assolutamente agli antipodi è invece quella di Mihaly Hoppàl che ritiene lo sciamano, oltre che un uomo che possiede le tecniche dell’estasi, un portavoce delle tradizioni del suo gruppo, una sorta di eterna memoria del clan, e dunque un personaggio dall’importante valenza sociale. Se la definizione di Eliade è forse troppo limitante, quest’ultima appare forse troppo fluida. Alexander Mcdonald li definisce “gli interpreti del Mondo”, mentre per Joan Townsend è un uomo che ha la capacità di dialogare direttamente con gli Spiriti e di averne il controllo in stati alterati di coscienza. Michael Harner, definisce lo sciamano come colui che  conosce le tecniche  per aprire la porta ed entrare in una differente realtà.
John Matthews, nel suo Taliesin, Shamanism and the Bardic Mysteries in Britain and Ireland afferma, "…Gli Sciamani erano gli interpreti degli dèi, i dottori e le guide interiori del loro popolo; loro conservavano i ricordi (oralmente) di ogni famiglia della loro tribù,  importante nel caso in cui un matrimonio tra consanguinei poteva facilmente accadere in piccole comunità - e loro erano gli archivisti della vita della tribù stessa…".
Oggi, anche in funzione dei numerosi movimenti neosciamanici che stanno spingendo più verso quello che potremmo definire una forma di Sciamanesimo “trans-culturale”, sembra corretto dare una definizione più “dilatata” di sciamano, individuando con tale termine colui che ha un rapporto con il mondo degli Spiriti ed esercita un ben preciso controllo sugli stati alterati di coscienza.
Diviene però utile capire chi è lo sciamano non attraverso definizioni ma attraverso le sue capacità e compiti.
Egli non è un sacerdote, ma qualcosa di molto differente, è l’interprete degli dei, colui che può viaggiare nell’Oltromondo per unirsi agli Spiriti e portare di lì informazioni e consigli per se stesso e la comunità. E’ un esperto in trance estatica e conosce il linguaggio degli Spiriti.
Se dovessimo riassumere, le caratteristiche principali dello sciamano sono
1.    Capacità di viaggiare nell’Oltremondo o in Altri Mondi
2.    Conoscenza delle danze rituali e di mimesi naturale
3.    Conoscenza delle Erbe e delle loro proprietà
4.    Essere maestro di animali selvatici e delle iniziazioni
5.    Funzioni di psicopompo.

Sembrano proprio le funzioni del Druido o almeno del neo Druido.
Se dunque la figura del Druido, ma anche del Bardo e dell’Ovate, sembra avere molti punti di contatto con quella dello sciamano, almeno dal punto di vista delle mansioni, cerchiamo di approfondire l’esistenza di uno Sciamanesimo celtico. Approfondiamo per ora le informazioni storiche presenti nel grado Bardo.
Il Druidismo moderno nasce nel 1700 con l’apporto di William Blake associato alla cultura Massonica e Rotariana e al rinato interesse per la storia delle antiche origini e per l’arte antiquaria inglese. Da sempre infatti i siti megalitici come Stonehenge o Avebury avevano attratto la curiosità di vari studiosi, ma fu con l’avvento del Romanticismo che tali costruzioni iniziarono ad interessare direttamente gli storici che cercavano di capirne le origini.
In realtà il metodo della ricerca storico-scientifica non era ancora perfezionato. Molti di costoro, trattandosi di costruzioni pre-romane, le associarono, sbagliando, direttamente ai celti ed ai loro sacerdoti, i druidi. Nasceva così l’accostamento tra Druidi e il Megalitismo.
Il primo ad associare tali siti alle popolazioni celtiche fu un antiquario inglese, John Aubrey, nel suo saggio Templa Druidum, e successivamente un dottore di Lincolnshire, William Stukeley. Stukeley si definì lui stesso un Druido, prendendo il nome di Chyndonax, inciso su una antica stele ritrovata nel 1623 a Digione e realizzò nella propria abitazione un vero e proprio boschetto druidico, un grove, dove svolgeva alcune cerimonie pagane. Creando una sorta di “lignaggio”, Stukeley affermò che i druidi arrivarono in Bretagna dopo il Diluvio universale e sarebbero stati proprio Noè ed Abramo i primi druidi nonché costruttori  dei templi megalitici per il mondo. Sarà sempre Stukeley a definire, in realtà riprendendolo dal famoso testo secentesco Britannia Antiqua Illustrata del 1676, l’archetipo figurativo del druido, caratterizzato da un mantello con cappuccio, un bastone, una tunica corta e una lunga barba bianca. I luoghi di riunione e culto druidici non saranno però solo i nemeton megalitici. Una tradizione orale vuole che nel 1717 nel pub “Apple Tree Tavern” Jhon Toland, una figura chiave per i movimenti neodruidici moderni, avesse radunato i più importanti esponenti dei circoli druidici inglesi, in quello che poi sarà il primo grove ufficiale denominato “Mother grove” di cui Toland divenne Arcidruido, e che fu ufficialmente inaugurato  nell’equinozio di autunno del 1717 a Primrose Hill, una collina situata nella parte nord di Regent's Park, a nord di Londra. Sarà da questo luogo a divenire sacro successivamente per molteplici organizzazioni druidiche. Nel 1747 Edward Williams diede vita al primo movimento druidico gallese, “Gorsedd Beirdd Ynys Prydain”, autoproclamandosi druido con il nome di Iolo Morgannwg. Ancora una volta il luogo scelto per la prima cerimonia avvenuta nel 1792 fu Pilmrose Hill. Fu la prima volta che si ebbe un Eisteddfodau, ovvero una riunione della durata di tre giorni. A Iolo inoltre si devono molti dei rituali druidici moderni tra cui l’importante Invocazione alla Pace che oggi caratterizza la maggior parte dei gruppi neodruidici, nonchè l’utilizzo di particolari oggetti cerimoniali quali la spada, il bastone, la corona, la cornucopia e il famoso corno Gwalad. E’ l’inizio del Revival druidico, nascono i primi groove, letteralmente “boschetti”, ed ordini druidici, in realtà all’inizio più società paramassoniche. Nel 1781 viene fondato l’Ancient Order of Druids, noto con la sigla AOD, nel 1833 The United Ancient Order of Druids e nel 1964 l’OBOD, il moderno Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi. Successivamente, negli Anni ’60, anche grazie all’accostamento della pratica druidica con i nuovi movimenti eco-ambientalisti ed hippies, si riscopre il forte contatto naturale e la sua interconnessione con il mondo sciamanico ed infatti  la maggior parte di coloro che praticano oggi il neo Druidismo utilizzano tecniche sciamaniche. E’ in questo periodo dunque che neo Druidismo e Sciamanesimo iniziano il loro percorso intrecciandosi
Caitlin e John Matthews, membri dell’OBOD dal 1989 al 1992, sono stati i pionieri dell’applicazione di tecniche sciamaniche al celtismo. Un testo davvero molto ben approfondito, di tali autori a cui rimando è Sciamanesimo Celtico.
Successivamente Tom Cowan, nei suoi testi, Sciamanismo: una pratica spirituale per la vita quotidiana e di Il Fuoco nella Testa, cerca di far trasparire dal Druidismo “storico”, di cui effettivamente si conosce poco o nulla a causa della scarsità di documenti e della tradizione di trasmissione orale, la sua primigenia forma sciamanica, cercando anche paralleli con le tradizioni dei nativi americani.
Ma c’è qualcosa che permette di associare ”storicamente” il Druidismo allo Sciamanesimo?
I Celti, durante le loro migrazioni verso Occidente entrarono sicuramente in contatto con le popolazioni proto uraliche assorbendone i sostrati magico-religiosi di stampo sciamanico.
Evidenze sciamaniche riaffiorano nelle saghe irlandesi di Cu Chullinn, nei racconti gallesi del Mabinogion, fino ai più recenti romanzi di Chretien de Troyes.
Alcune di queste letture si trovano nei Gwersu, non solo momenti di lettura ma “indizi” su questo legame spesso celato.
 Si narra così di veggenti chiamati offydd, gli Ovati, che avevano l’abilità di entrare in trance e viaggiare nel mondo degli Antenati. Individui con abilità di channeling li ritroviamo anche nei racconti gallesi con il nome di  awenyddion, ovvero posseduti. Non mancano poi i rituali estatici.
John Matthews in Taliesin: The Last Celtic Shaman, descrive rituali trance-estatici per raggiungere l’illuminazione attraverso l’uso di veri e propri mantra come “Dichetal do chennaib“, (si pronuncia “Diketal de Kenna”).
Questa sorta di stato alterato di coscienza, era anche noto come Imbas forosnai, ovvero il dono di veggenza. Si trattava di una sorta di tecnica di deprivazione sensoriale, per entrare in trance e di ricevere risposte o profezie. Danu Forest nel suo testo Shaman pathways e Robert Wallis in Shamans/Neo-Shamans: Ecstasies, Alternative Archaeologies and Contemporary descrivono approfonditamente questo rituale.
Il druido che doveva entrare in trance, rimaneva al buio assoluto, sotto una pelle di toro per nove giorni o fino a quando non aveva la visione. Mircea Eliade chiama questa cerimonia “bull dream” ovvero Tarbfeis.
Secondo alcuni studiosi oltre al buio il druido era costretto a cibarsi esclusivamente di carne di toro e a bere il suo sangue favorendo così una sorta di ipervitaminosi da vitamina A che a sua volta favoriva vomito, diarrea e dunque una sorta di alterazione fisica che favoriva così la visione. Tracce di questa cerimonia le troviamo nell’archeologia e nel folklore. Alcune divinità celtiche sono raffigurate come antropomorfe dai caratteri taurini, come la testa del dio-toro Taranis ritrovata a Lezoux, in Francia, e datata I sec. a.C. Sono immagini che enfatizzano il legame tra gli Spiriti animali e l’uomo che, fondendosi con essi, diviene druido e sciamano.

mercoledì 10 agosto 2016

Il Kybalion

Avendo trovato una copia a distribuzione gratuita del Kybalion ne facciamo partecipe mettendola a disposizione:

Scarica il Kybalion


Per qualche informazione sul testo (tratte da Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Kybalion):

Descrizione dell'opera

Il Kybalion apparve per la prima volta nel dicembre del 1908 e il suo contenuto è quindi oggi di pubblico dominio. Il libro afferma di essere basato sugli antichi insegnamenti dell'ermetismo tuttavia molte delle idee che presenta sono in realtà concetti moderni sviluppatesi in seno alla corrente di pensiero del New Thought. L'argomento centrale dell'opera è la "trasmutazione mentale" (descritta anche come "alchimia mentale", "arte della chimica mentale", "arte della polarizzazione" e "psicologia mistica") ovvero l'arte di modificare e trasformare i propri stati mentali così come quelli degli altri.
I sette principi

Ciascuno dei sette capitoli del volume è dedicato a un principio, o assioma:

Principio del mentalismo, ovvero "tutto è mente".

Principio di corrispondenza: c'è sempre una corrispondenza tra i fenomeni dei vari piani di esistenza (piano fisico, piano mentale, piano spirituale), in ossequio al principio "come in alto così in basso".

Principio di vibrazione: niente è fermo, tutto è in movimento e in vibrazione. Le differenze tra la materia, l'energia, la mente e lo spirito sono riconducibili a differenze vibrazionali: più alto è il livello evolutivo, più alta è la frequenza vibrazionale. Il Tutto (l'Assoluto, la Mente Suprema) ha un livello vibrazionale infinitamente alto. L'arte della trasmutazione mentale consiste appunto nell'arte di modificare lo stato vibrazionale, risultato raggiungibile attraverso uno sforzo di volontà.

Principio di polarità: tutto è duale, tutto ha due poli, ogni cosa ha il suo opposto. Ogni cosa "è" e "non è" allo stesso tempo, ogni verità non è che una mezza verità e al contempo una mezza falsità. Gli opposti condividono la stessa natura in gradi diversi, gli estremi si toccano, tutti i paradossi possono essere riconciliati.

Principio di ritmo: in ogni cosa c'è un movimento simile a quello di un pendolo. Questo principio spiega come vi sia un ritmo in ogni coppia di opposti, o poli, ed è quindi strettamente collegato al Principio di polarità.

Principio di causa ed effetto: c'è una causa per ogni effetto e un effetto per ogni causa. Il caso non esiste: "il caso" è solo il nome che si dà a cause non identificate o percepibili.

Principio di genere: ogni cosa ha un genere, maschile o femminile. Questo concetto non ha a che fare con il genere sessuale. Il genere mentale è infatti slegato e indipendente dal genere fisico, o sessuale, di una persona. Il genere maschile è attivo, proiettato verso l'esterno, e la sua parola chiave è "Volontà". Il genere femminile è ricettivo, crea nuovi pensieri e idee, e la sua parola chiave è "Immaginazione". Tra i due generi deve esserci equilibrio: il maschile infatti, se non è bilanciato dal femminile, agisce indiscriminatamente tendendo al caos, così come il femminile, se non bilanciato dal maschile, tende viceversa alla stagnazione. Il maschile e il femminile insieme portano a un'azione ragionata, la quale conduce al successo.

sabato 6 agosto 2016

Libro pioneristico sugli UFO

GUARDATE QUA! Questa copertina è pressoché sconosciuta su l'internet o altrove. Si tratta di uno dei libri pionieristici dell'misterioso autore spagnolo Fernando Sesma sull'argomento UFO / dischi volanti. Il libretto è del 1967.

Segnalatoci da Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org  nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi.  

sabato 30 luglio 2016

IL DRUIDA, TRA ETICA E SERVIZIO ALLA COMUNITA’

di Andrea Romanazzi

In questo articolo mi soffermo a ragionare sulla figura del Druida, sui suoi compiti, sull’Etica e sullo spirito di servizio. Immaginiamoci Druidi al servizio di una Comunità, di un singolo, ma anche, ad esempio, in un dibattito pubblico, ad una conferenza, semplicemente attorno ad un fuoco. Ad un certo punto si leva una domanda, “chi è il Druida? Come si dipana etica e servizio alla Comunità”.
Rispondo con una Triade.
I tre fondamenti dell’essere druido sono Natura – Uomo – Magia. La prima come Altare, la seconda come Materia di lavoro, la terza come Mezzo e Strumento.
Vivere il druidismo, oggi, e dunque essere Druida, significa studiare l’ambiente, e dunque celebrare i cicli stagionali, anche, in alcuni casi, impegnandosi in attività ecologiche.
Il Druida deve avere un’etica ecologica che come dice Andreozzi, « estendendo il più possibile il proprio campo di interesse alle dimensioni spaziali e temporali dell’intero ambiente in cui e su cui agisce l’essere umano, e decentrando (anche solo parzialmente) il discorso dagli agenti umani, si interroga sull’eticità del nostro relazionarci direttamente o indirettamente con gli enti non umani e/o le dinamiche naturali e, quindi, sul loro status morale e sulla possibilità che questi posseggano un valore indipendente dal nostro giudizio o (quantomeno) dalla nostra utilità. »

Il Druida deve dunque imparare a recuperare il rapporto con la Natura, ritrovare ed insegnare a ritrovare al Clan e alla Comunità un equilibrio che permetta di conciliare la nostra cultura e i bisogni umani con l’ambiente. In tale ottica il ruolo del Druida nella Comunità diviene importantissimo.
 Egli deve essere il tramite per le nuove generazioni tra tecnologia e natura, egli deve Agire, termine che ritroveremo nel prosieguo, non attraverso un rifiuto della scienza e del progredire della civiltà, ma nell’insegnare nuove risposte alla complessità del Mondo attraverso scienze ambientali ed ecologiche. Deve essere colui che insegna alla Comunità come ripensare il posto dell’uomo nel mondo senza cadere nell’anti-umanismo o peggio nell’anti-tecnicismo.
Il Druida è dunque l’Attivista, colui che trova gratificante salvare i delfini, aiuta la distruzione dei boschi, etc… ma anche e soprattutto colui che si dedica ad una Scienza “etica” e naturale. Io ad esempio ho scelto come lavoro quello di realizzare modelli idrogeologici, ovvero come si muovono gli inquinanti nel sottosuolo e allo stesso modo come fermarli. Coniugare Scienza e Natura attraverso, appunto un nuovo comportamento Etico.
Quanto sin ora detto deve dunque essere fatto però solo se contestualmente lavoriamo sulla Natura Umana, approfondendo la conoscenza di Sé, del Sé e delle Emozioni, entrando in confronto con la propria Coscienza e il Libero Arbitrio. Ecco dunque apparire l’Etica Sociale. Qui diventa davvero importante una precisazione. Spesso Etica e Morale sono utilizzati come sinonimi, ma in realtà hanno un significato profondamente differente. La Morale è qualcosa di fortemente individuale, mentre l’Etica riguarda il rapporto della libertà di un Individuo con quella degli altri.
Esiste un’etica Druidica, ovvero una sorta di comportamento “deontologico” che permette di distinguere i comportamenti del Sacerdote in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale?
Nel mio percorso quasi trentennale nel mondo della Spiritualità, mi è spesso capitato di confrontarmi sull’Etica sociale, intesa come quella sorta di comportamento deontologico, con maghi, Sciamani e sacerdoti anche di altre terre. E’ su questo terreno che appare il dualismo Bene-Male.
 Nelle tradizioni nord Africa e allo stesso modo in quelle nord europee, non esiste il concetto duale  Male-Bene in senso assoluto, ma semplicemente ogni divinità, e dunque ogni atteggiamento del Sacerdote, ha spesso un duplice aspetto, a seconda delle strade e degli obbiettivi che perseguono coloro che la cultuano. Nelle società più antiche, che erroneamente chiamiamo “primitive”, l’idea di “comportamento” che si basa su una visione filosofico-etica, non esiste. Secondo una visione primigenia del mondo gli uomini non dovrebbero soffrire a causa della matericità. Così il Sacerdote, e dunque anche il Druida, dovrebbe intervenire direttamente su ciò che genera il dolore nella vita dell’individuo cercando di favorire il proprio Clan anche a scapito di altri.
Sappiamo bene come l’individuo e la Comunità rifuggono in assoluto dalla sofferenza. La fame, la malattia, fisica ed emozionale, sono per l’individuo e la Comunità assolutamente da evitare. Del resto in tutte le culture pagane esse provenivano da Spiriti ed energie nefaste che dunque andavano combattute ed allontanate dai Sacerdoti.
Il compito così del Sacerdote e del Druida era quello di assicurare l’allontanamento della sofferenza dalla Comunità attraverso rituali più o meno complessi e non sempre “etici”.
Ad esempio è oramai certo che gli antichi Druidi svolgessero sacrifici umani per ingraziarsi le divinità a favore del proprio clan.
 Uno Sciamano Sami che ho incontrato personalmente in uno dei miei viaggi mi disse
 “… se una persona chiede un incantesimo per essere guarito da una malattia … fa bene … se lo stesso incantesimo lo fa fare perché uno si ammali, fa il male o il bene a seconda di chi sia questa persona … se è una persona abituata a fare del male farla ammalare è fare del bene … se invece la persona che si è ammalata per via di quel tale incantesimo dà un altro incarico a un altro per liberarsi...e per continuare a fare danno al prossimo, fa nello stesso tempo il bene e il male …”.
Oggi le cose sono parecchio differenti. Il neodruidismo, fin dalla sua fondazione, si è sforzato di dare una differente risposta al problema del bene e del male e in quest’ottica ha sicuramente un approccio etico differente da quello di altre antiche civiltà.
Egli deve saper discernere tra l’etica duale in una maniera assolutamente libera dai moralismi, ma allo stesso modo un invito poieticamente non legato all’”indifferenza”. Un’etica, dunque, che deve essere un’affermazione a riconoscere quell’Amore Cosmico a cui si ispira l’azione del Druida nell’evocazione/invocazione alla Pace nelle quattro direzioni.

Sia pace a Nord, a Sud, ad Ovest, e ad Est.
Sia pace attraverso i quattro elementi
e all’Etere Cosmico che tutto contiene.
Vi sia pace e amore per tutte le creature
visibili e invisibili.

Questa affermazione dell’energia universale dell’amore può essere vista solo da chi osserva il mondo con gli occhi delle “Divinità”, da colui che è avviato al Cammino di chi trasmuta un approccio individualistico, ovvero il gestire la libertà senza il confronto con le altre libertà, in uno più Universale. Questa la differenza d’approccio tra il nuovo Druida e il “vecchio” sciamano Sami precedentemente citato.
Il neo Druidismo è una religione o, se vogliamo, un approccio spirituale all’Amore e dunque Vita e alla gioia del vivere. Questo è l’approccio etico che deve avere il Druida nel momento in cui svolge servizio per la Comunità.
Quando quanto detto diviene centro di ogni cosa e guida il Druida nelle sue operazioni verso un determinato fine, allora si ha raggiungimento della consapevolezza etica.
Ecco così spuntare il terzo elemento della triade: la Magia e l’etica magica.
La “Magia” è “Fare” e l’etica magica applicata al Druidismo moderno, almeno per come la intendo io, parte da un “Agire consapevole” che in questo senso non può basarsi o partire da un “divieto” ma da una libera spinta all’Azione a favore della Comunità, che rimanda alla responsabilità individuale del Druida di conoscere ed essere consapevoli dei limiti della propria libertà e di quella altrui.  In altre religioni neopagane il motto è “Fare senza danneggiare”.
Azione è però Reazione e dunque questo status, labile per sua natura, deve essere perseguito e fatto proprio per divenire condizione eticamente stabile che distingue il Druida dallo “Stregone” che, nella sua totale libertà del “fare”, è inconsciamente schiavo.
Non semplice azione, quindi, bensì identificazione con le deità. Non semplice fiammella, ma “spuntar del nuovo sole”.

sabato 23 luglio 2016

Sacra Sindone, scoperta la più antica immagine del sudario di Cristo

tratto da Il Giornale del 06/07/2016

L'annuncio della scoperta è stato dato dalla casa Christie's che metterà all'asta mercoledì 13 luglio a Londra "The von Erlach Holy Shroud Prayerbook"

di Adriano Palazzolo

È stata identificata la più antica e finora sconosciuta raffigurazione della Sacra Sindone, sudario custodito dal 1578 nel Duomo di Torino.

L'inedita immagine è contenuta in un prezioso libro di preghiere illustrato con miniature del cosiddetto Maestro di Claudio di Francia, realizzato tra Tours e la Svizzera tra il 1520 e il 1540.

Il volume appartenne inizialmente Johann von Erlach (1474-1539), sindaco di Berna, ambasciatore svizzero e comandante militare.

L'annuncio della scoperta è stato dato dalla casa Christie's che metterà all'asta mercoledì 13 luglio a Londra "The von Erlach Holy Shroud Prayerbook", questo il titolo del lotto.

La rarità è stimata tra 80mila e 120mila sterline (110-150mila euro) e fa parte di una collezione privata.

L'identificazione dell'illustrazione della Sacra Sindone, distesa su due pagine del libro di preghiere, è stata fatta dallo specialista di manoscritti Eugenio Donadoni, chiamato a stimare il lotto in vista dell'asta londinese.

L'immagine del sudario che avrebbe avvolto il corpo di Cristo è relativa al periodo in cui era conservata a Chambery, precedente all'incendio in cui andò a fuoco nel 1532 la cappella in cui il sacro lino era custodito per volontà dei Savoia.

Secondo Eugenio Donadoni, Johann von Erlach probabilmente vide la Sacra Sindone nel 1512 durante un viaggio diplomatico per incontrare Carlo III di Savoia.

In seguito a quella visita a Chambery, Johann von Erlach avrebbe chiesto all'illustratore di riprodurre la reliquia nel suo libro privato di preghiere.

martedì 19 luglio 2016

PHILOSOPHIA 0.2

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleoneblog.blogspot.it/2016/01/philosophia-02.html

Spesso per acquisire nuove prospettive è necessario guardare al passato, per conoscere il particolare bisogna non dimenticare il generale, in riferimento alle Scienze Ermetiche questo discorso diventa maggiormente necessario e urgente. E' assai variegato il mondo dei così detti conoscitori di cose occulte: si passa dai super specializzati professori universitari sparsi per il globo ai saccenti esperti formati sulla veloce lettura di post su Facebook.
Forse io che parlo ed inizio questo discorso mi arrogo la conoscenza o l'esperienza? Nulla affatto, la più alta qualità che posso riconoscermi è quella di un esploratore nell'erranza. Errando alle volte si hanno delle piccole epifanie che è necessario non sottovalutare, non lasciar volare via. Per esperienza e tradizione credo più in coloro che cercano la verità che in quanti se ne definiscano custodi o portatori (più o meno sani). Come, cosa, dove cercare? Come trovare un linguaggio, un modello espositivo che possa andare bene tanto agli accademici quanto ai veloci fruitori di informazioni da fast food? Sempre in rifermento al linguaggio non sarebbe forse necessaria anche in campo iniziatico una semiotica che sia in grado di fornire dei minimi comuni denominatori? Se attraverso la storia della Cultura, delle Idee, delle Religioni con l'ausilio della psicologia, della antropologia e di tutti gli strumenti delle discipline moderne si può tentare di riunire quanto è sparso e lavorare per tornare con chiarezza ad un approccio al Sacro, lo stesso, forse, non si può fare con quanto concerne il mondo iniziatico. Il mondo iniziatico dovrebbe essere in grado di fornire puntualmente questi strumenti ed aggiungerne altri. Dovrebbe essere esportatore di metodologie e conoscenza, di valori ed ideali. Al suo interno, dovrebbe essere in grado di fornire strumenti diversi, di donare una formazione altra, di ampliare lo spettro della percezione della coscienza (o anima o spirito se si preferisce, non è questa la sede delle definizioni). Quanto concerne il vero lavoro iniziatico è indicibile e segreto per definizione, quindi è quasi inutile parlarne e quando se ne parla spesso si presta il fianco alla frusta di perversi razionalisti o materialisti o ingenui detentori di verità assolute.
A questo proposito e so di ripetermi sarebbe necessaria una qualche “struttura” che possa fornire degli strumenti minimi ed indispensabili per formare quanti voglio avvicinarsi a certi argomenti. Argomenti che nulla hanno a che fare con il soprannaturale (non esiste), argomenti che sono e dovrebbero ritornare ad essere propri della Philosophia. Un percorso che sia fatto per chi davvero ha intenzione di mettersi in viaggio sulla Via perigliosa. Un tale percorso e cammino farà sorridere gli esoteristi e probabilmente ridere altri. La stessa idea di una biblioteca minima per aiutare i curiosi giovani esploratori della Philosophia, potrebbe essere derisa ed allo stesso tempo quasi irrealizzabile; Cento o duecento testi forse non basterebbero o ne potrebbero bastare meno? quali inserire? quali escludere? Forse il vero problema di questo bignami è cosa escludere. Un lavoro del genere nasce necessariamente incompleto. Perché provare a redigerlo allora? Quale è il suo scopo? Sono queste le due domande fondamentali alle rispondere. Un lavoro del genere non può e non deve essere un digesto bibliografico, deve essere un amico da tenere sul comodino in cui trovare le indicazioni per potersi formare una idea e in cui trovare la possibilità di acquisire strumenti per poi autonomamente poter programmare e gestire il viaggio dentro e fuori dalla propria interiorità. Deve ambire ad una certa universalità delle opere inserite, dovrebbe essere valido a Roma come a Berlino, a Mosca come a Sidney. Forse non solo una singola opera, ma in una qualche maniera le opere di alcuni autori imprescindibili come ad esempio: Porfirio, Bruno, Eliade, Jung, Zolla, Platone, Levi, Lullo, Nietzsche, Pico, Scholem e via dicendo.
Dopo tutte queste parole un consiglio di lettura per iniziare, solo ieri nel 2015 compiva 40 anni la prima edizione del lavoro di Mircea Eliade, Storia delle idee e delle credenze religiose.
Gioia – Salute - Prosperità